Certo, l'isolamento radicale sull'aborto è completo: ma che cosa hanno da spartire, le donne, con gli equilibri di una "governabilità" che non è governo delle speranze e dei sentimenti, cosa hanno da spartire con slogan come "la legge è brutta ma va difesa"? Cosa c'entra tutto questo con la lotta per il diritto all'aborto, quale crescita di consapevolezza ci può essere nel difendere una legge che educa alla menzogna, al ricorso a sotterfugi ed espedienti? (...) Riapriamo il dibattito: se vogliamo cambiare la legge, questo è il momento. Se vogliamo rivitalizzare il movimento delle donne, questo è il momento. Ora, perché ci sono queste 500.000 firme che costringono il regime, i partiti, il parlamento, a fare di nuovo i conti con l'aborto. Non lasciamo che lo facciano sul loro terreno, il terreno delle relazioni dei ministri, delle "verifiche sull'applicazione della 194", di vaghe promesse di qualche risibile modifica... così ridotto, l'aborto diventa perfettamente tollerabile: quello che non è tollerabile, perché non è compatibile con la sopravvivenza degli equilibri di regime, è la richiesta dell'aborto come diritto della donna.(Eugenia Roccella, 1° gennaio 1981)
Guardate com'eri, guardate come sei: me pari tu' zio /1
Questo post è stato pubblicato il 07 settembre 2009 in aborto,Eugenia Roccella,guardatecomeri. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.
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spettacolare :)
RispondiEliminaLa cosa più grottesca è che questo esercito di voltagabbana è in vendita quasi sempre dalle fila cosiddetta sinistra.
RispondiEliminaNon c'è niente di più che l' Halzaimer ...poverina
RispondiEliminaEppure anche lei, come il Papi, sono democraticamente compatibilissimi ... Candido, se non ricordo male era di estrazione radicale ... anche lei non ha mai sentito parlare di un certo Beccaria .....
RispondiEliminaAlfredo
qualcuno dice che non cambiare mai idea è sintomo di stupidità.... e di solito, quelli che cambiano bandiera solo per convenienza lo ripetono spesso..(per giustificarsi?) Gli esempi sono molteplici: Ferrara a Capezzone solo per parlare dei più spudorati. Io penso, invece, che stupidità assoluta sia il credersi intelligenti e non rimettersi mai in discussione (come molti che si auto-definiscono intellettuali). Ma io sono solo un vecchio, illetterato ed anche un po' rincitrullito: il mio parere non conta nulla. Perciò, non prendete in giro la Roccella, poverina, lei è solo spudorata come quelli sopra.
RispondiEliminaeugenia,impara a decidere per la tua persona, lascia stare gli altri
RispondiEliminae, sopratutto, visto che non sei la bocca della verita' impara a stare zitta.
Questi sono i classici estremisti catto talebani come Beppe Maniglia che posta dei commenti lunghissimi e farragginosi senza concludere davvero nulla salvo cercare solo di confondere le acque. I movimenti della vita avevano promesso 150 euri a mi acugina in caso continuasse la gravidanza. Ora che si è fatta fregare,nonostate le insistenze contrarie di tutta la familia, questi movimenti per la vita si sono dileguati. Allora cara merdaccia, glieli dai tu i soldi a mia cugina per mantenere la mia futura nipotina?
RispondiEliminametilparaben,scusami per la vogarita',
RispondiEliminama se non si è diretti e soprattutto se non si mettono questi estremisti cattolici di fronte alle loro responsabilita' pratiche quotidiane non riusciremo mai a fargliela capire solamente con la retorica o la filosofia..........
poverina..... cosa le è successo???? Ah, ha battuto la testa... beh allora capisco. Ero certo che Eugenia non potesse diventare tanto cretina di suo.....
RispondiEliminaIo penso che 28 anni siano molti e che se io fra 10 anni avessi ancora le stesse covinzioni che avevo 18 anni fa mi chiedereri cosa ho vissuto a fare.
RispondiEliminaNel merito il tema dell'aborto è uno di quelli sui quali a 18 anni si è completamente a favore, ma che alcune esperienze, come la genitorialità e l'aborto stesso, possono, anzi devono, far evolvere il pensiero verso una posizione più matura.
