Partecipazione popolare: chi chiacchiera e chi la pratica

Nessun commento »

Ricapitoliamo:

2009, delibera di iniziativa popolare per l'istituzione del registro dei testamenti biologici: raccolte 9.000 firme sulle 5.000 necessarie, messa all'ordine dei lavori, mai discussa;
2009-2010, delibera di iniziativa popolare sull'implementazione dell'Anagrafe Pubblica degli Eletti e dei Nominati: raccolte 8.000 firme sulle 5.000 necessarie, calendarizzata solo dopo un dopo walk around di 20 giorni intorno al Campidoglio, approvata nel 2010;
2010-2011, interrogazioni popolari sul debito del Comune di Roma, sui derivati sottoscritti dal medesimo, sulle esenzioni ICI per gli enti ecclesiastici, sul patrimonio immobiliare del Comune di Roma, sull'ordinanza anti-prostituzione di Alemanno;
2012, delibera di iniziativa popolare sulle unioni civili: raccolte 8.000 firme sulle 5.000 necessarie, mai calendarizzata, Riccardo Magi espulso dall'aula del Consiglio Comunale per averlo ricordato ai consiglieri;
2012, 8 referendum comunali "Roma Libera Tutti" su mobilità sostenibile, cementificazione e consumo di suolo, libertà di scelta nei servizi comunali alla persona, testamento biologico, unioni civili, libero accesso al litorale di Ostia, raccolta differenziata: raccolte 44.000 firme sulle 50.000 necessarie;
2013, viene approvato il nuovo Statuto del Comune di Roma e riusciamo ad ottenere che per i referendum comunali siano necessarie 29.000 firme e non più 50.000;
2013, 5 referendum "Roma Libera Tutti" su mobilità sostenibile, cementificazione e consumo di suolo, testamento biologico, unioni civili, libero accesso al litorale di Ostia: raccolte le 1.000 firme dei promotori (tra cui quella di Ignazio Marino), i quesiti saranno depositati a giorni.
Il punto è: tra tanta gente che predica dalla mattina alla sera di "partecipazione popolare", i Radicali di Roma sono gli unici ad averla praticata davvero. Pazientemente, ostinatamente, spesso nell'indifferenza delle istituzioni e degli altri partiti politici.
Io non lo so, quale sia la "vecchia" politica e quale sia quella "nuova": ma so che noi ci abbiamo sempre provato, a far sentire la voce dei cittadini.
Coi fatti, non a chiacchiere.
Ricordatevene, quando andrete a votare.

Giusta? No, terrificante

6 Commenti »

Allora, gente, la questione è questa: ritengo che la Marcia per la Vita sia una manifestazione fondamentalista; legittima, naturalmente, ma fondamentalista. Non può essere definito altrimenti un contesto nel quale l'aborto viene equiparato all'omicidio, e quindi -più o meno implicitamente- alle donne che abortiscono viene attribuita la qualifica di assassine.
Ebbene, da candidato nella Lista Civica per Marino al 2° Municipio di Roma, sono rimasto molto meravigliato quando il mio candidato Sindaco, ieri, l'ha definita "giusta": è un aggettivo che non condivido neppure in minima parte, dal quale mi dissocio senza riserve.
Riccardo Magi, il candidato radicale al Consiglio Comunale, si è già espresso in modo molto chiaro sulla vicenda: ma credo valga la pena che la mia voce si aggiunga alla sua.
Io, come ho già avuto modo di dire più di una volta, trovo la Marcia per la Vita una manifestazione terrificante: e oggi lo ribadisco con la massima chiarezza, certo di parlare anche a nome degli altri candidati radicali nei municipi, promettendo che se sarò eletto farò di tutto, nei limiti di quanto mi sarà possibile, per costituire un presidio vivente contro tutti gli integralismi e contro gli attacchi alla libertà di scelta delle donne sul proprio corpo.
Perché, da radicale, so bene una cosa: la legalizzazione dell'aborto è stato lo strumento attraverso il quale siamo riusciti a sconfiggere la piaga dell'aborto clandestino. E a far calare drasticamente, checché ne dicano, il numero degli aborti. Chi si batte per abrogare quella legge non vuole che gli aborti cessino: vuole semplicemente renderli criminali; consegnare le donne all'illegalità; lasciarle davvero sole, per poi colpevolizzarle e trattarle da assassine.
Non è antiabortista, chi vuole abrogare la legge 194. Manco per niente. A prescindere da quello che blatera.
Ed è bene che una buona volta lo si dica con chiarezza.
Tutto qua.

