28 marzo 2012

L'orgia delle confezioni

L'altro giorno, prendendo il caffè in un bar, ho intravisto vicino alla cassa un bell'espositore pieno zeppo di note barrette al cioccolato e cereali confezionate in monoporzioni minuscole, ciascuna accuratamente incartata in un'elegante confezione di plastica.
Poi, cercando con lo sguardo lo zucchero da mettere nel caffè, ho realizzato quanto ci siamo abituati a usare le bustine di carta invece delle vecchie zuccheriere.
In realtà, a volerci far caso, siamo assuefatti a comprare generi alimentari contenuti in involucri che a volte pesano più di loro: minuscole quantità di mentine in imponenti astucci di plastica, quantità bonsai di marmellata e crema di cacao in cospicue vaschette, surgelati in porzioni singole confezionate una ad una, frutta e verdura acquistate in quantità modeste ma infilate ciascuna nel suo sacchetto e via discorrendo.
Siamo letteralmente circondati dalle confezioni: e le confezioni, si sa, o inquinano perché sono di plastica, o comportano un costo e uno spreco perché sono di carta; oltre al fatto che una volta aperte bisogna buttarle via, il che incrementa in modo notevole la quantità di mondezza prodotta da ciascuno di noi.
So bene che ci sono delle esigenze di carattere igienico, dietro questo sistema: ma ho come la sensazione che a un minimo di igiene si possa pure rinunciare, in nome del fatto che questo pianeta sta diventando un'enorme discarica.
A voi risulta che i generi alimentari venduti sfusi -tranne quelli particolarmente "a rischio" perché altamente deperibili- abbiano mai causato epidemie di tifo, colera o salmonella? Prendere lo zucchero col cucchiaino da una zuccheriera, pescare le mentine da un vaso di vetro e venderle a peso, rifornirsi di detersivo liquido da un dispenser sarebbero abitudini tali da provocare pandemie?
Io credo di no. Io credo che siamo diventati semplicemente pigri, e abituati a ingoiare senza fare un fiato tutto quello che ci propinano.
Se smettessimo di comprare quello che ha una confezione evidentemente esagerata, magari ci proporrebbero qualche alternativa.

23 commenti:

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  2. Prosciutto avvolto nel foglio di plastica, chiuso con il foglio di carta, sigillato col cellofan e imbustato nel sacchetto di carta. Ma si può??

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  3. "Prendere lo zucchero col cucchiaino da una zuccheriera"

    non è igienico in quanto chiunque potrebbe starnutirci sopra o tossendoci vicino riempire di microbi...

    "pescare le mentine da un vaso di vetro e venderle a peso"

    dipende se c'è lo spazio per il vaso, e poi servirebbero comunque la paletta e relativi sacchettini di carta/celophan alimentare per contenerle, senza considerare la perdita di tempo, in un bar è poco pratica come cosa...

    "rifornirsi di detersivo liquido da un dispenser"

    questa l'appoggio in pieno!!!

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  4. le mini confezioni di tic tac andrebbero vietate, o dovrebbero costare 10 euro.

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  5. Beh a Torino sta avendo un gran successo il Negozio Leggero: l'obiettivo e' vendere prodotti di qualita' minimizzando proprio l'usi di imballaggi. Io faccio la psesa li' per moltissime cose e mi trovo ottimamente. Da notare che non solo la qualita' e' alta e le confezioni risparmiate molte, anche i prezzi sono decisamente buoni. Spero che il franchising si espanda oltre Torino e/o nascano altre iniziative simili.

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  6. Dimenticavo il link: www.negozioleggero.it

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  7. poi però andiamo a fare l'happy hour e peschiamo le arachidi sfuse, tutti dallo stesso piattino. Allora EVIDENTEMENTE si può sopravvivere anche senza la monoporzione!!

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  8. Credo che lo zucchero al bar sia "regolamentato" da precise disposizioni...

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  9. Per lo zucchero ci sono i dispenser top-down che funzionano benissimo.
    Vogliamo aggiungere pure la quantità di pubblicità (corrispondenza non richiesta) che troviamo nelle cassette della posta, stampata su carta patinata e a colori?

