Archive for settembre 2008

Proni...

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...o per meglio dire, a pecoroni. Bioetica/ Ass. Coscioni: Le dichiarazioni di Betori confermano politica prona alle imposizioni vaticane Dichiarazione di Alessandro Capriccioli, membro di giunta dell'Associazione Luca Coscioni e responsabile di "Soccorso Civile" Giuseppe Betori, segretario generale della CEI, ha dichiarato che in relazione alla legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento la Chiesa non accetta il "principio di autodeterminazione del paziente", aggiungendo che preferisce parlare di "legge sulla fine della vita" anziché di "testamento biologico".Mentre si ricorda che l'Associazione Coscioni considera il testamento biologico uno strumento non necessariamente finalizzato ad interrompere la vita, ma piuttosto a decidere "come vivere" (anche nel senso di voler proseguire le terapie anziché interromperle), si rileva che la contrarietà al principio di autodeterminazione apertamente enunciata da Betori è il criterio ispiratore, non dichiarato apertamente ma ampiamente sottinteso, sul quale sembrano convergere gli sforzi di ampie parti della politica per raggiungere una cosiddetta "mediazione". Negare la possibilità di sospendere l'alimentazione e l'idratazione artificiali e non voler considerare vincolanti le dichiarazioni anticipate, come confermato appena ieri dal sottosegretario Roccella, infatti, altro non è che la declinazione pratica del criterio enunciato oggi dal segretario della CEI. Un criterio di stampo marcatamente confessionale, e quindi assolutamente inaccettabile in uno stato di diritto, nel quale le dichiarazioni dei vertici ecclesiastici dovrebbero eventualmente vincolare i comportamenti individuali dei credenti, ma non le scelte operate dai politici; specie alla luce del fatto che una legge integralista e confessionale sul testamento biologico, quale essa si profila a giudicare dalle ultime dichiarazioni di alcuni suoi promotori, sarebbe in contrasto anche nel merito con il parere di gran parte dell'opinione pubblica.

Chi l'ha detto? Classifica aggiornata dopo la tappa n. 1

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Pronti, via, e come per incanto siamo di nuovo in pista. Ecco a voi la graduatoria del nuovo concorso "Chi l'ha detto?", accuratamente aggiornata all'indomani della prima puntata: c'è già qualcuno che tenta di andare in fuga (anche se un solo concorrente ha realizzato il punteggio pieno) e qualcun altro che è rimasto un po' indietro, ma come in ogni buon inizio che si rispetti la classifica è più che altro una grande ammucchiata; il gruppo, presumibilente, comincerà a sgranarsi man mano che il gioco procede. Vi raccomando, come sempre, di comunicarmi eventuali errori, vi ribadisco che al vincitore finale del concorso sarà inviato un libro scelto da me, e vi ricordo che chi non avesse ancora fatto in tempo a cimentarsi con le domande della prima tappa può sempre farlo cliccando qua: sarà mia cura aggiornare la classifica con nuovi i punteggi che arriveranno. Tra qualche giorno procederemo con la seconda puntata, e così via fino ad arrivare a dieci: insomma, gente, ne vedremo (o leggeremo) delle belle. Nel frattempo, buona consultazione a tutti. 1.200: DK, Sherasade; 1.100: Engine; 1.000: Aioros, Boga, Eugenia, Firetrip; 900: AleG, Masque, MZ, Shaadow, Vittorio; 800: AF, Fabio, Gabriele, Marlow; 700: Anellidifumo, Leilani, Mariuzzoweb, Mayhem, Oz, Poverobucharin, Restodelmondo, Roberto; 600: df1989, Marta, PaoloC, Skoptes, Vaal; 500: Acidqueen, Astridnausicaa, Dysnomia, Enigmista, Jose, Luca; 400: Slobodanmilosevic; 300: Kore, Mar, MatteoGe, Nuanda.

Il fondo del barile /3

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Come potete riscontrare cliccando sull'immagine, ora ci si mette pure Lab. Siamo in caduta libera.

Clerical turnover

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Da Zenit: Ci mancherebbe altro...

Chi l'ha detto? /1: Unioni Civili

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Cari amici, visto il successo del grande concorso a premio "Quanto conosci i tuoi eroi?", che si è concluso prima delle vacanze estive con la vittoria di Elle, ho deciso di proporvi un nuovo Gran Premio a puntate. Stavolta il meccanismo del gioco è invertito rispetto al precedente: non vi sarà chiesto, come l'altra volta, di azzeccare dove vanno a parare le esternazioni di vari personaggi, ma di partire dalle dichiarazioni, divise per tema, e indovinare chi le abbia rilasciate. La regola è sempre la stessa: completate il quiz e lasciate il vostro punteggio nei commenti in fondo a questo post; naturalmente è indispensabile la massima sincerità, ma confido nel fatto che i miei lettori siano abbastanza onesti da non aumentarsi artificiosamente il punteggio. In palio per il vincitore finale al termine delle dieci (dicasi dieci) tappe, come l'altra volta, c'è un libro scelto da me. Detto questo, entriamo nel vivo. La prima puntata del nuovo concorso è dedicata alle dichiarazioni di vari crociati sulle Unioni Civili: vi dovrete sbizzarrire, quindi, con le meravigliose esternazioni dei nostri eroi sui Dico, i Pacs, la famiglia naturale e l'omosessualità. Che altro dirvi? Buon divertimento! E mi raccomando: giocate, giocate, giocate...

Il fondo del barile /2

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Cliccare sull'immagine qua sopra per ingrandirla e scoprire che anche gli amici del Manifesto, oltre a quelli della Repubblica, hanno preso l'abitudine di intervistare porci e cani. E dire che mi sembrava gente a posto...

Buio, controbuio, over /2

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Milano, 14 settembre 2008:
Castelvolturno, 18 settembre 2008:
Roma, 24 settembre 2008:
Torno a ripetere: quante volte dovrò vergognarmi, ancora, per essere nato in un paese che si è ridotto così?