Io ad esempio, ritengo che l'impostazione della 194 si carente sul piano dei diritti dell'embrione e del padre dell'embrione, considerando l'aborto un fatto mono-soggettivo, mentre è a me chiaro che è un fenomeno intersoggettivo.
E con questo non voglio assolutamente arrivare a vietarlo. Ciononostante ritengo, come la Roccella di oggi, che l'aborto non sia un diritto; al massimo può essere una necessità legittima.
"Nel merito il tema dell'aborto è uno di quelli sui quali a 18 anni si è completamente a favore, ma che alcune esperienze, come la genitorialità e l'aborto stesso, possono, anzi devono, far evolvere il pensiero verso una posizione più matura."
RispondiEliminaUn po' presuntuoso sostenere che la posizione di chi è a favore della libera scelta in materia di aborto sia poco matura, soprattutto considerando che non porti argomenti a sostegno di tale tesi. Magari, invece, è chi vorrebbe negare il diritto alle donne di scegliere come gestire il proprio corpo, in nome di fantomatici "diritti dell'embrione", che è poco maturo...
UNA COSA E' VERA O FALSA IN SE E NON RISPETTO A CHI LA DICE, ORA C'E' UNA LOGICA NELLE COSE ED E' EVIDENTE CHE L'ABORTO COME PRINCIPIO NON PUO' ESSERE CONSIDERATO UN DIRITTO PER UN MOTIVO FONDAMENTALE: L'EMBRIONE BIOLOGICAMENTE NON APPARTIENE AL CORPO DELLA DONNA E' QUALCOS'ALTRO, UN OSPITE,E' EVIDENTEMENTE UNA VITA ALTRA CHE SI SVILUPPA NELL'UTERO DELLA DONNA QUINDI SUL PIANO DELLA PURA LOGICA TEORICA ABORTIRE SIGNIFICA DECIDERE DI SOPPRIMERE UNA VITA.
RispondiEliminaDF1989, capisco che avendoti centrato in pieno nelle tue attuali caratteristiche tu ti sia risentito, ma ti garantisco che parlavo principalmente di me: a 18 anni ero pro-choice convintissimo.
RispondiEliminaPoi ho visto la prima ecografia di mia figlia quando era lunga meno di quattro centimetri e l'ho considerata mia figlia come lo è adesso. Poi procedendo nell'approfondimento del pensiero liberale ho cominciato a pensare che il nascituro è un'altra persona rispetto alla donna che lo ospita, e il solo fatto di non saper definire con esattezza il momento in cui la persona in potenza diviene persona in atto dovrebbe spingerci a maggiori valutazioni che non siano solo le preferenze della donna al momento in cui si presenta dal giudice.
Ecco io credo di non poter condividere i tuoi aggettivi. Tu chiami "fantomatici" i diritti dell'embrione e chiami "proprio" qualcosa che in realtà appartiene ad alti.
falso falso falso:
RispondiEliminaL'embrione è una POTENZIALE vita,non una vita cosi' come è concepita per chi ha gli organi,lo shceletro,il sistema nervoso ecc...
QUesto significa mistificare la scienza e piegarla alle esigenze degli alti abortisti che francamente hano stancato. Via i movimenti della vita dai consultori, le donne non devono sentirsi copevoli!!!!!
Piuttosto occupatevi dei milioni di bambini che vivono in poverta' e che un eventuale aborto avrebbe evitato di far vivere la loro unica vita in mezzo alla merda. Per voi l'importante è l'affermazione dei vostri principi autoritari,del poi non ve ne frega niente. Se non volete l'aborto allora prendetevi la responsabilita' sociale,giuridica,economica e civile di crescere tutti i bambini che fate nascere imbrogliando le gestanti adescandole in case famiglia e promettendo assegni che non vedranno mai. Dovreste essere arrestati per circonvenzione di incapace ed esercizio violento della ragione. Le vostre tecniche di persuasione sono la condanna di tante ragazze che vengono svergognate davanti ai consultori.
@ Anonimo
RispondiEliminaNon c'è alcun bisogno di urlare (scrivere in maiuscolo equivale ad urlare, lo sapevi?). Dimostri semplicemente la tua mancanza di argomenti. L'embrione non appartiene al corpo della donna, dici? E come mai, allora, non può svilupparsi al di fuori? Senza sfruttare il corpo della donna, l'embrione non può sopravvivere, dunque, sul piano della pura logica teorica, esso appartiene al corpo della donna. E, sempre sul piano della pura logica teorica che ti piace tanto, anche ammazzando un insetto sopprimi una vita. Saluti.
