Che poi, parliamoci chiaro, in giro è pieno zeppo di persone che si indignano quando una donna -in barba alla meritocrazia- è in odore di essere finita in parlamento, in consiglio regionale o in altre situazioni simili grazie all'impiego di prestazioni sessuali, ma poi sembrano strafottersene della schiera -notoriamente ben più numerosa- di personaggi ambosessi che -anch'essi in barba alla meritocrazia di cui sopra- sono giunti ad analoghe cariche compiacendo i leader, assecondando quelli che contano e leccando il culo al capobastone di turno.
Come se, in qualche misura, vendere il proprio corpo fosse più grave che dare via le proprie idee; come se lo scambio a sfondo sessuale, per qualche oscuro motivo, violasse la meritocrazia -e quindi il giusto diritto di chi vorrebbe avere ciò che merita in base alle proprie capacità- più del baratto del cervello e delle convinzioni; come se, mi si perdoni se sono esplicito, gli orifizi occupabili dagli organi sessuali altrui fossero più importanti dell'onestà intellettuale, di tal che preservare i primi sarebbe un imperativo più inderogabile che mantenere integra la seconda.
Ecco, dite pure quello che volete ma a me quest'andazzo non va né su né giù: così come non mi va né su né giù il bigottismo di cui è intriso.
Dopodiché, occupiamoci pure dei giovani che non ottengono quello che meriterebbero perché non sono disposti a prostituirsi: è un tema serio, anzi serissimo, che vale la fatica di rivoltare un paese e rifarlo da capo.
Però, per carità, piantiamola di ridurre tutto alla solita, pruriginosa morbosità sessuale.
C'è molto, ma molto di più, e fingere di non saperlo non serve a niente.
C'è una tale abitudine a dare per scontato che per qualsiasi lavoro, guadagno, carriera si debbano vendere cervello, competenze, cuore, valori (ammesso che uno ne abbia) che tutto questo viene depenalizzato e considerato 'normale' e plausibilissimo - tanto che si dà del deficiente, dell'ottuso, dell'integralista e del masochista a chi non lo fa, quando questi è semplicemente una persona onesta, rigorosa e coerente. E di lì si considera prostituzione solo quella che riguarda la vendita dei propri organi sessuali.
RispondiEliminaSe in massa la si piantasse d'aver paura di ciò che si perde nel dire "no" e si iniziassero a piantare dei paletti di rigore al proprio e altrui comportamento, forse le cose comincerebbero a cambiare. Peccato che la massa ragioni nei termini di "tengo famiglia" e di lì, appunto, venda ogni pezzo di sé per quella - considerando tale azione perfettamente legittima e senza preoccuparsi delle conseguenze di ciò sul sistema sociale più ampio...
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RispondiEliminagenio
RispondiEliminaHai ragione metil, ma con gli ideali non si mangia...e soprattuto non è una questione di moralismo, è più complicato: vendere il proprio corpo è una cosa oggettiva,identificabile nel compimento di atti materiali, mentre vendere la propria coerenza ed onestà è più subdolo, perchè spesso lo facciamo senza accorgercene, ed è più difficile da ammettere.
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