Amanda Knox: italiani mafiosi, come vi permettete?


Già, davvero, ma come possiamo, noi, laidi italioti –pizza, fichi e mandolino—, pur'anche pensare di permetterci di giudicare —ed eventualmente di affibbiare ben 26 anni di carcere- a una cittadina americana?

Sì, a una bianchissima, WASP-issima ventenne nel cui puerile corpo e vetrigno sguardo e nelle cui semi-languide movenze si rispecchia l'anima più profonda dell'inquietante public opinion americana? Sì, quell'anima anglo, dominante, perbene e middle-class che alberga nel petto una folta schiera di demoni; quella che, per esempio, se la fa sotto, gridando al sacrilegio, quando per disavventura compare in TV un paio di zinne per un nano-secondo, ma che non esita un istante ad annichilire intere schiatte che le intralcino la marcia imperiale (donne e bambini inclusi, natürlich); quell'anima che abitualmente mangia e sputa violenza, issando, piena di elettrico dinamismo, la sacra bandiera al sorgere del sole; quella che, per esempio, non ha perdonato a Bush figlio non di essere un falco impresentabile, ma di aver fallito il dispiegamento Irak-Afganistan su tutta la linea, cioè di aver perso (un perdente, a loser!... Orrore... E se finora c’è rimasto morto ammazzato mezzo milione di iracheni, oh well, chi se ne fotte, gli arabi son per loro merda...); quell’anima che ogni dì asserisce falsamente di rispettare "la diversità" delle "altre culture", delle cosiddette minorities (in altri termini, delle minoranze non anglosassoni da cui trae l’imprescindibile manovalanza, la più infima); quella che va anche fierissima del nuovo rapporto con i suoi "neri", che senza deroga vanno ora rispettosamente designati come African-Americans, neri che la posa iconografica ad essa più gradita ritrae comunque negli atteggiamenti scimmieschi, volgari e lascivi del rap e dei camei dei blockbuster hollywoodiani (vedi Bernie Mac in Charlie's Angels, Transformers, ecc.); quella che votando con tripudio parossistico quel fantoccio di Obama si è creduta di dar lezione di progressivismo alle galassie dell'universo intero; quella che, rigonfia di solenne ipocrisia, di giorno ha bandito dall'arena discorsiva l'orrifica parola nigger, ma che di notte, nell'intimo del private, li ri-chiama tutti "per nome", deridendoli con un disprezzo e un gusto rabbiosi: niggers, spics (ispanici), e gooks (asiatici); sì, appunto, ci chiedevamo, quale istrionico abbaglio, quale inopportuna presunzione in questo singolare frangente ha portato noi miserabili ausonii, curti e niri, a punzecchiare con quest’infelice verdetto la grande bestia del collettivo USA?

Le minorities, dicevamo: è da circa una generazione che hanno ufficialmente messo all'indice, gli Yanqui, tutte 'ste brutte parole razziste, i cosiddetti racial slurs. Oh, bravi, un passetto avanti e... Ah, già, un momento: perché? Vorremmo forse presumere che di nomignoli antipatici anche per noialtri –immigrati della seconda ora, ma pur sempre numerosissimi— gli anfitrioni americani non ne avessero creati a iosa? Sbaglieremmo. Troppi ne immaginarono, infatti —alcuni dall’etimo davvero buffo (approfondite e ricercate pure); bastino questi per il momento: Wop, dego, guido, pasta-eater, Tony Pepperoni... Comunque, niente di realmente sensazionale o di singolarmente malvagio, eppoi è passato tanto tempo... Eppure...

Eppure gli stereotipi sono rimasti. Giacché per questo paese fortemente insulare e patriotticamente super-regimentato (è sicuramente il più fanatizzato d'Occidente) –paese il cui livello culturale e di alfabetismo è, considerato il PIL, straordinariamente e notoriamente basso— il luogo in cui apprendere la storia non è l’aula scolastica o universitaria, bensì la sala cinematografica. Cinema dunque; ecco sì, perché a tutti quegli americani che non hanno avuto la fortuna, come la Knox, di farsi il tour classico 'Pantheon — Brunelleschi — San Marco' (o qualunque altra combinazione) —e sono la maggior parte—, la parola "Italia" è tipicamente sinonimo di "mafia". Come a dire che nel loro orizzonte imaginifico ristretto noi cominiciamo col primo e finiamo col terzo capitolo del Padrino. Sembra una battuta trita e idiota, eppure non è tanto lontana dalla realtà. Hanno un tasso di criminalità che è un multiplo del nostro, ma i selvaggi rimaniamo noi. Ma, in fondo, la cosa più triste è che anche dopo avergli offerto l’opportunità di vedere e toccare con mano le colonne del pantheon o il selciato toscano, la loro percezione, nella maggior parte dei casi, tende a non cambiare sensibilmente: gli americani sono così profondamente abituati a giudicare tutte le fattispecie sociali attraverso la doppia ottica del potere (militare) e dell’agilità tecnico-commerciale che l’assenza più o meno cospicua di uno o entrambi i connotati ne rafforza i pregiudizi. In fondo, il colosseo non ci appartiene più; tutt'al più gli fa effetto la Ferrari. Ma anche quella, ai loro occhi, non sembrerebbe salvarci dall'insufficienza complessiva.