@Ugolino
RispondiEliminaTi rispondo per punti:
1)Se si vuole fare un discorso razionale, non ci si può basare su sentimenti e sensazioni, quindi il fatto che tu abbia considerato come tua figlia un esserino di quattro centimetri ancora in utero non c'entra nulla con il discorso. E' evidente che una donna che vuole abortire non condivide tale sentimento nei confronti dell'embrione che porta nel suo corpo. Ritengo semplicemente sbagliato imporre una determinata condotta ad altri basandosi sulle proprie personali sensazioni.
2) Il fatto che tu abbia cambiato opinione non significa che, nel caso specifico, chi non cambia opinione abbia un atteggiamento immaturo. E' possibile che le opinioni cambino in peggio.
3) Non è che non si sa quando la persona in potenza diventa persona in atto: il punto è che si tratta di una decisione puramente arbitraria, perché il concetto di "persona" non è legato a precise caratteristiche rilevabili in maniera scientifica. Stabilire quando si diventa "persona" ha senso da un punto di vista giuridico, perché in questo campo sono necessari riferimenti precisi, anche se arbitrari (un po' come la maggiore età a diciotto anni: non si è diversi rispetto a quando si hanno diciassette anni e trecentosessantaquattro giorni, però si è "diversi" dal punto di vista giuridico). Ora, siccome bisogna fare una scelta arbitraria, ci sono due possibilità: farla a caso, o farla in modo che questa crei meno problemi possibili. E stabilire che un embrione sia una persona crea un numero enorme di problemi: fatta tale scelta, per rispettarla e rimanere coerenti bisognerebbe vietare l'aborto in ogni caso, compreso lo stupro e il rischio per la vita della donna, il che è semplicemente mostruoso (come dimostra la situazione del Nicaragua: c'è un rapporto di Amnesty International al riguardo, se ti interessa). Obbligare una donna, che senza alcun dubbio è da considerarsi persona, a portare avanti una gravidanza indesiderata in nome del "diritto alla vita" di un essere privo della pur minima coscienza e consapevolezza di sé è una pura e semplice violenza nei confronti della donna.
--continua--
--continua--
RispondiElimina4) Dici di non condividere gli aggettivi che ho usato. Vediamo. Ho definito "fantomatici" i diritti dell'embrione. Ebbene, che lo si condivida o no, tali sono, questi diritti: fantomatici. Perché in nessuna dichiarazione dei diritti dell'uomo, in nessuna convenzione internazionale, in nessuna costituzione di paesi democratici, da nessuna parte si stabiliscono dei diritti per l'embrione. Quindi, piaccia o no, sono fantomatici. Quanto al "proprio", era riferito al corpo della donna. Obbligare una donna ad usare il proprio corpo contro la propria volontà non è moralmente lecito, anche se questo dovesse significare l'impossibilità di sopravvivenza per un'altra persona (quindi anche estremizzando e volendo considerare l'embrione una persona). E questo per la stessa ragione per la quale non si può obbligare una persona a donare un rene ad un malato che ne ha bisogno, nemmeno se questa fosse l'unica possibilità di sopravvivenza per il malato.
Concludo con un'ultima considerazione e con una domanda. Siccome non esiste alcuna ragione scientificamente valida per considerare persona l'embrione, e siccome ci sono opinioni che variano da persona a persona al riguardo, uno stato democratico non può far altro che tutelare il diritto di ciascuno (in questo caso ciascuna) di scegliere secondo coscienza, e di agire di conseguenza. Quando si mettono in contrapposizione "pro-life" e "pro-choice" bisognerebbe tenere presente che le due posizioni non sono simmetriche, e che quindi la soluzione al problema non sta nel mezzo. Da una parte c'è chi vuole imporre a tutti la propria concezione della vita, anche a chi non la condivide, dall'altra si vuole che ognuno possa decidere secondo coscienza su temi che riguardano solamente la persona direttamente interessata (e cioè la donna).
Quanto alla domanda: per quale ragione si dovrebbe considerare l'embrione una persona?
