I like the way it hurts

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Loro garantiscono che è una canzone contro la violenza domestica.
L'anno scorso Rihanna le aveva prese di santa ragione da una bestia che si portava accanto e che chiamava fidanzato.
Quest'anno canta così:
Just gonna stand there and watch me burn
that's all right because I like the way it hurts.
Just gonna stand there and hear me cry
that's all right because I love the way you lie.
=
Rimani lì a guardarmi mentre brucio
e va bene così perché mi piace il dolore che mi provoca.
Rimani lì mentre mi senti piangere
ma va bene perché mi piace come racconti le bugie.
Nel video si vede una coppia che si mena e alla fine lui che incendia la casa e lei che rimane dentro a bruciare.
La prendiamo come una provocazione. Speriamo che anche gli altri lo facciano (ma soprattutto, che lo capiscano).

No, che non servono i numeri

42 Commenti »

Non linko gli articoli che raccontano gli ultimi due o tre stupri della lunga serie che come ogni anno allieta la nostra estate: un po' perché sono sulla spiaggia con un birra in mano e senza computer, un po' perché alcuni dei miei commentatori hanno sagacemente rilevato che per poter denunciare in modo credibile la violenza sulle donne non servono i titoli dei giornali, i quali spesso sono ingannevoli, ma ci vogliono i numeri, le statistiche, le tabelle.
Il che sarebbe perfino corretto, se lo scrivente fosse il titolare di un centro studi invece che un modesto blogger, e avesse quindi il compito di fornire dati ufficiali anziché riferire impressioni, punti di vista, idee.
Ma il punto, se me lo permettete, è addirittura altrove.
Il punto è chiedersi se davvero ci sia bisogno dei numeri per prendere atto di una sopraffazione tanto capillare da investire ogni angolo della vita, dall'educazione alla maternità, dal matrimonio al lavoro, praticata con una pervicacia tanto evidente che è praticamente impossibile non vederla; se servano le tabelle, per rendersi conto che nel nostro paese c'è un nutritissimo gruppo di individui che cerca di sottrarre alle donne perfino le scelte elementari sul proprio corpo, anteponendo ai loro diritti quelli di un embrione e riducendole in tal modo al rango di semplici scatole; se siano necessarie le statistiche, per ascoltare gli apprezzamenti sessisti che scappano dalla bocca di eserciti di maschi tutti i santi giorni, dal mattino in spiaggia fino alla notte in discoteca, nei quali le donne vengono gentilmente ridotte a buchi -diffusamente dislocati- da riempire nei modi più fantasiosi e sono contestualmente equiparate a svariati animali quali pecore, vacche, cagne, zoccole e chi più ne ha più ne metta.
Io, personalmente, non ho bisogno di numeri per rendermi conto di questo allegro contesto: tengo gli occhi aperti e tanto basta per coglierlo nella sua disgustosa completezza.
Quanto a voi, tenaci negazionisti del maschilismo, vi consiglierei di guardare meglio.
Oppure, più semplicemente, di non fingere di non vedere.

La parola "esclusivo" mi fa ribrezzo

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Oggi, in spiaggia, alcuni amici sfogliavano il catalogo di un tour operator che organizza viaggi in Africa, leggendone a voce alta i passaggi più interessanti.
Ora, è piuttosto normale che chi vende qualcosa ne decanti le qualità, magari perfino esagerandole un tantino: sta di fatto, però, che l'aggettivo più utilizzato in quel catalogo non era "bellissimo", "stupendo", "meraviglioso", "incantevole" o "sensazionale".
L'aggettivo più utilizzato era "esclusivo".
Niente di cui meravigliarsi, direte voi, giacché di questi tempi "esclusivo" è una delle parole più in voga negli spot pubblicitari di ogni sorta di prodotto: se lo utilizzano, evidentemente, è perché funziona.
Ma vi siete mai fermati a riflettere un attimo sul suo significato?
"Esclusivo" significa letteralmente "che esclude": e affermare che una cosa è "esclusiva" equivale a dire che quella cosa è riservata a pochi, o meglio che molti, o magari moltissimi, non avranno la possibilità di godersela.
Ebbene, a quanto pare questo particolare, cioè il fatto che gli altri ne siano esclusi, rende quella cosa ancora più desiderabile agli occhi dei più.
Abbiate pazienza, ma questo modo di pensare, che considera l'esclusione un elemento decisivo per scegliere una cosa rispetto a un'altra, mi fa ribrezzo: oltre a considerarlo un concetto pateticamente classista, ritengo che si tratti di una stronzata apocalittica.
Sapete come la vedo? Le cose belle sono belle, e basta.
Chi riesce a godersele solo quando gli altri ne sono esclusi, secondo me, quella bellezza non la capisce.

Suspiro mio carnale

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Ci sono pezzi così intensi che anche quando li ascolti per la millesima volta ti fanno l'effetto di una fucilata.
Per me, che pure sono un rocchettaro della peggiore specie, una di quelle canzoni è la meraviglia che vi incollo qua sotto.
Più la ascolto, più mi sorprendo della forza spaventosa che c'è dentro.
Godetevelo, e se non capite il napoletano fatelo leggendo il testo: credetemi, ne vale la pena.

