Chiamiamo le cose col loro nome

Sarà impopolare, ma per come la vedo io mettere in libertà un detenuto che sta male non c'entra niente con l'efferatezza dei delitti che ha commesso.
Se è vero che le condizioni fisiche di Pierluigi Concutelli non sono più compatibili con il carcere -il che equivale a dire che la sua permanenza in cella metterebbe a rischio la sua sopravvivenza- farlo uscire significa semplicemente applicare l'elementare principio per cui in Italia non è in vigore la pena di morte.
Questo, evidentemente, non ha niente a che vedere con il fatto che i suoi delitti siano stati -come in effetti sono stati- terrificanti, né con la circostanza che se ne sia o non se ne sia pentito, né con la sofferenza delle vittime e dei loro parenti -dei quali, peraltro, comprendo umanamente la rabbia-, e neppure con il fatto che sia stato un terrorista nero.
Si tratta semplicemente di una questione di logica: dire che Concutelli non dovrebbe uscire dal carcere pur essendo gravemente malato significa affermare che per certi crimini si vorrebbe la pena capitale; cosa che del resto ha fatto Vittorio Occorsio, nipote del giudice ucciso dal terrorista, esprimendo un'opinione che in quanto tale reputo legittima, pur non condividendola.
Invece di girare intorno al punto, allora, confrontiamoci sull'argomento vero: c'è chi ritiene che in determinate condizioni sarebbe opportuno ripristinare le esecuzioni capitali? Perché è di questo, con ogni evidenza, che stiamo parlando.
Io ritengo che la pena di morte sia incompatibile con lo stato di diritto, qualcun altro -quelli che vorrebbero vedere Concutelli crepare in carcere, per esempio- no: discutiamone, se è necessario, perché per come la vedo io non c'è niente di cui non si possa parlare.
Però, per piacere, non nascondiamoci dietro le parole, e chiamiamo le cose col loro nome.

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27 Responses to “Chiamiamo le cose col loro nome”

  1. Per Stefano Cucchi (e altri)la pena di morte è stata applicata. Non stiamo qui a parlare del fatto che fossero "criminali minori" perchè non è in gioco il grado di giudizio. Sono d'accordo con te, non nascondiamoci dietro un dito.

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  2. quando i crimini compiuti sono molto efferati è giusto, umanamente, non avere pietà

    la legge, deve esssere applicata, ma dura lex, sed lex

    quindi è scorretto chiedere a qualcuno se è d'accordo sul fatto che lo facciano uscire, in quanto è assolutamente normale non essere, da un punto di vista umano e soggettivo, d’accordo che esca

    la legge, chi la deve applicare, ovviamente la deve applicare comunque, e trovo di cattivo gusto porre al singolo la domanda in termini soggettivi

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  3. Non ci siamo: la legge attuale dice (per fortuna, secondo me) che deve uscire, se sta male. La legge attuale non parla mai di "non avere pietà". La legge di cui parli tu, invece, è quella che /legittimamente, per carità) vorresti. Si chiama pena di morte. Sul concetto di "normale" non mi soffermo, perché se facciamo la lista di tutto quello che secondo alcuni non si dovrebbe fare perché non è "normale" non la finiamo più, con esiti niente affatto rassicuranti.

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  4. metilparaben, non distingui il sentimento soggettivo da quello giuridico a mio sommesso avviso

    dobbiamo invece, come uomini, sopportare che vi possa essere una «frizione» fra ciò che p giusto per la legge e ciò che è giusto per il nostro animo

    sicuramente hai letto l’antigone di sofocle, è un problema antichissimo

    se io devo decidere se deve esistere la legge che prevede la pena di morte, sono contrario

    se invece, in un caso specifico, posso non mentire a me stesso, e «subire» il moto anche oscuro della mia anima

    la legge deve essere rispettata, ma non sempre intimamente condivisa caso per caso, sarebbe un modo astratto, esangue, irreale di percepire i propri sentimenti

    comunque, è bene, per rispetto della legge, che lo facciano uscire, punto.

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  5. Orrore per quella sinistra che non tiene conto dell'impianto legislativo del Paese e che, anzi, vorrebbe farlo virare in senso forcaiolo. E' la sinistra di Piazzale Loreto e delle monetine al Raphael; è la sinistra che, ahinoi, pare vada per la maggiore tra i desiderata della base.

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  6. "c'è chi ritiene che in determinate condizioni sarebbe opportuno ripristinare le esecuzioni capitali? Perché è di questo, con ogni evidenza, che stiamo parlando."

    Ok, se restiamo in argomento è di questo che stiamo parlando, ma...

