Il Pd: per cambiarlo, prima bisogna votarlo

[articolo di Giuseppe Civati (foto) pubblicato su L'Unità, 4 giugno2009] Il Pd è alla seconda prova elettorale di valore nazionale e tutti trattengono il fiato, nella speranza di contenere il più possibile la riduzione di voti rispetto alle Politiche dello scorso anno di cui si è parlato fin troppo, ossessionati come siamo dalle rilevazioni e dai sondaggi. Molti elettori sono stanchi, hanno vissuto male questo nuovo partito (soprattutto i suoi ultimi mesi), oppure lo hanno amato ma, in alcuni casi e in alcuni frangenti, senza essere ricambiati (dal Pd e dalla sua politica). Molti entusiasti della prima ora sono rimasti delusi, molti delusi in partenza sono rimasti entusiasti di essere delusi, arrabbiandosi parecchio e minacciando di non votare più il Pd (anzi, proprio di non votare più e basta). Facendo questa campagna elettorale, però, una campagna elettorale difficile soprattutto dalle mie parti (in partibus infidelium), mi sono reso conto che da questo Paese sta scomparendo la politica. Ed è pericoloso e preoccupante. Tutto si gioca e si ‘brucia’ in poche battute, sulla sicurezza anche dove sono tutti sicuri, sulla casta anche dove il sindaco guadagna qualche centinaio di euro, sulla polemica e sul gossip, perché questo Paese ha dimostrato di non avere parole per descrivere la crisi, per interpretarla, per offrire quelle soluzioni che ci consentirebbero di farvi fronte e di uscirne. La politica non c'è più e, invece, sarebbe necessaria a ciascuno di noi, se solo fosse capace di parlarci, di dirci qualcosa, di permetterci di essere più forti e sereni. Per farlo, ci vuole una forza grande e autorevole, nel nostro campo, perché sia possibile lanciare la sfida a Berlusconi e ai suoi. È un argomento semplice fino alla rozzezza, il mio, ma è l'unica cosa che sento davvero. Sono preoccupato e sono arrabbiato, come tanti di voi, per il tempo che abbiamo buttato via. Per il futuro che non sappiamo più raccontare. Per la cattiveria di questi tempi. Vorrei che seguiste il mio consiglio, anche e soprattutto se, come me, volete cambiarlo, questo partito. Perché per cambiarlo, prima bisogna votarlo. È necessario dargli forza, costruirlo, offrirgli persone di qualità che lo sappiano rappresentare, nelle amministrazioni locali e al Parlamento europeo. Fatelo e non ve ne pentirete. Perché c'è qualcosa di nuovo, nell'aria cupa dei tempi nostri. Per il Pd, però, deve essere un impegno preciso, non una favola, anche se a volte mi sento un po' come il gatto con gli stivali: al giovane che lo riceve come unica eredità, rispondendo alla sua delusione fin troppo comprensibile, il gatto promette: «insieme potremo fare molto». Incominciamo il 6 e il 7 giugno. Perché il Pd più lo voteremo, più lo renderemo credibile, più avremo modo di cambiarlo: come sanno Ivan Scalfarotto, Debora Serracchiani e i blogger e i circoli che questo appello hanno inteso raccoglierlo e rilanciarlo. Non è semplicemente un voto utile, il nostro è un voto impegnativo. Pensateci, non è mai troppo tardi.