Aggiungi un posto a tavola

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L'uomo che vedete nella foto si chiamava Giovanni Nuvoli, era malato di Sclerosi Laterale Amiotrofica e aveva chiesto che gli venisse staccato il respiratore che lo teneva in vita. La cosa, come qualcuno ricorderà, gli fu resa impossibile con ogni mezzo, al punto che qualcuno ebbe l'alzata di ingegno di far piantonare l'ingresso della sua abitazione dalle forze dell'ordine, allo scopo di impedire l'accesso al medico che volesse eventualmente dar corso alla sua volontà. Così Giovanni, per rivendicare quello che era a tutti gli effetti un suo diritto, fu costretto a iniziare uno sciopero della fame e della sete; dopo poco lo sospese, vinto dalle sofferenze che il digiuno gli provocava, ma alla fine, visto il (quasi) totale silenzio con cui venne accolta la sua battaglia, fu costretto a riprenderlo. Andò avanti ancora otto giorni, finché non morì d'inedia, nell'indifferenza (quasi) generale. Adesso questi catechisti balbettano i loro pareri sul testamento biologico, e vengono a raccontarci che all'alimentazione e all'idratazione artificiale non si può rinunciare: come si fa, dicono, a lasciar morire un essere umano di fame e di sete? Mi viene da ridere (per non piangere), pensando alla disinvoltura con cui questi crociati ignorarono Giovanni, lasciandolo crepare di fame e di sete, pur di precludergli l'esercizio dei suoi diritti: a quale terrificante indifferenza riuscirono ad esercitare, appena fu chiaro che l'intenzione di non mangiare e di non bere fosse il disperato tentativo di attirare l'attenzione su di sé e di affermare il proprio inviolabile (stavolta ci vuole) diritto all' autodeterminazione. Lo lasciarono morire, Giovanni Nuvoli: e adesso vengono a raccontarci che le loro farneticazioni sul testamento biologico sarebbero il frutto della loro solerte attenzione per la vita umana, il baluardo contro l'inarrestabile cultura della morte, l'argine contro la deriva laicista che tutto sta sommergendo. In realtà vogliono solo impedirci di scegliere. E Giovanni Nuvoli, morto d'inedia per affermare i suoi diritti, è ancora là a raccontarcelo.

Buio, controbuio, over /1

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L'altra sera, dovendo andare a prendere una persona alla stazione ed essendo arrivato con qualche minuto di anticipo, ho pensato di ingannare l'attesa fermandomi da McDonald's per mangiare un cheeseburger. Così, dopo aver parcheggiato ed essere entrato nel locale, mi sono messo diligentemente in fila (cercando di scegliere la fila più breve, si capisce), e proprio davanti a me ho trovato un signore sui sessanta con i capelli bianchi tagliati a spazzola, presumibilmente arabo, che teneva per mano un bimbetto (su due piedi si sarebbe detto suo nipote, o il figlio di un caro amico) di sei o sette anni. Orbene, quando è arrivato il suo turno il mio occasionale vicino di coda, invece di chiedere a voce come fanno tutti, ha mostrato al commesso un biglietto su cui qualcuno aveva appuntato in bella grafia (probabilmente per fargli un favore) i panini e le bibite da ordinare. Il bel giovanotto che lavorava alla cassa, dall'aspetto vigoroso e decisamente ariano, ha letto attentamente la nota (con l'aria grave di chi sta esaminando un passo della Divina Commedia), e dopo aver stipato (non senza una certa accidia) le vivande in una busta di carta (sul foglietto c'era anche scritto "a portar via") si è premurato di chiedere al canuto signore: «Voi 'a sarza?» L'avventore, che evidentemente non parlava italiano (il che, onestamente, appariva intuitivo: ci sarebbe stato bisogno del biglietto, in tal caso?), ha sgranato gli occhi, e subito dopo ha scosso la testa con una certa timidezza, come per dire "mi spiace, ma non capisco". Il virile inserviente (il quale, sia inteso, non aveva dato gran prova di conoscere l'italiano neppure lui) ha allora increspato le labbra in un'espressione tra il disgustato e l'esasperato, degnandosi al contempo di esperire un ulteriore tentativo: «Du iu uant som soze?» Il signore dalla pelle bruna, non si sa bene perché non conoscesse l'inglese o perché non riuscisse a interpretare nel modo corretto lo sgorbio anglofono maldestramente pronunciato dal suo interlocutore, ha scosso nuovamente il capo, stavolta con un'espressione più marcatamente dispiaciuta (al limite della sottomissione), che pareva dire "mi dispiace davvero, ma non parlo nemmeno l'inglese". Il nerboruto cameriere, a questo punto, ha perso decisamente la pazienza: sbuffando, scuotendo la testa e assumendo un'espressione di aperta insofferenza, ha sbattuto con mala grazia la busta in mano al cliente (il quale, sia chiaro, aveva già regolarmente estratto il denaro necessario a pagare quanto acquistato), scandendo a voce alta, in modo che tutti potessero udirlo, la seguente frase: «Aho nun parli itajano, nun parli inglese, ma che cazzo de lingua parli? La parlerai 'na lingua der cazzo, no?» L'arabo ha afferrato il pacco con delicatezza e subito dopo ha abbassato gli occhi, rivolgendoli al bambino con un'aria mortificata che sembrava dire "mi dispiace che tu sia finito con me in questo posto, e che ti sia toccato sentire questo tizio che alza la voce senza motivo; ma che vuoi farci? E' la vita, che va così" (diceva tutte queste cose, quello sguardo, o almeno a me è parso che le dicesse). Fosse stato un altro giorno (un giorno qualunque, uno dei tanti giorni in cui mi capita, e chi mi conosce sa che mi capita spesso) l'avrei sbranato vivo, quel cameriere; invece, assistendo a quella scena, l'unica cosa che mi è riuscita è stata provare una grande stanchezza, una prostrazione profonda, un senso di debolezza che mi pervadeva dalla testa ai piedi. Così, per una volta, non ho detto una parola. Mentre pagavo il mio cheeseburger, mi sono sorpreso a domandarmi quanta vergogna dovrò ancora provare, per essere nato in un posto che si è ridotto così.

Il fondo del barile /1

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Istruzioni per l'uso:

  1. cliccare sull'immagine qua sopra per ingrandirla;
  2. soffermarsi sul nome sottolineato in rosso;
  3. meravigliarsi del fatto che ormai i giornali (compresi quelli astrattamente prestigiosi come La Repubblica) si sono ridotti ad intervistare porci e cani.
Saluti.

Ah ah ah

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Si sa che quando si attacca con le barzellette si innesca subito una specie di gara: uno comincia, un altro continua, un altro ancora finge di ascoltare e ride in automatico, mentre fruga nella memoria cercando disperatamente di ricordare quella (cazzo, se era buona, roba da fare un figurone) che gli hanno raccontato proprio il giorno prima in ufficio. Si va avanti così per un'oretta buona. Poi qualcuno della combriccola, in genere quello che se n'è stato zitto e buono per tutto il tempo, tira fuori dal cilindro una perla di rara comicità, oggettivamente insuperabile anche a voler rimanere là tutta la notte: a quel punto tutti si scompisciano per un quarto d'ora di seguito, poi si salutano (ancora ridacchiando) e se ne vanno a casa. Ecco, dalle parti di Zenit dev'essere stato un pomeriggio del genere.

E questo sarebbe un partito "Democratico"?

