Adesso dirò una cosa che a qualcuno non piacerà, ma proprio perché ho parlato spesso del problema, e proprio perché il problema mi sta molto a cuore, mi prendo la libertà di farlo: non essere complici del femminicidio, per come la vedo io, non consiste nel firmare appelli che -come spesso accade- tendono a restare delle enunciazioni di principio; piuttosto, sarebbe meglio prendersi la briga di dire quello che si pensa, a costo di risultare antipatico e di essere mandato a cagare, quando un'amica ti racconta che il suo ragazzo è geloso e si scoccia se esce da sola, o quando siete a bere una cosa insieme e il telefono le squilla dieci volte in due ore perché lui non sa chi sei e diventa sospettoso, o quando ti racconta che lui le ha sbirciato gli sms sul telefonino ma lei l'ha perdonato perché in fondo può succedere, o quando ti dice che voleva vedere il suo ex per parlare un po' ma lui le ha opposto che sarebbe stata una mancanza di rispetto inducendola a rinunciarci, o quando lui ha fatto la faccia storta perché lei doveva uscire con le amiche e aveva la gonna un tantino troppo corta.
Non essere complici del femminicidio, secondo me, significa farsi uscire le parole in quei momenti là: perché ci sono un mucchio di donne intelligenti che questa robaccia, in un modo o nell'altro, continuano a doverla fronteggiare; e quando ne parlano a qualcuno si sentono rispondere spesso e volentieri che sono esagerate, che bisogna avere un po' di pazienza, che non è il caso di farla troppo lunga.
Ecco, io credo che questa robaccia, che molti continuano a ritenere innocua, sia l'inizio della fine: e che se ci si ritrova, magari per quieto vivere, a passarci sopra una, due, tre volte, il femminicidio è dietro l'angolo e può esplodere anni dopo, senza nemmeno il tempo di domandarsi come ci si sia arrivati.
Perché la cultura maschilista di questo paese è una bestiaccia, l'ipocrisia pure, e la tendenza a mordersi la lingua e non dire le cose perché non sta bene è peggio di tutte e due.
Va bene l'appello, quindi, per l'utilità che può avere: ma qualche "mollalo" in più, quando le cose cominciano e il dramma non si intravede neppure, facciamocelo uscire di bocca.
A costo di risultare antipatici, e magari di essere mandati a cagare.
Archive for aprile 2012
A costo di risultare antipatico
Prima che diventi troppo tardi
Se nella merda in cui ci ritroviamo si fa ancora tanta fatica a pronunciare la parola "decrescita", significa che da questa crisi non stiamo imparando niente.
Forse sarebbe il caso di dirselo una volta per tutte: invece di annaspare per rimettere in carreggiata un sistema che non sta più in piedi, dovremmo riflettere sulla possibilità di riformulare il modo in cui viviamo e chiederci se non saremmo più felici consumando un pochino meno e cercando un equilibrio diverso.
Più le cose si mettono male, insomma, più mi viene il sospetto che stiamo perdendo un'occasione.
Sarebbe il caso di pensarci, prima che diventi (davvero) troppo tardi per coglierla.
Perfino dei propri
Sarà, ma ogni volta che vado a gay street a raccogliere le firme per Teniamo Famiglia torno a casa sconcertato dalla quantità di persone omosessuali che si dichiarano del tutto indifferenti al riconoscimento delle famiglie di fatto.
E penso che è davvero un'epoca triste quella in cui non solo non si combatte per i diritti di tutti, ma ci si disinteressa perfino dei propri.
Meglio una rapina che una scelta
Vediamo se ho capito: quando sono boss della malavita "dei morti non si deve dire altro che bene"; quando invece si tratta di malati di distrofia muscolare che chiedono ed ottengono di porre fine alle proprie sofferenze, allora se ne può parlar male quanto si vuole, al punto da negare loro perfino i funerali.
Per la serie: se hai l'ambizione che ti perdonino, meglio una rapina che una scelta.
Wolverine
Da oggi potete leggere le cose che scrivo anche su un altro blog: si chiama Wolverine, è ospitato dall'Espresso e potete arrivarci cliccando qua.
Se ne avete voglia, ci vediamo (anche) da quelle parti.
