28 giugno 2012

Abolire il carcere

Al giorno d'oggi tracciare la propria posizione sul pianeta con un'approssimazione di pochi centimetri è diventata un'operazione banale: tant'è che molti di noi la compiono tutti i giorni, più o meno consapevolmente, attraverso una serie di oggetti -i telefonini, ad esempio- che sono ormai diventati di larghissimo consumo.
Ebbene, non vi pare curioso il fatto che in un contesto del genere sia ancora considerato necessario chiudere dietro le sbarre chi è stato riconosciuto colpevole di un reato per poterne contenere e controllare i movimenti?
A me, francamente, sì.
A me sembra che -perlomeno- gli autori dei crimini non efferati potrebbero essere detenuti a casa loro e tuttavia controllati in tempo reale avvalendosi degli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione: a tutto beneficio della spesa pubblica, della decenza del sistema carcerario e della dignità delle persone che si trovano ad averci a che fare.
Il problema, quello vero, sarebbe vincere le prevedibili resistenze dei soliti forcaioli, che di fronte a un'eventualità del genere farebbero fuoco e fiamme perché si ostinano a considerare il carcere uno strumento di vendetta, anziché un'istituzione finalizzata alla rieducazione e al recupero sociale delle persone: in barba alla stessa costituzione, che pure costoro brandiscono un giorno sì e l'altro pure come se fosse una,specie di bibbia laica.
Ecco, io credo che lottare per l'abolizione del carcere -sia pure limitatamente ad alcuni reati- sarebbe una sfida straordinaria, anche perché investirebbe la società di un dibattito interessantissimo e metterebbe alcuni schieramenti politici nelle condizioni di esprimersi chiaramente, invece di parlare per luoghi comuni e ciurlare nel manico.
Mi piacerebbe che fosse il mio partito a raccogliere questa sfida: perché credo che per cultura politica sia l'unico capace di immaginarla, di materializzarla e di poi di perseguirla, nonostante il giustizialismo dilagante che suggerirebbe a chiunque di lasciar perdere e occuparsi di altro .
E, sì, credo che una battaglia del genere sarebbe molto più ambiziosa -e radicale- di quella sull'amnistia.

17 commenti:

  1. Pensa che in Usa un collega di studi del mio compagno andava a lezione col braccialetto elettronico alla caviglia. Si e' poi laureato e quando ha finito di scontare la pena (omicidio) ha cominciato a lavorare.

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  2. Beh, bisogna anche vedere che impatto ha sul futuro criminale la prospettiva di una detenzione domiciliare. Voglio dire, potrebbe anche essere che questa prospettiva non intimorisca quanto quella del carcere e quindi insinui nel futuro colpevole questo pensiero: "Beh, mal che vada finisce che me ne sto a casa qualche mese".
    Con questo non voglio assolutamente giustificare l'attuale situazione delle carceri italiane o la prospettiva di una pena più che di una riabilitazione, bisogna però fare attenzione a tutti gli aspetti di questa tua proposta, sarebbe interessante provarci comunque, magari iniziando con pochissimi crimini e vedere se questi tendono ad aumentare in un periodo da considerarsi di prova.

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  3. E se l'omicida reitera il reato mentre va a lezione? Secondo braccialetto?

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  4. abolirlo no, semmai limitarlo a coloro che hanno compiuto crimini efferati o vengono ritenuti ad alto rischio di reiterazione del reato...
    se un breivik della situazione si mettesse a sparare in giro farebbe casini anche con il braccialetto elettronico...

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  5. Il carcere andrebbe comunque previsto per i reati violenti o particolarmente gravi. Un Breivik o un Dahmer non possono essere lasciati a piede libero. Ma piantiamola di parlare di giustizialismo dilagante.Quando mai.Omicidi stradali, stalkers assassini e killer di mafia vengono liberati per cavilli, abbiamo il record di colpevoli "assolti" per prescrizione, da noi un Madoff sarebbe in parlamento...da noi e' imperante l'impunita'!

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  6. il carcere è una forma punitiva, limitare la libertà di una persona, chiuderla in un luogo ameno e per nulla familiare è una forma punitiva, limitare la libertà di una persona a casa propria non è molto punitivo, inoltre va ricordato un fatto, in quanto tecnologico ogni sistema di localizzazione (così come ogni forma di tecnologia) può essere aggirato, eluso, hackerato!

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  7. Concordo in pieno, sarebbe una battaglia di civiltà.

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  8. il tuo partito sarebbe ? Radicale?

    Bella l'utopia di un paese felice, ma mi ricorda molto alcuni libri di fantascienza.

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  9. Ci hanno provato, ad utilizzare i braccialetti elettronici, che però costavano milioni e milioni di euro (ingiustificati), e sarebbe stato più economico chiudere i detenuti all'hotel excelsior, con tanto di pensione completa e mignotte al seguito... siamo in Italia, ricordi ?

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  10. con tutto il rispetto, mi sembri un terremotato che pensa a cambiare operatore telefonico :)

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  11. e quelli che non hanno casa loro?..... a casa tua!

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  12. Art. 27. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

    La costituzione non è una bibbia, ma o si cambia o ci si attiene ad essa.
    La detenzione domiciliare va sicuramente a favore del "senso di umanità" ma non è detto
    che vada a favore della rieducazione. Andatevi a vedere "cesare deve morire", è stato proprio il carcere a educare nuovamente quei detenuti. Questo non vuol dire che non si possano organizzare lavori di rieducazione anche per chi è agli arresti domiciliari.