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  10. Pienamente d'accordo.
    Ti sei dimenticato del famoso gelato venduto in un elegantissimo astuccio di CARTONE!

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  11. "Questi requisiti igienico-sanitari hanno almeno due importanti difetti.
    Il primo difetto è questo: come tutti sanno e come le massaie, rurali e non rurali, sanno, l’igiene non è uno stato, l’igiene è un processo, vale a dire una serie di atti semplici ma ripetuti quotidianamente
    o più volte al giorno, capaci di eliminare temporaneamente la sporcizia, i batteri ecc. Cioè pulisco e rimuovo provvisoriamente la polvere...In secondo luogo la legge non distingue fra una multinazionale dello yogurt e un’osteria di villaggio o una macelleria di paese..."

    (Giorgio Ferigo, medico del lavoro, cantante e poeta, in "Il certificato come sevizia, Udine, Editrice Forum, 2001, ISBN 88-8420-028-8)

    Scialuppe

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  12. Farei anche notare che 1) se compri le cose sfuse, prodotte magari anche a livello locale di già che ci sei, ha pure meno immondizia con cui convivere sul balcone di casa (nella migliore delle ipotesi) e da smaltire, 2) appunto come dice Andrea risparmi + mangi cose più sane e infine 3) l'iper-igienizzazione è abbastanza ampiamente dimostrato che sia una delle principali ragioni - insieme all'inquinamento, alla trasformazione industriale dei cibi, alla progressiva presenza ovunque di prodotti di sintesi per molteplici usi - per cui negli ultimi decenni abbiamo ogni genere di allergia: le immunoglobuline E, in precedenza atte a combattere virus, si troverebbero come 'disoccupate' nel mondo occidentale contemporaneo - iper-igienizzato ma anche in cui sono presenti alto tasso d'inquinamento e cospicua alterazione chimica di cibi (utilizzati di volta in volta per produzione, stoccaggio, trasformazione), detergenti/detersivi e prodotti d'uso comune di vario genere - quindi si rivolgerebbero contro alimenti, pollini, peli animali ecc. che in passato il corpo gestiva senza problemi, ma che ora percepisce come nemici proprio perché questi anticorpi devono avere un qualche nemico da qualche parte e se non c'è se lo creano (so che non è una fonte di norma attendibilissima, ma in questo caso Wiki fornisce una sintesi decente da cui far partire l'approfondimento: http://it.wikipedia.org/wiki/Allergia#Fattori_Ambientali ).

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  13. il mio negozio di zona: ricarico, risparmio e consumo poca plasticaccia! https://www.facebook.com/photo.php?fbid=303194596408028&set=a.303194299741391.69198.275994432461378&type=1&theater

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  14. Peccato poi che
    1) al negozio bio la pasta sfusa costa al kg + di quella confezionata (rimedio comperando cartoni da 5kg di pasta bio con il gas direttamente dal produttore, così il negozio che fa scelte stupide poi lo paga)
    2) Il primo ente che promuove politiche inquinanti (e poco sane) è l'azienda sanitaria: se organizzi una gita e come rinfresco metti fette di pane e formaggio arrivano gli ispettori dell'ULSS e ti mettono dentro come un untore, se invece ci metti delle schifosissime merendine imballate nella plastica e piene di coloranti va tutto bene... poi fanno educazione alimentare...

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  15. Sono appena uscito da una pericardite infettiva.
    Consiglierei di usare SOLO materiali usa e getta.
    Il problema, caso mai, è che non ricicliamo nulla.

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  16. La zuccheriera e' stata bandita dai bar per supposte questioni igieniche, percio' si trovano solo bustine monodose. In America, la patria dei germofobici, la zuccheriera esiste accanto alle bustine.

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  17. ....Mirabella racconta che secondo l’ultima classifica della Banca Mondiale sul peso della burocrazia, su 183 paesi siamo all’87° posto. Poi Sergio Rizzo del Corriere della Sera interviene raccontando che per un’opera pubblica si sono riunite a Roma 38 commissioni, ognuna delle quali aveva potere di veto sul progetto. Ogni commissione ha avuto copia dell’intero progetto composto da più di mille pagine e tavole progettuali, la stampa di questi 38.000 documenti è costata più di 400mila euro e poi questa montagna di carta è stata smaltita in discarica al costo di altri 20.000 euro.....