Amanda Knox può anche non aver commesso il fatto. Non è della sua colpevolezza che si parla qui. Quello che mi ha colpito è stata la gestione dell'intera vicenda giudiziaria e poi la reazione al verdetto da parte dei media e dell'establishment americani. Dall'inizio si è dipinta la Knox come un agnellino caduto vittima dell'assurda burocrazia giudiziaria di una paesaccio feudale: non v'erano dubbi, gli italiani stavano incastrando (framing) la povera americana innocente. Giunta la sentenza, parte dell'apparato è addiritturo esploso in accuse di anti-americanismo nei confronti del nostro paese... Che cosa!? Sì, da non crederci: alcuni —come Maria Cantwell, senatrice democratica di Seattle (la città della Knox), che in proposito ha addirittura sollecitato il Segretario di Stato (cioè la Clinton)— hanno dato dell'anti-americano a quello che è il paese più schifosamente e supinamente pro-americano del mondo (nella prostrazione atlantica non ci batte nessuno, neanche i teutoni riformati). Perché? Di che si è trattato? Di un piccolo deragliamento diplomatico? Di uno sfogo occasionato da un'emozione di troppo in quel che è stato un torbido affare di cronaca nera? Non proprio. Una settimana prima del verdetto anch'io mi trovavo proprio a Seattle —infiltrato nei focolai dell’America più profonda— e trovai allucinante la prontezza marziale con cui la gente comune si trovava per lo più a fare eco al teorema anti-italiano propinatogli dai continui newsflashes. "La Knox è innocente!", asserivano a muso duro; "gli italiani la stanno incastrando". E via di seguito a rigurgitare le frasi fatte dei Tg locali e nazionali. Ma il popolino yankee era veramente ed intuitivamente convinto dell’innocenza della loro compaesana? Ma potevano gli americani essere davvero turbati dalla natura di un episodio del genere? Loro, che sul proprio territorio, di storie di sesso e droga con stupro più morte ne trangugiano senza batter ciglio solitamente una dozzina ogni minuto? Evidentemente no. Certo, da un lato è stato l’orgoglio campanilista a farli reagire: questione di istinto patriottico. Sì, d’accordo, ma in fondo che gliene viene dal prendersela con noi, i pulcinella amici loro?

Ecco, appunto, quello che non gli è andato giù allo zio Sam è che fosse stato Tony Pepperoni a giudicare (severamente) uno dei suoi. Nessuno giudica i numero uno, se non è un numero uno egli stesso. In un certo senso l'abbiamo fatta grossa. Ce la ricordiamo bene la storia dei quei vaccari aviotrasportati dell'US Air Force che nel '98 vennero, per spasso, a fare il rodeo nei nostri cieli e buttarono giù il veicolo di una funivia zeppo di persone, uccidendole (atrocemente) tutte quante. Neanche un giorno di galera vera si fecero quegli assassini dei piloti; i loro superiori li redarguirono un pochino —e noi, i soliti sudditi di sempre, guai ad alzare i toni—, sembrava fossimo noi a doverci scusare, per averli in qualche modo imbarazzati. Tanto gli americani a casa nostra fanno come gli pare, questo si sa: sono i padroni. Staremo a vedere fino a che punto e con che rapidità ci caleremo le braghe dovesse pungere vaghezza alla Clinton di venirci a chiedere qualche sconto. C’è da scommetterci.

Nel frattempo ci si chiede dove sia finita la sinistra vera, quella militante e pacifista. Tocca ribardirlo, purtroppo: è morta e sepolta. A denunciare la barbarie degli USA in Italia oggi ci sono rimasti due fascisti e mezzo extraparlamentare di sinistra; il che è dire che per la pace c'è rimasta solo la voce dimezzata di quest'ultimo. Disperante. Ma che fanno, che dicono i radicali, gli ex-comunisti? Beh, in ogni caso, i benpensanti per lo più si nutrono de La Repubblica, che si è reinventata più filo-americana di John Wayne (pensa che culo, periodicamente, come inserto, ti rifilano gratis pure una pagina dell’oracolare New York Times...): si sono tutti pisciati sotto dall’emozione quando hanno visto Bruce Springsteen e Stevie Wonder fare gli stornelli dietro al neo-eletto Obama un anno fa. Da noi la borghesia liberal te la compri con un pò di cabaret. Poi, com'era facile prevedere, in nome di quella bufala immonda che è l'11 settembre hanno continuato ad ammazzare; a cominciare, a pochissimi giorni dall’insediamento, da centinaia di civili in Afganistan, molti dei quali bambini (e chi se ne fotte, mica sono i miei). E che fa la "comunità internazionale"? Gli dà il nobel per la pace, al favoloso Obama. Lineare. E chi ha protestato? Chi c’era per strada a urlare di sdegno? Nessuno. Quel cazzo di "popolo di Facebook", tanto osannato per il suo "uso sublime di quella meravigliosa cosa che è la rete", che ha detto, che ha fatto? A noi, fantastici provinciali stracciaculo, solo l’anti-Berlusconismo ci fa venire la fregola, evvai.

