Provate anche voi, qua.
Archive for luglio 2010
Pane e figa
A prescindere dal merito delle motivazioni che hanno condotto alla sua nascita, "Futuro e Libertà" è l'ennesima formazione politica che sceglie di includere nel suo nome concetti tanto neutri e universalmente condivisibili da risultare, alla fine della fiera, quantomeno banali.
Bei tempi, quelli in cui dal nome di un partito si poteva evincere con relativa facilità se si trattasse di una forza di destra, di sinistra, di ispirazione cattolica o laica, liberale o comunista, socialdemocratica o fascista: qualcuno obietterà che è proprio la politica, ad essere cambiata, che le tradizionali distinzioni sono andate via via sfumando, che tutto sommato destra e sinistra sono categorie superate, che quello che conta sono i problemi della gente e la capacità di risolverli in modo concreto.
Stronzate, almeno secondo me.
Il punto mi pare un altro: gran parte della nostra classe politica è così affaccendata ad accaparrarsi in un modo o nell'altro il consenso degli elettori da aver completamente dimenticato di dover rappresentare, perlomeno in linea teorica, un punto di vista sul mondo.
Così è tutto un proliferare di "popolo", "valori", "libertà", "futuro", "alleanza", "nazione", "Italia": roba che magari suona bene ma non significa un granché, se uno non si prende la briga di contestualizzarla in qualche modo.
Se tanto mi dà tanto, allora, preferirei delle cose tipo "Pane e Figa" o "Cazzo e Stipendio".
Se uno deve proprio sparare promesse a casaccio, almeno scelga quelle essenziali.
Occhio non vede, cuore non duole
Secondo voi quanto è credibile un governo che con una mano sancisce il divieto di prostituirsi per strada e con l'altra fa chiudere tutte le postazioni territoriali del numero verde che cerca di salvare le donne costrette a prostituirsi?
Il popolo della libertà di andare a piedi e non parcheggiare
30, 62, 63, 64, 70, 81, 87, 130, 186, 492, 571, 628, 810, n5, n6, n7, n15 e n20.
Sono i numeri delle linee di autobus di Roma che fermavano a Via del Plebiscito, proprio davanti a casa di Berlusconi.
Dal 26 dicembre dell'anno scorso quella fermata è stata soppressa per motivi di sicurezza del premier, e da allora i cittadini sono costretti a percorrere centinaia di metri a piedi per raggiungere le loro consuete destinazioni.
Qualche mese prima, presumibilmente per le stesse ragioni, era già stato soppresso uno dei rari parcheggi gratuiti della zona, che si affacciava sull'altro ingresso di Palazzo Grazioli.
Niente fermata del bus e niente parcheggio: quando si dice un governo dalla parte della gente, eh?
Quando toccherà a te?
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
La quarantottesima ora: un blog di post da rettificare
Questo individuo ed io abbiamo avuto un'ideuccia: creare un blog nel quale scrivere esclusivamente post "da rettificare". Post di tutti i tipi, ovviamente: da quelli di carattere ironico ad altri in cui si denunciano davvero fatti e circostanze che in base alla nuova normativa potrebbero dare luogo alla richiesta di rettifica da parte dei destinatari.
Il blog si intitola "La quarantottesima ora" e potete trovarlo a questo link.
Sapete chi scriverà i post di questo blog?
Tutti i blogger che vorranno farlo, ovviamente: basterà mandare una mail all'indirizzo alessandro[PUNTO]capriccioli[CHIOCCIOLA]gmail[PUNTO]com e pazientare il tempo necessario affinché il richiedente venga incluso tra gli autori del blog.
Ma non è tutto.
Al posto dei commenti, come potete agevolmente notare, ci sono le "rettifiche": ciascuno di voi potrà chiedere all'autore di rettificare in tutto o in parte quello che ha scritto, oppure integrarlo con ulteriori elementi che a loro volta potrebbero dover essere rettificati.
Si tratta, insomma, di una specie di mix tra ironia e denuncia, senza soluzione di continuità, che vuole mettere in ridicolo la norma anti-blog e allo stesso tempo costituire, per chi lo vorrà e con il supporto degli altri, uno strumento di disobbedienza civile rispetto alla censura che ci stanno per imporre.
Che aspettate?
Se siete blogger mandatemi la mail e partecipate anche voi.
Facciamoci rettificare tutti!
Ah, no?
Francesco Bruno, psichiatra e criminologo noto per le sue partecipazioni televisive, sulla tragedia di Duisburg:
Corriere della Sera, 21 marzo 2009:
Mai più corride a Barcellona
Non sono vegetariano, non posso definirmi un animalista e nutro grande rispetto per gli elementi culturali tradizionali dei popoli: se quegli elementi, tuttavia, consistono nella tortura sistematica di un animale fino alla sua morte al solo scopo di dilettare una folla eccitata dal sangue, la loro abolizione non può non provocarmi un profondo senso di sollievo.
Toh, sono i vostri figli
Toh, si tratta dei figli di quelli che fanno fuoco e fiamme se gli immigrati non parlano l'italiano.
A volte la vita è curiosa, nevvero?
Suicidi in carcere: a volte i numeri ingannano
Tiziana Bongiorno per Metilparaben.
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Lo ammetto, dei numeri non mi sono mai fidata. Ho sempre l'impressione che raccontino mezze verità, che non siano del tutto sinceri.
Leggendo i dati sui suicidi tra la popolazione carceraria, ad esempio, sembra proprio che in fondo in Italia "siamo messi abbastanza bene": per quanto ogni singola persona che si toglie la vita in stato di detenzione sia una macchia sulla civiltà del belpaese, quei numeri dicono che nelle nostre carceri si suicidano meno persone rispetto alla Francia e all'Inghilterra.
Numeri veri che nascondono una grossa bugia.
Basta confrontare questi dati con i tassi di suicidi tra la popolazione libera per capire, come si dice a Roma, 'ndo sta la magagna. Ci ha pensato l'istituto demografico francese a fare delle analisi in questo senso (nella seconda parte del pdf il documento originale):
L’Italia, tra i Paesi europei considerati, è quello in cui maggiore è lo scarto tra i suicidi nella popolazione libera e quelli che avvengono nella popolazione detenuta, con un rapporto da 1,2 a 9,9 (quindi in carcere i suicidi sono circa 9 volte più frequenti), mentre in Gran Bretagna sono 5 volte più frequenti, in Francia 3 volte più frequenti, in Germania e in Belgio 2 volte più frequenti e in Finlandia, addirittura, il tasso di suicidio è lo stesso dentro e fuori dalle carceri.Lo stesso studio è stato ripreso dall'Associazione Italiana Psichiatri e riportato da Androkonos.
A dispetto delle apparenze, dunque, siamo decisamente in pole position, con un aumento del tasso di suicidio in carcere del 300% negli ultimi dieci anni, con -solo nel 2010 (dati al 27 aprile)- ben 60 morti in carcere, di cui circa un terzo per suicidio e due terzi imputabili ad "assistenza sanitaria insufficiente, overdose o cause non chiare" (da Wikipedia).
