Procreazione di classe

Non può certo meravigliare che sia quadruplicato il numero delle coppie italiane che si recano all’estero per tentare di risolvere i loro problemi di fertilità; i dati diffusi dall’Osservatorio sul turismo procreativo erano ampiamente prevedibili, dopo l’introduzione della Legge 40, che costituisce una delle normative più restrittive d’Europa in materia di procreazione assistita. Dopo aver letto e riletto la notizia, non si può fare a meno di domandarsi che sorte sia riservata alle coppie che non hanno la possibilità economica di andare all’estero per accedere alle tecniche di fecondazione di cui avrebbero bisogno. La risposta è tanto ovvia quanto avvilente: debbono semplicemente rinunciarvi, così come negli anni ‘70 dovevano rinunciare ad abortire (o in alternativa affidarsi alle mani delle mammane) le donne non abbastanza agiate da potersi permettere di interrompere la gravidanza fuori dall’Italia. C’è di che avvilirsi davvero, assistendo allo spettacolo di una classe politica supinamente asservita al Vaticano, che predica la difesa dei più deboli ma avalla senza alcuno scrupolo la perpetuazione di odiosi privilegi: affermando di ispirarsi a precetti di presunta natura etica, mentre in realtà si piega, senza battere ciglio, alla consueta legge del più forte.

Questo post è stato pubblicato il 30 novembre 2006. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

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