Égalité un cazzo

Un sacco di gente ci ha rimesso le penne, per affermare il principio che i cittadini sono tutti uguali.
E' per questo che fa una certa impressione girare in bici per il centro di Roma e imbattersi in una miriade di auto blu impegnate a circolare come se niente fosse nelle aree pedonali, a sostare dove non si potrebbe in attesa che il loro occupante, impegnato in chissà quali improcrastinabili faccende, ritorni con tutta calma a metterci il culo sopra, a saltare allegramente le code ai semafori con tanto di lampeggiante acceso.
Si tratta, evidentemente, di cittadini più uguali degli altri: gente che oltre ad andarsene in giro con l'autista non si degna neppure di farsi lasciare fuori dall'area pedonale e fare quattro passi a piedi, di farsi aspettare in un posto che non sia di ingombro alla circolazione, di mettersi in fila come gli altri quando c'è traffico; il tutto mentre le persone normali, quelle che vanno in giro col furgoncino per consegnare la merce ai negozi, che si recano al lavoro con lo scooter, che avrebbero bisogno di fermarsi giusto un attimo per fare un versamento in banca, si affannano come dannati in una bolgia dantesca per evitare una multa, per non arrivare in ritardo nel traffico congestionato, per cercare un parcheggio.
Non sto parlando del Presidente della Repubblica, ovviamente, né del premier, e neppure di ministri di particolare importanza: quelle automobili sono centinaia, e spesso sono occupate da gente che a guardarla in faccia non si riesce nemmeno a capire chi sia.
Eppure a quelle persone semisconosciute è permesso di sottrarsi alle regole che valgono per tutti gli altri: per quelli che lavorano, che studiano, che accompagnano i figli a scuola, che vanno in giro per negozi, che hanno un appuntamento la fidanzata, che vanno alla posta a pagare un bollettino; per quelli che vivono una vita normale, insomma, e che a quanto pare sono meno importanti di loro.
Un sacco di gente ci ha rimesso le penne, per affermare il principio che i cittadini sono tutti uguali.
E qualche volta, girando in bici per il centro di Roma, hai come la sensazione che sia stata fatica sprecata.

Questo post è stato pubblicato il 08 giugno 2011 in ,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

7 Responses to “Égalité un cazzo”

  1. Però quando spavaldamente mostrano la loro presunta superiorità, il loro avere più diritti rispetto agli altri in realtà stanno rendendo evidente la loro inferiorità. Chi gira in bicicletta e rispetta le regole di convivenza civile ha un comportamento eticamente superiore rispetto a chi non lo fa.

    http://www.corriere.it/politica/11_giugno_08/multa-autoblu-brambilla_5e37ce6a-91a9-11e0-9b49-77b721022eeb.shtml

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  2. e lasciano chi merita senza scorta
    http://www.pinomasciari.it/?p=14951

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  3. Ma mi debbono anche spiegare perchè le forze di polizia italiane - tutte nessuna esclusa, anche le guardie ittiche - non fanno uso delle cinture di sicurezza, non dico nell'inseguimento ma nella normale attività. Che le polizie del Regno Unito, della Francia, della Germania, dell'Olanda, della Spagna vedono inficiata la loro opera di controllo e repressione del crimine per l'uso delle cinture?

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  4. Io non vivo in una grande città, e di soprusi di questo genere non se ne vedono molti.. o meglio, quei pochi che regolarmente avvengono sono tollerati perchè compiuti dalle forze dell'ordine, che invece di dare un esempio, anche qui fanno come pare loro meglio, parcheggiando in doppia fila, sui marciapiedi, negli spazi dei disabili. E naturalmente nessuno dice loro niente.

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  5. A me però non va giù questa scoperta dell'acqua calda, in particolare del fatto che scotta, quando si sa di stare in una pentola sul fuoco.
    Egalité una sega anche nel resto del mondo, si sa, anche nei socialismi di stato (che difficilmente possono valersi di coscienze tanto nobili da non fornire disuguaglianze magari inferiori, ma complessivamente meno soddisfacenti anche per grosse fette dei meno uguali degli altri) e pure con i sistemi della democrazia dal basso e partecipata, che può funzionare solo in contesti ridotti, poco complessi sia nella composizione che nei problemi da affrontare e non esposti a interessi corporativi e insidie tese dal sistema senza bisogno che i poteri forti intervengano direttamente a azionarle.
    E' almeno dal diciannovesimo secolo che il problema, che è strutturale (termine evocativo) e inevitabile in qualunque struttura di potere che del potere segua le logiche (anche qui...), è noto, con tutte le sue tragiche implicazioni.

    Fino all'89, più o meno, ne erano tutti consapevoli, anche se molti non volevano risolverlo per convenienza o per la considerazione che le proposte alternative erano peggiori.

    Poi è esplosa una rimozione totale: le proposte alternative sono apparse evidentemente davvero peggiori e questo ha annichilito i primi, rinchiudendoli nella prospettiva di calmierare l'avanzamento del cancro sociale, rinfrancando i secondi fino al punto di partorire le macchiette che arrivano alla bondezza o sallustità consone alla nostra cultura caciarona, ma che han partorito aborti come i blair, gli obami e gli zapateri piuttosto che i bush, i fondi monetari, le banche mondiali e le multinazionali.

    Nessuno più che si ponga nemmeno la domanda: se così ci si finisce per forza, in un modo o nell'altro, al minimo tanto quanto chi ha più soldi ha la possibilità di farne di più indipendentemente dal bene che fa agli altri, anzi, togliendogli più beni possibile comprandogli a meno e vendendogli a più, se i modi alternativi finora tentati di fare hanno fallito, non è possibile trovare dei metodi diversi, davvero migliori, tali da non far nemmeno insorgere i problemi dei sistemi vigenti pur offrendo tanto quanto loro, magari, anzi, ipotizziamo pure incommensurabilmente di meglio?

    Se ce lo si chiede, magari si trova il modo di fare organismi sociali migliori, più sani, immuni dal cancro del potere (o almeno capaci di contrastarlo e non farlo affermare, sarebbe già qualcosa), capaci di soppiantare quelli esistenti come cambia tutto nella realtà, cioè non per rivoluzione, né riforma, ma per soppiantamento da parte delle forme più adatte a riprodursi nell'ambiente. Non sarebbe cosa da poco, se consideriamo che l'ambiente sociale, quello rispetto a cui le forme sociali si devono adattare per proliferare, siamo noi, persone.
    Se non ce lo si chiede si fa come chi ha il cancro e passa il tempo a lamentarsene o a patirlo in silenzio, invece di chiedersi se può esistere una cura. Al limite indignarsi quando appare chiara una metastasi locale particolarmente fastidiosa. E' questo che non mi va giù.

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  6. Le auto blu si comportano esattamente come si comportano molti cittadini comuni, che parcheggiano sulle strisce, tagliano la strada e chi più ne ha più ne metta.
    Non capisco in base a quale principio antropologico chi è eletto o chiamato a gestire la cosa pubblica dovrebbe essere persona migliore dei suoi elettori o dei cittadini qualsiasi.
    Se poi invece parliamo di una bella speranza, allora condivido la frustrazione.

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  7. Un sacco di gente ci ha rimesso le penne, per affermare il principio che i cittadini sono tutti uguali.
    E qualche volta, girando in bici per il centro di Roma, hai come la sensazione che sia stata fatica sprecata.

    Ed è per questo che la democrazia non esistera mai, nè a Roma nè in un paesino

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