Questo paese, alla facciaccia vostra, sta cambiando


Oggi sono stato alla consueta recita di Natale di mio figlio grande, che ha dieci anni e frequenta la quinta elementare: nella sua classe, tra gli altri, ci sono due bambine con genitori cinesi, due con genitori filippini, un bambino con genitori marocchini e uno con genitori cingalesi.

Ebbene, qualcuno storcerà la bocca e mi darà del retorico, ma fa niente: sta di fatto che vederli recitare tutti insieme, col sorriso sulla bocca, la poesiola un po' scema in cui ciascuno di loro parlava di un altro restituiva una sensazione piuttosto rassicurante.

In Italia, amici miei, c'è un sacco di gente (sono gente, i nostri figli, e la cosa sarà sempre più evidente man mano che crescono) che si sta abituando a stare con gli altri indipendentemente dal colore della loro pelle, e che trova la cosa naturale, tanto che finisce per non accorgersi della differenza.

Questo paese, insomma, sta cambiando: un cambiamento ineluttabile, i cui risultati saranno palpabili solo fra qualche anno, ma ci saranno eccome.

Alla facciaccia di chi continua a spegnere il cervello e a puntare i piedi.

Questo post è stato pubblicato il 21 dicembre 2009 in ,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

9 Responses to “Questo paese, alla facciaccia vostra, sta cambiando”

  1. Perfettamente d'accordo sull'analisi, l'unico timore è che gli animi si scaldino ben prima.

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  2. hai ragione, è ciò che dico anch'io. E proprio per questo sono consone scelte responsabili che già da oggi determinino il crescere spontaneo e civile di una civiltà multietnica...

    Riciard

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  3. E questo accadrà ineluttabilmente, come è già accaduto in altri paesi. Forse ci saranno dei prezzi da pagare, rigurgiti razzisti, forse talvolta violenti... ma accadrà.
    I leghisti se ne facciano una ragione.

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  4. Ma comunque c'è il Natale che sistema le cose...

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  5. Mi figlio alla materna (4 anni) e' in classe con un bimbo brasiliano, due bimbe cinesi, una bimba giapponese e due fratellini del Senegal (piu' qualche italiano) .. alla recita erano vestiti da renne e da Babbo Natale e ridevano tutti, bambini e genitori. Esperienza carica, ci vuole ogni tanto qualcosa che ci faccia ancora sperare.

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  6. Bello, molto natalizio. Forse troppo.
    Scene del genere si verificheranno sempre più spesso(almeno me lo auguro, perché piacciono pure a me) ma temo che il futuro sarà meno idilliaco.
    Prendiamo gli USA, il paese di immigrati per eccellenza; fino a pochi anni fa i quartieri erano divisi per gruppi etnici e difficilmente un gruppo si mescolava a un altro. I neri, per esempio, in america da secoli, avevano i loro ghetti urbani e, se abitavano cittadine di campagna, stavano ai margini del paese, nelle loro baracche. Questo un secolo dopo la guerra di secessione. Fino ai '60 del secolo scorso non erano rare rivolte molto violente in cui doveva intervenire la Guardia Nazionale, addirittura con carri armati. Anche pochi anni fa, a Los Angeles, per l'assoluzione scandalosa di qualche poliziotto, ci fu una piccola guerra civile.
    Ancora: non sono passati molti anni da quando l'arrivo di una famiglia nera, ebrea, italiana ecc. in un quartiere WASP provocava reazioni poco amichevoli. O l'arrivo di orientali in un quartiere italiano; stessa cosa.
    Adesso le cose sono cambiate -in meglio- ma i rapporti tra i vari gruppi etnici non sono mai troppo cordiali. È banale dirlo, ma la diffidenza verso gli "estranei" forse è connaturata alla natura umana. Probabilmente i ricchi superano meglio certe barriere -per maggiore istruzione, perché viaggiano di più, ecc.-, ma gli umili, i ceti sociali più bassi sono maggiormente vittime dei pregiudizi. Non a caso è proprio tra questi che la Lega pesca i suoi voti. Voti di "pancia", però validi come gli altri.
    Del resto, molto spesso, gli unici stranieri che i ricchi conoscono sono i domestici. E sul mercato del lavoro un dentista, un ingegnere ha poco da temere da uno straniero. La cosa è diversa per un semplice manovale.

    Le strade dei tuoi figli e dei loro amichetti si divideranno tra pochi anni. Frequenteranno scuole diverse, abiteranno quartieri diversi, faranno mestieri diversi, si sposeranno ognuno all'interno del proprio gruppo etnico o ceto sociale.
    La strada è ancora lunga. Speriamo, senza farci troppe illusioni, nei bambini.
    Alessandro B.

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  7. La sfida nel lungo periodo è dare la possibilità alle seconde generazioni di ricoprire ruoli strategici, evitando il razzismo implicito alla francese (dove ci sono solo 2 questori di origine magrebina...): il sogno è avere ingegneri, giornalisti, fisici, politici...

    Nel frattempo dobbiamo raccontare l'Italia interculturale, quella della classe dei nostri figli, quella dei vicini di casa...evitando l'appiattimento dei politici e dei media sull'idea immigrato=poveretto...

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  8. Novantadue minuti di applausi.

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  9. Bella immagine. Sembra quasi di essere all'estero ;)

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