Scusate se mi sono dilungato troppo, ma mi infastidisce il luogo comune secondo cui a vent'anni non si possano avere opinioni basate su solide argomentazioni e si debba per forza avere punti di vista immaturi, magari dettati dal puro e semplice anticonformismo o anticlericalismo.
Saluti.
DF1989, prima di tutto voglio dirti che condivido buona parte del tuo ragionamento, anche se le poche differenze mi portano a conclusioni molto diverse.
RispondiEliminaprovo anche io per punti:
"Non è che non si sa quando la persona in potenza diventa persona in atto: il punto è che si tratta di una decisione puramente arbitraria, perché il concetto di "persona" non è legato a precise caratteristiche rilevabili in maniera scientifica."
Non pensi che trattandosi di una decisione arbitraria sarebbe meglio adottare un principio di prudenza?
"E stabilire che un embrione sia una persona crea un numero enorme di problemi"
Non mi sembra un motivo sufficiente; anche riconoscere i diritti degli schiavi creava un numero enorme di problemi, ma non mi pare se ne potesse fare a meno :-)
"fatta tale scelta, per rispettarla e rimanere coerenti bisognerebbe vietare l'aborto in ogni caso"
Nella fretta non si può essere che parziali, ma non ho mai detto e non penso che nessun aborto sia lecito, come può esserlo una eutanasia o un suicidio.
Solo che tra negare che sia una persona definendo un diritto della donna interromperne la vita e valutare di volta in volta se ne ricorra la necessità (parlarei di necessità più che di arbitrarietà)
"Obbligare una donna ad usare il proprio corpo contro la propria volontà non è moralmente lecito, anche se questo dovesse significare l'impossibilità di sopravvivenza per un'altra persona"
Ecco io comincerei a valutare quali comportamenti quella donna ha messo in atto per trovarsi o non trovarsi in quella situazione.
Continua... (forse)
"Ecco io comincerei a valutare quali comportamenti quella donna ha messo in atto per trovarsi"
RispondiEliminaUgolino, analizzare se le precauzioni adottate sono state sufficienti o no, al fine di evitare un concepimento, pena il rifiuto di concedere l'intervento abortivo?
Uso del solo preservativo, non concesso (rischio troppo alto, e si sa a cosa si va incontro se si rompe).
Uso contemporaneo di pillola, preservativo, salto della rana e fellatio preventiva, concesso (dai, questa è sfiga!).
@ Ugolino
RispondiElimina"Non pensi che trattandosi di una decisione arbitraria sarebbe meglio adottare un principio di prudenza?"
Certo: siccome da una parte non ci sono dubbi che la donna sia da considerare persona, il principio di prudenza mi porta a concludere che la volontà della donna ha la precedenza.
"Non mi sembra un motivo sufficiente; anche riconoscere i diritti degli schiavi creava un numero enorme di problemi, ma non mi pare se ne potesse fare a meno :-)"
Gli schiavi erano comunque esseri umani già formati, dal punto di vista scientifico esattamente uguali alle persone libere. Lo stesso non si può dire di un embrione. E comunque, stabilendo la non legittimità della schiavitù non si crea alcun problema di tipo etico, mentre stabilendo il diritto alla vita dell'embrione sì, perché questo va in conflitto con l'autodeterminazione della donna.
"Solo che tra negare che sia una persona definendo un diritto della donna interromperne la vita e valutare di volta in volta se ne ricorra la necessità (parlarei di necessità più che di arbitrarietà)"
Il diritto di autodeterminazione della donna è sicuramente più importante del presunto diritto di un essere privo di coscienza. L'embrione non subisce alcun danno oggettivo, perché non ha alcuna possibilità non solo di coscienza, ma nemmeno di percezione. E' meno consapevole di una zanzara. La donna, invece, a portare avanti una gravidanza che rifiuta il danno oggettivo lo subisce eccome.
"Ecco io comincerei a valutare quali comportamenti quella donna ha messo in atto per trovarsi o non trovarsi in quella situazione."
Che si debba lavorare sulla prevenzione (educazione sessuale, facile accesso a contraccettivi, anche di emergenza) è lapalissiano. Ma, una volta che il "danno" è fatto, non si può negare alla donna il diritto di autodeterminazione. Nessuna condotta può essere presa come pretesto per negare un diritto.
MARCOZ, tu da pragmatco, scendi subito nei dettagli; io da idealista mi limito alle questioni di principio.