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12 Responses to “Il Pd: per cambiarlo, prima bisogna votarlo”

  1. Un po' troppo comodo, mi dispiace. Per cambiarlo forse si deve non votarlo più (come io farò, almeno per le europee) perché solo la crisi permetterà (orse e sperabilmente) di espurgere dal corpo del partito le tossine che lo stanno uccidendo. Via i teodem, via tutto ciò cheblocca ogni possibile presa di posizione ed ogni afflato decisionale. Voglio un partito laico, voglio un partito riformista, voglio un partito che su un caso come quello Englaro NON si astenga! Voglio un partito che si rinnovi, essendo ormai realmente in mano a delle oligarchie autoperpetuantesi, voglio un partito dove se un Rutelli dice: "il PD non è di sinistra",qualcuno risponda: "bravo, invece sì e se non ti sta bene, quella è la porta, perché sono più i voti che ci fai perdere a sinistra di quelli (se ci sono) che ci fai guadagnare al centro".
    Voglio un altro partito.
    E non voglio che un domani il mio voto venga utilizzato come scusa per continuare ad andare avanti navigando a vista, col terrore di prendere decisioni, come si sta facendo ora.
    Mi dispiace, ma non vterò più QUESTO PD.

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  2. E' esattamente ciò che vorremmo fare.
    Al Lingotto, Torino, il 27 giugno.
    Cambiarlo DA DENTRO.

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  3. Amica mia, ma tu come vedi, alla luce della necessità di cambiare il PD da dentro, l'atteggiamento degli attuali vertici PD nei confronti di noi radicali? :-)

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  4. Il movimento radicale è stato il mio primo amore quando avevo 15 anni sentendo un comizio di Spadaccia.
    Da allora tutta la sinistra è irriconoscibile. Non si parla più di libertà, di libertari e molto altro.
    Sicuramente il PD non rappresenta la sinistra, ma quando vedo Capezzone parlare e penso che è stato il segretario dei Radicali , beh qualche dubbio sul tuo partito mi viene.... tranne che per Emma Bonino, forse il politico più completo che abbiamo in Italia.
    Io continuerò a votare PD, sono di sinistra e spero in una svolta al prossimo congresso.
    Sono completamente daccordo con Ubikindred, via i Rutelli se sparano cazzate, via i teodem e i loro seguaci.

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  5. Discorso lungo Metil.
    In questo momento, noi del pd, siamo in grande conflitto con noi stessi.
    Le obiezioni avanzate nel primo commento da Ubikindred, ad esempio, sono condivisibili (e condivise, credimi, tranne che per le conclusioni).
    Io credo, però, che quei problemi vadano risolti facendo battaglia dentro il pd. Ad esempio, impegnandosi per ottenere modifiche dello statuto che consentano una concreta partecipazione dei cittadini alla vita e alle decisioni di partito e, soprattutto, che permettano di superare il sistema delle "chiamate" dall'alto per cooptazione che impediscono l'ascesa di nuovi e migliori leader (a tutto vantaggio dell'autoconservazione della vecchia oligarchia).
    Questi processi muovono resistenze che, a volte, hanno l'apparenza (e ahimè spesso anche la sostanza) di lotte intestine tra faide in competizione il cui unico obiettivo sembra sia misurare il proprio peso anche a scapito del peso "complessivo".
    Mi chiedi come vedo l'atteggiamento dei vertici pd nei confronti dei radicali?
    Bene, ti rispondo che NON vedo alcun atteggiamento. Mi spiego: in questo momento sembra quasi che il problema dell'alleanza con i radicali (che, come ben sai, a parer mio dovrebbero essere autoctoni, più che alleati, dentro il pd) non sia neanche preso in considerazione.
    Io percepisco quasi che si rimandi la questione (sbagliando) ad un momento successivo alla definizione basilare delle posizioni (anche di forza) che sono dentro il pd.
    Un po' come dire alla zia di non partecipare al consueto pranzo domenicale, sino a che papà e mamma non avranno concluso di discutere dei loro problemi.
    Ritengo un errore imperdonabile non aver accolto i candidati radicali nelle nostre liste elettorali: per piazzare il maggior numero di nostri, molti dei quali al limite dell'impresentabilità, abbiamo condannato i radicali a soccombere sotto la soglia di sbarramento, commettendo l'errore imperdonabile di escludere ottimi candidati italiani dal parlamento europeo. Cui prodest? Lo chiedo con profonda amarezza.