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La ragazza che vedete nella foto si chiama Giulia Innocenzi ed è la coordinatrice degli Studenti Coscioni per la Libertà di Ricerca. Per intenderci, si tratta della persona che ha reso possibie, insieme a me, il servizio "SOS Pillola del Giorno Dopo", che ha organizzato tavoli di informazione sessuale davanti alle scuole e alle università italiane coordinando la raccolta firme per l'abolizione dell'obbligo di ricetta per la contraccezione d'emergenza, che ha ideato e realizzato la proiezione del film "Nazirock" alla Casa del Cinema di Villa Borghese. Orbene, questa ragazza ha deciso di candidarsi alla carica di Segretario dei giovani del PD, partecipando alla primarie che si terranno presumibilmente (non si sa bene con quali regole) nel prossimo mese di ottobre. A tale scopo, e vista la confusione sui termini e sulle modalità di partecipazione alle elezioni, Giulia ha scritto una prima lettera (pubblicata dal quotidiano Europa) a Veltroni, invitandolo a intervenire per ripristinare la legalità e dettare regole chiare e certe per partecipare alle primarie: ovviamente (c'era bisogno di dirlo?) il buon Walter si è guardato bene dal rispondere, mentre da voci di corridoio (avete presente, quelle che conoscono solo soliti i ben informati?) è venuto fuori che le elezioni sarebbero fissate per il 17 e il 18 ottobre, e che per parteciparvi sarebbe necessario raccogliere, entro il 25 settembre (tra 3 giorni, gente!), 600 firme in 5 diverse regioni; il tutto, si badi, senza che il sito internet del PD faccia il minimo accenno alla vicenda, né renda disponibili gli "appositi moduli" che sarebbero necessari per la raccolta delle firme. La nostra amica, pertanto, si è dovuta prendere la briga di scrivere al caro Walter una seconda lettera, per denunciare questa imbarazzante e assoluta mancanza di legalità e invitarlo finalmente a chiarire le regole per concorrere democraticamente alla carica di Segretario. Siamo di fronte, evidentemente, alla solita pagliacciata: niente regole e nessuna informazione, il tutto, presumibilmente, per fare in modo che i candidati siano esclusivamente quelli "di partito", e che a tutti gli altri, nell'incertezza generale, sia del tutto impedito di partecipare. Quello che vi chiedo, se vi va e se avete un attimo di tempo, è di raccontare questa storia, in modo che quante più persone possibile possano venirne a conoscenza: scrivete quattro righe linkando questo post, e/o il blog di Giulia Innocenzi, sul quale è possibile leggere il testo delle due lettere e scaricare il modulo per la raccolta delle firme (messo a punto da noi, s'intende, ché quello ufficiale non si sa dove trovarlo). E poi, 'sto partito, lo chiamano Democratico...

Paso doble

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Aggiunge il vescovo:

Non dobbiamo dimenticare che, a fronte di molti che per fortuna sostengono il prete, non mancano persone che direttamente o indirettamente, lo spingono a mancare.
Il che equivale a dire: so che stai soffrendo come un cane, fratello mio, in ragione di quanto è accaduto; è proprio in questi momenti, tuttavia, che bisogna vincere i propri istinti e abbandonarsi completamente all'insegnamento di Cristo, astenendosi, sia pure compiendo uno sforzo, dalla tentazione di giudicare un altro essere umano. Ora vai in pace, e che il Signore sia con te. Ah, una cosa: sai che tua moglie è proprio una gran troia?

Avviso di chiamata

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Avrà una tariffa flat...

Colonna infame

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Sia chiara una premessa: mi pare assai poco plausibile che in una stazione di polizia, in assenza di celle di sicurezza disponibili, l'unica soluzione praticabile per sistemare un arrestato sia quella di incaprettarlo una colonna. Tuttavia, ammettendo per amor di discussione che ci si possa trovare nella condizione di non avere altre possibilità, ritengo ampiamente preferibile l'idea di lasciare a piede libero un presunto criminale, perfino se colto in flagrante, piuttosto che quella di sottoporlo ad una simile, intollerabile tortura. Questo, evidentemente, in uno stato di diritto. In un posto come l'Italia, non saprei.

Metilparateacher

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Chi, non avendo di meglio da fare, si prendesse la briga di cliccare sul tasto Play del riquadro qua sopra e avesse la pazienza di cercare il mio nome nell'elenco a destra, potrà vedere la registrazione del mio intervento di ieri alla Scuola Estiva di Liberalismo dell'Associazione Luca Coscioni, cui hanno partecipato studenti universitari di tutt'Italia. E poi si lamentano se 'sti giovani vengono su senza valori...

Lapsus cervicale

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Un lettore lascia un commento al mio post precedente, nel quale si parla della consistenza del muco vaginale, e scrive:

Be' se le idee serie sono i deliri da maniaco sessuale di santaromana chiesa.... (il preservativo no, il termometro nella fica sì, col muco e tutto il resto: ma che cazzo di denso ha?)
E poi venitemi a dire che Freud non aveva capito tutto...

Incasinata concezione

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Dalla Repubblica di oggi:

Due depliant colorati che spiegano i metodi anticoncezionali "ammessi" dalla Chiesa. A riceverli sono stati i sacerdoti che partecipavano alla "Tre giorni del clero", incontro ufficiale della diocesi bolognese. Il primo dépliant, colorato e vivace, illustra il celebre metodo Billings. L´altro, più spartano, propone il meno noto «Metodo sintotermico di Rötzer».
Nulla di nuovo, a dire il vero: si tratta dei soliti metodi anticoncezionali che Chiesa Cattolica ritiene leciti, poiché li considera dei "regolatori naturali della fertilità". L'occasione mi è (davvero) gradita per riassumervi qui di seguito il loro funzionamento.
Metodo Billings
Il sito Cerco un bimbo spiega che per adottare tale sistema occorre osservare attentamente il muco cervicale dell'utero, allo scopo di calcolare il momento dell'ovulazione ed evitare di avere rapporti sessuali nei giorni che gli sono prossimi:
Il muco cervicale viene prodotto dalla cervice ed è influenzato dagli estrogeni e dal progesterone. Nella fase preovulatoria, quando gli estrogeni aumentano, parallelamente allo sviluppo del follicolo viene prodotto un tipo di muco denominato "di tipo fertile"; semplificando al massimo, questo muco ha una consistenza prima gelatinosa, poi è opaco, poi sempre più limpido e filante fino ad assomigliare all'albume d’uovo.
La dissertazione sul muco è sexy di brutto (amore, stasera hai un muco che mi fa andare fuori di testa, sembra un albume d'uovo, vieni qua che te lo sbatto tutto), ben oltre il limite del fetish: quelli che si travestono uno da boia e l'altra da condannata frustandosi allegramente per tutta la notte, al confronto, sono dei perfetti coglioni. Ma andiamo avanti e vediamo quali sono le valutazioni sulla fertilità che si possono far discendere dalla consistenza del nostro moccio vaginale:
L'ultimo giorno in cui compare la sensazione di "scivoloso" viene denominato il giorno del picco: l'ovulazione puo' avvenire in quel giorno o nelle 36/48 ore successive. Quindi il picco puo' essere identificato solo il giorno seguente, quando ricompare la sensazione di asciutto. A questo punto - e ogni donna imparerà a conoscere la durata della propria fase post-ovulatoria - dopo circa due settimane comparirà la mestruazione.
Gelatinoso, opaco, filante, scivoloso, asciutto: per farsi una scopata come si deve, insomma, bisogna essere capaci di analizzare il muco con perizia e raffinatezza. Più che sadomaso, ne converrete, è roba da sommelier.
Metodo Sintotermico Rötzer
In questo caso facciamo riferimento al sito Family Live, che descrive il sistema nel modo seguente:
Il "Metodo Sintotermico"si basa sull'osservazione combinata di diversi sintomi della fertilità: il muco cervicale, la temperatura basale, la cervice uterina ed i sintomi minori. La donna attraverso l'osservazione di più segni e sintomi registrati tutti i giorni su un'apposita scheda, può individuare il tempo fertile e il tempo non fertile che si alternano nel ciclo femminile.
Se per il metodo precedente ci voleva una laurea, qua servono una decina di master: si tratta di valutare il muco, la temperatura (e quindi ci vuole un termometro: mmm sì stallone mio, infilamelo tutto, fammi morire), la cervice uterina (non sono sicuro, ma temo che per controllarla siano necessari degli attrezzi, tipo il kit del piccolo ginecologo), i sintomi minori (non oso immaginare di cosa si tratti: stella, hai la palpebra un po' bassa, non è che stasera mi rimani incinta, eh?), e poi annotare minuziosamente il tutto su una scheda (tipo battaglia navale: A4 - acqua, C7 - colpita di striscio la coscia sinistra, B9 - mmm sì mandrillo che non sei altro, affondamela tutta): dopodiché, forse, ci si potrà concedere una cavalcata come cristo comanda, a condizione che quel vivamaria di eventi si siano miracolosamente concatenati nel modo corretto. Altrimenti rassegnarsi, guardare Porta a Porta, farsi una pippa e poi a nanna.
- o -
Come dite? Vi sembrano metodi assai poco "naturali"? Ah, ecco, secondo voi un preservativo di gomma, per quanto prodotto in serie, è un sistema tutto sommato molto meno artificioso? Lasciatevelo dire, amici miei: non avete capito un bel niente. Qua si parla di prelievi di muco, misurazioni della temperatura, visite ginecologiche casalinghe, compilazione di schede: vi pare che un essere umano, dopo essersi preso la briga di fare tutte queste cose, possa ancora avere una voglia, sia pure minima, di scopare? Direi di no. Ed in effetti, nella stragrande maggioranza dei casi, preferisce guardarsi un film, cimentarsi nel sukodu o farsi una bella partita a dama. Più naturale di così...

Deflorazione commerciale

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Colgo l'occasione per comunicare a chi fosse rimasto affezionato al mito dell'illibatezza che andare a letto con una vergine, circostanza da taluni considerata tanto desiderabile da farne una specie di chimera, significa perlopiù trovarsi a fare sesso con una che non sa manco da che parte cominciare. Vedete un po' voi, io vi ho avvisato...

2036, 37 metri sotto l'Esquilino (più o meno)

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Era la fine di gennaio del 2024 quando installarono a tutti, sotto la base del collo, il microchip che rilevava le intenzioni e mandava un segnale al computer centrale. Naturalmente, dissero che era per il nostro bene. Noi ci credemmo. Nei tre anni successivi i crimini si ridussero a un quinto. Qualcuno si lamentava del fatto che centinaia di persone fossero arrestate per delitti che avevano soltanto immaginato. E' il prezzo della sicurezza, dissero, e misero in galera i detrattori per opinioni eversive dell'ordine costituito. Qualcuno, in quei giorni, scese in strada a festeggiare. Molti, per la verità, diedero fuori di matto, terrorizzati dall'idea di poter pensare accidentalmente qualcosa che non andasse a genio al cervellone: alcuni di loro furono ricoverati in appositi istituti, dai quali non uscirono mai più, altri si suicidarono prima che le guardie facessero in tempo a raggiungerli per impedirglielo. Allora non potevamo saperlo, ma ci avevano visto più lungo di noi. All'inizio del 2028 i ben informati iniziarono a vociferare che alcuni hacker avessero trovato il modo di disattivare il chip: si rifugiavano sulle montagne, dicevano, dove i gendarmi non riuscivano ad arrivare tempestivamente, si spostavano tutti i giorni e provvedevano alla modifica gratuitamente e in meno di mezz'ora. Furono in tanti a mettersi nelle loro mani, anche se qualcuno non sopravviveva all'intervento, e quelli che ce la facevano erano condannati a una vita di clandestinità, oltre che a un torpore continuo e a una certa difficoltà nel pronunciare le palatali. Il Comitato Centrale iniziò a sguinzagliare le squadre speciali sulle montagne: molti hacker vennero arrestati, e i pochi che scamparono furono costretti a riparare nel sistema fognario delle città, sotto il livello della strada, da cui si diceva che il segnale del chip arrivasse assai disturbato e frammentario. Gli scienziati del Comitato, nel frattempo, iniziarono a lavorare a una modifica del software. L'aggiornamento fu pronto nel 2031: una volta registrata l'intenzione, la nuova versione del programma non si limitava a mandare un impulso al computer, ma provvedeva direttamente a paralizzare il soggetto, in modo che le guardie potessero andare ad arrestarlo con tutta calma. Era una svolta epocale nella gestione della della sicurezza, ci dissero. Ci credemmo un po' meno delle altre volte, ma fummo molto attenti a non pensarlo distintamente: quelli che non seppero trattenersi vennero arrestati e condannati all'ergastolo con l'accusa di sovversione all'ordine pubblico. Da quel momento i delitti divennero sporadiche eccezioni, bizzarre discontinuità, trascurabili anomalie. I poliziotti non si prendevano nemmeno la briga di andare ad arrestare quelli che avevano manifestato l'intenzione di compiere i crimini più efferati: li lasciavano semplicemente dov'erano, incapaci di muoversi, a crepare di fame e di sete. Un camion li andava a ritirare ogni settimana dove erano rimasti. Era il 2034, e il crimine era stato pressoché sconfitto: la popolazione era diminuita di un terzo, i cittadini superstiti erano ordinati e mansueti. I poliziotti in servizio erano triplicati. Anche quello, dicevano, era il prezzo della sicurezza: nessuno, tranne qualche irriducibile squilibrato che veniva arrestato e condannato a morte nel giro di poche ore, si permise di domandarsi se fosse d'accordo o no. Restava da risolvere il problema di quelli che vivevano ancora nel sottosuolo come topi, lavorando febbrilmente alle nuove modifiche del software per neutralizzare il chip: la polizia si organizzò, fece delle retate, iniziò a presidiare le fogne fino a decine di metri sottoterra. Gli hacker furono sterminati come mosche. Si vagheggiava, però, che alcuni di loro fossero fortunosamente scampati agli arresti, e dopo un anno buono iniziò a correre la voce che quei ribelli superstiti avessero quasi messo a punto un virus nuovo di zecca contro il nuovo sistema di controllo del chip. Quelli del Comitato Centrale, però, li anticiparono. Venne diffusa la notizia che di lì a poco sarebbe stato pronto un terzo e definitivo aggiornamento del software: il nuovo sistema, dopo aver rilevato i pensieri non graditi, li avrebbe semplicemente cancellati, ricondizionando il soggetto in tempo reale e risolvendo il problema alla radice. Da mesi nessuno si azzardava a pensare più a niente; i più riottosi (pazzi scatenati, senza il minimo istinto di autoconservazione), che ritenevano quella notizia una semplice mossa propagandistica, vennero fermati dovunque si trovassero e giustiziati sul posto, in un silenzio irreale, con un colpo di rivoltella alla nuca. L'annuncio della nuova release è stato dato ieri, con un messaggio del Governatore a reti unificate: a partire dalla prossima settimana la versione 3.0 del software sarà installata su tutti i microchip del paese; a ciascun cittadino sarà inviata una mail con le coordinate dell'appuntamento negli ambulatori pubblici che provvederanno all'operazione. Oggi è il 15 settembre 2036. Io, più o meno trentasette metri sotto l'Esquilino, ho finito di scrivere le ultime righe di codice venti minuti fa: la nuova versione del virus funziona perfettamente, ed è in grado di disattivare completamente il software che sarà ancora in uso per pochi giorni. La cattiva notizia è che il prezzo da pagare, in cento casi su cento, è il completo azzeramento cerebrale. Il che, a occhio e croce, equivale a dire la morte istantanea del soggetto. E' tanto che non parlo con nessuno. A dire il vero, credo di essere rimasto l'unico ancora in libertà. Lascio questa lettera a chi dovesse riuscire a rifugiarsi qua sotto nelle poche ore che ancora gli restano. L'eseguibile del virus è nella eprom dentro al lettore: se tutto va come dovrebbe andare, li troverete entrambi collegati al cavetto usb che ho modificato, che a sua volta sarà attaccato al mio microchip. Qua, appena sotto la base del collo. Click.