RispondiEliminaPerò tra una vittima di uno stupro ed una pentita dell'amore libero, senza freni e senza frizione (cit. - altrimenti gians mi fa le pulci) io farei qualche distinguo.
DF1989, mi sembra stia diventando un dialogo tra sordi, o una gara a chi è più stupido, che in genere vinco io :-)
Riparliamone con più calma; ho visto che hai un bel blog, he ho uno anche io, avremo modo di incrociare di nuovo i commenti.
Grazie comunque della considerazione.
Ugolino, ammiro i tuoi toni e le argomentazioni pacate, complimenti. Continuo con l'esprimerti vive felicitazioni per tua figlia e per la gioia con cui l'hai accolta. Senza entrare troppo nel personale presumo che la vostra situazione fosse ben delineata e che la notizia della bimba in arrivo sia stata accolta con gioia da voi, magari anche ricercata. Devi prendere comunque atto che altre situazioni non sono così felici. Esistono donne che proprio rifiutano la situazione di essere madri. Lo "sbaglio" lo si gestisce abbastanza facilmente con la pillola del giorno dopo ma tu sai quali sono gli intoppi nelle prescrizioni, giusto? Se lo "sbaglio" si protrae rimangono le opzioni che ben sappiamo. Io sono convinto che una donna dentro di sè la paga cara come scielta e tutto sommato non credo sia giusto imporgli la scelta 'NO, ORA SARAI MADRE'...Forse con 5 anni più di te ma ancora senza il piacere di aver avuto bimbi non sarò abbastanza maturo. Continuo inoltre asserendo che, a livello prettamente personale, le discussioni su "come considerare un embrione" sono dettagli che le parti in causa cercano di portare delineare per perorare la propria causa, da una o dall'altra parte. Di certo c'è solo una donna con la sua scelta. Che in genere viene maturata da sola...gioendo o pagando della propria scielta.
RispondiElimina"Però tra una vittima di uno stupro ed una pentita dell'amore libero, senza freni e senza frizione io farei qualche distinguo."
RispondiEliminaUgolino, a parte il fatto che bisognerebbe definire bene il significato di "amore libero, senza freni", io potrei dirti: che c'entra? Non è mica il concepito l'autore dello stupro.
Perché ci deve rimettere sempre un'"innocente"?
OZYMANDIAS, grazie degli apprezzamenti, mi sforzo di essere pacato per evitare la degenerazione del dibattito, che invece mi piace aspro.
RispondiEliminaLa tua tesi di fondo, quella della donna sola, è la stessa del libercolo "Contro Giuliano" di Adriano Sofri, la cui lettura, che ti consiglio se non l'hai già letto, ha dato un grande stimolo a questi miei ragionamenti.
Io non la condivido, perlomeno non a priori, non per tutte, e comunque non sufficiente ad attribuirle il potere assoluto sulla vita nascente che ospita.
MARCOZ, non avevo colto il senso pro-life del tuo commento e sono d'accordo con te: l'ospite dell'utero è l'unico sicuramente incolpevole e solo delle effettive cause di forza maggiore dovrebbero consentirne il sacrificio, come per tutti gli altri esseri umani.
Ciò che in genere io contrsto ai pro-life è che queste cause di forza maggiore non le riconoscono mai e vorrebbero ipocritamente che la gente morisse solo di vecchiaia o di incidente.
Ciao Ugolino, in effetti non ho letto il saggio, chissà, forse un giorno vi incapperò. Semplicemente mi sforzo di immedesimarmi in quelle particolari situazioni (o meglio stati psicologici) che portano una donna ad effettuaer questa grave scelta. Spero di essere sufficentemente chiaro nel condannare che prende l'IVG come metodo di contracezione...ma non per questo mi sento di negare e/o sparare a zero su chi la porta ritenga sia opportuno tenerla aperta. Poi anche le mie, sono solo chiacchere che lasciano il tempo che trovano, solo che a differenza dei politici non le vado ad esprimere per meri vantaggi e per appoggio di poteri. Sono purtroppo convinto che i politici attuali del singolo non si interessino minimamente. In sostanza, dovesse esservi un referendum, non voterei per abrogare, dato che non ritengo corretto forzare una scelta di individui esterni su una questione del genere. Sono ovviamente molto più contento per la gente che accoglie con gioia i figli cercati ed in caso anche quelli "capitati" :)
RispondiEliminaIn riferimento al discorso "Ecco io comincerei a valutare quali comportamenti quella donna ha messo in atto per trovarsi o non trovarsi in quella situazione." vorrei dire qualcosa.