    Io credo, inoltre, ma è solo la mia umile opinione, che la maggioranza dei democratici sia molto più vicina a posizioni laiche e di sinistra di quanto si voglia pubblicamente ammettere.
    Ignazio Marino, non Dorina Bianchi.
    Monaco, non Rutelli. Bindi, non Binetti. Sinistra, non centro.
    I cattolici devono avere spazio in un grande partito riformista, ma devono anche assumere posizioni di assoluta indipendenza (laica) rispetto alle indicazioni religiose.
    La Magna Charta istituzionale è la Costituzione, non il Vangelo.
    Questo oggi GIA' avviene per molti, ma vedo che ottengono molta più risonanza i pochi Teodem irriducibili e, forse proprio per questo, si partoriscono astensioni incomprensibili o, peggio, ci si ferma prima di decidere (senza decidere) per paura di spaccarsi.
    Credo, infine, che tutto questo cambierà, deve cambiare, dopo le elezioni. In periodo elettorale bisogna fermarsi: il Partito democratico è tutto ancora in costruzione, per giungere ad una forma "stabile", bisogna accettare di attraversare anche momenti di profondo scontro e di apparente distruzione. E converrai, questo non si può fare sotto elezioni.
    Allo stesso tempo, proprio alla luce di ciò che ti descrivo, credo sia necessario VOTARE il Pd per non ucciderlo prima che sia diventato adulto, per prepararsi a rinnovarlo profondamente, da dentro, a partire dall'8 di giugno.
    E al congresso, secondo me, ci sarà da divertirsi.

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  6. È necessario un grande partito della sinistra? Sì. Ma il PD non è grande, è solo (relativamente) grosso, e privo di ispirazioni e prospettive politiche vere. C’è solo l'occupazione di una fetta di potere, spartita tra i maggiorenti di due stanchi ex-partiti ora suddivisi in plurime fazioni, con qualche new entry giovanile che ha ben appreso a far cucina politica con gli ingredienti suggeriti dai più anziani: Raciti, ad esempio, ma anche il promettente segretario lombardo, che stava a Milano alla manifestazione di Scalfarotto (quand’era segretario a Bergamo aveva scritto che i suoi riferimenti ideali erano il papa polacco e madre Teresa di Calcutta, in buona compagnia insomma con i suoi amici di CL).
    Votare PD corrisponde, oggi, a confermare “questo” PD. Per inciso, un vero partito democratico avrà al suo interno sia i radicali (non mi risulta che i giovani leoni del PD abbiano fatto sentire alta, o bassa, la loro voce perché nelle liste europee del loro partito ci fosse la presenza, ancorché simbolica, dei più coerentemente europeisti e laici tra i politici italiani) sia il meglio di altre esperienze politiche oggi escluse.

    Scalfarotto e Serracchiani: simpatici, credo proprio che nel Parlamento europeo non sarebbero degli scaldapoltrone. Ma credo anche che, quanto a incisività e capacità d’iniziativa, farebbe meglio di loro anche l’ultimo dei candidati radicali in lista. E poi: non "posizioni", ma "lotte": chi li ha visti? Non è necessario essere in Parlamento per promuovere nella società battaglie significative. Finora la fronda piddina, Scalfarotto in testa, ha condotto una battaglia tutta interna per affermare l'urgenza di un rinnovamento, che fa dell’età anagrafica della dirigenza una questione essenziale.
    In un partito democratico ogni capacità, di giovani e vegliardi, donne e uomini, va valorizzata. Tra i radicali, da sempre, succede, senza nessuna aspirazione a mettere in soffitta come ferri vecchi Bonino e Pannella che, per idee e energie, continuano a essere freschissimi.