Children's crusade

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Dal Corriere della Sera di oggi: Dal sito dell'ANSA:

Mariastella Gelmini (...) l'anno scorso ha partecipato al Family Day, mescolandosi alla folla in modo discreto insieme con altri consiglieri regionali lombardi del suo partito.
La foto che segue, tratta dal sito del Forum Famiglie, è stata scattata proprio durante il Family Day 2007: probabilmente, Ministro Gelmini, in tale occasione Ella si era mescolata alla folla in modo molto "discreto", e quindi deve esserLe sfuggito il particolare. E' soltanto per questo che allora non si è indignata, vero?

Militia Ducis

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AUDACIA:
VILE:
BLITZ:
ONORE:
INFAME:
Già in relazione ai contenuti c'erano ben pochi dubbi, ma a quanto pare anche il vocabolario è pressoché perfetto. Non voglio mettermi a discutere, per carità: se lo dicono loro, di essere guerrieri di Cristo, sarà anche vero; solo mi era sfuggito il fatto che Cristo fosse un fascista. Lo vedi come va a finire, se uno non si informa?

Sanzioni differenziate

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Dal sito di Luca Volontè:

Bene la Procura di Roma sulle offese al Papa. La Guzzanti e company non invochino nessuna "censura", le offese e gli insulti gratuiti devono essere sanzionati. Vale per tutti, pure per il Papa e i cattolici.
Più che giusto, Onorevole. A tale proposito, coerentemente con tale rigorosissima impostazione (che, sia detto per inciso, Le fa onore), sono certo che Ella abbia subito un'adeguata sanzione per le offese e gli insulti gratuiti qua sotto. Oppure no?

(Peripat)Etica di Stato

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Sarà che sono un relativista senza possibilità di redenzione, ma a me pare che -ferma restando l'esigenza di punire severamente chiunque costringa una donna a prostituirsi- l'idea di perseguire chi decida liberamente di ottenere denaro fornendo in cambio prestazioni sessuali, e chi a sua volta si renda destinatario dei suoi servizi, sia degna del peggiore stato etico. Qualcuno replicherà -mi è capitato decine di volte, di sentire questa tiritera- che vendere il proprio corpo non può mai essere una decisione davvero libera, giacché trattasi di operazione di per sé umiliante e mortificante: chi lo fa, pertanto, deve necessariamente esservi indotto, se non dall'azione violenta di altri individui, perlomeno da uno stato di necessità o di bisogno che non gli lasci altra scelta. Orbene, a parte il fatto che sarebbe necessario, volendo condurre tale ragionamento alle estreme conseguenze (è importante, condurre i ragionamenti alle estreme conseguenze, se se ne vuole misurare la portata), appurare quanti altri lavoratori svolgano un mestiere che ritengono umiliante indotti dall'ineluttabile necessità di tirare avanti, e coerentemente impedire anche a loro di occuparsi dei rispettivi incarichi, scongiurando in tal modo la mortificazione che ne scaturisce; a parte questo, dicevo, l'affermazione è discutibile per il semplice motivo che in uno stato di diritto a nessuno, e men che meno allo Stato, dovrebbe essere consentito di prodursi nell'odioso esercizio di giudicare secondo i propri canoni cosa sia degradante per un altro, giacché tale giudizio implica inevitabilmente la prevalenza del proprio punto di vista su quello altrui. Ne consegue che punire la prostituzione (quella liberamente esercitata, non mi stanco di ripeterlo affinché qualcuno non se ne esca a blaterare che ho scritto un post in difesa dei papponi) costituisce quindi una intollerabile ingerenza dello Stato nella vita privata dei cittadini e nella loro libertà di iniziativa, condotta in nome di un precetto morale che in quanto tale non può essere imposto ad alcuno. C'è infine chi difende la propria smania proibizionista (si annida in posti insospettabili, il proibizionismo, badate) con una considerazione a suo dire conclusiva: se si eccettuano le donne costrette dalla tratta o da qualche violento protettore isolato, ne rimarrebbero ben poche ad esercitare il mestiere più antico del mondo. Vale la pena, per difendere la libertà di questa manciata di autonome prostitute, mettere a repentaglio l'incolumità di tutte le altre? In questo caso, al di là dell'apparenza stringente del discorso, è il nesso logico a mancare del tutto, giacché consentire a chi lo vuole di svolgere un'attività non significa tollerare che venga esercitata un'attività diversa: altro è permettere la prostituzione, altro abbassare la guardia nei confronti della schiavitù, che deve essere combattuta con fermezza e senza indecisioni (e fanno tre, ma insomma, non si sa mai). Può darsi che in un ipotetico (quanto fantascientifico, ahimè) futuro, nel quale tutte le donne costrette a prostituirsi vengano brillantemente liberate dall'incubo cui sono sottoposte e si dedichino proficuamente ad altri incarichi, ne resti una soltanto ad esercitare liberamente quello che viene definito il mestiere più antico del mondo. Ebbene, io credo che varrebbe la pena di tutelare il diritto all'autodeterminazione di quella singola donna: dovunque la porti, quello è il posto in cui vuole andare. Gli altri si rassegnino, e imparino una buona volta ad occuparsi dei propri.

