Williamson & Irving: Dio li fa e poi...

Povero "reverendo" Williamson! Dopo la cacciata dall'Argentina (ufficialmente per una ragione burocratica, in realtà per aver negato l'Olocausto in una intervista ad una tv svedese) è riparato in Gran Bretagna, suo paese di origine, dove pure sono in molti a non volerlo - sia detto per inciso, un suo (improbabile) allontanamento forzato anche dal Regno Unito sarebbe un fatto grave per un Paese che fino a qualche anno fa eravamo abituati a considerare culla del pensiero liberale, in cui la libertà di espressione, anche quella diretta ad esternare i concetti più ripugnanti ed esecrabili, è presa molto sul serio. In patria, per fortuna, non gli è mancato il sostegno di un'altra anima bella: David John Cawdell Irving, storico britannico di cui riportiamo solo alcune delle opinioni più interessanti sul Nazismo: 1. Adolf Hitler non era a conoscenza della persecuzioni ai danni di ebrei, rom, dissidenti ed omosessuali; 2. l'attacco tedesco alla Russia nel 1941 fu "guerra preventiva" di difesa contro un possibile progetto sovietico di invasione della Germania; 3. gli autori dell'attentato contro Hitler del 1944 erano "traditori" e "codardi". Singolare anche l'interpretazione che Irving ha dato alla rivolta ungherese antisovietica del 1956, definita "essenzialmente antigiudaica"; del resto, la carriera di Irving è costellata da episodi che ne mettono a nudo un antisemitismo via via più virulento ed esplicito. Nell'austera Austria, un paio di interventi pubblici di Irving del 1989 sull'Olocausto gli sono costati un ordine di arresto e il divieto di entrare nel Paese. Nel novembre del 2005 Irving, evidentemente convinto di poter dire e fare qualsiasi cosa facendola sempre franca, ha violato la proibizione finendo in un carcere austriaco per un annetto. Insomma, un bravo ragazzo. Affettuoso con Williamson, che definisce: "Un uomo molto intelligente, molto inglese, molto innocente." E che si propone come suo consulente: per esempio, avvertendolo che certe idee, anche se sacrosante (è il caso di dirlo) è meglio non esternarle - troppo rischioso: "in privato, voglio dargli una mano. Lui non ha studiato l’Olocausto, non sa che in molti paesi europei negarlo è un reato e dei peggiori". Insomma Irving vuole aiutare Williamson ad essere filo-nazista senza sembrarlo troppo. Che amico. Sostiene Irving in un'intervista pubblicata da La Stampa che Williamson, dopo il vespaio causato dalle sue improvvide dichiarazioni negazioniste, si sia rivolto ad Irving per avere chiarimenti storici sui fatti di Auschwitz. Ho due domande: 1. come mai il prete non si è documentato prima di parlare a vanvera, dando fiato al suo odio contro il "popolo deicida" (definizione degli ebrei secondo i lefevbriani); 2. e poi, tra tanti storici, perché farsi aiutare proprio da uno dei più screditati e noto negazionista? In ogni caso, la risposta di Irving su Auschwitz deve essere piaciuta a Williamson: "Ad Auschwitz sono morte circa 300 mila persone di paesi diversi. Il resto è leggenda costruita per i turisti che vanno lì come a Disneyland."

Questo post è stato pubblicato il 02 marzo 2009 in ,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

2 Responses to “Williamson & Irving: Dio li fa e poi...”

  1. Li accoppa, se esistesse una giustizia.

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  2. http://osservatorio-permanente-lobby-ebraica-israeliana.ilcannocchiale.it/

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