04 gennaio 2012

Non perché guadagnano, ma perché si nascondono

Vi dico la verità: non sono uno di quelli che si indignano all'idea che i parlamentari abbiano una busta paga sostanziosa, poiché ritengo che la loro attività sia (astrattamente) assai impegnativa, che comporti (astrattamente) notevoli responsabilità e che implichi una serie di rilevanti costi (astrattamente) finalizzati a rendere effettivo il rapporto con i cittadini e la comprensione dei loro problemi.
Né, debbo aggiungerlo, gli "astrattamente" che ho appena dovuto aggiungere tra parentesi potrebbero indurmi di per sé a una diversa valutazione, perché sono convinto che se una classe politica non si impegna, è priva di responsabilità e se ne strafotte del proprio mandato il punto sarebbe indurla a comportarsi in modo diverso, non rassegnarsi a tenersela così com'è accontentandosi di pagarla la metà.
Ciò premesso, e detto che in un momento di crisi nel quale si chiedono sacrifici a tutti ritengo comunque giusto che si parli anche degli stipendi dei parlamentari, quello che davvero non sopporto è l'atteggiamento di minimizzazione che costoro assumono ogni qual volta si parla dei loro quattrini.
Perché, ne converrete, un conto è guadagnare bene e rivendicare che si tratti di una circostanza giustificata dal valore del proprio lavoro, un altro è voler dare a bere agli altri di avere un reddito e dei benefici che tutto sommato non sono niente di speciale.
Ebbene, siccome pare che i nostri deputati e senatori abbiano scelto la seconda opzione, se ne deve dedurre che siano essi stessi i primi a ritenere marginale l'apporto che danno al paese: e che quindi siano costretti a nascondere ai cittadini non tanto il loro reddito in sé e per sé, quanto la sproporzione tra quel reddito e l'effettiva utilità del loro lavoro.
Di questo, credo, sarebbe davvero importante parlare: di come fare in modo che la classe politica, a prescindere da quello che guadagna, si ponga effettivamente al servizio del proprio paese; altrimenti, come spesso accade, si finisce per precipitare nella demagogia, che specie in un momento come questo non mi pare utile a nessuno.

10 commenti:

  1. sono d'accordo con te.
    l'unica cosa che vorrei aggiungere è che, a mio avviso, se lo stipendio di parlamentare non fosse così alto, probabilmente i candidati sarebbero motivati di più a candidarsi per il bene del paese, e non per il tornaconto.

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  2. "sono convinto che se una classe politica non si impegna, è priva di responsabilità e se ne strafotte del proprio mandato il punto sarebbe indurla a comportarsi in modo diverso"

    Se mai dovessi trovare un modo per convincere analfabeti di ritorno come Razzi (un nome a caso, fosse l'unico!) a comportarsi diversamente, fammi sapere.

    Per il resto concordo con entusiasmo con ebbre, qua sopra.

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  3. più che altro lo stipendio dovrebbe garantire a tutti la possibilità di diventare parlamentare e non solo a chi potrebbe permetterselo economicamente. poi se in parlamento ci si trovano soprattutto avvocati, magistrati e imprenditori anzichè operai, muratori e panettieri, dipende soprattutto da altre cose

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  4. Non sono del tutto d'accordo. Quello del parlamentare non dovrebbe essere considerato un "lavoro" ma un impegno concreto per il bene del Paese. Per me andrebbero aboliti del tutto stipendi, privilegi e vitalizi e i rimborsi spese erogati solo dietro presentazione di note spese verificabili e da verificare.
    Inoltre non vedo perchè debbano esistere parlamentari che con il doppio incarico o continuando ad esercitare la propria professione durante il mandato percepiscono il doppio di tutto.
    Servire il Paese dovrebbe essere un onore (per loro) e non un onere (per noi). Paghiamoli solo per i risultati conseguiti e non "a prescindere".

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  5. Invece guadagnano troppo, e non è un caso che non ci sia una corrispondenza tra remunerazione e impegno. Con stipendi faraonici il Parlamento cessa di essere un luogo ove concorrere al bene comune, e diventa Win4life. Con stipendi buoni, ma moderati, i parassiti sarebbero scoraggiati dall'investire ingenti somme in campagna elettorale, comprandosi il seggio.

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  6. Schifani, Rutelli e Casini alle Maldive. Alla faccia della crisi
    Mentre in Italia la crisi spaventa ogni giorno di più, leader politici e presidente del Senato se ne vanno in un hotel dove una suite costa anche 5700 euro a notte

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  7. http://www.cadoinpiedi.it/2012/01/04/schifani_rutelli_e_casini_alle_maldive_alla_faccia_della_crisi.html

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  8. quello del parlamentare non dovrebbe essere un lavoro, ma un modo d’essere o, chiedo scusa per la retorica, un incarico con forte valenza morale e civile

    che accade oggi, ancor più di ieri? che noi cittadini non li sentiamo affatto come nostri rappresentanti, come persone che incarnano le esigenze del corpo sociale, e ne sono piena espressione

    si è rotto un rapporto di fiducia o, quantomeno, di ragionevole delega, abbiamo cioè la sensazione di una casta a sè

    il problema è che tutto il corpo sociale è disaggregato e rancoroso, chi ha una fettina, grande o piccola che sia, di privilegio se la tiene stretta

    tutto questo è dovuto alla fine dei partiti tradizionali che, seppur con molta imperfezione, erano il luogo intermedio, il filtro, il riferimento delle varie componenti sociali

    una società dove l’unico verbo è un liberismo formale ed un sostanziale egoismo del si salvi chi può, non è più una società, ma una volgare e pericolosa massa (leggere «massa e potere» di canetti al riguardo)

    insomma il pesce puzza dalla testa ma è tutto marcio

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  9. Fu Giolitti, come ben saprai, a stabilire per la prima volta che i parlamentari ricevessero adeguato compenso, per i motivi che hai elencato, perché fosse possibile creare una serie di candidature che fossero almeno parzialmente svincolate dalla fortuna personale, e perché, infine, non fossero ricattabili. Fu storicamente un successo, che contribuì a cambiare i volti e la percezione della rappresentanza.
    Gridare allo scandalo significa approfittare tanto per cambiare della indignazione di piazza. E in realtà remare sottilmente per il mantenimento dello status quo, perché quanto più grido alla casta, quanto più alimento l'idea sbagliata che politica e cittadinanza siano tra loro slegate, con questo togliendo la responsabilità ultima del nostro parlamento a chi questo parlamento l'ha creato, vale a dire i cittadini elettori (prevengo l'obiezione sulla legge elettorale, poiché anche questa è stata prodotta in parlamento, vale a dire, ancora una volta, dai cittadini elettori).

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  10. L'elevato stipendio dei nostri parlamentari, unitamente alla sterminata quantità di esenzioni e benefit di cui godono, è una delle ragioni della loro improduttività.
    L'elevato tenore di vita che i loro emolumenti gli permettono di condurre, e il fatto che questa condizione di vita venga automaticamente prolungata ad infinitum anche dopo la conclusione dell'impegno parlamentare provoca oggettivamente una distanza incolmabile tra il loro concetto di "quotidianità" e quello di noi persone normali che la loro attività è tesa a normare.
    Quindi ben venga il porre al centro del dibattito l'ammontare dell'assegno di questi signori.

    Ciò non toglie che il tuo intervento mi sembra del tutto condivisibile.

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