Sessanta persone che non sono più, dopo l'ingresso in carcere, in soli 4 mesi! Non è sufficiente per chiamarla strage? Non è sufficiente per gridare vergogna? E soprattutto, non basta ancora per aprire ufficialmente un'indagine che, capiti i motivi, trovi delle soluzioni, delle strade da percorrere?
Il comitato nazionale per la bioetica pensa di sì, e redige un documento che parla di "problema di considerevole rilevanza etica e sociale, aggravato dalle presenti condizioni di marcato sovraffollamento degli istituti e di elevato ricorso alla incarcerazione. La recrudescenza di questo tragico fenomeno nel corso del 2009 e nei primi mesi del 2010 rende ancora più urgente richiamare su di esso l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica". Il documento è recentissimo, e vorrei concedermi un briciolo di speranza sul fatto che prima o poi chi di dovere lo legga. Anche se, temo, non ne seguiranno azioni pratiche: in fondo abbiamo già ampiamente dimostrato di strafregarcene della popolazione civile, e quindi non è ben chiaro per quale motivo dovrebbe essere importante il modo in cui vivono 'sti delinquenti, che in fondo questo trattamento se lo sono andato a cercare, no?
Le cause di questo scempio sono note: le conosciamo, ne parliamo, a volte ci indignamo e... e basta. L'indignazione è l'apice delle azioni di cui siamo capaci.
Nelle italiche prigioni "ospitiamo" un numero di detenuti maggiore (e di tanto) della reale possibilità di accoglienza, a fronte di un numero di guardie carcerarie inferiore (e di tanto) rispetto alle necessità: ma non è tutto. Occorre aggiungere che per queste guardie non viene svolta alcuna attività di formazione (negli USA il tasso di suicidi è stato abbattuto formando la polizia carceraria), che l'assistenza sanitaria e psicologica sono pessime, se non inesistenti, e che quindi i diritti civili, perfino quelli più elementari, sono praticamente cancellati: è di pochi giorni fa la notizia che a Frosinone a volte non viene erogata l'acqua.
A questo si aggiunge la modificazione dell'estrazione della popolazione carceraria: da "delinquenti di mestiere", persone che il carcere lo hanno messo già in conto, a persone provenienti dall'emarginazione sociale, spesso fragili psichicamente e prive delle risorse caratteriali necessarie per sopravvivere al carcere.
Se non siamo ancora abbastanza schifati significa che il problema è da ricercare vicino.
Molto vicino a noi stessi.
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Per i dati sulle morti in carcere negli ultimi 10 anni cliccate qui.
I froci sono peggio dei pedofili: parola di vescovo
Monsignor Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto:
La omosessualità in un prete, se tradotta in pratica depravata, è addirittura più grave della pedofilia, si tratta di uomini viziosi e perversi, che si sono abbandonati a oscene pratiche contro natura.Capito? Fare sesso con un essere umano maggiorenne e consenziente è più grave che inchiappettarsi un bambino inerme.
Non so se la cosa vi è chiara; leggete, rileggete, mandate a memoria e poi ditemi: perché la Chiesa minaccia di cacciare i preti gay ma non sanziona in alcun modo un suo autorevole esponente che rilascia dichiarazioni del genere?
Avanti il prossimo (38)
Eccone un altro.
Mi piacerebbe semplicemente un "basta" da ciascuno di voi.
Per capire se sono solo io, a non poterne più di un paese in cui i carcerati vengono trattati peggio degli animali, oppure -come penso- siamo in tanti.
- Pierpaolo Ciullo, 39 anni - 2 gennaio - carcere di Altamura, asfissia con gas;
- Celeste Frau, 62 anni - 4 gennaio - carcere Buoncammino di Cagliari, impiccagione;
- Antonio Tammaro, 28 anni - 7 gennaio - carcere di Sulmona, impiccagione;
- Giacomo Attolini, 49 anni - 8 gennaio - carcere di Verona, impiccagione;
- Abellativ Sirage Eddine, 27 anni - 14 gennaio - carcere di Massa, impiccagione;
- Mohamed El Aboubj, 25 anni - 16 gennaio - carcere S. Vittore di Milano, asfissia con gas;
- Ivano Volpi, 29 anni - 20 gennaio - carcere di Spoleto, impiccagione;
- Detenuto tunisino, 27 anni - 22 febbraio - carcere di Brescia, impiccagione;
- Vincenzo Balsamo, 40 anni - 23 febbraio - carcere di Fermo, impiccagione;
- Walid Aloui, 27 anni - 23 febbraio - carcere di Padova, impiccagione;
- Alessandro Furuli, 42 anni - 24 febbraio - carcere di Vibo Valentia, impiccagione;
- Roberto Giuliani, 47 anni - 25 febbraio - carcere di Rebibbia (Roma), impiccagione;
- Giuseppe Sorrentino, 35 anni - 7 marzo - carcere di Padova, impiccagione;
- Angelo Russo, 31 anni - 10 marzo - carcere di Poggioreale a Napoli, impiccagione;
- Detenuto italiano, 47 anni - 27 marzo - carcere di Reggio Emilia, asfissia on gas;
- Romano Iaria, 54 anni - 3 aprile - carcere di Sulmona, impiccagione;
- Carmine B., 39 anni - 7 aprile - casa circondariale di Benevento, impiccagione;
- Daniele Bellante, 31 anni - 13 aprile - carcere di Rebibbia a Roma, impiccagione;
- Giuseppe Palumbo, 34 anni - 23 aprile - carcere di Firenze, impiccagione;
- Gianluca Protino, 34 anni - 26 aprile - carcere di Teramo, impiccagione;
- Eraldo De Magro, 57 anni - 6 maggio - carcere di Como, impiccagione;
- Vasiline Ivanov Kirilov, 33 anni - 8 maggio - carcere di San Vittore a Milano, impiccagione;
- Domenico Franzese, 45 anni - 16 maggio - carcere Cavadonna di Siracusa, impiccagione;
- Aldo Caselli, 44 anni - 20 maggio - carcere di Reggio Emilia, impiccagione;
- Detenuto extracomunitario, 30 anni - 29 maggio - carcere di Lecce, impiccagione:
- Alessandro Lamagna, 34 anni - 6 giugno - carcere di Salerno, impiccagione;
- Francisco Caneo, 48 anni - 12 giugno - carcere Opera di Milano, impiccagione;
- Luigi Coluccello, 34 anni - 15 giugno - carcere di Lecce, impiccagione;
- Antonio Di Marco, 43 anni - 15 giugno - carcere Bicocca di Catania, asfissia con gas;
- Thomas Göller, 43 anni - 23 giugno - semilibertà a Bolzano, ?;
- Yassine Aftani, 22 anni - 27 giugno - questura di Agrigento, impiccagione;
- Marcello Mento, 37 anni - 29 giugno - carcere circondariale di Giarre (CT), impiccagione;
- Santino Mantice, 25 anni - 1° luglio - carcere di Padova, impiccagione;
- Antimo Spada, 35 anni - 14 luglio - carcere delle Vallette di Torino, impiccagione;
- Rocco Manfrè, 65 anni - 18 luglio - carcere di Caltanissetta, impiccagione;
- Italo Saba, 53 anni - 18 luglio - carcere di Sassari, impiccagione;
- Andrea Corallo, 39 anni - 23 luglio - carcere Bicocca di Catania, recisione della carotide con un rasoio;
- Corrado Liotta, 44 anni - 27 luglio - carcere di Siracusa, impiccagione.