Update: Francesca Battistelli, anche lei candidata nella Lista Civica Marino al 2° municipio, si associa al contenuto di questo post. Non è la prima volta che ci troviamo d'accordo: se avete in mente di votare me, ricordate che potete votare anche lei.

Bell'esempio

4 Commenti »


Si può dire tutto quello che si vuole: ma quando si arriva al punto in cui il Sindaco uscente (ricandidato alla stessa carica) e il Presidente del Consiglio Comunale uscente (anch'egli ricandidato) -vale a dire le due massime cariche istituzionali di un Comune importante come quello di Roma- sparpagliano per la città le loro affissioni abusive anziché dare l'esempio e vigilare responsabilmente sugli abusi degli altri, si può affermare in modo inequivocabile di essere giunti al punto di non ritorno.
Tra l'altro non si tratta mica di due personaggi qualsiasi: il Sindaco, Gianni Alemanno, è quello che ha vinto la scorsa campagna elettorale riempiendosi la bocca con le parole "decoro", "sicurezza", "legalità"; il Presidente del Consiglio Comunale, Marco Pomarici, è quello che ha cacciato e bandito dall'aula consiliare Riccardo Magi, segretario di Radicali Roma, reo di aver ricordato ai consiglieri che se ne stavano strafottendo della volontà dei cittadini omettendo di calendarizzare, come la legge avrebbe imposto, la delibere di iniziativa popolare sulle famiglie di fatto.
Due politici tutti d'un pezzo, perbacco. Severi. Inflessibili. Tranne quando si tratta di applicare le regole a loro stessi.
Ho scattato personalmente, questa mattina, le due foto che vedete qua sopra. Affiggere manifesti abusivamente non è una cosa di poco conto: significa occupare arbitrariamente spazi che possono essere stati regolarmente acquistati da altri, danneggiare le casse comunali evadendo i diritti di affissione, oltre che insozzare la città di cartaccia dare pubblico esempio di un comportamento illegale.
Voglio dire, stiamo parlando del Sindaco e del Presidente del Consiglio Comunale, mica di due qualsiasi.
Che volete fare: continuare a votare questa gente, oppure dare fiducia a noi, che la combattiamo da anni?
A voi la scelta.

Il proibizionismo è un tema "locale"

2 Commenti »

Dopo il mio post di ieri qualcuno ha eccepito, non senza qualche (apparente) ragione, che il proibizionismo sulle droghe non è un tema di competenza comunale: e che quindi sarebbe improprio, come hanno fatto i sette radicali candidati nella Lista Civica per Marino, farlo entrare nel dibattito delle elezioni amministrative.
Perdonatemi, ma io la vedo diversamente.
Il punto, secondo me, è che l'atteggiamento proibizionista che caratterizza il tema (nazionale, e su questo avete ragione) delle droghe è esattamente lo stesso col quale Alemanno e i suoi hanno governato Roma negli ultimi anni, sparando una dietro l'altra decine di ordinanze con le quali veniva vietato praticamente tutto: a partire dalla possibilità di bersi una birra fresca all'aperto, per finire con le grottesche alzate d'ingegno "anti-bivacco" che impediscono perfino di farsi un panino in mezzo alla strada.
Si tratta dell'atteggiamento che pretende di rendere la nostra città migliore impedendo ai cittadini perbene (che sono la stragrande maggioranza) di popolarla e viverla, e quindi, di fatto, la svuotano e la lasciano nella mani di quei pochi facinorosi che delle ordinanze se ne infischiano comunque, e che avendo campo libero anche rispetto al naturale "controllo sociale" che deriverebbe dalla presenza di tutti gli altri imperversano come e più di prima.
Ecco perché sono convinto che il proibizionismo sia, nella sua accezione più larga, un tema molto più "locale" di quanto si pensi: e che sia centrale soprattutto in una città come Roma, che è stata trasformata da capitale europea a provincia periferica, a deserto spopolato del tutto invivibile sia per i residenti che per i turisti.
Bisogna che la gente se la riprenda, Roma, che torni a viverla: è necessario per la sua sopravvivenza, prima ancora che per il suo rilancio.
Noi ci proveremo, se saremo eletti, a scardinare quelle ordinanze. A cancellarle. A riaprire a tutti le strade di questa città.
Contateci.
Perché essere antiproibizionisti, come siamo noi, non significa parlare soltanto di droghe.

