Tenere la testa a posto, e giocare a pallone

Quando c'è una partita di calcio particolarmente importante, una di quelle decisive per le sorti del campionato, e la squadra che gioca in casa cerca di buttarla in rissa, le possibilità sono due: o si accetta quel livello di scontro rispondendo agli avversari colpo su colpo, sputo su sputo, insulto su insulto, oppure si tiene la testa a posto e si continua, nonostante tutto, a giocare a pallone.
Ebbene, ho masticato abbastanza calcio da aver capito che chi abbocca alle provocazioni, statisticamente, finisce quasi sempre per perdere: non soltanto perché generalmente quelli che cominciano a menare hanno dalla loro la consapevolezza di essere più cattivi degli altri, ma soprattutto perché quel gioco l'hanno deciso loro, e assecondarlo equivale a cascare con tutte le scarpe nella trappola che hanno accuratamente preparato.
Ne ho viste pochissime, di squadre che hanno vinto la partita dopo aver accettato quel tipo di gioco: mentre ne ho vista qualcuna in più che si è portata a casa la partita tenendo la testa a posto, scompaginando la strategia degli avversari e rispondendo alle botte col gioco, ai calci con gli schemi, alle entrate a forbice con i passaggi di prima.
Continuo a pensare questo, ogni volta che Berlusconi alza il livello dello scontro: che lo faccia semplicemente perché gli conviene, perché spera che i suoi avversari ci caschino, perché cerca di dar loro il colpo di grazia portandoli sul terreno che gli è più congeniale e contando sul fatto che alla resa dei conti sarà lui a sferrare l'ultima gomitata, la tacchettata in più, l'entrata a piedi uniti che deciderà la partita.
Sarà impopolare, ma continuo a credere che oggi più che mai si debba tenere la testa a posto e cercare disperatamente di giocare a pallone: ammesso e non concesso di saperlo fare, ovviamente, o perlomeno di riuscire a ricordarsi come si fa, anche se è da una vita che per un motivo o per l'altro non ci si prova più.
Sul suo terreno, per come la vedo io, si finisce per perdere comunque: non varrebbe la pena di tentare?

Questo post è stato pubblicato il 17 aprile 2011. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

22 Responses to “Tenere la testa a posto, e giocare a pallone”

  1. ammesso e non concesso di saperlo fare

    Sacrosante parole, purtroppo :(

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  2. La politica non è una partita di calcio, in cui si vince e si perde di fronte ad un gruppo di supporter ululanti.

    E' BERLUSCONI che ci ha convinto che sia così, con i tifosi, i cori, la discesa in campo, le autoreti, le bandiere, il "forza italia" e così via.

    Metafore calcistiche? No grazie, fanno anche queste il suo gioco.

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  3. Concordo con Matteo, d'altronde "Forza Italia" è stato lo slogan del secolo

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  4. @Matteo e Inneres: magari dare un'occhiata alla metafora e capire cosa voglia dire sarebbe utile. Anche perché -perdonatemi- l'aria che tira è quella di inneggiare al colpo di stato e alla rivolta violenta: mi pare che in un contesto del genere -che con la democrazia non c'entra niente, che piaccia o no a chi ha l'ansia di piegare le parole come maglio gli aggrada- la "metafora calcistica" come forma colloquiale sia un'inezia.

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  5. Metil, secondo me pur volendo giocare a calcio, non se ne trovano undici che vogliono farla sul serio la partita!
    Pure dall'altra parte (la "nostra"), uno dice che chiama l'arbitro per mettere una buona parola; l'altro dice che ha sabotato i tacchetti dello stopper avversario e ha messo la sciolina sui guanti del portiere; uno simula falli a go-go; e poi ce ne sono un paio che si mettono d'accordo per subire due gol per tempo in cambio di un buon contratto la stagione successiva. Il Presidente licenzia il CT e ne chiama un altro. Pronti via!

    Direi che la metafora calcistica ci sta tutta.

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  6. @Metilparaben

    la metafora del calcio non va bene per la politica perchè il calcio in sè porta divisione fra "bianchi" e "neri" irriducibili. Juventini e Interisti non potranno mai andare d'accordo su NULLA. Non è più politica, è solo polemica.