Non se ne può più, di questi negri
Dal Gazzettino di oggi:
PORDENONE (26 luglio) - Un'evasione fiscale pari a 4 milioni di euro accumulata affittando appartamenti in nero, in particolare a cittadini stranieri, è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Pordenone, che ha denunciato un immobiliarista. Gli affittuari - in tutto 100 - erano in maggior parte immigrati con regolare permesso di soggiorno, ma per loro il canone mensile veniva calcolato non per immobile, bensì per numero di persone occupanti gli appartamenti.Diciamoci la verità, signora mia: non se ne può più di tutti 'sti negri che vengono a fare il comodo loro mentre gli italiani si spaccano la schiena onestamente dalla mattina alla sera.
Il Pd Oltre
Speranza, Intelligenza, Passione, Coraggio sono state le parole d’ordine della tre giorni di Albinea, il campeggio “alla pari” di Oltre. Un mese fa scrivevo a Pippo: “Voglio restituire la tessera, stracciarla in mille pezzi”. La risposta: “O ce ne andiamo tutti o non se ne va nessuno”. Ecco, questo è stato il Senso di Albinea: siamo una squadra, qualche centinaio di persone da tutte le regioni d’Italia, in perfetta comunione di idee, speranze, entusiasmo, progetti, voglia di fare e, soprattutto, di farlo insieme. Per la maggior parte ci siamo conosciuti lì, per la prima volta. Il legame (saldo, saldissimo e sentitissimo) è figlio dell’identità di vedute, dell’impegno, dell’entusiasmo e della determinazione, del lavoro portato avanti “di persona, personalmente”, sul campo, con tanta voglia di contaminarsi, di mettere in condivisione proposte e risultati, di imparare gli uni dagli altri, con umiltà e senza pregiudizi, perché come ha detto Mario da Milano, “l’altro può anche avere ragione”. E della voglia di sporcarsi le mani come fossimo muratori, per costruire insieme – mattone per mattone – il futuro che ci appartiene. Perché siamo noi il nostro futuro, non solo anagraficamente, ma idealmente. E anche se ci succede di sentirci orfani nel Pd, dimenticati dai padri perenni come i ghiacciai, anche se alcuni di noi non votano più, siamo pronti. Anzi, abbiamo già iniziato.
Fabian scrive: “OLTRE non è una "corrente" e nemmeno "un'area" del Pd; semmai è un "modello"! Modello virtuoso e valido anche fuori dal Pd, o se preferite anche “oltre” il Pd”. E' proprio così, un modello virtuoso da esportare. Un virus con cui contagiare il Pd di apertura verso tutte le piccole e grandi realtà dove troviamo la stessa voglia di cambiare che abbiamo respirato in questi giorni. Oltre è una “scuola di politica”, come ha scritto Stefano da Reggio Emilia, che a differenza delle altre, però, si basa su una rete di lavoro. Oltre è un luogo politico che non ammette recinti, non accetta limiti di appartenenza perché l’appartenenza è un concetto da rifiutare se, come succede da tempo, è ricondotta alle persone e non ai contenuti. Basta, quindi, con le distinzioni, basta essere contro per principio e per cattiva abitudine. Lo abbiamo ripetuto in tanti: non se ne può più di leggere critiche ed obiezioni verso chiunque alzi la testa e proponga un’idea. Basta abbattere l’altro solo perché “non è dei nostri”. Ben venga, invece, chiunque stimoli il confronto e l’azione, perché a forza di veti siamo immobili, impegnati ad affossare ogni iniziativa che non sia la nostra prima che nasca. E senza mai aprirci al confronto sulle idee: l’unico che abbia senso. Andiamo Oltre. Andiamo oltre le accuse a Vendola, perché, tra l’altro, quando il bocciato Boccia lo taccia di “arrivismo”, tocchiamo il grottesco, oltre che il ridicolo, e la brutta figura la facciamo tutti.
Apertura, contaminazione, dialogo: altre parole d’ordine da tenere a mente.
Accoglienza, anche. Perché crediamo che Oltre sia il luogo dove far sentire tutti a casa, pure i figlioli prodighi che se ne sono andati per un’altra strada avendo trovato chiusa quella del Pd. Costruiamo ponti e riapriamo porte: i Viola, quelli delle Cinque Stelle, quelli delle Fabbriche, gli scontenti e i delusi, perché la politica è inclusione, mai esclusione. La politica buona, quella del modello virtuoso che abbiamo percepito, si mescola naturalmente alla società civile. Non la rifiuta, ma la sostiene nelle iniziative senza porsi il problema se siano nate o meno nel Pd. Le idee non hanno copyright, nemmeno per la legge. Le idee sono patrimonio di tutti. Per noi di sinistra dovrebbero sempre essere “copyleft”, come dice Pippo. E se sono buone vale semplicemente la pena di portarle avanti, punto.
Guardiamo avanti, “lavoriamo per il 2020”, come ha scritto Michela da Genova.
Allora se Torino Sistema Solare riesce a produrre cultura antimafia e antidroga con le sue campagne virali, se riesce a cambiare le abitudini dei giovani comunicando che l’unica azienda che non ha subito la crisi è Mafia International S.p.A., perché non provarci anche a Milano o a Padova o a Roma?
I bravi professionisti di Proforma fanno egregiamente la comunicazione politica. Le loro campagne “bucano”. Sono sempre attenti a diffondere un unico messaggio, sia online che offline, per la semplice ragione che non bisogna confondere le idee agli elettori. Perché il Pd, che si affida a Proforma, stravolge il loro lavoro invece di usarlo così come arriva (e come fa Vendola, che poi vince anche)? Perché chi commissiona la comunicazione non è uno solo ma tanti (con conseguente molteplicità di messaggi)?
Perché il Pd, se Libertà e Giustizia lancia una campagna di raccolta firme per una legge di iniziativa popolare per abrogare il Porcellum, anziché sostenerla ne promuove una propria?
Perché se Andrea da Varese, giovane e brillante dirigente del Pd, raccoglie in un Libro Verde e mette a disposizione di tutti un “Un Po di contraddizioni” (l’apostrofo non c’è) della Lega, non usiamo il suo lavoro per comunicare urbi et orbi che il Carroccio reale non è quello che appare?
Perché non esportare le “buone pratiche” amministrative del bergamasco Mario Vicini al resto delle nostre provincie?
Perché non utilizzare gli studi di Termometro Politico per comprendere le ragioni dell’avanzata leghista nella rossa Emilia?
Perché, come ci ha spiegato Alessandro da Milano, non abbiamo ancora compreso che la gente vota col cuore?