Infine, non se la prendano troppo a male i compagni americani: chi inveisce è da sempre un fan di Edgar Allan Poe, del Blue Grass, di John Carpenter, e tutto sommato anche di Michael Moore, forse l’ultimo rimasto nel nuovo continente a dar vita a una qualche (seppure molto smussata, e anche per questo abile) forma di dissenso. Ci dobbiamo risvegliare tutti quanti e stenderci la mano, di nuovo, attraverso valichi, oceani, e catene rocciose, unendoci dietro a un solo stendardo che si opponga a tutto questo schifo. Parlando di cultura & politics, mi dispiace perciò che in questi tempi bui di consolidamento oligarchico e di sfondamento imperiale sia prevalentemente la merda "made in the USA" a filtrare da noi attraverso i soliti canali del vassallaggio più bieco: sì perché, tra l’altro, ne abbiamo i coglioni strapieni della spazzatura di quel cazzone di Quentin Taratino e delle inutili, noiosissime e pretenziose cazzate dei fratelli Coen. Pensate un pò, persino quelle seghe sbiadite dei Guns n’ Roses si sono dati alla propaganda filo-imperiale (beh, deve magnà pure Axel Roses...), facendosi scherno della Chinese Democracy... Gustosa questa: i borgatari metallari los angelini che danno lezioni di responsabilità politica al dragone asiatico...

Ne vedremo delle belle. Alla prossima. Adios.

Questo post è stato pubblicato il 10 dicembre 2009 in ,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

22 Responses to “Amanda Knox: italiani mafiosi, come vi permettete?”

  1. Per come la vedo io, è stato un caso montato ad arte per aizzare il nazionalismo di entrambi i paesi, sempre utile, e per distogliere la gente dal parlare d'altro (riforma sanitaria e nuove truppe per gli USA, Spatuzza e No B-Day qui)...

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  2. Il post è segnato da un atteggiamento speculare a quello che vorrebbe denunciare.

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  3. Ottimo articolo. Oltre a Michael Moore (peggiorato, devo dire) rimane anche Noam Chomsky a costituire la più importante voce di dissenso in USA.

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  4. Sono abbastanza d'accordo con Serena. Il post non mi piace molto, pur contenendo spunti che trovo interessanti. Soprattutto non mi interessano e non condivido certi toni apodittici ("quel fantoccio di Obama", "a noi, fantastici provinciali stracciaculo, solo l’anti-Berlusconismo ci fa venire la fregola", "quella bufala immonda che è l'11 settembre").

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  5. Devo confessare di non aver capito il post.
    Ha l'aspetto, e i contenuti, di uno sfogo, ma non è chiaro esattamente contro chi e perché. E' denso di sentenze e citazioni, ma confezionate nella classica prosa degli articoli basati su indiscutibili assiomi. Si affanna sul lessico e sulla sintassi, ma ad una esegesi giusto un pelo più profonda non si vede uno straccio di dati, fonti, anche solo un piccolo ragionamento.

    Si vuole discutere del processo di Amanda Knox e dell'impatto sui media dei due continenti (francamente, faccio volentieri a meno..)? Bene. Allora citiamo qualche giornale, un paio di dati, un pizzico di ironia e al limite un bel sillogismo in conclusione.
    Vogliamo invece che il soggetto siano i mezzi d'informazione d'oltreoceano? Mi va altrettanto bene, a patto, di nuovo, che l'argomento sia trattato con metodo.
    O, ancora. Si parla di cinema o musica? Perfetto. Peccato per la sfilza di insulti e di commenti completamente soggettivi e insensati.

    Avevo iniziato a scrivere il commento partendo dal testo. Mi sono bastate una decina di righe per capire che è una via non praticabile: il post non è commentabile, perché non è stato scritto per essere commentato. In nessun punto lascia spazio a diverse interpretazioni o a un dibattito costruttivo.

    Almeno, come sempre l'anti-americanismo a priori, e in particolare quello che si trova in rete, fa sorridere.