Semel in anno

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Per uno come me fa un certo effetto, una volta ogni tanto, appartenere a una maggioranza...

Inaudite convergenze

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Dal sito di Luca Volontè:

La Russa semplicemente sbaglia. Dispiace che il Ministro della Difesa, non un comune cittadino né parlamentare, non sappia distinguere gli onori dovuti a coloro che combatterono contro i nazi-fascisti e chi invece fino alla fine rimase nella Rsi.
C'è poco da fare: La Russa è magistralmente riuscito nella missione impossibile di farmi scrivere che, per una volta, sono d'accordo con Volontè. Grammatica e sintassi a parte, s'intende. Che dite, me ne farò una ragione?

Denunciateli tutti

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Sulla Repubblica di oggi c'è un articolo sulla bella inchiesta degli amici dei Radicali Roma, che si sono presi la briga di andarsene in giro per gli ospedali con una telecamera nascosta chiedendo la pillola del giorno dopo e filmando tutto. I risultati, ahimè, sono più avvilenti del prevedibile: nella metà delle strutture visitate la contraccezione d'emergenza non viene prescritta per una pretesa (quanto immotivata, giacché il farmaco è un contraccettivo, e non un abortivo) obiezione di coscienza, e quindi risulta di fatto proibita pur essendo un diritto sacrosanto di ogni donna. Si tratta, con ogni evidenza, di abusi belli e buoni, di fronte ai quali ripeto l'esortazione di qualche mese fa: se dovesse succedere anche a voi, denunciate i medici e le strutture in cui quei medici lavorano. E' l'unica cosa che si può fare, e che in effetti qualcuno ha già fatto, per costringere questi catechisti ad abbassare la cresta e a fare il loro dovere. Su Soccorso Civile potete trovare tutte le informazioni del caso, ivi compreso il fac-simile della denuncia, nonché i numeri telefonici del servizio di medici volontari che vi dà una mano, prescrivendovi la pillola del giorno dopo nel caso in cui questi integralisti vi abbiano messo i bastoni tra le ruote. Difendiamoci, gente, e facciamolo con la testa alta, ché questi ci si stanno mangiando in un sol boccone. Senza nemmeno prendersi la briga di masticarci.

Terapia omofoba

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Dal Corriere.it:

Una coppia omosessuale è stata aggredita a Roma da una decina di giovani mentre, mano nella mano, stava passeggiando nel pressi del Colosseo, dove c'è il primo locale gay della capitale, il Coming Out.
Monsignor Elio Sgreccia, poco prima dello scorso Natale:
Chi ha particolari tendenze sessuali, come gli omosessuali, va aiutato con terapie adeguate.
Specialmente dopo che lo hanno picchiato in dieci.

Disattenzione letale

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La didascalia che vedete qui a fianco è tratta dal Corriere della Sera di domenica 7 settembre 2008, pagina 23. Sta di fatto, come ha prontamente precisato Mina, che a Piergiorgio non è stata praticata alcuna iniezione letale: ciò che Welby ha chiesto e ottenuto è stato invece il distacco del respiratore artificiale che lo teneva in vita, sulla base del proprio diritto all'autodeterminazione e alla libertà di cura e in omaggio all'articolo 32 della Costituzione. Siccome c'è una bella differenza, stante l'attuale legislazione (che com'è noto ci piacerebbe tanto cambiare, ma questo è un altro discorso), tra assecondare la legittima richiesta di un paziente che vuole interrompere una terapia e fargli una puntura di cloruro di potassio, l'occasione mi è gradita per pregare quelli che scrivono le didascalie del Corriere di informarsi, sia pure vagamente, sulle vicende delle quali si occupano. Sapete com'è, le parole dovrebbero essere importanti, specie quelli che le utilizzano (o dicono di utilizzarle) come strumento professionale. Grazie.

Liberalismo clericale

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Il candidato prenda in esame la recente dichiarazione di Silvio Berlusconi sulle ingerenze della Chiesa Cattolica nella vita politica italiana:

Nessun esponente del nostro schieramento politico si è mai sognato di mettere in discussione la libertà di espressione sui fatti politici da parte dei rappresentanti della Chiesa. Né mai lo farà. Anzi, siamo profondamente grati al Pontefice e ai vescovi per i suggerimenti e le parole di incoraggiamento che ci hanno riservato in questa prima fase del nostro mandato di Governo. Quelli che volevano la Chiesa nel silenzio si sono sempre ispirati a principi opposti ai nostri, alle teorie marxiste-leniniste, in parole semplici al comunismo.
Successivamente, il candidato rifletta sulla seguente definizione fornita da Wikipedia:
Si può dire ad ogni modo che ciò che contraddistingue il liberalismo politico in ogni epoca storica è la fede nell'esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale). Il punto di vista dell'individuo e il godimento della libertà individuale è considerato il parametro valido per giudicare la bontà di un ordinamento politico-sociale. In quest'ottica i poteri dello Stato devono incontrare limiti ben precisi per non ledere i diritti e le libertà dei cittadini. Ne deriva il rifiuto di volta in volta dell'assolutismo monarchico, del clericalismo, del totalitarismo e in generale di ogni dottrina che proclama il sacrificio dell'individuo in nome di fini esterni a esso. Il risvolto del liberalismo in materia religiosa è il laicismo e la separazione tra Stato e Chiesa: «Libera Chiesa in libero Stato».
Tenendo conto del fatto che Wikipedia sostiene di essere una fonte di informazione attendibile, e che allo stesso tempo Berlusconi sostiene di essere un liberale, dica il candidato chi dei due sta mentendo spudoratamente.

Consolatium misero comites habere penantes

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Ida Magli sul Giornale:

Il trapianto di organi, nella sua brutale concretezza, ha tolto qualsiasi sacralità alla morte; e ha cancellato la trascendenza presente, con il suo immenso mistero, nel corpo del defunto. Ci si lamenta del «materialismo» del nostro tempo: l’utilizzazione come pezzi di ricambio dei corpi degli altri ne è la massima prova. Nessun materialismo può andare più in là di così. Né lo si camuffi con la terminologia del «dono»: il soggetto agente è quello che «ti pensa» come pezzo di ricambio, che «ti vede» come pezzo di ricambio, che ti utilizza come pezzo di ricambio.
Come dire: piuttosto che uno, già che ci siamo, meglio che schiattino in tre o in quattro. Vuoi mettere, la soddisfazione di crepare con trascendenza e sacralità?

Fight the real enemy

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Ah, i bei tempi andati, quando le provocazioni al Papa erano roba seria...

