Mescolare le carte per pararsi il culo

Spiegare qualcosa e giustificarla sono due procedimenti nettamente distinti, sul piano del lessico ancora prima che su quello della logica: talvolta, però, c'è chi ha interesse a confonderli.
I ragazzi che si sono resi protagonisti di violenze durante la manifestazione dell'altro giorno hanno commesso degli atti molto gravi, e per questo (al netto di eventuali abusi da parte delle forze dell'ordine) ritengo che dovrebbero essere puniti: ciò equivale a dire che non li giustifico.
Nondimeno, credo che il loro comportamento si possa interpretare alla luce di una situazione così drammatica da indurli a non vedere più alcun futuro davanti a loro: questa, evidentemente, è la spiegazione (la mia, cioè una delle spiegazioni possibili), che come ripeto non contiene alcun elemento giustificativo.
Hanno interesse a confondere i due piani tutti coloro -e sono tanti- che il futuro a quei giovani l'hanno sottratto, conducendo questo paese in un baratro dal quale sarà difficilissimo venire fuori; tutti coloro che delle loro politiche dissennate, irresponsabili e fallimentari non vogliono che si parli; tutti coloro che non intendono assumersi (così com'è giusto che se le assumano i ragazzi che hanno bruciato le automobili, lanciato le bombe carta e distrutto le vetrine) le proprie responsabilità.
Ebbene, se costoro si limitassero a dire che quanto è accaduto non deve essere giustificato, allora mi troverebbero assolutamente d'accordo: invece si spingono oltre, e cercano di fare in modo che gli incidenti dell'altro giorno non vengano neppure spiegati.
Trovo che questo sia un atteggiamento irresponsabile, cieco, violento: e quindi inaccettabile.
Se mi chiedete di condannare la violenza insieme a voi, contate pure su di me.
Se cercate di farmi smettere di pensare per pararvi il culo, inventatevene un'altra.

Questo post è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 in ,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

22 Responses to “Mescolare le carte per pararsi il culo”

  1. Il meccanismo è già scattato. Il prefetto di Roma ha pronunciato un editto molto secco a proposito delle manifestazioni previste anche la prossima settimana. Lui fa il suo lavoro, o almeno crede di farlo bene facendo il duro. Il suo capo, Manganelli, nell'intervista all'Unità dice parole che io ho letto come apertura a capire e a chiedere che il governo capisca. Ora il problema è la qualità di Maroni e di Lucignolo il quale dovrebbe mettere da parte le sue favole, in favore di una politica che provi a rispondere ai cittadini.Dovrebbero spalancare le orecchie e parlare agli studenti e alle altre categorie che erano in PiazzadelPopolo e ricomporre. Non mi aspetto nulla, purtroppo, da questi mediocri in mala fede. Una cosa voglio aggiungere, però. Questo non è il momento della violenza, su quel piano si perde prima di cominciare. Disobbedienza civile, azioni a grande impatto civile e mediatico. Se ne possono immaginare e attuare a decine, una diversa al giorno e per i prossimi sei mesi.

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  2. "Disobbedienza civile, azioni a grande impatto civile e mediatico. Se ne possono immaginare e attuare a decine, una diversa al giorno e per i prossimi sei mesi".


    Assolutamente d'accordo.

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  3. E' quello che avevo cercato di dire io stesso in un commento (con meno successo).

    Purtroppo la frustrazione (comprensibile) nei meno tranquilli produce violenza (inaccettabile).

    Certo che vanno puniti ma vanno pure ascoltati secondo me.

    Non basta condannare, senza fare mea culpa, senza ascoltare, senza capire quali sono le sofferenze di chi arriva a manifestare la propria frustrazione con la violenza.

    La rieducazione passa anche dalla comprensione ma si sa la rieducazione non è mai stata fatta in Italia.

    Punizioni, punizioni, punizione, riempimento delle carceri, suicidi, ecc.

    Parola d'ordine: ascolto, comprensione, recupero, rieducazione.