E ancora: l’osservatorio su Milano “Dillo ad Ambrogio”, l’esperienza veronese di InnovarePd, il confronto con la Catalogna di Natàlia, i consigli di extraverginedicomunicazione.it per spiegare i nostri progetti sul territorio, l’esperienza dei movimenti e del Popolo Viola con Emanuele Toscano (e il suo interessante confronto con Susanna Camusso, favorita alla successione di Epifani alla guida del sindacato maggiore), le riflessioni sugli immigrati, nostri nuovi concittadini, da includere a pieno titolo e a pieni diritti, i contributi di Luca e Silvia da Genova per Lab8 sui precari, Samuele da Pisa e le condizioni (da migliorare) dei ricercatori del Cnr (ma anche la sua provocazione alla Camusso – non siamo iscritti alla Cgil – e la risposta: vorrei che vi iscriveste e faceste vincere le vostre idee dentro il sindacato), il grandissimo Ernesto da Roma che ci ha spiegato “Tutto quello che avremmo voluto sapere” sul federalismo fiscale, i diritti civili (Scalfarotto), che per noi sono normalità e per il Pd argomento ancora da discutere…
E’ stato detto che siamo “un drappello un poco visionario e anche un po' avanguardista” (Giovanni da Bergamo), “non nostalgici, ma romantici” (Carlo da Milano), “«Alla pari», senza alcuna gerarchia o primogenitura” (Pippo). Quel che è certo, è che ad Albinea non si è parlato di ciò che si dovrebbe fare, ma si è presentato il lavoro già iniziato (e sempre aperto, opensource), per metterlo in condivisione e arricchirlo col contributo degli altri. Ogni tanto qualcuno, me compresa, si è domandato se il Pd e i campeggianti di questa tre giorni fossero la stessa cosa. Difficile da credere, ma sì, il Pd è una grande famiglia. Basterebbe fare a meno di correnti, aree, fondazioni, mozioni, ecc. ecc. Fare a meno di parlarne sarebbe già una grande cosa, perché mentre eravamo lì a progettare e a organizzare il lavoro, la lettura dei giornali e delle millemila dichiarazioni vuote e inutili sembravano provenire da un altro pianeta. Piccole grandi differenze… Che fanno la differenza. Mi restano l’entusiasmo, la passione che se è comune è potentissima, la determinazione di ognuno. Mi sento più ricca. Lo spessore culturale e intellettuale è stato inebriante. E sono grata, perché Oltre ha partorito una figlia bellissima: la speranza.
Ora la tessera la conservo perché quel pezzettino di plastica col simbolo del Pd rappresenta tutte le persone che erano ad Albinea e anche tutte quelle che non c’erano ma che ci si sarebbero sentite a casa.
Ci si rivede il 20 settembre per “Aprite questa porta”. “Una giornata dedicata alla giovane Italia, anzi all’Italia 2.0. Il giorno della breccia di Porta Pia. Per aprire, spalancare le porte del nostro Paese, che deve scegliere se chiudersi ancora di più o se, finalmente, riscoprire il mondo. E anche se stesso. Da Porta Palazzo a Torino ai porti del Mediterraneo, dal porta-a-porta alle porte Usb, lunedì 20 settembre 2010, alle ore 20, l’Italia dei giovani si ferma (anzi, si muove), per ricordare che esiste una generazione non rappresentata e per darle voce, perché racconti il Paese che sogna, per sé e per chi verrà dopo.”
Andiamo avanti, dunque, andiamo Oltre.
La techno e i gay sono le sole cose che non c'entrano
Mentre rilevo che il prevedibile scaricabarile tra polizia, sindaco e organizzazione sembra essere già abbondantemente iniziato (leggasi: in certi casi tutto il mondo è paese), colgo l'occasione per togliermi un sassolino che avevo nella scarpa da qualche giorno.
Provate a prendere un milione e mezzo di persone e a ficcarle tutte insieme in un'area che ne può contenere 500mila, premurandovi di recintarla per benino e di mettere in funzione un unico accesso che passa dentro a un tunnel: mi pare di tutta evidenza che quelle persone, indipendentemente dal motivo per cui si sono riunite in quel luogo (ballare, ascoltare un concerto, fare yoga, pregare), si troveranno loro malgrado a dover correre un gravissimo rischio.
Ne consegue che, al contrario di quanto si sono affrettati a blaterare i soliti tromboni, questa tragedia non ha niente a che vedere con la musica techno, con la droga, con i gay o con i giovani che hanno smarrito chissà quali valori.
Così, tanto per mettere i puntini sulle i.
Le vite degli altri /14
In Finlandia la banda larga è ufficialmente un diritto civile, mentre in Islanda viene approvata una legge che garantisce uno scudo a chi pubblica su internet segreti di stato, militari, giudiziari e societari di interesse pubblico.
In Italia la banda larga costa un occhio della testa, e i blogger verranno presto messi a tacere da una legge che impedirà loro di scrivere perfino quello che pensano.
Benvenuti all'inferno.
Hanno paura di noi
Voi lo sapete, chi è un blogger?
Un blogger è uno qualsiasi, un individuo, un cittadino, che un bel giorno inizia a scrivere quello che pensa in un piccolo spazio (generalmente) gratuito che qualche provider gli mette a disposizione nel mare magnum di internet.
Possono volerci mesi, e talora anni, prima che qualcuno si accorga di lui: non è infrequente, quindi, che un blogger qualsiasi si ritrovi per un periodo di tempo indefinito a scrivere decine, forse centinaia di migliaia di battute con la consapevolezza che nessuno, nemmeno uno, le leggerà. Eppure continua, credendo -o sperando- nella possibilità che prima o poi le sue idee -quali che esse siano- possano raggiungere qualcun altro e, come si dice, germinare.
Nei casi più fortunati questo momento, lentamente, arriva: certo, ci vogliono fatica, rigore e fantasia; c'è bisogno di conquistarsi le visite una dopo l'altra, con pazienza e disponibilità, inventando ogni giorno un modo nuovo ed efficace per dire quello che si vuole dire e ogni giorno correndo il rischio di perdere tutti i propri lettori in un colpo solo per aver scritto una baggianata, per essersi lasciati sfuggire una considerazione superficiale, per non aver mantenuto lo standard di qualità al quale gli altri si sono ormai abituati. E soprattutto bisogna continuare, possibilmente sempre meglio, ché quelli che leggono i blog sono -per fortuna- esigenti di brutto, e basta un'inezia per perdere quel minimo di credibilità che si è acquisita con tanta dedizione.
Non che tutto questo serva al blogger per campare, ci mancherebbe: in molti casi non gli vengono in tasca che poche decina di euro ogni mese, ottenute a stento dalla pubblicità che vende sul blog senza neanche poter chiedere esplicitamente ai propri lettori, giacché non costa nulla, di cliccare tutti i giorni sui banner che sono sul blog, ché altrimenti gli inserzionisti si incazzano e gli portano via quei quattro soldi che ha pazientemente accumulato.
