Perdono omofobo

Umberto Folena su Avvenire:

«E qui forse ci è dato di ragionare sul perché, nella comunità cristiana, il tema degli omosessuali appare ancora non risolto. Individuiamo tre motivi».

Ecco, amico omosessuale, leggi, che adesso ti spiegano tutto: dopo, non dubitarne, sarai rassicurato.

«In parte, ci può essere una certa durezza di cuore - spesso solo apparente: magari è imbarazzo - da parte di alcuni cristiani che fanno fatica. Disprezzarli e colpevolizzarli per questa loro fa tica sarebbe ingeneroso e sciocco: così facendo si induce chiusura ulteriore».

Tienilo a mente, amico omosessuale: quando qualcuno ti dà del culattone, del deviato, del pervertito, si tratta di semplice imbarazzo, mica di cattiveria; se tu lo colpevolizzi (che sciocchino sei) finisce che quello, poverino, fa fatica e si chiude ancora di più. Suvvia, non essere ingeneroso!

«Secondo motivo: l’aggressività, anche se solo di facciata, di certe manifestazioni pubbliche, come i Gay Pride, viene avvertita come una minaccia da chi apprezza il pudore e non l’esibizionismo, omo o etero che sia».

Hai presente, amico omosessuale, il tuo vicino di casa? Sì, proprio quello che va in giro con la BMW cromata e la radio a palla, che ha tre parabole sul tetto e che racconta le sue avventure erotiche fuori dal bar sganasciandosi dalle risate: ecco, non è che lui ti odi, ci mancherebbe, ma sai com’è, non sopporta il tuo esibizionismo. Anche tu, un po’ di pudore, eccheccazzo.

«Terzo, forse non abbiamo fatto nostra abbastanza - vivendola nella carne, non soltanto apprendendola sul catechismo - la realtà di una Chiesa madre e maestra. Madre, capace di accogliere e perdonare ogni cuore sincero, capace di amore senza limiti».

Visto? E allora sii ottimista, amico omosessuale, perché la Chiesa è capace di amore senza limiti; al punto che, se vissuta nella sua vera essenza, riesce a perdonare chiunque. Persino il più feroce criminale.

Perfino, ebbene sì, un frocio come te.

Questo post è stato pubblicato il 17 maggio 2007 in ,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

12 Responses to “Perdono omofobo”

  1. Fantastico questo post!
    Ringraziamo la chiesa, capace di tanto amore. Leggere l'Avvenire è come sentire delle unghie sulla lavagna, bere il caffè col sale, ficcarsi un dito in un occhio. Nonostante ciò le baggianate che certi bifolchi danno per sacre mi fanno sentire, in un certo senso, superiore.
    Giulia

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  2. E poi, caro amico omosessuale, tieni presente che le scappatoie per continuare a vivere come ti pare epperò avere il rispetto della società, ci sono, a chi sa ben vedere. Per esempio, mai pensato di entrare in Seminario?

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  3. magnifico, davvero. scrivi sempre bene ma stavolta e' particolarmente azzeccato. complimenti.

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  4. Bella traduzione.

    E bella chiosa di Galatea...

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  5. @giulia-> in un certo senso, sì.

    @galatea-> genio.

    @xlthlx-> grazie. :-)

    @restodelmondo-> fantastica chiosa.

    @chetelodicoafa-> Thanks. ;-)

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  6. "Hai presente, amico omosessuale, il tuo vicino di casa? Sì, proprio quello che va in giro con la BMW cromata e la radio a palla, che ha tre parabole sul tetto e che racconta le sue avventure erotiche fuori dal bar sganasciandosi dalle risate: ecco, non è che lui ti odi, ci mancherebbe, ma sai com’è, non sopporta il tuo esibizionismo. Anche tu, un po’ di pudore, eccheccazzo."

    Bello, ma attenzione a non invertire gli stereotipi. Si dà l'impressione che sia proprio lo stupido orgoglio di quelli con la BMW cromata a legittimare il Gay Pride, e così si dà ragione a coloro che lo liquidano come esibizionismo. Anzi, temo che in parte ne abbiano.
    Non c'è niente da essere orgogliosi nella propria natura. Non è una colpa ma nemmeno un merito per nessuno. Il revanscismo non permette di controbattere efficacemente ad Avvenire.

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  7. Non ho mai neanche pensato che l'esibizionismo della BMW legittimi il gay pride. Sono ben altre, e più serie, le ragioni che lo legittimano. L'esempio della BMW serve solo a mettere in luce l'ipocrisia. Tutto qua.

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