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  4. Io non riesco a capire come alcune decine di persone possano agire in questo modo senza che si riesca a fermarli. Purtroppo la verita` e` che c'e` la volonta` precisa che queste manifestazioni finiscano nel caos, per poter poi puntare il dito su tutti i manifestanti. Cossiga docet.
    Poi che un agente si lasci isolare dai manifestanti e si faccia quasi disarmare mi pare una cosa abbastanza preoccupante. Di chi e` la responsabilita`? Non sono eventi rari. Talvolta ci lascia le penne il poliziotto, talvolta l'assalitore. Addestramento scadente, pochi mezzi, scarsa competenza ai vertici? boh.

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  5. D'accordo con Mattia P., e non soltanto per memoria storica e per memoria recente delle candide dichiarazioni dell'ineffabile Cossiga. Ma, soprattutto, perché è metodologicamente scorretto, ai fini della comprensione dei fatti, considerare "gli studenti" come un unicum indistinto: quelli che ho visto io alla manifestazione del 30 novembre, lungo tutto il corteo che ho percorso fino a piazza Capranica (prima dello sbarramento di piazza Montecitorio) erano studenti universitari e medi arrabbiati e decisi, ma tutt'altro che disposti a compiere atti violenti o persino a farsi persuadere dalle proposte violente (ad una ho sentito rispondere con un buuuuhh). Alla manifestazione di martedì scorso, invece, la partecipazione era molto più composita. Quelli che si preparavano allo scontro fisico con caschi e abiti neri (scusate, ma a me, al di là delle loro dichiarazioni di appartenennza, ricordano invariabilmente i picchiatori neri delle mie memorie adolescenziali) si vedeva e si sentiva chiaramente che si stavano organizzando a tale scopo e che per questo erano venuti alla manifestazione. Questa organizzazione e questa programmazione non hanno nulla a che vedere con l'indignazione del momento, che può provocare in chiunque l'impulso a forzare un blocco, se si vede un cordone di polizia che sta lì per impedirti di passare. Mi spiego, il 30 novembre, mi sono trovata a piazza Venezia con tutte le vie che immettevano sulla paizza sbarrate: via del Corso, via del Plebiscito, piazza santi Apostoli: unica strada aperta, via delle Botteghe Oscure, dove si è diretto il corteo. A me, come cittadina italiana, il fatto che uno sbarramento di camionette mi impedisse di percorrere una delle strade della mia città ha provocato un forte moto di indignazione, ovvero mi è sembrato un sopruso. Mi sarebbe venuta voglia di tirare un sampietrino, o un'ombrellata (pioveva) ma non l'ho fatto, non soltanto perché non devellerei mai una pavimentazione stradale, ma perché il mio gesto, ancorché dettato da una comprensibile indignazione civica, sarebbe stato inutile e controproducente. A queste stesse conclusioni arriva qualunque ragazza o ragazzo che abbia studiato e che, pertanto, sia allenata, o allenato, ad usare il cervello. Pertanto rigaurdo a martedì scorso: altra cosa sarebbe stata andare contro uno sbarramento senza armi, improprie; certo, così ci si fa male, ma si rimane dalla parte della ragione.

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  6. Presto scriverò anche io un post su questo tema, che finalmente mi pare interessante. Quando l'uso della violenza in politica è legittimo, se mai lo è?

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  7. Bè la rivoluzione francese è stata sicuramente violenta, ma chi si sogna di condannarla?

    Secondo me la rivolta anche violenta, è in qualche modo non legittimata, ma sicuramente accettata dalla storia qualora sia compiuta dalla maggioranza del popolo contro una minoranza tiranna.

    Ieri la monarchia, oggi la partitocrazia.

    Solo che un questo caso è stata una rivolta di minoranza, se fosse stato tutto il popolo italiano ad essere incazzato, nessuno avrebbe detto "ah".

    Per questo ritengo che chi ha fatto danni deve si essere punito secondo quello che la legge prevede, ma occorre che i politici non siano ottusi e cerchino di ascoltare e capire i malumori di ogni minoranza, prima che diventi maggioranza e quindi rivoluzione.

    Poi diciamocelo, fra chi si ribella per frustrazione c'è pure una percentuale che usa violenza fine a se stessa, non so dire in che percentuale ma comunque c'è, ad ogni modo non giustifico alcuno dei due, però come diceva Metil faccio lo sforzo di spiegarlo.

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  8. P.S. al lavoro comprano "LA NAZIONE", che è un pò il LIBERO dei provinciali, ecco, vi farei leggere le cazzate che scrivono quei giornalisti al riguardo.