RispondiEliminaO meglio, vorrei chiedere qualcosa.
In una società come la nostra, in cui l'aborto è legale, con quale unità di misura si giudica se una donna "abbia veramente il diritto" di ricorrervi o meno? Sul metro della quantità di rapporti sessuali avuti? Se non sbaglio, si parlava di vittime di stupro contrapponendole alle sostenitrici dell'amore libero, implicitamente sostenendo che alle prime (le quali, si badi, hanno già subito una violazione della loro persona) si può "passare" l'aborto, mentre alle altre, "colpevoli", non si debba (e che diamine, che soffrano un po' anche loro, no?).
Al di là del ragionamento prettamente maschilista, per il quale la donna è "perdonabile" solo se vittima di stupro (in quanto il rapporto sessuale l'ha rifiutato), ritorna la questione fondamentale: chi si deve prendere il diritto di giudicare volta per volta quali siano le donne cui l'aborto è concesso? In nome di quale competenza? Sulla base di quale metodo valutativo? La qualità dei metodi contraccettivi usati? La "reputazione" della donna?
Altre variabili come l'età, lo stato civile ecc...? Si instaura di volta in volta un processo per valutare ... che cosa?
Perché ci preoccupiamo di accertarci mille volte che "l'aborto non sia affrontato con leggerezza" (qualunque cosa questo voglia dire... penso che nessuna persona sana di mente affronti con leggerezza un intervento medico sul proprio corpo)? Di cosa si ha paura? Che una donna dica "che bello, oggi faccio sesso, tanto anche se resto incinta chissenefrega... domani vado ad abortire!"
Chi ha una paura del genere è, mi si permetta l'espressione, un misogino senza speranza.
La gestione del corpo di una donna è affar suo e di nessun altro. Non per una questione di potere, ma per una questione logica. Qualsiasi altra "voce in capitolo" che abbia maggior potenza decisionale rispetto a quella della donna coinvolta si traduce immediatamente in un sopruso della donna stessa, perché di fatto non esiste un'altra voce che abbia il diritto di decidere al posto di un altro. Se accettiamo la regola "valutiamo l'aborto caso per caso", finiamo per decidere se l'aborto sia consentito o meno in base a principi, regole ecc... di ogni tipo possibile e immaginabile, escludendo però l'unico principio interamente etico nella quesione, quello dell'autodeterminazione del singolo. Il risultato è che una donna può venir costretta ad affrontare una gravidanza e a partorire contro la propria volontà. Se questo è etico...
OZYMANDIAS, non dico di chiudere la porta, ma, visto che cede il passo alla vita di un altro essere, riterrei lasciar passare solo chi ha ragioni fondate.
RispondiEliminaGentile LUCREZIA,
devo dirti che quanto hai detto poco ha a che vedere con quanto ho già espresso io; non c'è da parte mia nessuna condanna etica del libertinismo, in quanto come te sono fermo sostenitore del principio di autodeterminazione dell'individuo.
L'impostazione che non sono riuscito ad esprimere in modo sufficientemente chiaro è che il principio di autodeterminazione io lo estendo a tutti, e in questi ricomprendo anche il nascituro.
Non è quindi ad un principio morale stabilito in ragione del comune senso del pudore o di chissà quale dottrina religiosa, ma ad un principio di responsabilità verso un terzo che io richiamerei un uomo ed una donna che decidono di avere un rapporto sessuale.
L'idea che al nascituro non venga riconosciuto alcuno status e che l'aborto venga considerato da una donna e dalla società "affar suo e di nessun altro" non mi pare una buona applicazione del principio di autodeterminazione e di quello liberale in genere.
So che il presupposto di tutta questa impostazione è che nel ventre di una donna gravida non c'è nessuno; io contesto questa tesi.
Infatti, ciò che non ha ancora colto Ugolino è l'impossibilità di dividere le donne in "buone" e "cattive".