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  7. pardon, firma sfuggita in "È necessario …" ecc.
    serena de santis

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  8. Mi spiace,ma in maniera sempliciotta io sono convinto che senza una sconfitta umiliante il pd avra' l'alibi per non cambiare nulla accontentandosi di una redditizia opposizione per i prossimi decenni.
    Io personalmente non votero' perche sono x un existence maximus e non x un existence minimum,quindi non votero' mai piu il meno peggio.
    Che si chiariscano in casa prima,e che si conquistino il voto davvero poi!....piace a tutti vincere facile!
    Mirko,Milano

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  9. Allegra, io sono un ex tesserato dei DS,per cui puoi credermi se ti dico che nel PD c'avevo sperato. Però era evidente che certe questioni, velocemente byassate all'epoca della nascita del partito, quali la laicità e la collocaizone europea, sarebbero evidentemente esplose, se non si fosse fatto nulla epr risolverle. E così è stato. Cambiamenti nel partio (a parte far fare il capro espiatorio a Veltroni, non un granchè, ma s'era visto di peggio)? Zero. Zero spaccato. Non gli darò nuovamente l'alibi col mio voto, per non cambiare nulla. Mi dispiace.

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  10. Allegra, non ho nulla da aggiungere alla tua analisi sul rapporto pd-radicali, che trovo impeccabile.
    Eccezion fatta per un particolare tutt'altro che trascurabile: quello che apparentemente consiste nell'evitare di porsi un problema (nell'attesa, come dici tu, che si rendano chiare le posizioni interne al pd) in realtà, in più di una circostanza, si è risolta in una vera e propria ostilità consapevole. Perché alcuni temi dei radicali, ne converrai, sottolineano e rendono evidenti proprio le faglie sulle quali, all'interno del pd, quei rapporti di forza insistono.
    Non si spiegherebbe altrimenti l'esclusione dei radicali da alcuni momenti topici della vita del partito: la candidatura di marco pannella alle primarie, etichettata come una "provocazione" (e perché mai dovrebbe esserlo, da parte di uno che del partito democratico parla da trent'anni?), gli ostacoli continui (e talora grotteschi) posti alla candidatura di Giulia alle primarie del PD giovani, il rifiuto di far presentare i radicali alle scorse politiche col loro simbolo (privilegio tuttavia concesso a di pietro, nonostante la pretesa "vocazione maggioritaria", si è visto con quali risultati).
    Io credo che i radicali vadano a toccare alcuni temi decisivi, come quello della laicità, ma ancora prima della libertà di scelta e soprattutto della legalità, che il PD in questo momento non è nelle condizioni di affrontare: cosa, questa, che se mi consenti ne rivela la debolezza democratica, prima ancora che politica.

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  11. Mi guardo bene dal mettere in dubbio le buone intenzioni tue e di Scalfarotto ma il PD è governato da un tal Franceschini, in netto contrasto con ciò che sono le mie idee e speranze (e da quanto mi sembra anche dalle tue :-))).. Poi, sul cambiare un partito da dentro, votandolo... l'ho sentito troppe volte e scusami la cruda franchezza ma così si rischia solo di fare gli utili idioti, quello che furono gli extraparlamentari di sinistra ai tempi del PCI(la storia è un continuo susseguirsi di corsi e ricorsi). Se vuoi te lo spiego meglio... tornate utili ai Franceschini perchè portate quei voti che "loro" non possono intercettare, quelli che non saranno mai riconosciuti ma solo usati dalla dirigenza.
    Con cordialità.
    Paolo

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  12. Caro Paolo,
    si vota per le europee e raccogliere più voti significa mandare più rappresentanti "dei nostri" per tutelare i nostri interessi in Europa nell' ambito di un parlamento che accoglie anche molti altri parlamentari da altri paesi. O è meglio se mandiamo a rappresentarci Iva Zanicchi che in parlamento non c'è andata neanche una volta? Hai visto i candidati del Pdl?
    Non votare o votare partiti senza chance di superare il 4% significa principalmente aumentare il numero degli eletti Pdl e mandare gentaglia in Europa. Le vendette politiche non dovrebbero risolversi in zappe sui piedi.

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