    Bisognerebbe che leggessero un pò dei nostri ragionamenti.

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  9. Poi vabbè il paragone con la rivoluzione francese è un pò forzato, giusto per spiegare il concetto.

    E' chiaro che oggi la violenza è meno tollerata(?), c'è più sensibilità (maddeche) al riguardo, in quei tempi era un pò ordinaria amministrazione, ma lascio parlare chi di storia se ne intende di più.

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  10. tutto giusto quello che dici.
    Fatto sta, purtroppo, che ora sono tutti liberi...e ciò non va bene.

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  11. Quelli che li hanno liberati ce l'avranno un nome e cognome no?

    Che si assumano le loro responsabilità, e che loro ne sono esclusi nell'esercizio delle loro funzioni? Nessun mestiere ne è escluso.

    A parte i politici che si salvano sempre...

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  12. Giudicare il giudicante, il problema di tutti i problemi.

    Chi è legittimato a giudicare il lavoro del giudicante? un'altro giudicante?

    forse, o forse no? non lo so.

    Non certo è legittimata a farlo la politica come vorrebbe fare il berlusca per ovvie ragioni.

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  13. Sezioni diverse del Tribunale di Roma hanno disposto il rilascio di tutti i giovani di piazzadelpopolo fermati il 14.Hanno voluto prendere il tempo necessario a dare un giudizio sulla base di elementi di prova contro ciascuno di loro.
    Insomma, direttissima non significa giudizio sommario.Mi sembra una prova di civiltà dei giudici e giuridica.Quel fascista di Alemanno ha criticato duramente. Sempre manganello e purga

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  14. IO purtroppo, guarda un po', anche se mi impegno di condannarli proprio non ci riesco.

    Mentre tutta la gente è a casa al caldo lobotomizzata dalla tv quelli sono andati lì a dire che dopo due anni che nessuno se li caga si sono rotti le palle.

    Tanto di cappello.

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  15. Uno può essere incazzato quanto ti pare, ma perchè spaccare auto e vetrine di chi non c'azzecca nulla?

    Guarda sarei stato più comprensivo se avessero preso a pedate un paio di politici, ma distruggere le cose a chi non c'entra nulla non lo capisco proprio.

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  16. Alcuni sono andati lì "a dire"...altri sono andati lì "a spaccare tutto". E quest'ultimi andavano puniti.

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  17. Pienamente d'accordo con Antonio G. L'altra manifestazione aveva raccolto il consenso e gli applausi di passanti: quella è la strada giusta, anche se più difficile. E la disobbedienza civile è l'arma che la maggioranza di cittadini delusi, tartassati, amareggiati sceglierebbe e appoggerebbe, mettendo in difficoltà questo governo incapace e ottuso e preparando le fondamenta per una sorpresa alle elezioni.

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  18. La violenza di un popolo che cerca di sollversi dalla tirannia da cui è oppresso è sempre giustificabile.
    La violenza è il piano B, magari il piano C o D, ma pretendere di spostarla oltre la Z è da vigliacchi.

    La spada ferisce più di una pistola scarica, e la lingua è ormai una pistola scarica: a forza di cambiare il significato delle parole, non ferisce più nessuno.

    E allora spada!

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  19. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  20. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  21. Non sono d'accordo nè con l'articolo nè ancor di più con coloro che commentano facendo l'apologia della violenza
    Quando mi sono trovato e mi trovo nei casini non ho certo pensato di risolverli andando a spaccare la roba degli altri.

    Non vedo che cosa ci sia da interpretare in chi per opporsi a un governo e alle sue pseudo riforme si mette a spaccare vetrine e bruciare auto. Coloro che hanno messo a soqquadro il centro di Roma sono semplicemente dei delinquenti.

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  22. immagino che qualcuno di voi abbia visto l'ultima puntata di annozero. ebbene, ieri sera è stato possibile notare che nessuno studente ha condannato gli episodi di violenza. purtroppo, molto spesso, non ci si limita a dare una spiegazione di questi fenomeni ma essi vengono giustificati. e se ci pensiamo bene, questa è la stessa logica dei terroristi: anche loro, così come gli "studenti", ritengono di poter ricorrere alla violenza in quanto sono nel giusto.

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