RispondiEliminaPer come la penso io (sono per la libera ricerca su embrioni prodotti in provetta), l'unica critica che io mi azzarderei a sollevare, qualora davvero esistesse qualche donna "leggera" che si espone deliberatamente al rischio di dover affrontare un aborto, riguarderebbe l'idiozia dell'andarsi a cercare complicazioni in temini di salute, o per un intervento chirurgico o per l'assunzione dei medicinali del caso.
MARCOZ, non vedo l'esigenza di usare categorie manicheiste: nei sinstri stradali non interessa decidere chi è buono e chi è cattivo ma ci accontentiamo di stabilire di chi è la colpa.
RispondiEliminaSe esco da uno stop mentre scrivo un SMS e ti distruggo la fiancata non mi sembra necessario approfondire se andrò o no in paradiso per questo; basta stabilire che a causa della mia imperizia ti ho fatto dei danni e te li devo pagare.
Possibile che la vita sessuale sia così oggetto di tabù che asservita agli istinti animali che sia impossibile dire ad una o due, o più, persone che se non ricordavano con esattezza se era stata assunta o no la pillola era meglio usare un sistema contraccettivo aggiuntivo prima di abbandonarsi ad un sano e rigenerante sesso ludico, e oggi, probabilmente non ci troveremmo di fronte alla "necessità" di terminare una vita, sia pure ad uno stadio non cosciente?
Ugolino, sono dell'avviso che non ci sia danno a interrompere lo sviluppo di un embrione, mi sembra evidente la mia posizione.
RispondiEliminaDetto questo, sarebbe necessario che mi si convincesse che l'embrione ha "diritto alla nascita" (conferendogli così uno status che io non riesco a intravvedere) o che un qualsivoglia altro ipotetico diritto attribuitogli possa essere equiparabile a quello, della donna, di decidere se procreare o no. A prescindere dal comportamento, altrimenti diventerebbe solo uno strumento di punizione morale, come dice Lucrezia.
In pratica, la conseguenza di una analisi dei comportamenti per la concessione dell'aborto, darebbe come risultato che la donna "prudente" genererebbe solo figli voluti, mentre quella "leggera" no (probabilmente), per poi magari ritrovarsi un giorno a dire a suo figlio: "Sai, sei nato perché la società mi ritiene una puttana."
O no?
"di fronte alla "necessità" di terminare una vita, sia pure ad uno stadio non cosciente?
RispondiEliminaIo ti direi di più: che noi "terminiamo" possibili individui (questo è l'embrione) anche quando non facciamo sesso; gli spermatozoi invecchiano e perdono la capacità di fecondare o, insieme agli ovuli, finiscono nella spazzatura o nel cesso.
Noi siamo soggetti a una contingenza che è la nostra natura; la vita "passa" attraverso di noi in un mix di casualità e di stadi biologici tutti necessari e nessuno sufficiente.
Alla luce di ciò, perché, per esempio, un embrione dovrebbe avere particolari attenzioni e un ovulo neppure uno straccio di diritto a essere fecondato?
@Ugolino: capisco e comprendo il tuo punto di vista, sino ad un certo punto lo condivido, nel senso che provo rammarico per la gravità della scelta ed il destino del futuro individuo. Ma questo non toglie che a cose fatte riterrei aberrante l'obbligo a portare a compimento la gravidanza. Certo che se mi si presentasse una donna al 3° o 4° aborto che non presenti remore, propenderei col ricorrere d'ufficio alla legatura delle tube. Motivo? L'aborto NON è una contracezione....mi sa che scateno un putiferio.
RispondiElimina@Marcoz / Lucrezia: mi sembra che stiate alzando i toni, non capisco perchè, Ugolino sta postando serenamente le sue opinioni e la sua esperienza. Credo anzi che ad un referendum andrebbe a votare secondo sua coscienza non evitando di presentarsi per affossarlo come fanno gli estremisti e/o quelli che pendono dalle parole dei preti.
Chiedo venia se sembr ache offendo qualcuno senza volerlo.
Ozymandias,
RispondiEliminaposso garantire che Ugolino ha tutta la mia stima (ci conosciamo da tempo, via web). E penso che lui lo sappia.
@Marcoz: scusa se ho dubitato. Continuate così, il libero e pacato scambio di opinioni contribuisce a renderci migliori: http://www.youtube.com/watch?v=Iuj9xuKBXTQ&feature=fvw
RispondiEliminaPer Ugolino,
RispondiEliminase tu estendi il diritto di autodeterminazione anche all'embrione, perché non estenderlo anche agli embrioni prodotti da uno strupro, allora?