Un esamino di coscienza

4 Commenti »

In estrema sintesi succede questo: i 7 radicali candidati nella Lista Civica di Ignazio Marino (tra cui lo scrivente)  aderiscono alla Million Marijuana March di Roma 2013, sottolineando a chiare lettere che "il proibizionismo è una delle facce con cui il totalitarismo sta già rivivendo nelle nostre istituzioni producendo morte, dolore e disperazione nelle carceri, nelle strade, nelle famiglie, calpestando i diritti e la vita degli individui a beneficio delle mafie", e l'Assessore De Palo commenta dicendo che la politica "dovrebbe rimanere al di fuori del dibattito sulla legalizzazione delle sostanze stupefacenti" (sic) e che "è urgente rinsaldare l’alleanza tra Istituzioni, famiglie e giovani per combattere il dramma dell’utilizzo di stupefacenti".
Il che, per la verità, è davvero curioso: perché è proprio l'atteggiamento di chi si ostina a mentire spudoratamente sulla cannabis, sostenendo che si tratta di una droga pericolosa alla stregua degli stupefacenti pesanti, a danneggiare i nostri giovani, violando ogni principio di verità, tradendo la loro fiducia e consegnandoli dritti dritti nelle mani dello spaccio illegale e della criminalità.
Dicono che noi, aderendo alla Million Marijuana March, danneggiamo i giovani?
Chiacchiere.
La verità, quella che conosciamo tutti, è che sono loro a fargli davvero del male. A consentire, con le loro proibizioni insensate, che abbiano a che fare con chi in una tasca ha la marijuana e nell'altra l'eroina. A spedirli, senza passare per il via, dentro la bocca del lupo.
La smettano, una buona volta, di criminalizzare chi dice ai ragazzi la verità.
E si facciano, piuttosto, un esamino di coscienza.

Il voto utilissimo

10 Commenti »

Allora, gente, le cose stanno più o meno così: Ignazio Marino, candidato sindaco di Roma per il centrosinistra, ha deciso di imbarcare nella sua lista civica sette (dicasi sette) radicali.
Uno di quei sette è candidato al Consiglio Comunale e si chiama Riccardo Magi: negli ultimi due anni abbiamo lavorato insieme, spalla a spalla, occupandoci di diritti civili, mobilità sostenibile, antiproibizionismo, trasparenza, legalità. Occupandocene sul serio, voglio dire, non a chiacchiere: attraverso le interrogazioni, gli accessi agli atti, le delibere di iniziativa popolare, i referendum comunali, i tavoli di raccolta firme.
Gli altri sei si chiamano Paolo Izzo, Alessandro Capriccioli (essì, sono io, ma sulla scheda potrete scrivere anche "Metilparaben"), Leonardo Molinari, Davide Tutino, Demetrio Bacaro e Franco Giacomelli, candidati rispettivamente al 1°, al 2°, al 3°, al 7°, al 9° e al 10° municipio.
Ora, la questione è: vogliamo mandarcelo, in Consiglio Comunale, uno che ha fatto davvero le cose di cui altri si vantano senza neanche sapere che sono? Cioè, uno che la partecipazione dei cittadini l'ha attivata concretamente, che ha fatto approvare l'anagrafe pubblica degli eletti, che ha raccolto le firme per la delibera di iniziativa popolare sulle coppie di fatto e poi è stato bandito dal consiglio comunale per aver ricordato ai consiglieri che avevano l'obbligo di calendarizzarla, che si è costituito parte civile al posto del comune per difendere la salute dei cittadini messa a repentaglio dall'amianto, che ha cercato di portare i romani ai referendum con "Roma Sì Muove" mancando l'obiettivo per un pugno di firme e adesso ci riprova con "Roma Libera Tutti", che ha ingaggiato la battaglia contro i manifesti abusivi quando ancora non era di moda, che prima ha studiato e poi ha cercato di raccontare la mostruosa vicenda del debito del Comune di Roma?
E vogliamo mandarceli, nei municipi, quelli che da anni lavorano insieme a lui?
Secondo me, che sono parte in causa ma quello che penso ve lo dico ugualmente, provare a mandarceli non sarebbe un "voto utile".
Sarebbe un voto utilissimo.
Poi fate voi.