(Sinead O'Connor, War, 1992)

La Luce[tta] in fondo al tunnel

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Lucetta Scaraffia chiarisce il suo pensiero (sic) sulla morte cerebrale in un'intervista al Giornale:

C'è un dibattito aperto, libri che ne parlano. Ci sono stati due casi di donne, per le quali era stato dato il permesso di espiantare gli organi e, poi, si è scoperto che aspettavano un figlio; una ha avuto un aborto spontaneo, l'altra ha partorito. Se una rimane incinta vuol dire che non è proprio così cadavere.
A parte il fatto che, com'è stato giustamente segnalato, una donna che rimane incinta è un conto, mentre un insieme di organi che vengono artificialmente mantenuti vitali allo scopo di lasciar sviluppare un feto concepito in un momento antecedente è tutto un altro paio di maniche; che, com'è stato altresì rilevato, il maschilismo dilagande nel mondo cattolico si spinge fino al punto di ritenere che per stabilire se una donna sia viva o morta risulti dirimente la circostanza che il suo corpo sia nelle condizioni di svolgere efficacemente il ruolo di scatola; e che, com'è stato infine sottolineato, il concetto di persona, a volerne parlare seriamente, implicherebbe qualche considerazione di maggiore spessore; a parte queste riflessioni, dicevo, il sillogismo ha tutta l'aria di non avere alcun fondamento scientifico, e di non essere che uno dei tanti giochi di parole che ci capita di concepire quando l'ozio ci assale e non sappiamo che cazzo fare (il colmo per un idraulico? avere un figlio che non capisce un tubo, o giù di lì). Una cosa morta, parrebbe di capire, non può portare a termine lo sviluppo di una cosa viva: se tanto mi dà tanto, dobbiamo aspettarci da un momento all'altro la nascita un movimento per la tutela dei diritti umani delle incubatrici.
Ci sono questioni che spettano agli scienziati, ma sulle quali anche i profani possono riflettere.
Ecco, la chiave è proprio il verbo "riflettere", che secondo il Garzanti online significa letteralmente "applicarsi con la mente, considerare con attenzione, ponderare"; certamente non "aprire bocca e dare fiato".
La definizione di morte cerebrale non è un dogma. I cattolici pensano, hanno idee.
Non vorrei fare la parte del cinico, ma se tutte le idee fossero come questa quasi quasi sarebbero meglio i dogmi.
Per fortuna le donne laiche iniziano ad avere voce nella chiesa: è un segnale importante.
Importantissimo, direi: se si dovesse giudicare da questo episodio, si direbbe che le donne vengano mandate avanti a fare qualche figuraccia lanciando sassi nello stagno, in modo da consentire alla Chiesa di esaminare con tutta calma l'effetto che fa e riservarsi, se del caso, di scaricarle.
I sostenitori del rapporto di Harvard possono esporre le loro ragioni, ma di queste cose si deve parlare.
Sono decisamente confortato. La Scaraffia, che è una storica, si pronuncia con argomentazioni da bar dello sport contro il rapporto di Harvard, ma accorda magnanimamente ai suoi sostenitori, che sono degli scienziati, il permesso di esporre le loro ragioni (cosa che peraltro, evidentemente, è stata già ampiamente fatta, se la parola "rapporto" ha un significato). Che generosità, eh?
Le minoranze possono cambiare il modo di pensare. La scienza non è democratica.
Su questo, debbo ammetterlo, sono d'accordo. D'altronde, dev'essere la stessa considerazione che avranno svolto gli scienziati leggendo questa intervista. Dopo aver smesso di ridere, s'intende.

Basta la parola

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Non per infliggervi la rielaborazione di un post di ieri, ma non trovate anche voi che qualcuno(*), prima o poi, 'sta cosa dovesse dirla?

Ass.Coscioni: fronte clericale cerca di imporre battaglia di retroguardia, è necessario continuare a pronunciare la parola "Eutanasia" Dichiarazione di Alessandro Capriccioli e Josè De Falco, membri di Giunta dell'Associazione Luca Coscioni per la Libertà di Ricerca Scientifica L'articolo in cui Lucetta Scaraffia afferma che la morte cerebrale non è un elemento sufficiente a dichiarare la fine della vita umana è già stato confutato da chi possiede le competenze scientifiche per farlo; al di là dell'aspetto tecnico, tuttavia, emerge un dato politico chiarissimo e decisamente inquietante: il fronte clericale, pur di affossare la possibilità di disciplinare il testamento biologico, è disposto a muoversi nella direzione di dichiarare illeciti perfino i trapianti di organi. Si tratta di una strategia ormai collaudata: si sposta altrove il fuoco del dibattito, costringendo i propri avversari a una battaglia di retroguardia e scongiurando in tal modo la possibilità di affrontare la questione originaria. Non è improbabile, quindi, che tra qualche settimana ci si ritrovi a difendere i malati che aspettano da mesi un fegato o un cuore, battendosi per il rispetto di diritti che fino al giorno prima parevano acquisiti; e che tra qualche mese, andando avanti di questo passo, si debba organizzare un sit-in o un digiuno per difendere il diritto di assumere antibiotici o quello di accedere liberamente alle vaccinazioni. Sarà bene non dimenticare che solo qualche mese fa (prima che la parola divenisse quasi impronunciabile) si dibatteva esplicitamente sulla legalizzazione dell'eutanasia: proprio per questo l'Associazione Luca Coscioni, che ha ancora il coraggio civile di dichiarare apertamente quell'obiettivo e di battersi per raggiungerlo, mette a disposizione, sul portale Soccorso Civile, i dati e le informazioni necessarie per accedere all'eutanasia all'estero; non cadendo nel tranello dell'arretramento civile e culturale che viene quotidianamente imposto alla società italiana.
(*) L'Agenzia di stampa AGI, nel riportare la notizia, qualifica Josè e me come "i vertici" dell'Associazione Coscioni. Devo ricordarmi di dirlo a Cappato, la prossima volta che lo vedo, così si dimette e non ne parliamo più.

Anonima stronzate

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Un tizio che ha pensato bene di non firmarsi (pur avendo ricevuto un nome, si deve supporre, all'atto del battesimo) mi augura (con ortografia, grammatica e sintassi decisamente incerte, presumibilmente in ragione di una maggiore attenzione nei confronti della catechesi che della lingua italiana) di essere dichiarato cerebralmente morto e di risvegliarmi un istante prima che mi vengano espiantati gli organi. Mentre mi domando quale decurtazione di punti possa produrre, ai fini dell'eventuale ingresso in paradiso del nostro amico stinco di santo, un auspicio del genere (quelli come me sono destinati all'inferno senza discussione, ma per un individuo tanto pio sporcarsi la fedina così ingenuamente rappresenta indiscutibilmente una leggerezza) rifletto sul fatto che non sono poi tante, tra le dottrine disponibili sul mercato, quelle capaci di produrre individui dotati di un senso dell'orrido così pronunciato da consentire loro non dico di augurare a qualcuno, ma persino di immaginare una simile eventualità. Roba, ne converrete, da far impallidire George Romero, i cui zombie si risvegliavano sì dopo la morte, ma perlomeno restavano liberi di scorrazzare per le campagne terrorizzando la popolazione autoctona con tutti gli organi al loro posto (circostanza, questa, comprovata dall'abbondanza di budella che gli zombie medesimi disseminavano in giro al loro spaventoso e caracollante passaggio). Che dire? Prendo atto dell'auspicio ricevuto, rammaricandomi del fatto di non poterlo adeguatamente ricambiare, giacché la mia formazione laicista mi ha irrimediabilmente precluso l'acquisizione di un gusto così spiccatamente grandguignolesco. Mio malgrado, quindi, dovrò limitarmi ad un augurio più banale, anche se altrettanto sincero: possa tu un giorno, amico anonimo, imbatterti in un dio un po' meno sadico e vendicativo del tuo. Ah, e possa tu imparare un po' d'italiano, ovviamente. Anche se per questo, a onor del vero, ci vorrebbe un miracolo.