    Per quanto mi riguarda la situazione è al tracollo: la soluzione non è finire la partita giocando a calcio. E' uscire dallo stadio e ricominciare a fare politica.

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  7. Nessuno farà un colpo di stato, poiché quelli che lo invocano non lo saprebbero fare... facilmente si sparerebbero sui piedi.
    Quanto alla metafora, ammetto che anche a me le metafore calcistiche non sono molto congeniali. Ma, per stare al gioco, come si fa a "continuare a giocare al pallone" se la squadra avversaria si ruba il pallone?
    Fuor di metafora sono d'accordo con te che l'opposizione dovrebbe imparare a giocare meglio, dato che, anche in questa situazione, non è in grado di montare una qualsiasi alternativa credibile (e questo sarebbe appunto, credo, l'unico modo di tentare di giocare). Purtroppo i "nostri" sono vecchi, bolsi, stanchi e, in qualche caso, conniventi con la squadra avversaria. L'unica sarebbe abbandonare lo stadio disgustati... ma temo che non ci sia un altro stadio, almeno per i più.
    Manuela

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  8. L'uso della metafora calcistica invece secondo me è calzante, visto che è a quello che B. e i suoi vogliono ridurre la politica. E i cittadini a tifosi pro o contro di lui. E in buona parte ci sono anche già riusciti.

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  9. Non solo hai perfettamente ragione Metil, ma io aggiungerei una cosa...

    Bisognerebbe che anche i tifosi la smettessero di esultare e fomentarsi quando vedono sputi e cazzotti e, al contrario, cominciassero a fischiare.

    Soprattutto dovrebbero ricordarsi che sono cittadini e non tifosi, perché secondo me questo è uno dei problemi centrali della nostra società (creato e voluto da Berlusconi in primis, seguito poi da imitatori più o meno convinti).

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  10. In realtà è dai tempi di Peppone e Don Camillo che gli italiani vivono la politica come un derby calcistico, quindi... nessuna novità. L'effetto derby è stato accentuato dalla eccessiva presenza sui media dei politici dell'una e dell'altra sponda. Forse dovremmo semplicemente spegnere l'Infedele, Ballarò, Radio Londra, Porta a Porta e disintossicarci per qualche settimana. Potremmo anche scoprire che questi signori semplicemente non esistono, o quantomeno che il loro impatto sulla nostra vita "vera" è in realtà molto limitato.

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  11. restando in metafora, mi pare che tu stia accettando di giocare una partita in cui il capitano della squadra avversaria è anche l'arbitro.

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  12. Questo mi ricorda "l'arte di ottenere ragione" di Shopenhauer: "Come ultima risorsa diventare offensivi, oltraggiosi e grossolani."
    (http://it.wikipedia.org/wiki/L%27arte_di_ottenere_ragione)

    Evidentemente, purtroppo, funziona.

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  13. Sbagli metafora secondo me. Chè gli schemi e la tattica vanno bene per contrastare un avversario violento su un campo da pallone. Ma se lo sport, invece del calcio, fosse la boxe, che te ne fai della dialettica di gioco? A me sembra che il livello dello scontro politico in Italia sia proprio questo. E non mi riferisco a quello che si vede in parlamento, ma a quello che c'è tra la gente. 'Noi' ci ostiniamo a voler usare la dialettica, il ragionamento e l'indignazione, mentre 'loro' salgono sul ring col ferro di cavallo nel guantone. Come fa il ragionamento a confrontarsi con la sua negazione? Come fai a far capire ad un elettore del pdl che col suo voto mantiene al governo del paese un corrotto, un mafioso e un puttaniere quando l'elettore del pdl non solo ne è già perfettamente consapevole, ma ne va anche fiero? Il mese scorso ero a Londra con la mia ragazza. Ci ferma una coppia di italiani per chiedere informazioni stradali. Parliamo di Inghilterra ed Italia e dal confronto tra le due realtà sociali (in cui chiunque vedrebbe l'Italia uscirne con le ossa rotte, fatti salvi il sole, il mare, il calcio, la cucina ecc.), a detta dell'italica coppia, ne viene fuori che non solo l'Italia sarebbe un paese perfetto se non fosse per le toghe rosse, ma che per noi 'maschietti' italiani, vivere in inghilterra deve essere un vero spasso (l'allusione è chiaramente di tipo sessuale), "con tutta la pubblicità che ci fa il Berlusconi in Italia!". Come fai a portare il ragionamento in un non-pensiero del genere? Quali tattiche dialettiche usi? Te lo chiedo perchè mi sarebbe piaciuto cercare di far ragionare queste persone. E l'avrei anche fatto se non avessi dovuto trattenere la mia ragazza che, invece, ha mirato subito al setto nasale.