Chi non crede nella democrazia
Per come la vedo io, che sono tutto fuorché fascista, la liberazione dal fascismo è servita a far sì che tutti possano dire quello che pensano: anche se quello che pensano consiste nel rimpiangere la repubblica di Salò.
Dopodiché, se davvero credete che impedire a qualcuno di esprimere le proprie idee -per quanto aberranti esse siano- equivalga a neutralizzarle, ritengo che siate degli illusi: quelle idee non solo resteranno tutte al loro posto, ma in più diventeranno clandestine, fornendo a chi le propaganda l'alibi del martirio e facilitandogli il proselitismo.
Io rimango convinto che le cattive idee non si combattano silenziandole, ma lasciando che vengano espresse e poi confutandole: e ne sono convinto perché credo nella democrazia.
Mi pare che chi auspica la censura, invece, non ritenga la democrazia abbastanza forte da sconfiggere quelle idee nel merito: e quindi, in estrema sintesi, che nella democrazia creda molto, ma molto meno di me.
Siete voi che avete dato ragione a Bossi
Dopo il 1993 quasi tutti i partiti sono stati d'accordo nel reintrodurre il finanziamento pubblico abrogato dal referendum chiamandolo rimborso elettorale, ma allo stesso tempo si sono ben guardati dall'idea di rendicontarlo puntualmente dimostrando che il suo ammontare corrispondesse esattamente a quanto speso per le elezioni e restituendo l'eventuale differenza.
Ciò significa che le organizzazioni politiche hanno di fatto sancito -pubblicamente e oltre ogni ragionevole dubbio- che fosse giusto usare quei quattrini non soltanto per finanziare le competizioni elettorali, ma anche -e direi soprattutto- per sostenere le proprie spese di funzionamento; e che gli organi di informazione hanno avallato questa interpretazione, giacché non mi risulta che dal 1993 ad oggi abbia avuto luogo una campagna permanente e instancabile dei giornali e delle televisioni per contestare la situazione e cercare di modificarla.
Se si dà per buono questo sistema -cosa che, ripeto, i partiti e i media hanno fatto per vent'anni- non vedo perché pagare la casa a Calderoli rappresenti uno scandalo: si tratta di una spesa di funzionamento come un'altra, che la Lega ha liberamente deciso di erogare perché la riteneva utile; cosa che peraltro accade spessissimo nelle imprese, che sostengono ingenti costi per fare in modo che i propri dirigenti possano soggiornare in questa o quest'altra città, in ragione dei loro obiettivi strategici.
La vera domanda, insomma mi pare questa: i soldi del rimborso elettorale, una volta incassati, sono e rimangono soldi dei partiti?
Se la risposta è no, allora Bossi ha torto quando dice che i partiti ne possono fare quello che vogliono; se invece la risposta è sì, Bossi ha ragione da vendere.
Ebbene, sapete cosa? Siete stati voi, partiti e mezzi di informazione, a rispondere di sì a quella domanda, pressoché all'unisono e per vent'anni filati.
Il che equivale a dire che siete stati voi a dare ragione a Bossi.
Invece di scandalizzarvi fuori tempo massimo, prendetevi le vostre responsabilità.
E voi portate il vino
Siccome alcuni amici hanno giustamente dichiarato -con tanto di blog- che gli abusivi non li voteranno, mi sa che ci toccherà scegliere sin d'ora qualcun altro.
In caso di ballottaggio, ovviamente, grigliata mista da me. E voi portate il vino.
Poi, con calma
Poi, con calma, qualcuno dovrebbe spiegarmi come mai quando un tizio fa una strage e poi gli trovano a casa una Playstation tutti si scagliano contro i videogiochi violenti, mentre quando un altro tizio compie la stessa operazione sostenendo di essere stato guidato da Dio nessuno dice una parola sulla religione.
Quanti sono i mercificati?
Dal post di ieri, com'era prevedibile, è venuto fuori un dibattito niente male: al quale, già che ci sono, mi piacerebbe aggiungere un paio di spunti.
La mercificazione del corpo in cambio di denaro, a meno che non mi sfugga qualcosa, è un elemento che caratterizza complessivamente il mondo in cui viviamo: ciascuno di noi, in un modo o nell'altro, vende le proprie mani, le proprie braccia, le proprie gambe, i propri occhi, la propria bocca, il proprio cervello e via discorrendo, nell'ambito del noto fenomeno fondante la società moderna che chiamiamo volgarmente "lavoro".