Fare il blogger, insomma, costa una gran fatica e non porta alcun guadagno. Lo si fa perché ci si crede: si crede -ingenuamente, dice qualcuno, aggiungendo più o meno esplicitamente che siamo dei poveri coglioni- che le parole di una singola persona, e la loro successiva rielaborazione da parte di quelli che le leggono, possano alla lunga cambiare qualcosina; e che quella cosina -magari minuscola- possa pian piano muoverne un'altra un tantino più grande, e poi magari un'altra ancora, e poi chissà.
Ciò premesso, accade continuamente che un blogger esprima le proprie opinioni, riporti delle notizie che trova scritte su un giornale, o più raramente che dia conto delle testimonianze che ha raccolto per conto suo; può ben darsi, naturalmente, che quelle opinioni ("secondo me il Vaticano ha protetto i preti pedofili"), quelle notizie ("pare che durante il Consiglio dei Ministri Berlusconi abbia detto...") e quelle testimonianze ("uno che è stato in carcere mi ha raccontato che...") non siano dimostrabili: ma poiché il blogger non è un editore -il che equivale a dire, tra l'altro, che non incamera i cospicui contributi statali che agli editori sono riservati- egli non possiede gli strumenti di verifica né le competenze legali di cui invece i giornali possono dotarsi.
Ed eccoci arrivati al dunque; il tanto discusso "ddl intercettazioni" contiene una norma che non è stata rimossa neppure dopo le liti feroci che hanno spaccato in due la maggioranza: una norma che costringe tutti i blogger a rettificare ciò che hanno scritto, su richiesta degli interessati, entro lo stringente termine di 48 ore dalla notifica, pena una sanzione di 12.500 (dicasi dodicimilacinquecento) euro.
Ebbene, proprio perché -come dicevo prima- col lavoro di blogger non si campa, può essere ben possibile che in quelle 48 ore il malcapitato abbia la necessità di fare tutt'altro: lavorare, per esempio, oppure litigare con la fidanzata, o cullare il figlio piccolo che sta mettendo i denti, o andarsene al mare, o dedicarsi alle altre consuete occupazioni che caratterizzano la vita degli esseri umani; potrebbe essere che il blogger abbia espresso un'opinione propria, non fondata su prove documentali ma piuttosto su ragionamenti, congetture, ipotesi; così com'è assai probabile, infine, che di fronte ad una richiesta di rettifica il disgraziato non disponga degli strumenti giuridici per verificare se essa sia fondata o si tratti semplicemente di un'intimidazione finalizzata a fargli ritrattare quello che ha scritto perché dà noia a qualcuno.
Sapete, allora, come andrà a finire?
Andrà a finire che la maggior parte dei blogger, temendo di dover sborsare cifre proibitive per togliersi lo sfizio di scrivere quello che pensano, e stanchi di doversi precipitare a pubblicare una rettifica ogni volta che glielo chiedono, la pianteranno là e si dedicheranno ad altre cose: e che gli altri, quelli che proprio non potranno fare a meno di esprimersi, vivranno in un perenne stato di tensione aspettandosi da un momento all'altro un'allegra raccomandata in cui un avvocato sconosciuto intima loro di rimangiarsi le proprie opinioni.
E sapete chi ci rimetterà?
Ci rimetteranno coloro che frequentavano quei blog, perché evidentemente trovavano divertente, costruttivo e perfino utile leggere quello che c'era scritto e discuterne insieme.
Ci rimetteranno tutti quelli che non saranno più raggiunti dalle notiziole scomode per i potenti e dai ragionamenti fastidiosi per il regime che solo i blogger, svincolati come sono da qualsiasi considerazione legata al profitto, alla convenienza e alle amicizie che contano, si possono permettere di far circolare.
Ci rimetterà la partecipazione alla vita civile del paese, la circolazione libera delle idee, la grande opportunità che internet non si trasformi -come alcuni vorrebbero- in un'altra televisione, ma rimanga uno spazio di discussione, confronto e dibattito autenticamente libero.
Forse non è tanto vero, allora, che i blogger sono degli idealisti un po' coglioni; forse non è vero che le cose non si possono cambiare dal basso, con pazienza, parola dopo parola, aggregando una persona dopo l'altra a un'idea, un progetto, una finalità comune.
Perché se così fosse, se quello di cui i blogger si occupano fosse solo fuffa senza corpo né sostanza, allora non cercherebbero di metterli a tacere in questo modo.
La verità, quella vera, è che hanno paura di noi.
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Grazie a Daniele per il costruttivo confronto.
Quando ci sono di mezzo i froci
Il riquadro che vedete qua sopra è tratto da Libero di oggi: ecco, mentre cerco di tenere a bada il senso di nausea e di disperazione che mi assale ogni volta che accadono tragedie simili, mi chiedo perché mai, se tanto mi dà tanto, non si adoperi la medesima disinvoltura nel definire "strani riti collettivi" le partite di calcio, i pellegrinaggi alla Mecca, le celebrazioni indù, i giochi televisivi a premi, le serate nei night club e le messe cattoliche.
Non sarà che stavolta è diverso perché, in un modo o nell'altro, ci sono di mezzo i froci, vero?
Il canile dell'Ucciardone
Al carcere dell'Ucciardone di Palermo i detenuti in attesa di immatricolazione vengono tenuti peggio dei cani.
Letteralmente, intendo, e con tutto il rispetto che nutro nei confronti dei cani.
Una domanda: a voi risulta che vi sia qualche norma con la quale è stato stabilito che un carcerato possa essere chiuso in un locale sudicio largo un metro e mezzo e alto quattro, con poca luce e un filo d'aria?
A me no: e siccome quella norma non c'è, ne consegue che le carceri italiane, nelle quali chi ha commesso dei reati dovrebbe essere recuperato alla legalità, sono strutture del tutto illegali.
Lascio a voi immaginare, date le premesse, con quanta efficacia potranno svolgere il loro compito.
Avanti il prossimo (37)
Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Pa Penitenziari:
Riceviamo continui inviti da parte del Dap (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria) a non allarmare. Ma noi non allarmiamo, informiamo sulle gravi realtà, nel tentativo di scuotere le coscienze, la società e la stampa. Che, però, restano indifferenti ai drammi quotidiani che si consumano all'interno di quelle mura, che sempre più sono il confine tra civiltà e inciviltà.Devo aggiungere qualcosa?
