12 luglio 2012

Sembra Capriccioli, invece è Spadaccia

Abbiamo votato contro per due motivi. Primo, perché quest’amnistia nasce da uno stato di necessità e noi non ci sentiamo corresponsabili di questo stato di necessità che si è determinato, perché siamo stati gli unici ad indicare una linea di politica alternativa nel campo della giustizia e del diritto. In secondo luogo, riteniamo l’amnistia insufficiente anche a risolvere questo stato di necessità. In fondo, questa volta l’amnistia è stata presentata senza ipocrisie: si è detto che le carceri erano troppo affollate e l’arretrato giudiziario si è enormemente accumulato, per cui era necessario sfollare le carceri ed eliminare un notevole numero di procedimenti giudiziari. Noi consideriamo restrittiva questa impostazione, perché nel 1978 noi abbiamo un’altra amnistia e abbiamo avuto liberati 6-7.000 detenuti ed abbiamo avuto un decongestionamento che non è durato più di un anno. Un anno dopo l’affollamento era tornato ai livelli precedenti alla concessione dell’amnistia. Ma il vero motivo per cui siamo contrari è perché l’amnistia non corregge le cause che determinano l’affollamento delle carceri... Noi chiediamo la depenalizzazione di alcuni reati, l’abolizione della carcerazione in attesa di giudizio, la riforma degli agenti di custodia, l’attuazione piena della riforma carceraria, la riforma del codice di procedura penale, investimenti per il potenziamento delle strutture carcerarie e via di seguito.
Sembra l'intervento di un certo Capriccioli all'ultimo Comitato Nazionale di Radicali Italiani, quell'intervento per cui allo stesso Capriccioli viene rimproverato di non aver capito un cazzo di quanto il partito sta cercando di compiere sul fronte della giustizia attraverso la battaglia dell'amnistia.
Invece, come fa notare Malvino -che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo-, trattasi di un intervento di Gianfranco Spadaccia risalente nientepopodimeno che al 1981.
Da allora, per quanto ne so, non è cambiato nulla: se non che trent'anni fa alcuni dei problemi che oggi aggravano la situazione emergenziale della giustizia non esistevano -si pensi all'immigrazione clandestina- e che la questione delle depenalizzazioni è ancora più urgente in virtù dell'introduzione di leggi iperproibizioniste come la Fini-Giovanardi; il che dovrebbe rafforzare le considerazioni del 1981 anziché sminuirle.
A meno che, com'è pure possibile, non si concluda allora Spadaccia -e con lui i radicali che votarono contro l'amnistia- ci avesse capito poco o niente come Capriccioli di questi tempi.

10 commenti:

  1. non e' cambiato nulla salvo che son passati 30 anni, se non ricordo male, il gioco, altri direbbero giochino, della citazione estrapolata era un passatempo stalinista. certo oggi non ci sono piu' gli stalinisti, peroccerto pare brutto che porprio tu, con tutti i fulgidi esempi da seguire, oltre che con tutti gli argomenti da proporre, ti voglia andare ad allineare e coprire in modo sovietico ;-)

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  2. La citazione non è per niente "estrapolata". Sono passati trent'anni, è vero, ma ciò che è successo in quei trent'anni avvalora la posizione dell'81, non la sminuisce: giacché, come ho scritto nel post, il problema delle norme che finirebbero per riempire le carceri appena svuotate si è aggravato, e quindi l'urgenza di provvedere alle depenalizzazioni, e per quelle battersi, è vieppiù forte. Ne consegue che la citazione non è "estrapolata", ma -se possibile- ancora più "contestualizzata".