Il fatto che tale vendita venga effettuata liberamente o sia dettata dalla necessità è circostanza sulla quale difficilmente si può esprimere un giudizio, se non dal punto di vista insondabile e insindacabile del singolo individuo: normalmente siamo abituati a considerare più consapevoli le scelte di chi svolge lavori particolarmente qualificati o meglio retribuiti, e più riconducibili al bisogno quelle di chi è adibito a mansioni più umili o meno remunerative.
Ma si tratta, con ogni evidenza, di una vistosa semplificazione, in base alla quale dovremmo considerare poco libera non soltanto la scelta di chi si prostituisce, ma anche quella di tutti i lavoratori che hanno bisogno di fare ciò che fanno per tirare avanti fino alla fine del mese.
E' libera la scelta di un facchino che deve spaccarsi la schiena dalla mattina alla sera per guadagnare qualche centinaio di euro? E' libera la scelta di chi va a pulire i cessi degli altri? E' libera la scelta di chi se ne sta inchiodato a una catena di montaggio otto ore al giorno e deve pure fare i turni di notte?
Non lo so. Probabilmente no, dirà qualcuno, ché se costoro potessero scegliere si dedicherebbero probabilmente a occupazioni meno faticose e più remunerative.
Il problema, allora, è certamente più ampio rispetto al solo esempio della prostituzione: e riguarda direttamente il modo in cui è strutturata la società in cui viviamo, nella quale vengono quotidianamente mercificati miliardi di corpi senza chiedersi una sola volta se quella mercificazione sia frutto della libera scelta o del bisogno, se sia più o meno umiliante, se riduca gli esseri umani a pedine di scambio la cui contropartita è quantificabile in denaro.
E' un discorso interessantissimo, che potrebbe mettere in discussione i fondamenti della nostra organizzazione economica, rispetto al quale non ho alcuna preclusione: ma svolgerlo solo in riferimento alla prostituzione, come se fosse l'unico caso in cui vale la pena di stigmatizzare la vendita del corpo e mettersi nei panni degli altri per valutare il grado di libertà con cui hanno scelto di fare quello che fanno, mi pare un'operazione ipocrita e moralista.
Volete preoccuparvi delle persone che sono indotte dal bisogno a fare quello che fanno? Bene, io ci sto. Ma l'operazione dev'essere completa, e riguardare tutte le occupazioni e tutte le parti corporee che servono per svolgerle.
Altrimenti siamo al solito adagio secondo il quale le parti intime, alla fine della fiera, sono "particolari" rispetto alle altre.
A me, scusate, questa sembra roba da preti.
Due parole sulla prostituzione
A me piacerebbe tanto essere governato da qualcuno che abbia una visione laica della prostituzione.
Qualcuno che fosse capace di operare una distinzione chiara tra le donne che si prostituiscono perché vi sono costrette e quelle che lo fanno per propria scelta, senza prestare il fianco alla solita panzana confessionale e radical chic secondo la quale liberamente, in fondo in fondo, una donna non si prostituisce mai; e che immediatamente dopo creasse le condizioni per trarre in salvo le prime, punendo severamente chi le ha ridotte in schiavitù, e per assicurare alle seconde la possibilità di esercitare il proprio mestiere in modo sereno, regolare e sicuro, nonché di poterlo cessare dedicandosi ad altro quando decidono di farlo.
Qualcuno che avesse il coraggio di dire che la scelta della signora Rossi, che dovendo sbarcare il lunario decide di vendere il proprio corpo, è rispettabile -esattamente- quanto quella della signora Bianchi, che invece opta per andare a lavare le scale nei condomini.
Qualcuno che finalmente si decidesse a far notare che i favori, le agevolazioni, le scorciatoie ottenute sul lavoro attraverso la lap dance, la pecorina e la fellatio non sono affatto -ma neanche un pochino- più spregevoli e scandalose di quelle raggranellate attraverso l'adulazione, la piaggeria e il servilismo.
Qualcuno per cui fosse chiaro che se una donna si prostituisce, e lo fa in modo consapevole e libero, non sta ledendo in alcun modo né la propria dignità, né tantomeno quella delle altre donne.