    Vorrei anche dire che l'America è grande e raramente si può portare ad esempio.
    Negli USA è esplosa la privatizzazione delle carceri, con come conseguenza l’aumento spropositato delle detenzioni per aumentare gli introiti dei gestori privati (vedi Louisiana ma non solo).

    Vorrei anche dire che il problema della reiterazione del reato esiste sempre. Quindi o si prendono i detenuti e si uccidono o si mandano ai lavori forzati per sempre, oppure per ottenere la rieducazione la società deve rischiare di sbagliare dando loro la possibilità di redimersi. Certo bisogna attuare le giuste procedure (non sto parlando in senso burocratico) per capire chi rischia maggiormente di reiterare il reato.
    Angelo Rizzo, uno dei massacratori del Circeo, non avrebbe dovuto ottenere la semilibertà. Bisogna capire dov’è l’errore nelle procedure che gli hanno permesso di ottenerla. Bisogna però essere coscienti che, per quanto migliore sia una procedura, il rischio d’errore esiste sempre.

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  13. Non mi trovo d'accordo. Sapendo che commettendo un reato andrei a finire agli arresti domiciliari invece che in carcere penso che non avrei molto timore nel ''rischiare'' commettendo reato. Il carcere credo porti con se una sorta di ''paura'' che spinge l'intenzionato a delinquere a desistere dal farlo. Un po' come si pensa per la pena di morte (cui io sono assolutamente contrario comunque), ovvero se c'è la pena di morte sei meno propenso a compiere reati. Credo piuttosto che le carceri debbano essere mantenute, e migliorate sotto l'aspetto dell'educazione e della riabilitazione e reintegrazione del detenuto nella società. Per quanto riguarda la spesa pubblica non capisco perchè non si faccia lavorare i carcerati. Il lavoro da dignità alla persona e darebbe un senso alle monotone e grigie giornate dei detenuti.

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  14. E dimmi una cosa però, (non perché non apprezzi la bontà delle tue affermazioni) ma sapere con la certezza del centimetro dove si trova Totò Riina impedirebbe a Totò Riina di essere Totò Riina?

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  15. Secondo me stai tirando troppo la corda, caro bambino irresponsabile.
    Non sono un fatalista né tantomeno credente: ma ho imparato anche a mi spese che dire continuamente sconcezze così scellerate, prima o poi presenta il conto.
    E sono così irritato anche grazie a quell'altra devastante sciocchezza che hai scritto sulle donne in quel di LiberNazione.
    La birra con Iannone in confronto è un errorino di passaggio: qui, ormai, siamo arrivati al delirio di un pazzo.

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  16. d'accordo.
    a parte i casi più gravi, cioè di violenza,solo e soltanto domiciliari E/O servizi sociali.

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  17. A CHI FANNO COMODO LE CARCERI?

    Per mia fortuna non frequento le carceri
    Per mia fortuna non frequento pregiudicati
    Eppure…eppure
    Non capisco ancora il perché
    Un uomo(o una donna,naturalmente) che sbagliano,
    Ma che non hanno compiuto(né come autori né come mandanti)
    Nessun atto di violenza
    Debbano restare reclusi
    In una casa di detenzione
    E non possano,per esempio,essere assegnati
    Agli arresti domiciliari o,nei casi più miti,
    Ai soli servizi sociali.
    Sarà un bel Giorno
    Quello in cui il potere
    Capirà che la galera
    Deve essere riservata
    Solo ai violenti,di tutte le forme e derivazioni possibili.
    Ma forse(un “forse” di scuola) al Potere
    (anch’esso,in molti casi, violento)
    Questo percorso non interessa
    E fa comodo avere invece una massa(e non un’ elite)
    Di ceffi relegati al ruolo di Paria,in gabbia.
    Ma (e non la si prenda come crassa demagogia bensì constatazione di una Realtà)
    La “regola” da me proposta
    E’ già applicata da decenni, e pervicacemente
    (quasi pavlovianamente, direi)
    Per tutti gli appartenenti al ceto politico,
    Anche quando giudicati definitivamente,
    Non solo per episodi di corruzione
    Ma perfino per fattispecie violente.
    Forse sono davvero un’utopista
    Eppure credo che la liberazione dalla prigione,
    Di tutti quelli che non si sono macchiati
    Di crimini infami e deflagranti eccetera,
    Non migliorerebbe questa società
    Ma nemmeno la peggiorerebbe:
    Quello che può migliorare,o peggiorare,qualsiasi Società
    Sono gli intellettuali liberi, puri(o quel che ne resta)
    E i partiti politici (quel pochissimo che ne resta)
    E ora?
    Ora che i suicidi nelle carceri sono arrivati a duemilaedodici, dal 2000
    Ora che il sovraffollamento ha raggiunto l’abbietta entità di ventiduemila anime,
    La classe dirigente purtroppo
    Mai penserà(né tantomeno “sognerà”) a una simile soluzione
    Come praticabile:
    Anzi, i detenuti di cui sopra,
    Saranno l’oggetto dell’incubo collettivo isterico
    Con cui indorare le campagne elettorali dei prossimi dieci o vent’anni,
    In un atarassico e cupo dormiveglia…

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