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  3. Caro Alessandro,
    è capitato a molti di noi radicali – a me sui 15-16 anni – di trovare con stupore delle contraddizioni tra il vecchio e il nuovo. Non esiste un'imperfettibile coerenza organica del tutto, OHM lasciamolo allo yoga.
    Ma le contraddizioni andrebbero contestualizzate, comprese e non solo usate come arma contundente per giustificare cabotaggi personali. E non è il tuo caso fino a prova contraria.
    Le speranze in questi 50 anni sono rimaste le stesse.. gli obiettivi di fondo sono scritti nella prima mozione di 50 anni fa.. Ma dovresti aver capito che il movimento radicale è stato un continuo tentativo di interlocuzione, il che vuol dire immergersi di volta in volta in dialoghi diversi, cambiare magari pelle, semantica, addirittura ruolo politico. Investire tutto un una battaglia per illuminare un intero sistema. Sono vicende da piccoli maestri e alunni partigiani, che come si sa non si fanno scrupoli ad attraversare fiumi luridi se questo può servire ad occupare un villaggio. Che di volta in volta capiscono come muoversi. Ma questo lo sanno i partigiani, oppure gli studiosi che leggono la storia e non utilizzerebbero documenti decontestualizzandoli completamente a fini politici. E' per questo che non riterrei un libro storico l'interessante raccolta sul Compagno Napolitano.

    Premesse a parte.. alcune domande per te:

    1) La situazione politica (secondo la quale proposte si votano e campagne si scelgono) è diversa? E' possibile come nel 1981 prefigurare una campagna referendaria sui temi della giustizia o ancora sulla riforma del codice di procedura penale che si vaneggia da 50 anni? Quali tempi avrebbe? Quai urgenze vive il mondo penitenziario rispetto al 1981? Di quali rapidissimi provvedimenti ha bisogno il mondo economico per far ripartire la crescita? In questo parlamento è più probabile la legalizzazione delle droghe o nell'81 la riforma modello Gozzini che poi c'è stata? E' possibile che con il passare di questi 30 anni, la nostra consapevolezza sulla strategia più adeguata per arrivare ad una riforma complessiva della giustizia sia maturata?
    2) Se noi diciamo che la situazione della giustizia è tecnicamente fuorilegge, con conseguenze da anni '30, e questa illegalità permea strutturalmente il sistema, in tutte le sue componenti (aggiungerei anche psicologiche per cui grazie a questa giustizia non vengono condannate e dunque indirettamente legittimate e interiorizzate dai corpi dello Stato, le torture di Bolzaneto o della Diaz o su Cucchi, o su tutti i detenuti ignoti, specie se poveri o immigrati), allora il rientro nella legalità, anche solamente di pochi mesi, non sarebbe già un cambiamento strutturale, cioè di questa struttura con la quale tutti – tranne i radicali - sono rassegnati a convivere finché non ci saranno tempi politici migliori?

    PS
    Non è affatto detto che sia cresciuto negli ultimi 15 anni o che non sia oggi più adolescente di ieri.

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  4. sono simone sapienza mi firma come un vecchio blog aperto per mia sorella..

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  5. non fare il recidivo adesso che senno' non ti legge o ascolta piu' nessuno. ora ti posto quanto scritto da spadaccia poco fa in mailing list

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  6. ecco quanto scritto da giafranco spadaccia in una mailing list, comunque pubblica, dei radicali:

    "Capriccioli (alias,credo, paraben) mi onora di una citazione in un suo post. Per confermare le sue tesi sull’amnistia cita un mio intervento del 1981 contrario all’amnistia che venne varata quell’anno. E’, mi si perdoni l’espressione, una mediocre trovata retorica. Paragonare la situazione di allora a quella di oggi è semplicemente ridicolo. In quell’anno, tanto per fare un esempio, l’abrogazione dell’aborto fu respinta nel referendum dal 70% degli italiani. Qualche anno prima e per molti anni ancora eravamo riusciti a depenalizzare il consumo delle droghe ed avevamo ottenuto importanti riforme del dirittyo pentenziario. A differenza di oggi la riforma del codice penale non solo appariva possibile ma era all’ordine del giorno. Per tacere della differenza più importante: che allora c’era una amnistia almeno ogni legislatura e non era passata ancora la riforma che la rendeva praticamente impossibile: oggi approvare una amnistia con due terzi dei voti è più difficile che riformare la costituzione. Per questo le amnistie non si fanno da ameno venti anni e l’arretrato giudiziario (e le prescrizioni) hanno raggiunto livelli pazzeschi. L’intero sistema è in crisi, per usare un eufemismo. Rinvio quindi al mittente la pretesa contraddizione. Ora come allora mi batto per le riforma della giustizia. Allora ritenevo che l’amnistia potesse ritardarla, ora ritengo che, nella situazione disperata e disperante di oggi, delle carceri e della giustizia, l’amnistia sia già una prima indispensabile riforma di portata e conseguenza strutturali e possa essere la premessa e la possibile condizione delle altre riforme che sono necessarie (pene alternative, depenalizzazioni, riforma del codice, regolamentazione della obbligatorietà dell’azione penale). Ma Capriccioli nella sua polemica malviniana vive in un mondo polemico e logico in cui le differenze storiche, normative, politiche non contano e sono ininfluenti. Se uno vive per alimentare la polemica per la polemica, significa che non vuole capire. O semplicemente che ha sposato una linea di difesa dello stato esistente della giustizia. Se così fosse, il dialogo diventa superflui se non impossibile."

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  7. Alessa', così metti in difficoltà Spadaccia, poverino: vuoi che torni in quarantena per altri due o tre lustri? Poi c'è una questione di fondo: puoi permetterti di segnalare una contraddizione tra Matteo e Marco solo stando "extra ecclesiam", perché coglierla stando "intra ecclesiam" ti procura l'accusa di aver condotto una lettura storico-critica delle Scritture, mentre si sa che a quelle ci si può accostare solo per "lectio divina". In altri termini: da ex radicale ti puoi permettere di leggere nelle contraddizioni l'opportunismo, ma da radicale devi saper operare la "reductio", sennò sei un infame o un cretino. Hai sentito il senatore Perduca? Lui, il più leninista del "cerchio magico", ti accusa di non contestualizzare. Poi, quando si tratta di inchiodare Napolitano alle cose dette 50 anni fa... Te lo ripeto, Alessa', stai in una setta e le sette sono inemendabili.

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  8. capriccioli secondo me hai torto e la citazione di spadaccia è fuori luogo...dopo 30 anni la situazione è assolutamente e sostanzialmente cambiata...la differenza la fanno soprattutto le ripetute ed ultradecennali condanne a livello internazionale che rendono "tecnicamente" il nostro paese fuorilegge anzi "delinquente abituale" se non "professionale" per le ripetute intollerabili violazioni in materia di trattamento dei detenuti...ciò rende "strutturalmente" necessaria l'amnistia per riportare l'Italia nell'ambito della legalità costituzionale ed internazionale...sono però d'aocordo con chi (compreso capriccioli) sottolinea che è l'amnistia è condizione necessaria ma non sufficiente per una riforma della giustizia che ci riporti entro gli standard di legalità...abbiamo prima di tutto l'obbligo di ripristinare la legalità, ma questo non ci deve impedire anche di indicare (come giustamente facciamo) le ulteriori riforme...io eviterei comunque sia le accuse reciproche di stalinismo sia il ricorso all'argomento autoritativo (ipse dixit) sia che ci si richiami a spadaccia sia che ci si richiami a pannella...e che cazzo! ognuno di noi ha una testa per ragionare e tra noi si può discutere contrapponendo argomento di merito ad argomento di merito

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  9. Ma se come tutti speriamo lo Stato Italiano decidesse di uscire dallo stato di illegalità tramite l'amnistia cosa potrebbe garantire che non vi ritorno nel giro di pochi anni? L'Amnistia è una riforma strutturale ma nel breve termine, dopo di che vanno fatte quelle riforme per cui i radicali si battono da anni che tra l'altro rappresentano il motivo per cui ho deciso di avvicinarmi al mondo radicale.

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  10. In questo caso, hai probabilmente avuto ragione.

    Nel voler in qualche modo dare legittimità ai fascisti di Casapound hai invece avuto torto, come dimostra l'aggressione a Filippo Rossi.

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