Maschio e femmina li agevolò

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L'amministrazione comunale di Padova, in estrema sintesi, ritiene che due esseri umani di sesso diverso non possano essere due estranei che si mettono d'accordo per ottenere un contratto di affitto agevolato.
Andiamo avanti così: che importa se il resto del mondo civilizzato si allontana?

Quante, prima che facciano testo?

41 Commenti »

Lo so, quello che mi direte.
Mi direte che un energumeno che viene lasciato dalla fidanzata, dà fuori di matto e massacra la prima donna che passa per strada è uno squilibrato, e quindi non fa testo.
D'altra parte anche uno che dà fuoco alla compagna dopo averla legata al letto e cosparsa di alcool non deve stare mica tanto bene, e magari non fa testo neanche lui.
Così come non fa testo uno che si fa accecare dalla gelosia, irrompe con una pistola in mano a casa della fidanzata, la ferisce pensando di averla fatta secca e già che c'è ammazza pure la madre e la sorella.
Uno squilibrato, tutto qua. Come d'altronde dev'essere squilibrato uno che attraversa l'Italia in macchina per accoppare a sprangate una tizia che non ha mai incontrato prima, o un altro che picchia e violenta la compagna davanti al figlio di due mesi, o un altro ancora che è depresso perché ha perso il lavoro e allora randella la moglie con una mazza medievale, oppure un altro che la moglie la sequestra, la porta in un luogo isolato, la tortura, la bastona, la stupra, la riporta a casa, la stupra di nuovo e poi se ne va al lavoro come se niente fosse, e infine tutti gli altri che evito di elencare, un po' perché non mi va, un po' perché se continuo mi viene una nausea tale che rischio di vomitare sul portatile nuovo con la conseguenza di doverne comprare un altro domattina, sul lungomare di Terracina, a prezzo rovinoso.
Squilibrati, spostati, fulminati. Gente che, per l'appunto, non fa testo.
Poi, però, qualcuno mi dovrebbe anche spiegare quante ne debbono succedere, ancora, di queste schifezze, prima che sia chiaro che a tutti che siamo davanti a un'emergenza di proporzioni mostruose, che in questo paese le donne sono considerate carne da macello peggio degli animali, che a forza di parlare di squilibrati che non fanno testo i numeri si sommano gli uni agli altri e diventano così grandi da togliere il fiato.
E che il testo, alla fine della fiera, è semplicemente questo: un maschilismo disgustoso, violento e tribale.
Con rispetto parlando, squilibrati un cazzo.

Avanti il prossimo (39)

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Nelle carceri italiane la vita umana vale così poco che si finisce anche per fare confusione sui numeri: a me risulta che quello di Brindisi sia il trentanovesimo suicidio dell'anno mentre tutti i giornali dicono 40.
Comunque sia, si tratta di una strage che sarebbe il caso di fermare: magari mettendo mano al sistema carcerario e intervenendo sulle disumane condizioni di vita cui i detenuti sono costretti.
Perché davvero non si può vivere, in un paese che tollera senza colpo ferire questo schifo.

