Il Ministro dell’Interno Giuliano amato risponde ai lettori del Corriere della Sera:
Ministro, abito poco fuori Roma. La sera per tornare a casa devo fare un lungo tratto di Tiburtina con il triste spettacolo di donne che si vendono più o meno svestite. E’ possibile che la Polizia non riesca a fare nulla contro questo sconcio? (Pietro da Roma).
Ha ragione, ho esattamente lo stesso sentimento.
Anche lei, quindi, ritiene che il problema della prostituzione consista nel fastidio di dover assistere a uno spettacolo “sconcio”? Le spiace, Ministro, se sottolineo che non mi pare un gran bel sentimento?
Sto proponendo da settimane (ma non vedo grandi echi positivi) di seguire l’esempio svedese e proibire la prostituzione in strada, in modo da consentire alla nostra polizia di intervenire.
E dopo aver eliminato la prostituzione dalla strada, di grazia, dove si pensa che essa verrà esercitata? Magari in appositi locali privati messi gentilmente a disposizione dalla criminalità organizzata? Certo, non c’è che dire, la vicenda sarebbe più discreta, e forse si potrebbe smettere del tutto di pensarci. Del resto, come si dice, occhio non vede…
Mi si dice: “Ma tu ti illudi di eliminare la prostituzione?” Io non ho scritto “giocondo sulla fronte”.
Il punto, Ministro, è un altro: quello che andrebbe eliminato è lo sfruttamento della prostituzione, che configura una vera e propria situazione di schiavitù; quanto alla prostituzione in sé e per sé, una volta eliminato il problema dello sfruttamento, avere il desiderio di eliminarla sarebbe un’intollerabile ingerenza nella libertà di chi intende esercitarla e di chi ritiene di usufruirne.
Significa che ci sarebbe un reato del quale sarebbe partecipe anche quel porcaccione che è il cliente della prostituta.
Chiariamo un punto: attualmente i clienti delle prostitute sono complici di un reato ben più grave del turbamento al comune senso del pudore, poiché si rendono conniventi ai criminali che le sfruttano; il fatto che siano “porcaccioni”, invece, è una circostanza che al Ministro non dovrebbe interessare, giacché, fin quando ci si mantiene nei limiti della legalità, ciascuno è libero di essere “porcaccione” quanto gli pare a piace, senza che altri si permettano di esprimere giudizi non richiesti.
Forse sarebbe il caso, Ministro, che anziché prodursi in discutibili prove di moralismo Ella si decidesse ad affrontare e sconfiggere la piaga dello sfruttamento: cosa che, a mio modo di vedere, è impossibile senza prendere in considerazione l’ipotesi di una seria legalizzazione della materia.
Il resto, mi perdoni, è aria fritta.
maaaaddaaaaai! Ma come si fa a prendere sul serio uno che dice "quel porcaccione".
RispondiEliminaMadaaaaaaaai
Ecco cos'è quella puzza che sento da un sacco di tempo... aria fritta!!
RispondiEliminaOgni dichiarazione di un politico, prendiamo a caso Amato, dovrebbe essere sottoposta a referendum. Per velocizzare la faccenda farei un referendum online. Con la semplice domanda: "sei daccordo?" e due risposte "si" "no".
RispondiEliminaDopo tre dichiarazioni in cui la maggioranza dei votanti non e' daccordo, il polico di turno si leva dai, diciamo, piedi. Rassegna le dimissioni.
Se nel primo periodo avremo un'emorragia di politici, direi che nel medio/lungo periodo le poltrone resteranno saldamente occupate ma avremo ottenuto il considerevole risultato di non sentirgli dire cazzate a raffica.
Mi gira per la testa la tua frase "libertà di esercitare".
RispondiEliminaCosì a naso, non mi profuma di buono. Chi è libero "da e di" come dice A.Sen, non credo gli venga in mente di prostituirsi. Sia esso uomo o donna. Mi pare che ci sia uno squilibrio, quantomeno economico, fra chi si prostituisce e il/la "cliente". Tanto è vero che la maggior parte delle prostitute, in Italia, è straniera e proveniente da paesi economicamente deboli. Parli di schiavitù solo nel caso di sfruttatori diretti. E cosa è comperare il corpo di qualcuno, anche temporaneamente, solo affitto?
No, c'è qualcosa che non mi quadra.
Buona serata, qui sta volgendo al bello :)) v.
D'accordo con astime.
RispondiEliminaLa prostituzione non credo sia "libertà di esercitare", quanto necessità di farlo. Capirei se lo si facesse per diletto. Ma così, magari...
RispondiEliminaPotrei capire se si autogestissero...
RispondiElimina@anonimo2-> sai com'è, sarebbe un Ministro della Repubblica...
RispondiElimina@marino-> ...e rifritta...
@poldone-> :-D
@astime-> mi pare che abbiate un'idea un po' restrittiva del corpo: quelli che si vendono, e quelli che li comprano, si trovano anche (e direi soprattutto) in luoghi diversi da quelli in cui si esercita la prostituzione. sfruttamento a parte (quello diretto, come lo chiami tu) non riesco proprio a non vederci un fondo di moralismo.
@dyotana-> vale la considerazione di prima: perché la distinzione fra libertà di e libertà da si opera solo nel campo della prostituzione?
beh, A. Sen non si riferiva certamente alla prostituzione nella sua disquisizione sulla libertà. Ho piegato io il suo principio al particolare in oggetto.
RispondiEliminaIn cosa ravvedi moralismo?
ciao :)
v.
Possibile che non ci sia una, dico una, persona preparata e di buon senso su quelle sedie?
RispondiEliminaSono le persone dotate di buon senso che non potranno mai sedere in un ministero o è il ministero che esige sulle sue sedie degli inetti?! Questo è un quesito che mi porto dietro da anni...
Non commento la quantità di cazzate dette da Amato.
RispondiEliminaRicordo solo a chi lo avesse dimenticato che la prostituzione di strada inizia quando si chiudono i bordelli...