I brividi di Rodotà

8 Commenti »

Vorrei far sommessamente far notare una cosa: un conto è dire che con l'elezione di Napolitano la "vecchia politica" si è arroccata, si è ripiegata su se stessa, si è prodotta per l'ennesima volta in una strenua difesa delle proprie rendite di posizione; il che, sono il primo a convenirne, ha senso e per molti versi è pure condivisibile.
Un altro conto, però, è la variegata sequela di castronerie che ho sentito pronunciare in televisione dai manifestanti di Piazza SS. Apostoli.
Un secondo settennato è incostituzionale (ma quando mai), è stato violato l'articolo 1 della Costituzione che affida la sovranità al popolo (questa è una democrazia rappresentativa, ragazzi), la "gente" voleva Rodotà (ma quale gente? quelli delle quirinarie? quelli, che manco si sono degnati di dirci quanti fossero, sarebbero la "gente"?), fino ad ipotizzare addirittura avventurosi "ricorsi" (ma quali ricorsi? e in quale sedi? e con quali motivazioni?) contro l'elezione di Napolitano.
Datemi retta: limitatevi alla politica, ed evitate di avventurarvi in territori che vi sono evidentemente sconosciuti.
Rodotà, quello di cui scandivate il nome in piazza, è un costituzionalista coi fiocchi.
A sentirvi dire quello che dicevate, credetemi, gli sarebbero venuti i brividi.

Ecco perché no

31 Commenti »

Eppure Civati ve l'ha data, la risposta alla domanda che tambureggia da ieri: PD, perché non Rodotà? O meglio, ve l'ha data quasi tutta, lasciando a voi il compito (penoso) di completarla.
Rodotà non aveva i numeri, dice Civati. Il che equivale a dire che non sarebbe stato votato da una parte del PD tanto significativa da pregiudicarne l'elezione e "bruciarne" il nome.
Embè? Direte voi. Hanno bruciato i nomi di Marini e Prodi, non valeva la pena di rischiare di bruciare anche quello di Rodotà pur di tentare? Tanto, male che fosse andata, non sarebbe stato eletto comunque: e il partito sarebbe apparso dilaniato esattamente nello stesso modo che tutti hanno potuto vedere durante il primo e il terzo scrutinio.
Mica vero. E questa, abbiate pazienza, è la parte di risposta che Civati ha lasciato a voi.
Perché un conto è dimostrarsi divisi perché una parte dei propri parlamentari, avendo a cuore la "volontà popolare", non ci sta al cosiddetto "inciucio" col berlusca; un altro è rendere evidente al paese che cento o duecento di loro hanno poco o niente a che vedere con una visione laica e progressista del mondo e della politica. Anzi, che la schifano. La temono. La aborrono.
Cioè, in estrema sintesi, che il Partito Democratico non è quello che dice di essere.
Per questo la candidatura di Rodotà non poteva essere sottoposta al voto: perché avrebbe rivelato agli elettori del PD il fatto che il PD, nel suo complesso, non è affatto quello che loro pensano che sia; o, per dirla meglio, non è affatto ciò che lo stesso PD, alimentando colpevolmente un equivoco che va avanti sin dalla sua nascita, ha raccontato loro di essere.
Insomma: bruciare Marini e Prodi avrebbe mostrato un partito diviso; bruciare Rodotà avrebbe impietosamente disvelato un partito che prende per il culo i suoi stessi elettori.
Che dite, è sufficiente come risposta?

Emma

15 Commenti »

Oggi ho rifatto il template di questo blog. Così, per vedere come veniva. Avete presenti quelle cose che uno le fa senza sapere bene perché? Ecco.
Poi, mentre guardavo com'era, mi è venuto in mente che Emma è ancora eleggibile.
La Bonino, dico, non quella che canta.
E allora, avendo 'sto blog che sembra nuovo di zecca, ne approfitto e ve lo scrivo: Emma, volendo, si può votare.
Così, nell'ipotesi in cui non sappiate come venirne fuori vivi.
Perché sarebbe un modo fantastico di venirne fuori, sapete? Cioè, ve la cavereste rispolverando l'ipotesi che era la migliore sin dall'inizio. Mica male, eh?
Non so, magari ci avete già pensato. Magari le avrete pensate tutte, ci mancherebbe.
Però, nel dubbio, io ve lo ricordo.
Poi non dite che non vi ho dato una mano, eh?

Poll

Powered by Blogger.

Popular Posts

Followers

Blog Archive

Subscribe

Labels

Sponsor

Random Post