Minerva, cosa è 'famiglia' oggi, e leggi/modelli anacronistici della stessa

Buongiorno a tutti! Minerva non è più solo esasperata per l'ipocrisia di coloro che promuovono concezioni fondamentaliste e inattuali delle relazioni sociali in uno stato laico e poi personalmente le violano quotidianamente alla luce del sole, ma anche perché gli stessi individui ormai ci hanno portato da una parte a essere privi di reattività di fronte al costante sopruso da parte loro delle nostre scelte private e dall'altra alla mortificazione dei nostri affetti verso quei soggetti e quelle reti di relazione che ci fanno stare bene come se fossero 'sbagliati' ( = peccaminosi, innaturali, perversi).

Provate a leggere su un sito non specialistico la definizione della voce 'famiglia'. Guardate nel testo il paragrafo 'tipi di famiglia' e in fondo alla pagina (nelle “voci correlate”) il paragrafo 'forme di famiglia'. Che varietà, nevvero?
In antropologia – disciplina che fa della comparazione tra le diverse società umane sul pianeta la base delle proprie conclusioni – la famiglia è il primo contesto di educazione dei nuovi nati al sapere proprio di una cultura/comunità e rappresenta anche quel gruppo di persone che, vivendo insieme, sono per l'individuo il punto di riferimento cui attingere nei momenti di fragilità della propria esistenza o cui ricorrere per avere protezione dall'esterno.
Può esistere consanguineità come può non esistere, può esistere procreazione come può non esistere, può esistere un patto sociale come il matrimonio alla sua base così come può non esistere. E i limiti delle sue dimensioni, così come i soggetti che ne fanno parte e le modalità di relazione tra loro, possono essere estremamente variabili.

Una commentatrice di un bel post di Metilparaben l'altro giorno sottolineava la costante della ridicola proposta mediatica e pubblicitaria di famiglie da 'mulino bianco' in cui ragazze appena maggiorenni – che per generare figli quasi loro coetanei dovevano essersi di certo accoppiate almeno 10 anni prima con il marito 40enne – servivano felici colazioni industriali prima d'andare tutti ancora più allegri a scuola o al lavoro. Non ci vuole una scienza per rivelarne la natura di finzione seppur ci venga passata come verità e modello per generare invero in noi frustrazioni e sensazione di mediocrità, inettitudine e limitatezza.

La mia famiglia, personalmente, assomiglia piuttosto a un clan, dove il nucleo di base è dato dal ritrovarsi casuale di membri disparati da precedenti configurazioni famigliari e l'abitare sotto lo stesso tetto non è neanche una variabile fondamentale – ma la solidarietà, la comprensione e il sostegno reciproci sì, lo sono.
Con pari intensità e presenza, e pertanto percependoci reciprocamente come uniti da legami biologici,  nella mia famiglia vi sono anche parte dei miei amici – che incontro nel corso della vita e che scelgo di avere come fratelli, sorelle, padri, madri, zii: persone grazie alle quali non mi sento mai sola, né abbandonata, né priva di qualcuno su cui contare. Anche in situazioni piuttosto pesanti, o delicate.
Se poi volessimo dare maggiore importanza alle sensazioni, come non pensare a tutti i parenti più alla lontana, a quelle persone che incontri un istante nella vita, ma che ti sembrano 'fratelli del tuo cuore' perché avete vissuto esperienze simili nel vostro passato o perché credete profondamente nelle stesse cose?
Io cerco famiglia ovunque, e chiunque sia sulla mia stessa lunghezza d'onda per me è in qualche modo già 'famiglia'.

Ciò che oggi sto verificando è che non sono la sola a vederla e a viverla così. Minerva ormai non è la sola che, ogni giorno, tesse pazientemente rapporti nuovi sulla base di una qualche 'aria di famiglia' con persone con le quali non intrattiene legami biologici, ma con le quali ha la piena certezza che vi saranno scambi continuativi – reciproci e gratuiti per il resto della vita – di amore, cura, solidarietà, comprensione, sostegno.
E' per questa ragione che la regolamentazione di queste strutture di rapporti proponendo ancora certe soluzioni come 'normali' e altre come 'anomale' è anacronistica e addirittura un atto di violenza rispetto alle risposte che la società sta dando già da decenni. Risposte variegate, variabili, transitorie, diversificate, ma funzionali ai problemi di ogni 'individuo in relazione'.