Qualcuno che riuscisse a farsi uscire di bocca che maschilismo e prostituzione libera non sono per niente connessi, e che un'irreprensibile moglie tutta casa, catechismo e lavoro può alimentare il sessismo dilagante in modo molto più drammatico rispetto a una escort che cede le proprie prestazioni in cambio di denaro.
Qualcuno che, infine, dopo aver detto e è pensato tutto ciò che precede lo traducesse in leggi, saltando a pie' pari l'ipocrisia di cui questo paese è inzuppato come una spugna -a destra e a sinistra- e vincendo la tentazione di diventare, in un modo o nell'altro -perché c'è gusto, e tanto, a guardare le cose dall'alto e sentirsi migliori degli altri giudicando quello che fanno-, più bacchettone dei preti.
Da uno così, mi piacerebbe essere governato.
Che dite, chiedo troppo?
Famiglie di fatto: adesso vi chiediamo una mano
Allora, gente, la questione è presto detta: a Roma, con l'iniziativa che abbiamo chiamato "Teniamo Famiglia", stiamo cercando di raccogliere le 5.000 firme necessarie per portare in consiglio comunale una delibera di iniziativa popolare che chieda al comune di riconoscere a tutte le famiglie anagrafiche , anziché alle sole famiglie tradizionali fondate sul matrimonio tra un uomo e una donna, i diritti e le agevolazioni che si possono sintetizzare con la locuzione "welfare comunale".
Le famiglie anagrafiche, in sostanza, sono tutti i nuclei di persone conviventi legate da un vincolo affettivo, a prescindere dal loro sesso e dal fatto che siano o non siano sposate.
Sta di fatto che siamo a un mese dalla scadenza della consegna, e purtroppo di firme ce ne mancano ancora un po': diciamo la metà, per andare sul sicuro, essere prudenti e centrare l'obiettivo.
Ebbene, io credo che l'occasione sia troppo importante per non chiedere a tutti voi di darci una mano e di diventare, sia pure nel vostro piccolo, dei protagonisti di questa campagna: nel fine settimana metteremo a punto un sistema per consentirvi di raccogliere le firme dei vostri parenti, amici, vicini di casa, e poi farcele avere in modo tale che la cosa non vi diventi troppo pesante dal punto di vista dell'impegno.
Insomma, se siete a Roma e avete voglia di dare il vostro supporto concreto a questa campagna preparatevi: noi, da parte nostra, cercheremo di inventarci un sistema che vi consenta di rendervi utili senza sacrificare troppo tempo e senza ammazzarvi di spostamenti in giro per la città.
Se volete scrivetemi in mail o nei commenti per dirmi che siete interessati: vi faremo sapere quanto prima cosa potete fare.
Siete pronti?
Criceti
-Pronto?
-Pronto, sono io.
-Criceto Puf, ma lo sai che ore sono?
-Certo che lo so, criceto Zum, ma vedrai che adesso il sonno ti passa.
-Che succede?
-Succede che mi hanno telefonato dal Gran Consiglio. Pare che domani approvino la direttiva.
-Quale direttiva?
-Come sarebbe? La direttiva, cretino, quella che stiamo chiedendo da due anni.
-Ma davvero? Be', è una notizia fantastica...
-Fantastica una sega. Gesù, ma chi mi sono preso come collaboratore, un ratto?
-Non ho mica capito.
-Me ne sono accorto, che non hai capito. Ascolta, qua bisogna fare un po' di telefonate e fermare tutto.
-Fermare tutto? Cioè, fermare la direttiva dici? Oddio, non ti seguo...
-Vabbe', facciamo che ricominciamo tutto da capo. Chi siamo noi?
-Chi siamo? Siamo criceti...
-Ah, che scoperta! Che genio! Imbecille, ti ho chiesto un'altra cosa...
-Cioè?
-Cioè noi, cristo, la nostra associazione, il nostro gruppo del cazzo pieno zeppo di stupidi come te. Chi siamo?
-Ah. La LDC...
-Alla buon'ora. Elledicì, Lega per i Diritti dei Criceti. Ed essendo la Lega per i Diritti dei Criceti, cosa chiediamo?