- Pierpaolo Ciullo, 39 anni - 2 gennaio - carcere di Altamura, asfissia con gas;
- Celeste Frau, 62 anni - 4 gennaio - carcere Buoncammino di Cagliari, impiccagione;
- Antonio Tammaro, 28 anni - 7 gennaio - carcere di Sulmona, impiccagione;
- Giacomo Attolini, 49 anni - 8 gennaio - carcere di Verona, impiccagione;
- Abellativ Sirage Eddine, 27 anni - 14 gennaio - carcere di Massa, impiccagione;
- Mohamed El Aboubj, 25 anni - 16 gennaio - carcere S. Vittore di Milano, asfissia con gas;
- Ivano Volpi, 29 anni - 20 gennaio - carcere di Spoleto, impiccagione;
- Detenuto tunisino, 27 anni - 22 febbraio - carcere di Brescia, impiccagione;
- Vincenzo Balsamo, 40 anni - 23 febbraio - carcere di Fermo, impiccagione;
- Walid Aloui, 27 anni - 23 febbraio - carcere di Padova, impiccagione;
- Alessandro Furuli, 42 anni - 24 febbraio - carcere di Vibo Valentia, impiccagione;
- Roberto Giuliani, 47 anni - 25 febbraio - carcere di Rebibbia (Roma), impiccagione;
- Giuseppe Sorrentino, 35 anni - 7 marzo - carcere di Padova, impiccagione;
- Angelo Russo, 31 anni - 10 marzo - carcere di Poggioreale a Napoli, impiccagione;
- Detenuto italiano, 47 anni - 27 marzo - carcere di Reggio Emilia, asfissia on gas;
- Romano Iaria, 54 anni - 3 aprile - carcere di Sulmona, impiccagione;
- Carmine B., 39 anni - 7 aprile - casa circondariale di Benevento, impiccagione;
- Daniele Bellante, 31 anni - 13 aprile - carcere di Rebibbia a Roma, impiccagione;
- Giuseppe Palumbo, 34 anni - 23 aprile - carcere di Firenze, impiccagione;
- Gianluca Protino, 34 anni - 26 aprile - carcere di Teramo, impiccagione;
- Eraldo De Magro, 57 anni - 6 maggio - carcere di Como, impiccagione;
- Vasiline Ivanov Kirilov, 33 anni - 8 maggio - carcere di San Vittore a Milano, impiccagione;
- Domenico Franzese, 45 anni - 16 maggio - carcere Cavadonna di Siracusa, impiccagione;
- Aldo Caselli, 44 anni - 20 maggio - carcere di Reggio Emilia, impiccagione;
- Detenuto extracomunitario, 30 anni - 29 maggio - carcere di Lecce, impiccagione:
- Alessandro Lamagna, 34 anni - 6 giugno - carcere di Salerno, impiccagione;
- Francisco Caneo, 48 anni - 12 giugno - carcere Opera di Milano, impiccagione;
- Luigi Coluccello, 34 anni - 15 giugno - carcere di Lecce, impiccagione;
- Antonio Di Marco, 43 anni - 15 giugno - carcere Bicocca di Catania, asfissia con gas;
- Thomas Göller, 43 anni - 23 giugno - semilibertà a Bolzano, ?;
- Yassine Aftani, 22 anni - 27 giugno - questura di Agrigento, impiccagione;
- Marcello Mento, 37 anni - 29 giugno - carcere circondariale di Giarre (CT), impiccagione;
- Santino Mantice, 25 anni - 1° luglio - carcere di Padova, impiccagione;
- Antimo Spada, 35 anni - 14 luglio - carcere delle Vallette di Torino, impiccagione;
- Rocco Manfrè, 65 anni - 18 luglio - carcere di Caltanissetta, impiccagione;
- Italo Saba, 53 anni - 18 luglio - carcere di Sassari, impiccagione;
- Andrea Corallo, 39 anni - 23 luglio - carcere Bicocca di Catania, recisione della carotide con un rasoio.
Decidiamo insieme cosa fare?
Un conto è commentare un blog con passione, ostinazione, perfino con accanimento, esprimendo posizioni anche diametralmente opposte a quelle di chi ci scrive dentro: un altro è mettersi di buzzo buono e cagare le proprie osservazioni dieci secondi dopo la pubblicazione di ciascun post, poi fare sistematicamente la stessa cosa con tutti i commenti degli altri e infine monopolizzare ogni singolo articolo comportandosi come se il blog intero se fosse cosa propria. Il tutto, ovviamente, senza manco degnarsi di fornire la propria mail.
Non che si tratti, intendiamoci, di un comportamento illecito: è semplicemente un modo di comportarsi da molestatore pernicioso e cafone, incurante del fatto che per tenere in piedi un blog ci vuole un sacco di lavoro e irrispettoso di tutti quelli che lo leggono e ci scrivono dentro la loro opinione.
Ovviamente non lo scrivo a beneficio del Signor Limone, il quale leggendo questo post, che tutto sommato finisce per dargli importanza, si sentirà addirittura lusingato (ognuno, d'altronde, ha le soddisfazioni che si merita); né per me stesso, che francamente trovo le pugnette del nostro amico di una banalità ripugnante e quindi me ne strafotto senza alcuna difficoltà: però quando ti rendi conto -perché te lo dicono- che un numero non indifferente di lettori inizia a provare disagio in un posto che prima frequentava assai volentieri, che molti di loro rinunciano a commentare perché ogni mezza parola viene implacabilmente fatta oggetto di molestia con istantanea tempestività, che insomma l'atmosfera complessiva rischia di rovinarsi a causa di un unico individuo che si è ficcato in testa di rompere l'anima dalla mattina alla sera, allora occuparsi della faccenda diventa doveroso.
Ragion per cui, amici, ditemi voi che debbo fare: iniziare a moderare i commenti, con l'inevitabile ritardo nella loro pubblicazione, ché io nella vita ho da fare anche (e ahimè soprattutto) altre cose? Eliminare per tutti la possibilità di postare commenti sul blog? O ancora -cosa che non avrei problemi a fare, giacché questa è casa mia e se ritengo che qualcuno sia un maleducato sono liberissimo di non farcelo entrare- cancellare sistematicamente ogni commento del buon Limone, il quale a quel punto ne scriverebbe uno ogni tre minuti costringendomi a occuparmi solo di quello? Oppure lo ignoriamo, tutti, sistematicamente, senza eccezioni, finché non gli passa (ammesso che gli passi, con certa gente non si può mai dire) la voglia di disturbare le pacifiche discussioni degli altri?
E' un bel problema, ne converrete: un problema che fino ad oggi non mi ero mai dovuto porre (del resto c'è sempre una prima volta), e del quale dobbiamo ringraziare il nostro nuovo amico, che evidentemente gode nel creare difficoltà agli altri e non si sogna neppure di aprirsi un blog suo e metterci dentro tutte le menate che vuole: d'altra parte, perché scrivere delle cose in un posto in cui nessuno le degnerebbe di uno sguardo quando puoi direttamente rubare i lettori di un altro?
Fatemi sapere, per mail (ché su questo post, caro Limone, non ti consento di mettere bocca) cosa ne pensate.
Grazie.
Fuori gli squadristi, dentro i froci
Alcuni esponenti della Chiesa cilena chiedono al Presidente l'indulto per i militari di Pinochet.
Alcuni esponenti della Chiesa italiana chiedono che gli omosessuali siano messi in carcere.
D'altronde il perdono non può mica valere per tutti, no?
Garantismo a corrente alternata
Indipendentemente da come la pensiate sulla sentenza della consulta, non trovate un tantino singolare che nel titolo, a caratteri grossi così, si dica che "gli stupratori" (precisando, appena sotto, che si tratta di "chi commette violenza sulle donne e sui bambini") non dovranno "per forza finire in galera", e solo all'inizio dell'articolo, con evidenza molto inferiore, si riveli invece che la pronuncia non riguarda i violentatori, ma "gli indagati di reati sessuali", e che parla sì di carcere, ma "preventivo"?