Le boutade/leggi/sanzioni con cui alcuni cercano i propri 15 minuti di notorietà possono al limite rallentare il cambiamento, ma quando una società sceglie – anche al di fuori delle leggi (ovvero di volta in volta in contrasto o nonostante quelle) – determinate soluzioni, vuol dire che ne ha bisogno per sopravvivere, che sono necessarie all'esistenza dei suoi membri. Il cambiamento sociale e culturale non si può fermare. Minerva, quindi, sempre camminerà mano nella mano con le sua amiche o le abbraccerà in pubblico se ne avrà voglia, sempre abiterà in case di amici/compagni/fratelli/amanti nel viaggio della vita, sempre sarà presente, se richiesta, nei momenti più bui e terribili dell'esistenza quando gli stessi si confronteranno con la malattia e la morte.

E se questo offenderà quei paladini di una certa morale che poi ipocritamente vi sputano sopra in ogni occasione con l'ostentazione di proprie scelte individuali in completa antitesi a quella, Minerva avrà il cuore leggero di chi ha contribuito a un circolo virtuoso in cui le persone – e alla fine la comunità e la società – saranno meno abbandonate a loro stesse nei momenti critici e si sentiranno forse meno 'sbagliate' rispetto ai modelli di quella che ci viene spacciata come 'normalità'.
Perché nella vita reale si lotta quotidianamente per sopravvivere, e alla fine si devono fare i conti con il corpo che decade e muore. E, quando fossimo in una stanza d'ospedale e inabilitati a farlo in prima persona, vorremmo che per noi decidesse qualcuno che abbiamo amato e che ci ha amato, anche se magari il nostro rapporto è stato percepito da qualche politico come 'anormale'. In quell'istante non ci sarà quel politico a tenerci per mano mentre ce ne andremo, ma ci saranno di certo quelli che ci hanno amato e con noi hanno vissuto parte della nostra vita.

Questa è la nostra vera famiglia e questa, secondo me, la legge dovrebbe riconoscerci come tale allorché vogliamo prenderci formalmente l'impegno reciproco di amore e sostegno nella vita in tutti i diritti e doveri che tale 'contratto' comporta.

Questo post è stato pubblicato il 03 maggio 2011 in . Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

15 Responses to “Minerva, cosa è 'famiglia' oggi, e leggi/modelli anacronistici della stessa”

  1. "Ciò che oggi sto verificando è che non sono la sola a vederla e a viverla così. Minerva ormai non è la sola"
    E quando mai lo sei stata?

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  2. We are family
    I got all my sisters with me
    We are family
    Get up everybody and sing
    :)

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  3. @ ecudielle: lo sono stata per esempio 20 anni fa quando - *sola* sul serio, eh? - ho cominciato a dare questo valore/ruolo ad alcune persone che man mano entravano nella mia vita. E nel dire ciò a chi godeva d'una famiglia biologica 'normale' venivo additata/schernita come una 'con dei problemi'...

    Se oggi invece siamo in molti a ragionare così, a parte gioire appunto io stessa della cosa (perché più ci 'ritroviamo' tra esseri umani - al di là dei legami di sangue - meno ci sentiremo soli e indifesi nella vita), a maggior ragione dovremmo chiedere leggi che riconoscano questo avvenuto cambiamento, forse.

    @ Marco: ok, e io anche qui ;-) http://www.youtube.com/watch?v=ebBjGp7QOGc

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  4. amen sorella. quello che mi viene anche in mente è che è evidente per tutti che proprio coloro che ci invitano "cortesemente" a seguire certi principi (?) etici (??) sono i primi a disattenderli, quindi è manifesto che al loro "invito" è sottesa un'intenzione diversa da quella morale. what more evidence do we need?

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  5. Sono assolutamente d'accordo, ma c'è un problema che ostacola quello che scrivi che non è vero da vent'anni, ma da più di ventimila: così c'è poco da vendere e comprare, mentre viviamo in un sistema fondato su quello, per cui ci sono solo due alternative. O tutte le persone che la vedono come te (e me e chiunque condivida una certa visione della vita) si mettono a fare lobby affidandosi a qualche rappresentante che, in cambio del loro diritto di non essere discriminati rispetto ai cattolici qua, agli evangelici là e così via, concede a qualche potere forte qualche altra indegnità e si fa casta e cricca, oppure si trova il modo di non fondare la vita comune sul lucro e l'imposizione di poteri degli uni contro gli altri, cosa che non va molto di moda da quando, con la caduta del muro di Berlino, si è fatta passare l'idea che, se quell'alternativa era peggiore, non vale la pena di cercarne di migliori.