L'implacabile arretramento

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Presumo che l'articolo di Lucetta Scaraffia, secondo cui la morte cerebrale non sarebbe un elemento sufficiente a dichiarare la fine della vita umana, verrà autorevolmente commentato da chi possiede le competenze scientifiche per farlo: io, che di lavoro faccio il commercialista, non mi permetto di entrare nel merito della questione (non senza rilevare, en passant, che la stessa Scaraffia è una docente di storia contemporanea e non un medico, ma insomma, lasciamo correre). Quello su cui ci si può soffermare, tuttavia, è il dato politico, che a me pare piuttosto chiaro (oltre che decisamente inquietante): c'è chi si rende disponibile, pur di affossare la possibilità di disciplinare il testamento biologico, a farsi in quattro per dichiarare illeciti perfino i trapianti di organi; il che, a ben guardare, non è che la declinazione di una strategia ormai collaudatissima: spostare altrove il fuoco dello scontro, costringere i propri avversari a una battaglia di retroguardia e scongiurare in tal modo il dibattito sulla questione originaria. E' possibile, quindi, che tra qualche settimana ci si ritrovi tutti a farsi in quattro per difendere quei malati che aspettano da mesi un fegato o un cuore, e a battersi per il rispetto di diritti che fino al giorno prima parevano acquisiti, ma che il solerte intervento dei crociati come la Scaraffia ha rimesso imprevedibilmente in discussione. Io, malinconicamente ma senza mollare il punto, mi permetto di mettere un segnalibro su questa pagina, perché ho il brutto vizio di non dimenticare e l'altrettando odioso difetto di essere testardo: solo qualche mese fa, prima che questi fenomeni iniziassero a stracciarsi le vesti, ci stavamo battendo per la legalizzazione dell'eutanasia. Ricordiamocene, quando ci ritroveremo a digiunare per non abolire gli antibiotici.

Il contagio della libertà

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Beppino Englaro sull'Unità di oggi:

Ho notato, con amarezza, che le persone restie ai condizionamenti - delle quali Eluana era una evidente esemplare - vengono mal tollerate dalla nostra società perché, reclamando l'esercizio delle loro libertà fondamentali, sovvertono l'ordine prestabilito, e questo infastidisce e spaventa. Non si coglie che essi sono una ricchezza per la collettività, uno sprone al pensare da sé, un contributo al pacifico e prezioso fermento civile. Forse si teme il contagio che la libertà, come l'allegria, sanno muovere tra le persone dalle sensibilità affini.
All'affollato esercito dei blateranti suggerirei sommessamente di leggere e rileggere, se possibile imparando a memoria. E di vergognarsi un bel po'.

Conversione differenziata

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In occasione della terza giornata per la salvaguardia del Creato, che si è celebrata ieri, i vescovi della CEI hanno elaborato un messaggio dal titolo "Una nuova sobrietà, per abitare la terra", del quale riporto qui di seguito alcuni significativi stralci:

Vorremmo, però, soffermarci in questa sede su un aspetto che interessa tutti i cittadini dei Paesi più industrializzati: quello di un profondo rinnovamento delle nostre forme di consumo. Occorre, infatti, un nuovo stile di sobrietà, capace di conciliare una buona qualità della vita con la riduzione del consumo di ambiente. (...) Si tratta, in particolare, di ridurre quei consumi che non sono realmente necessari e di imparare a soddisfare in modo ragionevole i bisogni essenziali della vita individuale e sociale. In questa direzione, sarà possibile valorizzare in forme nuove quella tradizione di essenzialità che caratterizza tante comunità religiose, facendola diventare pratica quotidiana per tutte le realtà cristiane. (...) Un efficace rinnovamento delle pratiche - personali, familiari e comunitarie - non potrà realizzarsi senza una vera e propria «conversione ecologica», cioè senza uno sguardo rinnovato sulle nostre esistenze e sui beni che le caratterizzano.
L'invito, sia detto per inciso, promana da un'organizzazione guidata da un tizio che non rinuncia a andarsene in giro con una stola di ermellino neanche se glielo chiedono in cinquemila, con tanto di nomi e cognomi. Niente male, eh?

Appunti per l'autunno

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A beneficio dei più distratti, riepilogo qui di seguito quello che dobbiamo aspettarci dopo la pausa estiva. In Parlamento, a quanto è dato sapere, si metteranno d'accordo per un testo di legge che disciplini il cosiddetto testamento biologico, escludendo la possibilità di rinunciare all'alimentazione e all'idratazione artificiali e stabilendo che le dichiarazioni anticipate di trattamento debbano considerarsi non vincolanti per il medico. Il che equivale a proibire il testamento biologico nel significato in cui lo si è sempre inteso (l'unico con un minimo di senso logico, detto tra parentesi), coniando contestualmente una nuova formulazione del concetto, consistente nella possibilità di mettere nero su bianco una serie di indicazioni terapeutiche che potranno essere allegramente disattese. Stante quanto sopra, il Parlamento si appresta ad accordare ai cittadini (in pompa magna e con una certa solennità) il permesso di scrivere su un pezzo di carta una serie di chiacchiere perfettamente inutili. Poiché tale operazione, a quanto risulta a chi scrive, è ampiamente praticabile anche adesso, si deve concludere che nei prossimi mesi, dopo un ampio ed esauriente dibattito in cui verranno mirabilmente composte le innumerevoli posizioni in campo con tutte le loro sottili sfumature, sarà elaborata una legge che non servirà a un cazzo, se non a vietare definitivamente ciò che oggi, in assenza di una norma espressa, deve considerarsi quantomeno dubbio. Cominciamo bene, nevvero?

Lunedi, primo settembre

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Dal sito di Luca Volontè:

Pensate di aver al vostro fianco, nella sdraio lì accanto o nel bar del rifugio alpino, un tale che indossi occhiali per vedere il "virtual", che invece di chiedere da bere o prendere il sole si buttasse addosso al primo che passa e gli succhiasse il sangue.
Non c'è niente da fare, le vacanze rigenerano...

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