Cioè, a prescindere -lo ripeto a scanso di equivoci- dal fatto che siate o non siate d'accordo sul carcere preventivo per gli indagati di stupro, vi sembra che il titolo renda un'informazione corretta su quanto è stato stabilito dalla Corte Costituzionale? Oppure anche a voi, come a me, pare che lasci intendere una cosa completamente diversa?
Il bello è che di solito sono loro, a dare dei giustizialisti agli altri.
Ma forse solo quando si tratta di un certo tipo di indagati.
A ciel sereno
Ieri sera Rip mi ha fatto un regalo: lo condivido con voi, non senza rilevare che la storia, drammaticamente, sembra ripetersi sempre uguale.
Mutatis mutandis, s'intende.
Benché possa sembrare incredibile, dapprima molte persone opposero resistenza all’uso dei parafulmini. La Chiesa sosteneva che il fulmine era una punizione divina, una risposta al peccato mortale, e che non si doveva interferire con esso. Nell’America degli inizi, quando un fulmine colpiva una casa i pompieri non tentavano nemmeno di spegnere le fiamme, ma si limitavano a gettare acqua sulle case vicine per impedire che l’incendio si propagasse. La polvere da sparo veniva di solito accumulata in chiesa perché si riteneva che gli edifici sacri godessero di una speciale protezione divina. In realtà non era così; semmai i loro campanili aguzzi attiravano i fulmini. Infine, l’opposizione religiosa al parafulmine ebbe termine nel 1767, quando a Brescia, forse a causa di un fulmine, esplose la torre-polveriera di Porta San Nazaro, in cui erano conservati 90.000 chili di polvere da sparo, provocando gravi distruzioni e la morte di trecento persone.Da "Come si sbriciola un biscotto", di Joe Schwarcz.
Lo stesso Franklin fu oggetto della collera delle moltitudini bigotte. Nel 1756 fu attaccato dai ministri del culto, che lo consideravano responsabile di un terremoto a Boston. Gli ecclesiastici sostenevano che i parafulmini di Franklin avevano rubato il fulmine all’Onnipotente e lo avevano scaricato nel suolo, dove esso aveva provocato il terremoto. Franklin replicò argutamente che proteggersi dal fulmine con un parafulmine non era più sacrilego che proteggersi dalla pioggia con un tetto.
Se può aiutare, ben venga
Monsignor Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto, sui preti pedofili:
Non è pensabile dargli un premio,be', dai, è già è qualcosa...
ma neanche il castigo serve a molto.ah, no? Ma come, prima inventate il castigo eterno e poi dite che un castigo ordinario,tipo qualche anno di carcere, non serve? Strano...
Quando alcuni confratelli li hanno trasferiti di sede,hanno chiuso gli occhi su un crimine orrendo? Hanno fatto finta di niente e se ne sono lavati le mani? Hanno messo a repentaglio la sicurezza di altri bambini?
credo che abbiano fatto bene,ah, ecco. Hanno fatto bene...
hanno cercato nei limite del possibile di recuperarli,recuperarli? Cos'è, viaggiare da un posto all'altro è utile nella terapia dei disturbi sessuali?
di aiutarli,a cambiare aria?
di attendere con fiducia la loro conversione.cioè, una cosa del tipo: dai, mandiamolo da un'altra parte, vedrai che gli passa. Oddio, magari ci andrà di mezzo qualche bambino, ma in fondo cosa volete che conti un moccioso rispetto al valore della fiducia?
Non bisogna mai chiudere la porta al penitentea meno che non sia frocio, ovviamente, nel qual caso la porta gliela si sbatte allegramente in faccia.
e le assicuro che i preti pedofili soffrono,be', non farei paragoni, mi sa che soffrono un tantino di più quelli che gli capitano fra le mani.
hanno umiliazione della loro debolezzadebolezza? Inchiappettarsi un bambino sarebbe una debolezza? Non un delitto, eh?
e non è umano infierire su di loro.certo. Del resto mica abortiscono, né divorziano, e neanche vogliono togliere i crocifissi dai tribunali. Stuprano dei minori, questo è tutto. E voi, canaglie, vorreste infierire? Che so io, magari addirittura processarli e arrestarli? Siete senza cuore.
Vanno aiutati ad uscire da questo infernoloro, naturalmente. Dell'inferno delle loro vittime, degli incubi che li assalgono immaginando il proprio aguzzino che se ne va in giro per il mondo a farne secchi degli altri chissenefrega, no?
e se il trasferimento li può aiutare, ben venga.li aiuta, li aiuta.
Non avete idea, di quanto li aiuti.
E voi, quante ne avete stuprate?
Diciamocelo francamente: se dovessimo ritenere di essere in presenza di uno stupro tutte le volte che qualcuno/a racconta di essere una cosa diversa da quello che è al solo scopo di farsi bello agli occhi di un altra/o ed incrementare in tal modo le proprie possibilità di trombarci, le carceri di tutto il pianeta sarebbero stracolme di violentatori e violentatrici.
Il che, in senso lato, potrebbe anche andar bene: purché la cosa non valga esclusivamente se il millantatore è un arabo che finge di essere ebreo, ma anche per tutti i maschietti che si fingono intellettuali (e non hanno mai aperto un libro), sportivi (e il massimo sforzo che fanno è quello di accendere la playstation), ricchi (e hanno i buffi pure col salumiere sotto casa), idealisti (e sono dei meschini della peggiore specie), moderni (e se la loro ragazza guarda un altro le mollano un ceffone); nonché per tutte le femminucce che si dichiarano discrete (e poi conoscono tulle le vicende del vicinato fino al terzo grado di parentela), indipendenti (e invece ti telefonano di notte per verificare dove sei), interessate al calcio (e vogliono noleggiare un dvd la sera della finale dei mondiali), avverse allo shopping (e dopo una settimana ti trascinano nel girone dantesco dei saldi e vogliono farti comperare per forza un paio di pantaloni fucsia).
Ecco, quando tutta questa gente verrà incarcerata con l'accusa di stupro per essersi reciprocamente ingannata allo scopo di ottenere libero accesso all'apparato genitale dell'altro/a, una pronuncia del genere potrà essere accettata col sorriso sulle labbra.
Per il momento, tuttavia, non mi risulta che ciò sia mai accaduto: e dunque debbo concludere, ammesso che le cose stiano davvero come le racconta il Corriere, che si tratta di una sentenza vergognosamente razzista.
Dobbiamo scoprire dove sono
I gay sono malati e deviati, hanno bisogno di aiuto psicologico, dobbiamo scoprire dove sono e identificarli, e se sono clandestini devono venir espulsi. (...) Devono farsi curare, se sono curabili, altrimenti devono stare dentro le loro mura, perché non possono invadere la libertà altrui.Un vescovo? No. Un sindaco. Fate un salto da Fabio e scoprite chi è.
Paolo Borsellino: Emilio Fede e le Agende Rosse "comuniste"
Così le Agende Rosse, nate per tenere vivo il ricordo del diario (rosso) di Paolo Borsellino misteriosamente sparito dal luogo della strage, sono diventate comuniste.