    Altrimenti niente, questo modo di vedere le cose ne ostacola così tanto la mercificazione che sarà disincentivato sempre con ogni mezzo dal mercato e resta solo l'illusione dell'indipendenza tipo quelloa della musica indie (che dura tutta i quattro fottuti minuti di quella pop a prescindere lo stesso). Pubblico di nicchia e oasi protetta con Fukushime che proliferano attorno al nostro bell'orticello biologico.

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  6. Bellissimo post, l'ho letto senza annoiarmi e mi sono sentito meglio man mano che scorrevo con lo sguardo. Io penso che la famiglia non sia quella del mulino bianco nè quella di cui parlano a vanvera i politici e i magnaccia clericali. Concordo con te su tutto: sono gli affetti e l'empatia a fare la differenza

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  7. @ efraim: capisco ciò che dici e concordo, ma confido ancora - sebbene ormai disperatamente - nel fatto che quando più persone si comportano in un determinato modo all'interno di una società ed esprimono tale cambiamento più funzionale alle loro vite in modi visibili, poi forzano il cambiamento legislativo anche solo indirettamente - che a coloro che sono deputati a legiferare la cosa piaccia o meno.
    Qualora ciò non capitasse, vorrà dire che costituiremo isole di autogestione - degli affetti e della solidarietà che ci sono necessari per vivere - che un giorno diverranno arcipelaghi, nonostante le leggi di uno stato...

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  8. @ Minerva Jones: io non è che dispero, ma non confido in quel che tu dici. Ci ho pensato a lungo e ho maturato la convinzione che quel che tu dici sia impossibile per ragioni complesse, che ho descritto a lungo altrove, ma che possono essere sintetizzate così:
    - un sistema di regole del gioco condiziona i risultati delle giocate
    - in una specie sociale le spinte verso l'intelligenza e l'autonomia sono indispensabili, ma necessariamente inferiori a quelle verso l'aggregazione e assimilazione acritica
    - finché ci sarà un sistema che offre prodotti necessari ancorché inquinati e perfino avvelenati la spinta a seguire i vincitori secondo le regole del gioco sarà superiore a quella di seguire anche chi potrebbe rendere le regole più umane, vivibili, almeno finché non saprà offrire un sistema di regole del gioco diverse organico, vincente, cui potersi aggregare senza troppa fatica, come al carro del vincitore.

    Per provare con un esempio non troppo metaforico, supponiamo che al mondo esistano le auto normali, tipo le fiat, e modi di produrne di molto migliori, assai meno inquinanti ma pure più performanti, in modo molto conveniente per tutti, sia i produttori che chi le compra e diciamo pure che questo modo sia anche abbastanza noto: non riusciremmo a produrre né guidare macchine del genere senza mezzi produttivi capaci di essere competitivi con quelli di mercato. Non basta saper fare bei motori te e ottimi sterzi io, nemmeno riuscirci, finché non condividiamo il progetto di un veicolo.

    Purtroppo di progetti complessivi validi finora non ce ne sono e la mia speranza sta nella possibilità di cercarli, perché nella democrazia di mercato "di" sta a indicare che la democrazia una proprietà del mercato e dei suoi proprietari, ma il socialismo di stato è catatonico e l'anarchia è solo un filo meno praticabile della democrazia dal basso o partecipata in una società complessa esposta a condizionamenti mediatici e quant'altro. Per me il punto sta qui.

    Altrimenti c'è la possibilità di non arrendersi mai, ma non quella di vincere, in generale. Magari sulla concezione di famiglia potrebbe anche andar bene, ma finché vivremo in delle società fondate sul potere di chi riesce a togliere di più agli altri prendendo a meno e dando a di più, è inevitabile che il controllo del potere si estenda su ogni sfera della vita sociale, un po' come l'ombra della velinizzazione sulla meravigliosa conquista della libertà sessuale, tappando un buco solo a patto di aprire una falla. Questo non eliminerà la volontà delle persone particolarmente degne, che ci saranno sempre, ma che saranno sempre una minoranza magari ammirata, addirittura talvolta osannata, ma mai imitata e ancor meno condivisa dai più nella maggior parte delle situazioni.

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  9. Forse in giro c'è una voglia matta di vivere come una volta, ma proprio una volta: in una tribù.

