Lettera pubblicata sul Riformista il 25 aprile 2009
Gentile Direttore, Ogni anno, per il 25 aprile, assistiamo allo stesso teatrino: “I partigiani rossi meritano rispetto, ma non devono essere celebrati perché volevano un’Italia stalinista” (La Russa), “Berlusconi vada in Sardegna” (Diliberto), e così tutti gli altri. Sono passati oltre sessant’anni dalla Liberazione, ciò nonostante non trova pace il battibecco politico su chi debba appropriarsi della festa. Tutti si accendono sul tema, eccetto gli italiani: a chi può importare un dibattito incentrato su strumentalizzazioni ideologiche rispetto a una fase storica ormai chiusa? Quand’è che i politici nostrani si decideranno a parlare del futuro del nostro Paese, delle riforme per uscire dalla crisi, delle opportunità per donne e giovani? Di tale impasse teorica sono responsabili anche i media. All’estero i fatti politici sono relegati alle pagine interne dei giornali e i telegiornali non conoscono la formula del “panino”. La politica non è solo gossip o lite fra correnti, ma anche riflessione sulle sfide con cui si confronta l’umanità e le possibili soluzioni. E poi ci sorprendiamo che i giovani si disinteressano della politica? Di questa, senz’altro. Giulia Innocenzi Valentina Leone Studenti Luca CoscioniRisposta del direttore Antonio Polito
Cara Giulia e Valentina, da qualche giorno il più grande giornale italiano mi sembra cambiato: di politica ce ne trovo poca. In tv nel panino c’è sempre meno: una fetta di governo sopra, una di maggioranza sotto, e in mezzo il nulla. Speriamo che sia un bene, come dite voi.