-Mi prendi in giro? Lo sai cosa chiediamo, la Lega l'hai fondata tu....
-Sì, ma voglio sentirlo da te, visto che mi sembri più rincoglionito del solito.
-Chiediamo che i criceti abbiano diritto allo stesso numero di ghiande degli altri animali della foresta.
-Bene. E quindi cosa abbiamo proposto?
-Una direttiva. Abbiamo proposto una direttiva al Gran Consiglio degli Animali.
-Vedo che ti sei svegliato. Era ora. Ecco, io ti telefono nel cuore della notte e ti dico che questa direttiva forse viene approvata. E tu esulti.
-Perché, non dovrei?
-E non dovresti no, porca troia. Ma cosa devo fare con te? Cosa? Sai che succede quando approvano la direttiva, sì?
-No, che succede?
-Vedi di pensarci un attimo. Una volta approvata la direttiva, a che serve la LDC?
-Be'...
-Lascia stare i be'. Rispondi.
-...diciamo che esaurisce il suo compito...
-Giusto. E quindi, tornando alla domanda, a cosa serve?
-...a niente.
-Vedo che iniziamo a ragionare. E se non serve a niente, di grazia, che ne sarà del finanziamento che prende dalla Contea? Che ne sarà del sette per mille?
-Be'...
-Aridaje, co' 'sto be'. Dimmi che fine faranno i soldi.
-...se avremo esaurito il nostro compito, presumibilmente...
-Presumibilmente?
-...ce li toglieranno...
-Ohhh, ci siamo. E se ce li toglieranno, che ne sarà del tuo stipendio?
-Be'...
-Dì un'altra volta be', un'altra volta sola, e te lo tolgo subito, lo stipendio. Te lo dico io, deficiente: tu resti disoccupato.
-...da questo punto di vista, in effetti...
-...ma mica solo tu, sai? Restiamo disoccupati tutti, ci tolgono la sede, si tratta di trovarsi un lavoro, hai presente il lavoro, no? Per non parlare della vita che ti cambia, perché sai che cambia, vero? Lo sai che poi col cazzo che ti invitano alla tv degli animali? Lo capisci che diventiamo tutti degli zero, senza arte né parte, poveri in canna e ignorati da tutti, peggio di una manica di castori?
-...ma noi quella direttiva...
-...la chiediamo, sì. Ed esistiamo finché quelli non la approvano. Anzi, meglio: esistiamo proprio perché quelli non la approvano.
-Quindi...
-...quindi se l'approvano siamo fottuti.
-...e...
-...e ti scordi le cene in formaggeria, e la televisione panoramica a sei pollici e pure quelle scarpe da fighetto che porti sulle zampe. Devo continuare?
-No.
-Quindi, criceto Zum?
-Quindi inizio subito a telefonare, criceto Puf.
-Meglio tardi che mai. Io intanto convoco una conferenza stampa.
-Per domani?
-No, imbecille, per dopodomani.
-Dopodomani?
-Eccerto. Gli vuoi dare almeno un giorno per respingerla, 'sta direttiva del cazzo?
Protervia
Ricapitoliamo, se non vi spiace:
- nel 1993 gli italiani, attraverso un referendum, hanno detto esplicitamente che non volevano più dare i loro soldi ai partiti politici;
- i partiti politici, da parte loro, se ne sono strafregrati e quei soldi hanno continuato a prenderseli, mediante un trucchetto da quinta elementare consistente nel cambiare formalmente la motivazione dell'incasso da "finanziamento pubblico" a "rimborso elettorale";
- oltretutto, non contenti di aver disatteso la volontà dei cittadini continuando a intascare i loro quattrini, i nostri amici hanno spesso e volentieri distratto quei fondi imboscandoli, sottraendoli e in generale rubandoli nei modi più fantasiosi che sia dato immaginare;
- trascorsi vent'anni, sotto la pressione dell'opinione pubblica inferocita da un vivamaria di scandali, i partiti si degnano finalmente di "riflettere" -sic- sulla faccenda, arrivando a concedere con augusta magnanimità -ma non è sicuro- non certo l'abolizione di quei finanziamenti o perlomeno la loro diminuzione, ma semplicemente l'accettazione del fatto che qualcuno controlli cosa ne fanno e si accerti che non li usino per scopi personali.