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  10. il post è molto bello e, oserei dire, poetico. venedo ai fatti che probabilmente lo hanno ispirato, la cosa simpatica è che i politici italiani, a furia di discettare su cosa sia famiglia (secondo molti di loro uomo donna e figli con matrimonio) e cosa no, continuano a nascondere il vero problema, e cioè l'inesistenza dello stato sociale che parifica tutti, dal momento che non aiuta nessuno, nemmeno chi - a detta loro - ne sarebbe meritevole.

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  11. @ efraim: tu scrivi "finché ci sarà un sistema che offre prodotti necessari ancorché inquinati e perfino avvelenati la spinta a seguire i vincitori secondo le regole del gioco sarà superiore a quella di seguire anche chi potrebbe rendere le regole più umane, vivibili" e su questo sono d'accordo, così come sul fatto che qualsiasi voce alternativa non potrà che combattere ma (forse, aggiungo io) mai vincere. Però nello stesso tempo mi sembra che tali modelli perversi che stiamo subendo stiano portando a una situazione di 'anomia' - ovvero di uno scompenso tra scopi/modelli messi a disposizione da una certa politica e mezzi legittimi per raggiungerli - nei termini di Merton così grave, profonda, diffusa che a un certo punto potrebbe essere fisiologico il collasso del sistema e quindi il suo automatico cambiamento. Speriamo in bene, poi è scelta individuale decidere se provare già a lavorare ora esprimendo la propria voce alternativa - e agendo di conseguenza come singoli o microgruppi che man mano si allargano - o aspettare e stare a guardare cosa accadrà :-)

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  12. @ Minerva Jones: sono assolutamente d'accordo sul fatto che si stia andando verso il collasso sistemico, ma penso che dalla carcassa putrescente di questo sistema non ne nasceranno di migliori finché non ci porremo il problema di trovare dei metodi che lo consentono: la democrazia di mercato è intrinsecamente improntata alla mercificazione e alle logiche di potere che avvelenano le condizioni di possibilità di una vita libera, degna, rispettata nella sua autenticità a prescindere dalle clientele fidelizzate e dai fedeli commercializzati di qualunque leader politico, culturale, economico. Siccome il socialismo di stato e le dittature non brillano nell'affermare i diritti di chi non si adatta all'ideologia dominante e anarchie e democrazie dal basso non sono adatte a organizzare sistemi complessissimi come quelli che condizionano la natura e qualità di qualunque aspetto della nostra vita, temo che finché non si farà largo la domanda sul come si può fare nel complesso e non si affermeranno buone risposte, tutte le soluzioni particolari e locali non potranno mai avere la meglio neanche su un sistema al collasso permanente, se non ricadendo nella sua ennesima reincarnazione (come il berlusconismo dopo le monetine a Craxi, per dirne una delle infinite). Neanche se singolarmente ciascuno trovasse tutte le migliori possibili, finché non si sarà trovato il modo di metterle insieme in modo organico, ma senza cadere sotto le grinfie di nessun potente o anche solo ideologo che si permetta di dire agli altri come possono vivere o imporre di rispettare altri dogmi che non siano il rispetto dell'altrui diritto alle pari opportunità.
    In effetti è un po' il mio chiodo fisso ed è un'osservazione che vale riguardo a qualunque giusta lotta, non solo su questo tema in particolare, ma faccio fatica a non finire per andarci a parare, perché lo trovo un problema fondamentale e mi preoccupa molto che nessuno ci pensi.

    In pratica, gli organismi sociali nei quali viviamo sono intrinsecamente malati, ma sono anche organismi complessi e estremamente funzionali: non li sostituiremo con niente di meglio se speriamo che nasca qualcosa dalla loro decomposizione, ma solo se i semi che piantiamo nell'impegno quotidiano contengono in sé il codice genetico di organismi sociali sani, cioè immuni dal cancro del potere dell'uno contro gli altri.

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  13. @ efraim: ok, stiamo in allerta allora - occhi aperti, orecchie spalancate e continuiamo a piantare semini buoni e sani difendendo con le unghie e con i denti germogli e piantine :-)

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  14. Questo post mi è piaciuto così tanto che stamattina ne ho letto un pezzo ad Agorà, da Vianello, mentre discutevo di famiglie con Giovanardi.
    Grazie. Anna Paola Concia.

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  15. @ Anna Paola: si va nella medesima direzione di informare su un cambiamento della società già in atto e di richiedere il riconoscimento di tale cambiamento da parte delle istituzioni, quindi anche io ringrazio a mia volta te :-)

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