Anche quello in un futuro sarà un essere umano. Dovrebbe avere meno diritti di un embrione concepito senza violenza?
Mi sembrava di aver capito che il tuo principio (lo riassumo in soldoni) fosse "donne che hanno un valido motivo = si aborto, donne che non ce l'hanno = no aborto". E chiedevo quale fosse il modo per distinguere tra i 2 tipi di donne.
Ma se per te l'embrione va comunque tutelato in quanto futuro essere umano, mi pare tu sia più su posizioni antiabortiste in toto. Forse mi sbaglio, ma se si considera davvero l'embrione come persona, perché allora dovrebbe "pagare" per le colpe commesse da uno stupratore?
Forse tu mi dirai che la donna, se ha subito una violenza, ha degli ottimi motivi per voler abortire e, data la situazione, l'aborto le deve essere concesso, a prescindere dalla qualità di "persona" dell'embrione.
Tuttavia, la valutazione della gravità della situazione non è qualcosa di dato e oggettivo: ci possono essere donne in difficoltà, o anche che hanno subito violenza, che comunque desiderano portare avanti la loro gravidanza, così come ci sono donne senza apparenti problemi (economici, sociali, di salute, di equilibrio mentale ecc...) che non lo desiderano, che lo considerano inaccettabile. E, secondo me, la loro scelta è tanto rispettabile come quella fatta dalle donne che possono trovarsi in situazioni visibilmente negative. Il mio punto di vista è che distinguere tra la categoria "disperata" e la categoria "nessun problema evidente" porta inevitabilmente a far si che la scelta dell'IVG non vada più a ricadere sulla donna, ma su qualcuno di esterno a lei che decide sulla base di un criterio stabilito a priori che non riflette comunque le reali necessità delle donne. Chi deve decidere? Come decide? Se uno strupro, ad esempio, non viene legalmente riconosciuto, perché il colpevole non si trova o non ci sono prove per condannarlo, o perché magari è stato commesso ad opera del marito o di un "vicino", la vittima può abortire lo stesso? Qual è il livello di "sofferenza" che è necessario perché a una donna sia consentito abortire? Come si misura la sofferenza psicologica?
Purtroppo, mi pare che nel caso aborto non ci possano essere molti distinguo (lei può, lei non può)... O si è pro o si è contro, perché un mezzo valutativo sicuro "di gravità della situazione" non c'è. Intendo un mezzo che non faccia discriminazioni tra le donne stesse.
Penso vi siano tanti modi di affrontare l'aborto quante sono le donne stesse che lo affrontano. E valutare caso per caso la legittimità della loro richiesta mi sembra anche poco fattibile, oltre che ingiusto. Di fatto, o si decide che l'aborto, in barba alla Roccella, è un diritto oppure si decide che non lo è.
Tuttavia, la parola "diritto" ci trae in inganno perché la associamo a qualcosa di positivo (il diritto di studiare, di libero pensiero, di opinione ecc..) e quindi a qualcuno può venire in mente che con aborto come diritto s'intenda qualcosa di piacevole, o se non altro non spiacevole, alla pari del diritto di andarsi a bere un caffè con un amico. Mi pare assodato che il paragone non regge. E tuttavia, per quel che mi riguarda, l'aborto resta un diritto. Un diritto la cui mancanza renderebbe il mondo un posto più barbaro.
Ozymandias, non ho alzato i toni, mi scuso se ho dato questa impressione...
RispondiEliminaSiamo qua per discutere e ognuno dice la sua... Per quanto mi riguarda, Ugolino come tutti gli altri ha il diritto "sacrosanto" (i termini clericali tornano sempre...) di pensarla come vuole, ha il diritto di controbattere a me come io ce l'ho di controbattere a lui. Spero comunque di non aver offeso né lui né altri.
C'è invece qualcuno, da queste parti (non faccio nomi), che quando non riesce a spuntarla con la logica si affida agli improperi per chiudere la discussione sentendosi vincitore (e di che?). Spero di non essere come questi.
Ozymandias,
RispondiEliminale scuse non sono necessarie. Forse non avrei dato una certa impressione, se non avessi usato determinati temini…
Saluti