28 settembre 2009

Fabrizio, ma è un vizio!


Pubblico qui di seguito, dopo averla ricevuta dall'interessato, la lettera che Marco Cappato inviò al Corriere della Sera il 14 maggio 2008 per chiedere (anche in quel caso, come nella circostanza di cui si è recentemente parlato su questo blog, senza ottenere alcuna attenzione) di rettificare alcune infondate insinuazioni contenute in un articolo.
Come dite? Di chi era l'articolo?
Ma di Fabrizio Roncone, ovviamente!
Ebbene, amici, sono certo che dopo aver letto la lettera sarete d'accordo con me su un fatto: di un tipo del genere si potranno dire tante cose, ma non che sia privo di fantasia.
Buona lettura.

Bruxelles, 14 maggio 2008

Nell'articolo pubblicato sul Corriere martedì 13 maggio a pagina 15, Fabrizio Roncone scrive "…una serie di figliocci (Negri, Cappato, etc.) poi all'improvviso divorati da un palco, nel bel mezzo di un Congresso, con il solito discorso lungo mezza giornata".
Ciascuno può fare da sé la valutazione se si tratti del solito cliché trito e ritrito su Pannella e i suoi figliocci oppure di un'originale e acuta analisi giornalistica della realtà radicale.
Però Roncone non resta sul generico, gli va dato atto. "Fa i nomi"! E include il mio come un caso emblematico di "divorato". Mi permetto perciò di chiedere un chiarimento all'autore e al giornale.
Potreste avere la cortesia di spiegare ai vostri lettori da quale "palco" e "congresso" sarebbe accaduto il fattaccio, e soprattutto in cosa consisterebbe oggi, il mio essere "divorato" e "digerito"? Oppure, sarebbe bene da parte vostra rettificare. Perché evitare di essere "generici" va bene, sparare a casaccio un po' meno. Persino se fatto con ironia, assomiglia ad infamare.

Cordialmente,

Marco Cappato
Segretario dell'Associazione Luca Coscioni
Deputato europeo radicale

1 commento:

  1. Cappato, quanto sei, ma lascia che i giornalisti esprimano la loro vena poetica come gli pare e piace!

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