Joseph Ratzinger, 9 dicembre 2006:
«È compito, allora, di tutti i credenti, in particolare dei credenti in Cristo, contribuire ad elaborare un concetto di laicità che, da una parte, riconosca a Dio e alla sua legge morale, a Cristo e alla sua Chiesa il posto che ad essi spetta nella vita umana, individuale e sociale, e, dall’altra, affermi e rispetti la legittima autonomia delle realtà terrene, intendendo con tale espressione, come ribadisce il Concilio Vaticano II, che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l’uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare».
Francesco Rutelli, 10 dicembre 2006:
«Dovremo rappresentare un paese civile, che non sarà mai né laicista né clericale. Mi lasci dire che commetteremmo un errore imperdonabile, un’autoamputazione, se ci mostrassimo ostili alla profonda cultura cristiana che è nel nostro popolo. Abbiamo ben chiara la separazione tra la fede delle persone e la non confessionalità delle istituzioni e allo stesso tempo diciamo che nella nostra società è ben legittimo il confronto pubblico sui temi che riguardano la sfera religiosa come sarà costante quello sulle grandi questioni etiche. Questo, è proprio il caso di dirlo, è un aspetto che va affrontato laicamente, cioè in modo aperto, pluralista: c’è spazio per tutti ed è possibile una sintesi che parta da un rispetto profondo di ciascuno».
La mia impressione è che i due affermino esattamente gli stessi concetti: con il piccolo particolare che il primo è il papa, il secondo il leader di una delle forze politiche (a suo dire) progressiste del nostro paese.
Fate un po’ voi…
Ovvero:
RispondiElimina"potete pure essere laici basta che venite a messa e seguite l'ora di religione"