    Secondo me è l'ennesimo tentativo (riuscito) di screditare le giustizia italiana, primo passo per cambiare la costituzione è dimostrare che quella di adesso non funziona...
    Per questo tutto questo clamore mediatico.
    E una volta ottenuto il permesso di cambiarla... la si potrà cambiare a propria discrezione, per esempio fondando non più la camera dei "deputati" e "senatori", ma la "camera dei fasci delle corporazioni"...

    Ops scusa il lapsus la "camera della Libertà".

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  7. logico che se uno stato rifiuta la pena di morte, allora il ragionamento che esponi è coerente.
    ma dall'altra parte, rimane che era condannato a 3 ergastoli, ed ergastolo = condanna a vita, vale a dire che era previsto che in carcere ci rimanesse fino alla fine della sua vita. che non vuol dire che lo stato uccide il detenuto, ma che fino alla fine della vita naturale del detenuto, non si ritiene possibile/corretto/giusto reinserirlo nella società, proprio per la gravità dei suoi crimini.

    (e non sto parlando della mia opinione sulla carcerazione, perché dal pdv logico ci sono altri pensieri che è possibile sviluppare - ma solo ho provato a mettere nel dibattito anche l'altra parte altrettanto logica che senza fare riferimento alla pena di morte nel senso di esecuzione non permette comunque di far uscire un pluriergastolano - altrimenti, non diamo più nemmeno gli ergastoli)

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  8. Con "la sinistra di piazzale loreto" si intendono i 15 antifascisti fucilati dalla muti, suppongo. Chiamiamo le cose con il loro nome.

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  9. @Alex
    Metilparaben sta parlando di una situazione in cui "la sua permanenza in cella metterebbe a rischio la sua sopravvivenza", quindi la fine non sarebbe più tanto "naturale" (a meno che con tale aggettivo non connotiamo la mancanza di cure adeguate o la permanenza in un ambiente non salubre - nel qual caso dovremmo negare agli ergastolani anche il permesso per andare a farsi una chemioterapia, poniamo).

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  10. Parlare di pena di morte è un'argomento specioso.
    Costringe il pensiero subito dentro uno spazio angusto, pena di morte no, pena di morte solo in certi casi, pena di morte no ma dentro di me sento che potrebbe essere giusta.
    Si può rimanere in carcere, meglio, in una condizione carceraria anche potendo essere curati o accompagnati verso la morte per malattia come succede in tanti ospedali tutti i giorni. O si può decidere che un criminale, anche di quel livello, se ne vada a morire a casa sua. Io penso che la seconda ipotesi sia più equilibrata, da comunità più matura, capace di avere pietà quando una persona non ha più il tempo di ricevere e dare più niente.
    Però la pena di morte non c'entra niente, porta fuori strada.

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  11. @ plus1gmt, intendo la sinistra che sottende al tuo commento: la giustizia che si fa vendetta.

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  12. Quindi quelli della muti che fucilano partigiani e alemanno che lancia monetine a craxi. Effettivamente ci stanno, vicini nella stessa frase. Chiamiamo le cose con il loro nome.

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  13. non è questione di pena di morte, ma di giustizia.
    altri, meno "importanti" di lui e senza condanne penali di alcun genere, non hanno il diritto e la possibilità di NON "mettere a rischio la propria sopravvivenza" in caso di malattia andando a vivere in una casa al mare, sia pure sua.
    Giusto farlo morire dignitosamente, ma mandandolo in ospedale se la cella è così malsana.
    (Che non si venga a dire che in ospedale sarebbe a spese dei contribuenti: in carcere no?)

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  14. Restiamo umani.Concutelli è agli antipodi rispetto a me, politicamente,credo che il perdono sia l'unica via di salvezza , il perdono che non è una concessione benevola verso chi ha sbagliato, il perdono che ci eleva dalla condizione animale e che ci permette di restare umani,di fronte alla sofferenza di un uomo la pietà e il perdono devono distinguerci ,restiamo umani.

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  15. sono piuttosto d'accordo con antonella, va curato e tenuto nelle strutture di cura, fino a che c'è l'ergastolo è normale che uno possa morire da detenuto, al limite aboliamo l'ergastolo e decidiamo una pena massima, 35-40 anni?

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  16. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  17. Curiamolo nel penitenziario del carcere mateniamolo dentro. A mio avviso, per criminali come Concutelli e altri killer del terrorismo rosso, neo o di altro colore, tipo Battisti, maniaci omicidi come Izzo, killer e boss di mafia-camorra-drangheta, l'ergastolo, quello VERO, è una pena giusta. E non è pena di morte.