Un'altra commissione per cosa?
Abbiate pazienza, ma proprio non capisco: con tutti gli organismi di varia natura che già esistono allo scopo specifico di controllare i bilanci di società che macinano miliardi di fatturato l'anno, perché mai per quelli dei partiti politici dovrebbe esserci bisogno di istituire una commissione fatta apposta?
Cioè, non sarebbe sufficiente stabilire che i rendiconti dei partiti debbano essere redatti secondo i principi contabili attualmente in uso, certificati dalle società all'uopo esistenti e sottoposti al controllo della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza?
Tantopiù che da commercialista mi sento di poter ritenere che il bilancio di un partito politico, qualora elaborato come quello di tutti gli altri, sia un documento piuttosto facile da leggere e interpretare: niente, ma proprio niente, in confronto alle contabilità di certe aziende, che presentano effettivamente aspetti assai complessi e quindi necessitano di particolari competenze per essere analizzati.
Fatemi capire, perché quello che basta e avanza per loro non dovrebbe essere sufficiente per i partiti?
La stangata sulla plastica
Visto che siamo in clima di ossessiva invenzione di nuove tasse per finanziare l'infinanziabile, l'occasione mi è gradita per proporre al nostro governo di chiedere qualche soldino in più alle aziende che abusano della plastica per impacchettare i loro prodotti: con particolare attenzione per le situazioni -e ce ne sono- in cui il peso dell'involucro è palesemente sproporzionato rispetto a quello del contenuto.
Chissà, magari si riuscirebbe a diminuire un po' la monnezza non biodegradabile, e nello stesso tempo a recuperare qualche quattrino in più senza chiederlo sempre agli stessi poveri cristi.
Si tratta soltanto di uno spunto, ovviamente, che potrebbe rivelarsi non facilissimo da raccogliere e formalizzare a livello tecnico: però sono convinto questo sarebbe il momento giusto per dare finalmente un segnale chiaro che fino ad oggi non c'è mai stato.
Perché credo sia giusto che chi inquina di più sia chiamato a contribuire in misura maggiore rispetto agli altri: specialmente quando gli altri, loro malgrado, si ritrovano a dover tirare la cinghia.
Punto! Due punti!
Non ho ben capito: la Lega è vittima di un complotto o a fare danni sono stati i figli del suo leader?
Perché Bossi, stando a quanto dicono i giornali, ha detto entrambe le cose, le quali tuttavia non mi sembrano compatibili tra loro: se uno subisce un complotto significa che è tutto campato in aria, e quindi i danni non li ha fatti nessuno; se invece c'è qualcuno che quei danni li ha fatti, allora vuol dire che non si tratta di un complotto.
La sensazione è che dovendo decidere se negare o scusarsi Bossi abbia scelto, come se ciò rafforzasse il suo discorso, di fare entrambe le cose; un po' quando Totò, dettando a Peppino la lettera per la malafemmena, si produceva nel memorabile crescendo: "Punto! Due punti! Massì, fai vede' che abbondiamo!"
Solo che quello era un film comico, non una riunione politica.
Andrà a finire che si pisciano sotto
Se la spassano, loro.
D'accordo, ogni tanto qualche frescone si fa pizzicare, ma per uno che viene scoperto ce ne sono decine che continuano allegramente a sghignazzare alle nostre spalle e a papparsi i nostri soldi.
E voi, campioni dell'antipolitica, giù a bestemmiare che ammazza ammazza sono tutti una razza, che il più pulito ci ha la rogna, che gira gira sono tutti uguali e via discorrendo con gli infiniti modi di dire della cospicua e variegata tradizione linguistica italica, per poi concludere che la politica è una cosa sporca lurida schifosa alla quale non vi avvicinereste a un palmo di distanza per non sentirne la puzza.
Così, a forza di schifarvi e tirarvi indietro, lasciate che questa gente si prenda tutto il mazzo, centrando il ragguardevole risultato di rafforzare le rendite di posizione del regime contro il quale vi avvelenate il sangue dalla mattina alla sera.
Loro si ingozzano, voi vi infuriate, loro sghignazzano, voi ve ne lavate le mani, loro si scorbellano.