Dopo le accuse a Saviano "Non è un eroe, non se ne può più", "Con i diritti si portano a casa bei soldini", ora Fede se la prende con le Agende Rosse, il movimento antimafia che si raccoglie attorno al fratello del giudice ucciso, Salvatore Borsellino.
Quando si parla di mafia, i linguaggi sono inequivocabili. Non esistono compromessi, non ci sono vie di mezzo. O di qua o di là. Dell'Utri che, appena condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, esce dal Tribunale e dichiara: "Vittorio Mangano è stato il mio eroe", afferma pubblicamente la propria mafiosità.
O di qua o di là. Fede è di là: chi è contro l'antimafia è per la mafia. Senza dubbio di equivoci. E chi deve capire, capisce.
Le vite degli altri /13
In Irlanda legalizzano le unioni civili tra omosessuali, e per gli ufficiali di stato che non volessero celebrarle invocando l'obiezione di coscienza prevedono pene fino a 6 mesi di prigione e a duemila euro di multa.
In Italia non solo le unioni civili non sono consentite dalla legge, ma nel frattempo si continua allegramente, e come se nulla fosse, a fare obiezione di coscienza sulla pillola del giorno dopo, sulla fecondazione assistita e perfino sulla vendita dei preservativi.
Non è che siamo in serie C: è proprio che ormai facciamo un altro sport.
Delirio
Quasi quasi esco dalla macchina, la chiudo e la lascio qua.
Il diritto di scegliere
Quello che penso è presto detto: qualsiasi paese nel quale un individuo non abbia la possibilità di valutare per se stesso fino a che punto la sua vita debba essere considerata dignitosa e quando inizi a non esserlo più, e non possa conseguentemente decidere, se lo ritiene opportuno e può ragionare lucidamente, di interrompere la propria esistenza, non è un paese davvero libero.
La possibilità di scegliere consapevolmente sul proprio corpo e sulla propria vita, a mio parere, costituisce una prerogativa inviolabile della persona, e quindi dovrebbe essere considerato il più importante dei diritti civili.
Ogni volta che quel diritto viene violato, ogni volta che lo Stato sequestra il corpo di un cittadino strafottendosene della sua autodeterminazione, la libertà rimane una parola priva di contenuto.
I costumi e la castità
Ad integrazione del post dell'altro giorno, nel quale davo conto del fatto che il Vaticano ha incredibilmente definito gli abusi sui minori dei delitti "contro i costumi", segnalo che il Catechismo della Chiesa Cattolica, all'articolo 2356, classifica lo stupro come un'offesa alla castità, inserendolo nello stesso mazzo della lussuria, della masturbazione, della fornicazione, della pornografia e della prostituzione.
Così, tanto per sottolineare che certe alzate d'ingegno (le quali, badate, avranno pure scarso rilievo pratico, ma a mio parere sono indicative di un modo di pensare e perciò tutt'altro che irrilevanti) non sono certo estemporanee, ma vengono da lontano.
Avanti il prossimo (35 e 36)
Ormai a quanto pare, si procede al ritmo di due suicidi alla volta.
Quando qualcuno si degnerà di occuparsi di questa vergogna sarà sempre tardi.
- Pierpaolo Ciullo, 39 anni - 2 gennaio - carcere di Altamura, asfissia con gas;
- Celeste Frau, 62 anni - 4 gennaio - carcere Buoncammino di Cagliari, impiccagione;
- Antonio Tammaro, 28 anni - 7 gennaio - carcere di Sulmona, impiccagione;
- Giacomo Attolini, 49 anni - 8 gennaio - carcere di Verona, impiccagione;
- Abellativ Sirage Eddine, 27 anni - 14 gennaio - carcere di Massa, impiccagione;
- Mohamed El Aboubj, 25 anni - 16 gennaio - carcere S. Vittore di Milano, asfissia con gas;
- Ivano Volpi, 29 anni - 20 gennaio - carcere di Spoleto, impiccagione;
- Detenuto tunisino, 27 anni - 22 febbraio - carcere di Brescia, impiccagione;
- Vincenzo Balsamo, 40 anni - 23 febbraio - carcere di Fermo, impiccagione;
- Walid Aloui, 27 anni - 23 febbraio - carcere di Padova, impiccagione;
- Alessandro Furuli, 42 anni - 24 febbraio - carcere di Vibo Valentia, impiccagione;
- Roberto Giuliani, 47 anni - 25 febbraio - carcere di Rebibbia (Roma), impiccagione;
- Giuseppe Sorrentino, 35 anni - 7 marzo - carcere di Padova, impiccagione;
- Angelo Russo, 31 anni - 10 marzo - carcere di Poggioreale a Napoli, impiccagione;
- Detenuto italiano, 47 anni - 27 marzo - carcere di Reggio Emilia, asfissia on gas;
- Romano Iaria, 54 anni - 3 aprile - carcere di Sulmona, impiccagione;
- Carmine B., 39 anni - 7 aprile - casa circondariale di Benevento, impiccagione;
- Daniele Bellante, 31 anni - 13 aprile - carcere di Rebibbia a Roma, impiccagione;
- Giuseppe Palumbo, 34 anni - 23 aprile - carcere di Firenze, impiccagione;
- Gianluca Protino, 34 anni - 26 aprile - carcere di Teramo, impiccagione;
- Eraldo De Magro, 57 anni - 6 maggio - carcere di Como, impiccagione;
- Vasiline Ivanov Kirilov, 33 anni - 8 maggio - carcere di San Vittore a Milano, impiccagione;
- Domenico Franzese, 45 anni - 16 maggio - carcere Cavadonna di Siracusa, impiccagione;
- Aldo Caselli, 44 anni - 20 maggio - carcere di Reggio Emilia, impiccagione;
- Detenuto extracomunitario, 30 anni - 29 maggio - carcere di Lecce, impiccagione:
- Alessandro Lamagna, 34 anni - 6 giugno - carcere di Salerno, impiccagione;
- Francisco Caneo, 48 anni - 12 giugno - carcere Opera di Milano, impiccagione;
- Luigi Coluccello, 34 anni - 15 giugno - carcere di Lecce, impiccagione;
- Antonio Di Marco, 43 anni - 15 giugno - carcere Bicocca di Catania, asfissia con gas;
- Thomas Göller, 43 anni - 23 giugno - semilibertà a Bolzano, ?;
- Yassine Aftani, 22 anni - 27 giugno - questura di Agrigento, impiccagione;
- Marcello Mento, 37 anni - 29 giugno - carcere circondariale di Giarre (CT), impiccagione;
- Santino Mantice, 25 anni - 1° luglio - carcere di Padova, impiccagione;
- Antimo Spada, 35 anni - 14 luglio - carcere delle Vallette di Torino, impiccagione;
- Rocco Manfrè, 65 anni - 18 luglio - carcere di Caltanissetta, impiccagione;
- Italo Saba, 53 anni - 18 luglio - carcere di Sassari, impiccagione.
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