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/28/cresce-partito-contro-burocrazia/200670/

    AGGIUNGICI ANCHE QUESTE COSE E VEDI UN PO' CHE TESTE CHE ABBIAMO.

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  18. La chiave di tutto sta nell'ultima frase del post. Nel mercato il potere nettamente più grande non ce l'hanno le aziende, ma i consumatori. Solo che i consumatori sono ognuno per i cavoli propri, e quindi alla fine contano meno. Ma basta che una fetta sufficiente di consumatori si organizzi per un certo fine, e le aziende subito si allineano (gli esempi non sono moltissimi, ma a volte succede, vedi la vicenda Nike-palloni cuciti dai bambini). E' un po' come nelle aziende quotate in borsa, dove chi controlla magari ha il 10% e il restante 90% è polverizzato fra migliaia di piccoli azionisti che singolarmente non contano nulla perchè non sono organizzati.

    Quanto alle questioni igieniche, capisco le preoccupazioni, ma secondo me il commento nettamente più intelligente lo ha scritto Lulù (e il principio di quel commento è applicabile ad una miriade di altre situazioni).

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  19. Il Negozio Leggero è diffuso in Piemonte, ma ce n'è uno anche a Orzinuovi (Bs). E' vicino alla casa di mia nonna per cui sono riuscita ad andarci qualche volta e mi sono trovata molto bene. Puoi portare i tuoi sacchetti, contenitori di vetro/plastica e fatteli riempire. Si trova di tutto (pasta, riso, legumi, cereali, spezie, tè, detersivi, prodotti per la cosmesi personale, ecc) e in generale il rapporto qualità-prezzo è ottimo :)
    Comunque esistono aziende simili anche in altre parti d'Italia e pure alcune catene di supermercati offrono questo servizio. Poi immagino che con un po' di ricerca ognuno di noi possa trovare produttori che vendono prodotti direttamente al consumatore e non abbiano problemi se il cliente si porta i sacchetti da casa.

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  20. In Canada esiste una catena di grandi supermercati che ha corsie intere di prodotti sfusi, dalle caramelle, ai semi, alle salse, ai biscotti.... Si chiama SaveOnFoods e mi sono chiesto a lungo se varrebbe la pena considerare un franchising qui da noi. www.saveonfoods.com/

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  21. Hai ragione da vendere.

    Io ritengo che tutte queste pippe sull'igiene (e non solo) abbiano finito con l'ammorbarci la vita. Ma probabilmente l'igiene è solo una scusa, per fare lavorare quelli che si occupano di packaging, di pubblicità e collegamenti vari.

    Anni fa andavo a comprarmi il miele alla spina da un produttore, portandomi i contenitori. Un bel giorno mi disse che non si poteva più: per motivi di igiene doveva vendermelo già confezionato. E che palle.

    Ho chiesto a mia mamma come si faceva una volta, e mi ha risposto quanto già sapevo: praticamente tutte le merci venivano vendute sciolte, incartate se necessario nella carta oleata. Epidemie di tifo o di colera? Ma quando mai. Vendendo la merce in questo modo, la quantità di rifiuti prodotti era irrisoria.

    Probabilmente torneremo a fare come un tempo, quando saremo sepolti dai nostri stessi rifiuti.

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  22. Torneremo a fare come un tempo, semplicemente, quando il petrolio di cui sono fatte le confezioni e con cui son azionate le macchine che le producono diventerà troppo caro. È una visione un poco economicista, credo, ma purtroppo la società si muove molto di più sotto la spinta economica che etica o ambientalista.

    scialuppe

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  23. Una soluzione al problema potrebbero essere politiche che incentivino a ridurre le confezioni. Ad esempio pagare le tasse sulla produzione del prodotto in base all'impatto ambientale in proporzione al prodotto. Una bustina monodose o il gia' citato pacchetto di tic-tac dovrebbero costare enormemente di piu' al produttore.

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