Dal Corriere della Sera:
Matrimonio in articulo mortis. Si chiama così nel diritto canonico il legame indissolubile tra due persone di cui una in punto di morte. È il caso dell’agente del Sismi Lorenzo D’Auria, in coma irreversibile dopo essere rimasto ferito lunedì in Afghanistan nel corso dell’operazione che ha portato alla sua liberazione e a quella di un commilitone rapiti da una banda afghana.
(…)
Come ha confermato Mario D’Auria, il padre del paracadutista 33enne, il figlio e la compagna avevano da tempo manifestato il desiderio di convolare a nozze, ma gli impegni militari avevano sempre fatto rimandare la loro unione. La coppia ha già tre figli, l’ultimo dei quali di soli due mesi. Il trentatreenne è tenuto in vita solo grazie a un respiratore artificiale.
Niente da dire.
Tuttavia, siccome sono un laicista della peggiore specie, non posso fare a meno di pormi una domanda: come mai, se il padre del paracadutista avesse aggiunto che il figlio aveva da tempo manifestato la propria volontà di non vivere grazie a un respiratore, non avrebbero acconsentito a staccarglielo?
Ho consultato accuratamente il Codice di Diritto Canonico, ma non sono riuscito a trovare gli articoli che disciplinano la “Tortura in Articulo Mortis”.
Deve far parte della prassi.
La tortura in articulo mortis in Vaticano piace tanto. Tranne che per GPII, ovvio.
RispondiEliminaTemevano si riprendesse.
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