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  18. Beh, Alessandro,

    Ergastolo significa passare il galera il resto della propria vita.

    Più chiaro di così.

    E se i giudici hanno deciso per l'ergastolo un motivo ci sarà.

    Poi sulle pene si può discutere una vita intera

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  19. Cacchio, questa volta mi hai messo all'angolo.

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  20. Alessandro, questa volta (credo sia la prima, da quando ti seguo) non sono d'accordo con te.
    Ergastolo vuol dire che da quando te lo comminano passerai in galera il resto dei tuoi giorni, finché morte non sopraggiunga.
    Così è e così deve essere, altrimenti è inutile che poi ci stracciamo le vesti per le amnistie allegre e i permessi sbarazzini.
    Piuttosto, si attrezzino le carceri con strumentazioni mediche che garantiscano la sopravvivenza, in carcere, a chi il carcere ha fatto di tutto per guadagnarselo (e si adattino gli istituti di pena a condizioni umane, in generale).
    Non si tratta di ripristino della pena capitale, si tratta di giustizia. È chiaro che se la pena è l'ergastolo con tutta probabilità a un certo punto, mentre lo stai scontando, comincerai a star male, invecchierai... Allora li facciamo uscire tutti?

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  21. @ Arianna

    mi hai estirpato le parole di bocca. :-)

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  22. PS. Sono un altro Alessandro. :-P

    Queste omonimie...

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  23. Arianna, questo è vero se ci si ferma alla superficie.
    Se si va appena sotto la scorza, l'ergastolo ha come significato quello di tenere in isolamento individui che sono considerati irrecuperabili, e pericolosi. E siccome c'è l'idea che restino pericolosi finché avranno forze, non si pone un limite alla detenzione. È del tutto ovvio che se uno sta tirando le cuoia è perfettamente innocuo, e può essere lasciato libero, visto che altro non gli resta che morire in santa pace.
    Per cui la storia dell'ergastolo è assolutamente inifluente...non si parla di un individuo in grado di andare a riformare, sobillare, finanziare di nuovo gruppi terroristici, o di ammazzare qualcun altro, ma di un moribondo (almeno questo immagino, visto che tempo fa rilasciò un'intervista a la7 e non era certo un uomo in salute). Quindi il paragone del post è assolutamente centrato, appena si va sotto la superficie.
    Insomma, l'ergastolo deve essere a tempo "indeterminato", non necessariamente "infinito". Se no, ha ragione l'autore, perché non accorciare la pratica ripristinando le esecuzioni?

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  24. Quando leggo questi tuoi arrampicamenti dialettici, privi di senso della realtà, che si basano sull'astratto significato delle parole anziché sulla loro consistenza effettiva, mi viene sempre in mente questa bellissima poesia di Prevert. Ci sta tutta.

    Io suono il piano
    uno diceva
    E io il violino
    l'altro diceva
    Io l'arpa io il banjo
    io il violoncello
    io il flauto... io cornamusa...
    io raganella...
    Gli uni e gli altri parlavano parlavano
    parlavano di quello che suonavano.
    Non si sentiva musica
    tutti quanti parlavano
    più nessuno suonava
    ma in un angolo un uomo stava zitto:
    "E voi mio signore che strumento suonate
    voi che state lì zitto e non parlate?"
    "Io suono l'organo di Barberia
    e me la cavo col coltello"
    disse l'uomo che fino a quel momento non aveva fiatato
    e poi si fece avanti con il coltello in mano
    e ammazzò tutti i musicanti
    e suonò l'organo di Barberia
    e così vera musica era la sua
    e così viva e bella
    che la bambinetta del padrone di casa
    uscì da sotto il piano
    dove per noia giaceva addormentata
    e disse:
    "io giocavo col cerchio
    a palla prigioniera
    giocavo al mondo
    giocavo col secchiello e la paletta
    giocavo ai genitori
    giocavo a nascondino
    giocavo con la bambola
    giocavo con l'ombrello
    con il mio fratellino
    con la mia sorellina
    giocavo a guardia e ladro
    ma adesso basta! adesso basta!
    Adesso voglio giocare all' assassino
    adesso voglio suonare l' organo di Barberia."
    E l'uomo prese per mano la bambina
    e andarono per case
    per città per giardini
    ammazzando tutta la gente che potevano ammzzare
    dopodichè si sposarono
    e fecero tanti bambini
    senonchè
    il primo studiò piano
    il secondo violino
    il terzo arpa
    il quarto raganella
    il quinto violoncello
    e poi cominciarono a parlare a parlare
    la musica non si sentiva più
    e tutto questo andò a ricominciare!

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