Se non vi decidete a metterci le mani dentro e fare quel poco che potete, andrà a finire che si pisciano sotto.
Il contatore della presa per il culo
Come una manica di terroni
Far diplomare un figlio, comprare la macchina a un altro, ristrutturare la casa: l'aspetto piú interessante della vicenda legata ai fondi della Lega è il ruolo cruciale della famiglia come punto di riferimento supremo rispetto a tutti gli altri, a cominciare dalla legalità e dall'interesse pubblico.
Per la serie: sono vent'anni che se la prendono con i meridionali, e all'atto pratico si comportano come una manica di terroni fatti e finiti (*)
(*) quali i leghisti li hanno dipinti per anni, naturalmente: precisazione deprimente per quanto era scontata, ma purtroppo necessaria in ragione dei commenti di chi non capisce o fa finta di non capire. Che fatica.
Qualcuno li svegli
Non so, forse il problema è che Alfano ed io abbiamo due concetti diversi dell'aggettivo "liberale": però, ne parlavo giusto l'altra sera, il fatto che quelli del PdL continuino a dichiararsi "liberali" pur non avendo fatto altro che sfornare leggi proibizioniste e confessionali a manetta è decisamente grottesco.
L'unico modo per restituire un minimo di logica alla frase di Alfano, contestualmente riformulando il luogo comune che contiene, sarebbe quello di rigirare marzullianamente la frase: il punto non è che grazie a Berlusconi "continua il sogno liberale", ma piuttosto che dopo vent'anni di Berlusconi il liberalismo continua ad essere un sogno.
Non so, forse sarebbe che il caso che qualcuno li svegliasse.
Un tantino preso per il culo
Per carità, sempre meglio tardi che mai. Però il fatto che per indurre i partiti ad una maggiore trasparenza ci siano voluti gli scandali significa che i partiti stessi si sono guardati bene dal proporre una riforma del genere finché non vi sono stati costretti; altrimenti l'avrebbero fatto prima, a bocce ferme e in tempo di pace, senza aspettare che la fuga dei buoi dalla stalla fosse certificata in modo inequivocabile.
Ecco, a me questa responsabilità che si attiva solo sotto pressione ispira l'esatto contrario della fiducia.
Per non dire che mi sento un tantino preso per il culo, che sarebbe più appropriato.
Meglio io dopo un paio di birre
Delle due l'una: o stabiliamo che ciascuno è libero di guidare nelle condizioni che preferisce finché non compie effettivamente qualche manovra rischiosa, e allora occorre mettere in soffitta gli etilometri, i test del capello e tutti le altre diavolerie del genere, oppure scegliamo -comprensibilmente- di evitare i principali fattori di rischio che potrebbero rendere un automobilista pericoloso, ma in tal caso è assai probabile che i novantenni -indipendentemente dal loro nome e cognome- si vedano rifiutato il rinnovo della patente, poiché anche i loro riflessi, sia pure per ragioni diverse dagli ubriachi, tendono ad essere un tantino appannati.
Perché in tutta onestà, a prescindere dal caso particolare della Hack che pure comprendo, credo di essere molto meno pericoloso io dopo aver bevuto un paio di birre rispetto a un novantenne medio del tutto sobrio.
Altrimenti mi sorge il sospetto che ad essere giudicato non sia semplicemente l'oggettivo grado di rischio che si ricollega ad una determinata condizione, ma il motivo per cui quella condizione si è determinata: vale a dire, in una parola, lo stile di vita degli individui.
Dopodiché, se gli anziani vogliono farsi esaminare ad uno ad uno per accertare che nel caso specifico i fattori di rischio esistano effettivamente, trovo giusto che possano farlo: ma se tanto mi dà tanto la stessa possibilità dovrebbe essere data a chi ha bevuto un bicchiere in più.
Insomma: se uno è pericoloso è pericoloso, a prescindere dal fatto che lo sia diventato perché si è sbronzato o perché è un po' in là con gli anni.
Trattare le due situazioni in modo differenziato per una questione di riguardo mi sembra, come dire, un tantino da stato etico.
Dove siete, difensori della vita?
