Premesso che con Luca Laurenti non ho niente a che spartire, che non seguo i suoi programmi e che tra l'altro non lo trovo neppure particolarmente divertente, mi corre l'obbligo di spendere due paroline da commercialista su quello che gli è capitato negli ultimi tempi.
Quella dell'IRAP che -per espressa previsione normativa, non per qualche astrusa alchimia fiscale- non deve essere pagata da chi lavora senza avvalersi di una struttura organizzata è una questione piuttosto banale, di cui mi sono occupato per molti clienti e che segue, in linea di massima, la solita trafila: un atto dell'Agenzia delle Entrate che richiede il pagamento del tributo, l'iscrizione a ruolo del medesimo presso Equitalia -con eventuali ipoteche sui beni immobili se l'importo richiesto supera certe soglie- nelle more della controversia, e il rimborso di quanto eventualmente pagato dal contribuente dopo la sentenza della commissione tributaria che accerta la situazione e stabilisce che nel caso di specie l'imposta non andava versata.
Ecco, scrivere a caratteri cubitali che uno è un evasore fiscale -com'è stato fatto nel caso di Luca Laurenti all'inizio di quest'anno- solo perché si è trovato ad affrontare una vicenda del genere -ripeto, del tutto ordinaria, al punto che io stesso mi sono occupato di qualche decina di pratiche del tutto analoghe- non è il massimo della vita: perché nella migliore delle ipotesi denota l'abitudine di aprire bocca e dare fiato senza documentarsi su quello che si dice, e nella peggiore si inquadra in un clima da caccia alle streghe nei confronti di chi ha la ventura di guadagnare qualche soldo in più degli altri che -in quanto tale- trovo tutt'altro che rassicurante.
Perché voi sapete meglio di me come vanno le cose in questi casi: anche dopo la notizia di oggi qualcuno continuerà a considerare l'individuo in questione un evasore fiscale che se l'è cavata con chissà quale artificio.
E questo, che il tizio si chiami Luca Laurenti, Pinco Palla o Napo Orso Capo, non serve a nessuno.
questo è un problema di molti giornalisti italiani, massaie pettegole e frustrate travestite (male) da professionisti con l'ambizione segreta di scrivere per testate prestigiose come novella2000 e affini!
RispondiEliminaCome spesso avviene, è un problema di comunicazione. Qualcuno ha detto - non a caso - "le parole sono importanti!!". L'uso del linguaggio non è MAI neutro; a maggior ragione quando si fa del "discorso" un mestiere. In altre parole il problema non è nel fatto che la Finanza o l'agenzia delle Entrate controllino, ma in COME NE PARLA LA STAMPA. Purtroppo credo che questo clima sia il risultato (e la "vendetta") di anni di "lassismo" e accondiscendenza nei confronti degli evasori. Metaforicamente, è come se alla monarchia sorda e affamatrice fosse seguito il terrore giacobino. Davide
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