  1. Pierpaolo Ciullo, 39 anni - 2 gennaio - carcere di Altamura, asfissia con gas;
  2. Celeste Frau, 62 anni - 4 gennaio - carcere Buoncammino di Cagliari, impiccagione;
  3. Antonio Tammaro, 28 anni - 7 gennaio - carcere di Sulmona, impiccagione;
  4. Giacomo Attolini, 49 anni - 8 gennaio - carcere di Verona, impiccagione;
  5. Abellativ Sirage Eddine, 27 anni - 14 gennaio - carcere di Massa, impiccagione;
  6. Mohamed El Aboubj, 25 anni - 16 gennaio - carcere S. Vittore di Milano, asfissia con gas;
  7. Ivano Volpi, 29 anni - 20 gennaio - carcere di Spoleto, impiccagione;
  8. Detenuto tunisino, 27 anni - 22 febbraio - carcere di Brescia, impiccagione;
  9. Vincenzo Balsamo, 40 anni - 23 febbraio - carcere di Fermo, impiccagione;
  10. Walid Aloui, 27 anni - 23 febbraio - carcere di Padova, impiccagione;
  11. Alessandro Furuli, 42 anni - 24 febbraio - carcere di Vibo Valentia, impiccagione;
  12. Roberto Giuliani, 47 anni - 25 febbraio - carcere di Rebibbia (Roma), impiccagione;
  13. Giuseppe Sorrentino, 35 anni - 7 marzo - carcere di Padova, impiccagione;
  14. Angelo Russo, 31 anni - 10 marzo - carcere di Poggioreale a Napoli, impiccagione;
  15. Detenuto italiano, 47 anni - 27 marzo - carcere di Reggio Emilia, asfissia on gas;
  16. Romano Iaria, 54 anni - 3 aprile - carcere di Sulmona, impiccagione;
  17. Carmine B., 39 anni - 7 aprile - casa circondariale di Benevento, impiccagione;
  18. Daniele Bellante, 31 anni - 13 aprile - carcere di Rebibbia a Roma, impiccagione;
  19. Giuseppe Palumbo, 34 anni - 23 aprile - carcere di Firenze, impiccagione;
  20. Gianluca Protino, 34 anni - 26 aprile - carcere di Teramo, impiccagione;
  21. Eraldo De Magro, 57 anni - 6 maggio - carcere di Como, impiccagione;
  22. Vasiline Ivanov Kirilov, 33 anni - 8 maggio - carcere di San Vittore a Milano, impiccagione;
  23. Domenico Franzese, 45 anni - 16 maggio - carcere Cavadonna di Siracusa, impiccagione;
  24. Aldo Caselli, 44 anni - 20 maggio - carcere di Reggio Emilia, impiccagione;
  25. Detenuto extracomunitario, 30 anni - 29 maggio - carcere di Lecce, impiccagione:
  26. Alessandro Lamagna, 34 anni - 6 giugno - carcere di Salerno, impiccagione;
  27. Francisco Caneo, 48 anni - 12 giugno - carcere Opera di Milano, impiccagione;
  28. Luigi Coluccello, 34 anni - 15 giugno - carcere di Lecce, impiccagione;
  29. Antonio Di Marco, 43 anni - 15 giugno - carcere Bicocca di Catania, asfissia con gas;
  30. Thomas Göller, 43 anni - 23 giugno - semilibertà a Bolzano, ?;
  31. Yassine Aftani, 22 anni - 27 giugno - questura di Agrigento, impiccagione;
  32. Marcello Mento, 37 anni - 29 giugno - carcere circondariale di Giarre (CT), impiccagione;
  33. Santino Mantice, 25 anni - 1° luglio - carcere di Padova, impiccagione;
  34. Antimo Spada, 35 anni - 14 luglio - carcere delle Vallette di Torino, impiccagione;
  35. Rocco Manfrè, 65 anni - 18 luglio - carcere di Caltanissetta, impiccagione;
  36. Italo Saba, 53 anni - 18 luglio - carcere di Sassari, impiccagione;
  37. Andrea Corallo, 39 anni - 23 luglio - carcere Bicocca di Catania, recisione della carotide con un rasoio;
  38. Corrado Liotta, 44 anni - 27 luglio - carcere di Siracusa, impiccagione;
  39. Detenuto tunisino, 43 anni - 5 agosto - carcere di Brindisi, impiccagione.

Io preferisco una civiltà "innaturale"

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Quando un lupo si ammala, si azzoppa o si ferisce il branco lo abbandona, perché portarselo dietro rallenterebbe tutti gli altri mettendone a repentaglio la sopravvivenza.
Quando una scimmia è debole, gracile o malata le altre scimmie la evitano, in modo che non si riproduca.
Quando una gazzella non è abbastanza veloce viene divorata dal primo leone che passa, mentre le altre scappano e si salvano la vita.
Noi cerchiamo di fare in modo che i disabili abbiano una vita dignitosa, curiamo i malati, assistiamo i deboli, diamo supporto ai meno dotati, cerchiamo di assicurare a tutti le stesse opportunità e le medesime occasioni di realizzarsi.
Ciò implica necessariamente una sistematica violazione della legge della natura, e le nostre società sono tanto più eque e giuste quanto più quella violazione diventa radicale, articolata, attenta.
Il diritto naturale, invocato in certi frangenti -ma solo in quelli- quale frontiera inviolabile oltre la quale non sarebbe lecito spingersi, porta inevitabilmente con sé l'affermazione della legge del più forte, l'abbandono dei deboli, la legittimazione della violenza e della sopraffazione.
Tutto ciò per cui vale la pena di battersi, secondo me, è fondamentalmente "innaturale".
E se c'è un prezzo da pagare -perché c'è, come in tutte le cose della vita- sono tendenzialmente disposto a pagarlo: quello che c'è sull'altro piatto della bilancia è troppo più importante.
Perché si tratta, in definitiva, della nostra umanità, nel senso più ampio che riesco ad attribuirle.

Non iniziare?

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Abbiate pazienza, ma a me risulterebbe che -salvo rare eccezioni- chi acquista un pacchetto di sigarette abbia già abbondantemente iniziato a fumare: ne consegue che nella stragrande maggioranza dei casi il monito che vedete nella foto qua sopra è del tutto inutile.
Non è che sarebbe stato più logico scriverci "smetti"?

Purghe

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"Come molti uomini spinti dall'ambizione, Stalin era piuttosto basso, sul metro e cinquantotto circa. Si aumentava la statura di due o tre centimetri con scarpe fatte apposta".

Robert Conquest, "Il grande terrore - Le purghe di Stalin negli anni Trenta", Mondadori, 1968, pag. 99.

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