L'accanimento terapeutico non esiste

L'occasione dell'appello sul testamento biologico promosso dai medici mi è gradita per ripetere, qualora vi sia sfuggito, come la penso sull'argomento.
La locuzione "accanimento terapeutico", a mio modo di vedere, è solo un artificio semantico che viene utilizzato per evitare di affrontare la vera questione: quella della libertà di scelta dei malati, e più in generale delle persone.
Il punto, in altre parole, non è riunire una commissione di scienziati per stabilire cosa sia accanimento e cosa non lo sia, ma ficcarsi in testa che in uno stato di diritto è l'autodeterminazione degli individui, finché non lede i diritti degli altri, ad essere sovrana: in barba ai dogmi clericali -e, gioverà precisarlo, statalisti- secondo i quali a decidere per le persone, perfino quando la scelta riguarda il loro corpo e la loro sussistenza in vita, dovrebbe essere sempre qualcun altro.
Il resto, lasciatemelo dire, sono le solite chiacchiere alle quali ci hanno abituati quelli che hanno la pessima abitudine di considerare i cittadini come sudditi.
Fingendo di non sapere che la schiavitù, fino a prova contraria, è stata abolita da un pezzo.

Questo post è stato pubblicato il 07 febbraio 2011 in ,,,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

8 Responses to “L'accanimento terapeutico non esiste”

  1. Parole sante! Purtroppo viviamo in Vatikalia, un paese arretrato e troglodita in cui persino l'idea civile del Testamento Biologico si è trasformata in presa per il culo bio-illogica...
    In attesa di assistere, il 9 febbraio, all'ignobile e bullistica sfilata dei Paladini Del Salvifico Dolore (altrui)...

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  2. Concordo a pieno. L'unico punto su cui ho un pensiero più esteso è che oltre a potersi autodeterminare, bisogna lasciare alle persone la possibilità che le proprie volontà di autodeterminazione vengano eseguite anche quando mancano le facoltà intellettive. E in questo caso non basta una parola detta, bisogna che siano scritte.
    Ste

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  3. Scusami Metil, ma spero di non aver capito bene.
    Leggendo il tuo discorso sull'autodeterminazione, sembra che la "libertà di scelta delle persone" possa essere essere estesa a piacere.
    Cosa ne pensi quindi dell'obbligo di indossare le cinture o il casco alla guida? Di quello di essere assicurati contro i rischi professionali? dell'obbligo di pagare i contributi per una futura pensione? Eccetera.

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  4. Sono d'accordo. Leggete la definizione del Consiglio superiore della sanità, nel suo parere del 20 dicembre 2006 sul caso Welby: “somministrazione ostinata di trattamenti sanitari in eccesso rispetto ai risultati ottenibili e non in grado, comunque, di assicurare al paziente una più elevata qualità della vita residua, in situazioni in cui la morte si preannuncia imminente ed inevitabile" insomma qualcosa che un medico non dovrebbe mai fare, in nessuna situazione. Quando mai un medico potrà somministrare ostinatamente un trattamento in eccesso rispetto ai risultati?
    La definizione è inutile. parliamo di autodeterminazione.
    tiziano

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  5. @Cicleppe - suppongo nel tuo sistema di pensiero gli obblighi che hai elencato siano identici alla costrizione ventilata dagli oppositori del testamento biologico!! Mah

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  6. @Cicleppe: mi astengo dal primo caso (quello della cintura) perchè non saprei esprimermi, ma gli altri, ovvero, citando "Di quello di essere assicurati contro i rischi professionali? dell'obbligo di pagare i contributi per una futura pensione?", si tratta di una forma di "autodeterminazione" che andrebbe a ledere i diritti degli altri, non i propri.
    Non mi assicuro contro i rischi professionali perchè magari capita qualcosa e io non posso pagare... ma perchè i danneggiati da quel qualcosa che capita hanno diritto ad un risarcimento.
    Idem per la pensione... (vabbè, sorvolando sul fatto che probabilmente nessuno di noi ne avrà una -_-) se non ho una pensione, vado a "pesare" sulla previdenza sociale. Oppure si porta l'autodeterminazione all'estremo e si lascia libero di morire di fame quello che non paga la pensione :D

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  7. uff... ho scritto il commento precedente in aramaico... non lo capisco più nemmeno io -_-

    "se non ho pagato i contributi per la pensione vado a pesare su una previdenza sociale alla quale non ho mai contribuito"

    "Si lascia libero di morire di fame quello che non paga i contributi per la pensione"

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  8. OK, magari quello sui rischi professionali non è un esempio che calza.
    Ma il punto è che ci sono alcune scelte che non vanno a ledere gli altri, ma solo se stessi.
    Se non metto la cintura e faccio un incidente, mi faccio male io e nessun altro.
    Se vivo in un sistema che non fornisce una pensione obbligatoria devo scegliere se farne una privata... e se non lo faccio sono costretto a lavorare finché muoio (se ci riesco).
    Non si può chiamare ogni singolo cittadino ad informarsi su tutto in modo da fare scelte responsabili. Ci deve essere qualcuno che studia la cosa per tutti e mette una linea, anche se con la dovuta flessibilità. Ed è compito di un governo far fare tali studi e mettere una regola.
    Poi discutiamo quanto volete se la linea è stata messa nel posto giusto.

    Per ritornare al merito, io sono contro l'accanimento terapeutico. Ma se non si mette una linea di demarcazione chiara e precisa, si rischia di vedere applicata l'eutanasia a persone che potrebbero essere curate o semplicemente (andando all'estremo) che danno fastidio.

    Personalmente non sono in grado di stabilire la linea di demarcazione (non sono medico) e chiedere ad ogni singolo medico di prendersi questa responsabilità lo trovo improponibile (ci sono medici e medici). C'è bisogno quindi di linee guida.

    Poi, naturalmente, bisogna anche tenere conto della volontà del malato: non posso togliere le cure mediche ad una persona che, per motivi suoi, vuole ancora essere curata.

    Scusate la lunghezza.

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