Poi, con calma, se qualcuno mi spiegasse come mai i nostri partiti sono pieni zeppi di crociati che fanno fuoco e fiamme contro l'aborto e la contraccezione per proteggere i feti, gli embrioni e perfino quelli che embrioni ancora non sono, e poi non alzano un dito per salvare bambini in carne ed ossa dalle disumane condizioni nelle quali sono costretti a vivere senza avere alcuna colpa, gliene sarei davvero grato.
Una figura peggiore
Se a causa di un'emergenza dovessi affidare i miei due figli a uno sconosciuto per qualche giorno, mi sentirei molto più tranquillo sapendo che sono con uno che ha rubato del denaro piuttosto che con uno che non sa manco chi paga i suoi conti.
Bossi sostiene di non essersi accorto che qualcun altro ha pagato i lavori di ristrutturazione di casa sua: e io, evidentemente, non ho gli elementi per stabilire se sia vero.
Però penso che se è vero ci fa una figura peggiore.
Buon appetito
Diciamoci la verità: inquinamento a parte -e sto già facendo uno sforzo bello grosso- quello che mangiate non mi riguarda per niente.
Volete ingozzarvi di carne industriale fino a scoppiare coltivando l'illusione che giovi alla vostra salute e alla vostra prestanza fisica? Fate pure.
A titolo meramente esemplificativo, tuttavia, mi corre l'obbligo di comunicarvi che quando vi recate al supermercato e comprate quelle belle fettine di fesa da mettere nel pane, quegli sfiziosi bocconcini impanati da friggere nell'olio e gustare con un bicchiere di vino bianco ghiacciato, quei succulenti cosciotti da rosolare al forno insieme a un bel contorno di patatine, credete di mangiare l'animale che vedete nella foto qua sopra, ma in realtà vi state pappando quelli che vedete qua sotto.
Fa lo stesso, direte voi. Anche se, a onor del vero, i tacchini da allevamento intensivo non sono diversi da quello sopra soltanto per il piumaggio, ma anche perché -solo per fare qualche esempio- non potrebbero vivere senza il cospicuo apporto di medicinali che viene loro somministrato tutti i giorni, si cibano di mangimi ai quali in natura manco si avvicinerebbero e se messi in libertà sarebbero in grado a stento di trascinarsi faticosamente da una parte all'altra.
Cioè, per dirla in estrema sintesi, sono animali che a forza di manipolazioni con l'originale hanno in comune soltanto il nome.
Ciò detto, buon appetito.
Se la gente smette di credervi
Comunque, mentre nel paese si discetta continuamente di trasparenza senza risparmiarsi inquietanti accenti di giustizialismo, e la Chiesa si pone alla guida di un movimento che professa il perseguimento della giustizia, il distacco dai beni terreni e l'esaltazione dell'onestà quali unici rimedi possibili per ribaltare una situazione drammatica, nessuno si degna di spiegarci come mai il boss di una potente organizzazione criminale sia tuttora sepolto in una basilica, né perché non ci si possa permettere aprire la sua tomba per cercare qualche indizio sulla scomparsa di una povera ragazza.
Poi, se la gente smette di credervi, non ve la prendete con i laicisti.
Delete
Poi, un giorno, Filimon sparì nel nulla.
Qualche volta ci aveva già provato cambiando nome, faccia e documenti: però l'avevano sempre ritrovato in un batter d'occhio, perché in fondo quello che voleva non era sparire, ma essere cercato.
Il giorno in cui scomparve davvero fu quello in cui sentì, finalmente, che di essere cercato non gli importava più niente.
Allora smise di elaborare piani complicati, si tenne il nome e la faccia che aveva e si limitò a fare un passo in là.
Nessuno lo trovò più, naturalmente, perché nessuno si accorse della sua scomparsa.
A qualcuno -ma capita a pochi e molto di rado- succede di percepire un suono, un odore, una parola che gli ricordano qualcosa di cui non sa darsi ragione.
Ma sono inafferrabili frazioni di secondo, sensazioni, déjà vu.
Non c'è altro. Sarebbe suggestivo se esistesse una persona, una sola, che si sia accorta che Filimon è sparito, che abbia capito dov'è andato, che di tanto in tanto giri la testa per guardarlo, un passo in là, che sorrida o sospiri o si disperi e continui per la sua strada.
Ma il posto da cui Filimon è scomparso è la vita, non una storia suggestiva.
E questo è tutto.
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