Perdonatemi, ma io la vedo diversamente.
Il punto, secondo me, è che l'atteggiamento proibizionista che caratterizza il tema (nazionale, e su questo avete ragione) delle droghe è esattamente lo stesso col quale Alemanno e i suoi hanno governato Roma negli ultimi anni, sparando una dietro l'altra decine di ordinanze con le quali veniva vietato praticamente tutto: a partire dalla possibilità di bersi una birra fresca all'aperto, per finire con le grottesche alzate d'ingegno "anti-bivacco" che impediscono perfino di farsi un panino in mezzo alla strada.
Si tratta dell'atteggiamento che pretende di rendere la nostra città migliore impedendo ai cittadini perbene (che sono la stragrande maggioranza) di popolarla e viverla, e quindi, di fatto, la svuotano e la lasciano nella mani di quei pochi facinorosi che delle ordinanze se ne infischiano comunque, e che avendo campo libero anche rispetto al naturale "controllo sociale" che deriverebbe dalla presenza di tutti gli altri imperversano come e più di prima.
Ecco perché sono convinto che il proibizionismo sia, nella sua accezione più larga, un tema molto più "locale" di quanto si pensi: e che sia centrale soprattutto in una città come Roma, che è stata trasformata da capitale europea a provincia periferica, a deserto spopolato del tutto invivibile sia per i residenti che per i turisti.
Bisogna che la gente se la riprenda, Roma, che torni a viverla: è necessario per la sua sopravvivenza, prima ancora che per il suo rilancio.
Noi ci proveremo, se saremo eletti, a scardinare quelle ordinanze. A cancellarle. A riaprire a tutti le strade di questa città.
Contateci.
Perché essere antiproibizionisti, come siamo noi, non significa parlare soltanto di droghe.
il mio più grosso in bocca al lupo.
RispondiEliminaProibire equivale a concedere spazio a chi delle città ne vuole fare regno dell'illecito e di altri mercato sotterranei.
RispondiEliminaFG