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  14. Quello di buttarla in cacciara e' un gioco che conviene un po a tutti, tranne che naturalmente al cittadino. Conviene a B., conviene a buona parte della Lega, conviene al IdV e ad una parte della "sinistra". Conviene pure ai giornalisti pigri, mediocri o che non sanno scrivere.
    Non so se questo modo di fare politica sia stato inventato da B., ma di sicuro ci sguazza.
    Io credo fermamente che toccherebbe a noi abbassare i toni, di sn o di dx, non importa..

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  15. @Lesandro
    Hai fatto nell'ordine le seguenti assunzioni:
    * B. e' un corrotto
    * B. e' un mafioso
    * B. e' un puttaniere
    * l'elettore di B. e' consapevole di questo
    * l'elettore di B. ne va fiero
    * l'elettore di B. sono tutti come quell'idiota che hai incontrato a Londra
    e tu vorresti il dialogo con i Berlusconiani?

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  16. @ Charles. In effetti, mi domando come sia possibile tale dialogo. Il senso era questo.

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  17. @Lesandro
    se fai tali assunzioni, in particolare le ultime, il dialogo e' impossibile, mi sembra evidente. Spero di aver risposto alla tua domanda.

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  18. Mah, però mi sembra che il "nostro" stia peggiorando. Cioè gli è sempre piaciuto fare il pagliaccio nelle occasioni pubbliche, così come fare il perseguitato mentre si trova tra i suoi. Però le spara sempre più grosse e dalle sue barzellette ormai non si salva più nessuno. D'altronde credo sia in calo nei sondaggi, il Paese è in una situazione economica che mette in luce tutta la pochezza del suo governo, lui intanto si ostina a promulgare leggi sulla giustizia di difficile approvazione e per far questo deve mandare uno come Verdini a far campagna acquisti. Dulcis in fundo deve difendersi in una serie di processi che deve fermare o da cui difficilmente uscirà.

    Nsomma credo che tra un po' darà di matto e, per stare nella metafora, bucherà il pallone. E si vedrà se ci sarà l'espulsione o se sarà il pubblico ad invadere il campo.

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  19. Tecnicamente avresti ragione, se non fosse che pur continuando a giocare la partita ci si rende poi conto che l'arbitro lo sta facendo LUI.

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  20. Prendiamo un dibattito, ad es. in un talk show. Mettiamo che il tuo interlocutore la butta in rissa e ti attacca in modo sporco, violento e disonesto mistificando la realtà. E mettiamo che tu "tieni la testa" e fai finta di stare in un dibattito normale, rimanendo pacato, non reagendo emotivamente alle insinuazioni, argomentando in modo costruttivo e rispettando l'avversario. Secondo te che messaggio riceve lo spettatore?
    Secondo me il messaggio che passa è questo: il tizio tranquillo è stato aggredito e disonorato, non ha reagito dunque ha implicitamente accettato le tesi infamanti esposte dall'altro, inoltre ha rispettato l'altro che lo insultava quindi lo ha riconosciuto come un interlocutore degno di rispetto. Chi ha vinto secondo te?

    Il dibattito pubblico non è come il calcio in cui la palla entra o non entra indipendentemente da chi è considerato il più forte. Nel dibattito pubblico sono rilevanti i meccanismi psicologici anche "primordiali" che sono quelli esposti sopra: se subisci senza reagire vuol dire che ti stai sottomettendo.

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  21. e' un po' difficile giocare a pallone se gli arbitri ti picchiano........

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