Veronesi e l'astensione dall'astensione

Se avete qualche minuto libero andate a comprarvi il Corriere della Sera di oggi; all'interno troverete un lungo articolo che illustra ampiamente il disegno di legge di Umberto Veronesi sul testamento biologico. Il luminare senatore del PD, com'era prevedibile, esprime molti concetti condivisibili, ma nell'intervista di oggi dà grande enfasi a un aspetto particolare della sua bozza legislativa: la possibilità dei medici di esercitare obiezione di coscienza. Orbene, l'obiezione di coscienza, a quanto mi è dato sapere, consiste generalmente nel rifiuto di fare una cosa che si considera contraria alle proprie convinzioni etiche: ci sarebbe da discutere sulle conseguenze prodotte dal fatto che i protagonisti di tale comportamento siano dei medici del servizio pubblico, ovviamente, ma il punto su cui c'è da restare perplessi mi pare un altro. E' assai frequente che nelle dichiarazioni anticipate di trattamento, infatti, siano contenute delle indicazioni che chiedono al medico di non fare qualcosa: non essere rianimato, non essere attaccato a un respiratore, non essere sottoposto ad alimentazione e idratazione artificiali. Ebbene, in simili casi cosa significherebbe, per il medico, esercitare l'obiezione di coscienza? Evidentemente non, come si è detto prima, astenersi dal compiere un atto, ma al contrario porre in essere quell'atto attivamente: mi hai chiesto di non procedere alla rianimazione? Io obietto e ti resuscito; volevi che non ti facessi la tracheostomia? Io obietto, ti faccio un bel buco sulla trachea e ti ci infilo dentro tubo lungo così. Qualcuno potrebbe osservare che Veronesi intendeva esprimere un concetto diverso: l'obiezione di coscienza, in questo caso, non consisterebbe nel porre in essere ciò che il paziente ha lasciato scritto di non volere, ma semplicemente nel non immischiarsi affatto nella vicenda e lasciarne l'incombenza a un collega; converrete con me, tuttavia, che astenersi dall'attaccare un respiratore perché si vuole rispettare la volontà di un malato o farlo semplicemente perché non ci si vuole occupare del caso sono di fatto la stessa cosa, di tal che si deve concludere che nel caso del testamento biologico l'unica forma di obiezione ipotizzabile è quella, per l'appunto, che consiste nel dare corso a ciò che la persona aveva dichiarato di rifiutare. A meno che non mi sfugga qualcosa, quindi, siamo di fronte a un vero e proprio paradosso: l'astensione dal non fare, ovverossia una doppia negazione che equivale, com'è noto, ad un'affermazione, e nel caso di specie finisce per risolversi in un'azione. Dite la verità: avevate mai pensato che strafottersene della volontà di un povero cristo potesse essere così complicato? Chi fosse interessato alla versione ufficiale può cliccare qua; chi invece volesse rassicurarsi con un po' di musica può accomodarsi da questa parte.

Questo post è stato pubblicato il 13 novembre 2008 in . Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

6 Responses to “Veronesi e l'astensione dall'astensione”

  1. Caro, in Italia si sa che si ragiona ancora con la ligica del peccato... è peccato di omissione. :-)

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  2. Non pensavo potesse essere così complicato, forse perchè per me non c'è nulla di complicato.
    Il mio pensiero è sempre lo stesso: un medico stipendiato dal servizio pubblico deve garantire il servizio ai cittadini. Altrimenti che facciano un altro mestiere o si specializzino in un'altra branca della medicina che non li faccia mai trovare di fronte ai loro principi morali. Non mi sembra così complicato nè così assurdo...

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  3. Sembrerebbe essere formulato così:
    “E’ data la possibilità al medico che ha in carico il paziente di non seguire le indicazioni di volontà anticipate, se questo contrasta con le sue convinzioni etiche, affidando il paziente ad altri medici”

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  4. Il medico deve astenersi da cure non richieste, quindi cosa obietta cosa?

    Condivido anche le virgole :)))
    ciao

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  5. Bello il tuo post, però mi pare che sia il "Corriere della sera" a enfatizzare nel titolo e nel sottotitolo l'obiezione. Nell'articolo se ne parla solo alla fine.

    Veronesi dice che "è diritto inalienabile di ogni cittadino decidere se iniziare o quando lasciare il trattamento di sostegno", mettendo automaticamente fuori causa gli obiettori invadenti.

    Sull'obiezione dice:

    "E’ data la possibilità al medico che ha in carico il paziente di non seguire le indicazioni di volontà anticipate, se questo contrasta con le sue convinzioni etiche, affidando il paziente ad altri medici".

    L'articolo si può leggere qua:

    http://tinyurl.com/6yoj7q

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  6. Non mi ero accorto che la frase sull'obiezione era già stata riportata da Alberto.

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