Inventatevene un'altra


Brevemente: l'associazione degli psicologi americani ha dichiarato ufficialmente che le cosiddette "terapie" per cambiare l'orientamento degli omosessuali sono prive di fondamento, e di conseguenza non possono dare alcun risultato.

Con buona pace di chi si ostina a blaterare che i gay sono dei malati e cerca pure di metterci sopra, maldestramente, il cappello della scienza.

Questo post è stato pubblicato il 27 ottobre 2009 in ,,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

11 Responses to “Inventatevene un'altra”

  1. Buono a sapersi. Anche se. sinceramente, se anche ci fosse stato un pronunciamento opposto me ne sarei fregato. Certe idiozie non meriterebbero nemmeno la fatica di un parere autorevole.

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  2. forse sono io che non so leggere, ma dov'è che risè direbbe che i gay sono dei malati?
    meno ideologia e più rispetto delle opinioni altrui, grazie.

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  3. Il dubbio dell'ultimo anonimo è venuto anche a me, così mi sono andato a spulciare il documento che cita, l'ICD-10 dell'OMS.
    Al punto F66.1 si legge:

    Egodystonic sexual orientation
    The gender identity or sexual preference (heterosexual, homosexual, bisexual, or prepubertal) is not in doubt, but the individual wishes it were different because of associated psychological and behavioural disorders, and may seek treatment in order to change it.


    (Il grassetto è mio) A quanto pare, l'orientamento sessuale, nell'omosessualità egodistonica, secondo l'OMS, è dato per certo. Il disturbo sta nel cercare di cambiarlo.

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  4. Può essere anche una cosa genetica, per cui molto a grandi linee definibile come "malattia", ok.
    E poi?
    Ci mettiamo a predere tempo e soldi per trovarci una cura?
    Francamente mi sembrano risorse sprecate, ci sono tante altre "malattie" che necessitano di una vera e propria cura ad iniziare dall'AIDS e dal cancro.

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  5. a tal proposito oggi per strada ho visto la Binetti...

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  6. @ Anonimo: sinceramente, se una persona scrive la prefazione di un libro che tratta l'omosessualità come qualcosa da curare ("Oltre l’omosessualità" di Joseph Nicolosi), trovo difficile che non condivida almeno in parte quella visione... anche se poi in alcune sue dichiarazioni resta nell'allusivo "non detto".

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  7. http://abeonaforum.wordpress.com/2009/03/06/matrimoni-omosessuali/

    Perchè non possiamo vivere un giorno così in Italia???

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  8. La cosa interessante è che Risè compie (e fa compiere, nella sua fantasia, anche ai suoi colleghi) un errore fondamentale: di trattare l'orientamento sessuale come un oggetto, come un naso storto, un occhi leggermente strabico, da correggere. Non si preoccupa di dire che la parte fondamentale di un intervento psicoterapeutico è quella di aiutare la persona a guardarsi dentro, ad accettarsi coi propri limiti e problemi, a cercare in sé la verità, senza che questa verità le sia data a priori dallo psicoterapeuta.
    Leggendo quell'osceno articoletto mi vedevo una scena con un paziente che va dal medico già con la sua diagnosi e i farmaci da prendere, e il medico prende tutto per buono e fa quello che dice il paziente.
    La posizione di Risè è apertamente collusiva e quindi profondamente non professionale. Vergognoso.

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  9. @ Rian Scotti

    "Può essere anche una cosa genetica, per cui molto a grandi linee definibile come "malattia", ok."

    Scusa ma non mi pare che l'essere "una cosa genetica" implichi in generale, seppur "a grandi linee", che si stia parlando di "malattia". A meno di affermare che gli occhi azzurri, che sono una cosa genetica, sono molto a grandi linee definibili come "malattia". L'origine genetica di un fattore biologico non è altro che l'origine genetica di tale fattore e nient'altro, mentre la categorizzazione come "malattia" riguarda l'approfondimento e analisi dei sintomi.
    Una certa malattia può, certamente, avere talvolta origine genetica, ma questo non implica (dalla logica aristotelica) che una variazione genetica implica l'esistenza di una malattia.

    In sintesi, il succo del discorso era più semplicemente che non è pensabile "curare" gli occhi azzurri con sedute di psicologia.

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