    Francamente, se non fosse per il livello culturale nettamente superiore, potrebbe anche sembrare un post da blog di beppe grillo. O, anche, da giornale di nicchia d'estrema sinistra; lo stile mi ricorda molto il "lotta comunista" che all'ingresso dell'università tentano sempre di vendermi.
    In sostanza, non un post da metilparaben, che negli anni in cui l'ho seguito non ho praticamente mai visto scrivere qualcosa di simile.

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  6. Non posso che concordare in pieno con Lord of Chaos: questo post, pur contenendo alcune frasi condivisibili, mi ha lasciato francamente perplessa per la sua acredine anti-americana a priori e per la mancanza pressoché totale di ironia (amara e sardonica, ok, ma pur sempre ironia) che invece è spesso abbondantemente presente nei post di questo bel blog.


    asuka_excel

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  7. Un chiarimento: su questo blog, del quale rimango il fondatore e il responsabile, non scrivo solo io. Pouki, oltre ad essere un amico fraterno, è persona di altissimo livello e che stimo: ciononostante, non sempre condivido alla lettera quello che pensa (e che in questo caso scrive), tant'è che ci ritroviamo spesso a discutere su argomenti simili a questo, su posizioni a volte divergenti, a volte contrapposte.
    Al di là della foga (caratteristica che è di Pouki come il colore dei capelli), e dello stile (mescolare vari argomenti per trattarli alla luce di una tesi che si vuole sostenere non è un delitto, se la tesi è chiara), riterrei invece che il merito meriti (ops) di essere commentato, magari confutandolo (anche recisamente) come a volta tocca a me discutendo con lui.
    Tutto qua.
    A.

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  8. Ringrazio gli amici per i loro commenti. Ad Allegra dico innanzitutto che sarebbe bello se fosse possibile cominciare a mobilitare qualche corteo contro l'Afganistan, tanto per cominciare. A "Lord of Chaos", che ha scritto il commento piu` lungo rispondo, ringraziandolo, quanto segue. Non siamo disingenui, che il mio messaggio e` chiaro. Non e` che si basi su assiomi; di dati ce ne son fin troppi-mica deve mettersi uno a fare citazioni bibliografiche (cfr NY Times, April 3rd, 1997...Whatever). E` pur sempre un blog; e poi per roba cosi` corrente... E` tutta materia comune,arcinota. Si`, il post include un "piccolo ragionamento" che, a quanto pare ha messo in difficolta` il nostro, che dice non sapere bene come commentarlo; ecco, bene, questo pero` e` un problema suo non mio. Troppo ci sarebbe da commentare se uno avesse una visione chiara seppure divergente sulle questioni che sollevo. Perche', poi alla fine, il problema vero qual e`? Sempre lo stesso: il pro-americanismo della platea italiana. E` evidente che qui si va sempre a piccare qualche nervo esterofilo di uno di noi. "Insulti insensati" mi si dice: ho forse ferito un fan di Tarantino? Dillo pure, pero' scendiamo sul concreto invece di dire in malafede che non cerco il dibattito; e` vero il contrario. A quanto pare il mio anti-americanismo (che e`, devo dirlo, tutto tranne che "a priori": ci sono nato e vissuto + di 20 anni in quel paese)fa "sorridere"...Perche'? Perche' nasce da convicimenti diversi da quelli di un altro? Non ci trovo niente di commuovente o di esilarante. Si dissente, e allora? Ma poi, sostanzialmente, su che si dissente? Io l'ho detto, tu no. A te si e` solo capito che t'ho fatto girare le palle per averti toccato un o piu` icone(i Coen forse? Obama? Boh). Quindi, non bene: prima si mostra astio, poi si snobba il terreno del confronto su questioni concrete, e infine ~la cosa piu` triste di tutte~ l'altola` settario & dogmatico: "tu non sei in linea con lo stile politico di Metilparaben, ergo RAUS! Fuori! Non sei gradito nel nostro cenacolo!" Congratulations. E cosi` deve intervernire l'angelo custode del blog in persona (il buon vecchio Metil himself) a difendere, giustificandosi quasi, il mio piccolo intervento sul *VOSTRO* sito. Ahiahai. Scusa, sai, ma se c'e` una cosa che fa sorridere, alla luce del tono formale e un tantino piccato del tuo commento, e` il contrasto con il roboante nomignolo di "Lord of Chaos". What do we have here? Un Satana benpensante~ Miiiitico.

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  9. Caro Pouki, effettivamente anche io ho trovato il tenore un pelo astioso e l'avrei preferito invece più ironico, forse anche solo perchè l'ironia funziona meglio (produce più risultati) dell'astio.
    Sul corteo per l'Afagnistan (copyright de Le Iene, quelle nostrane però) vorrei dirti che un bel po' di anni fa l'abbiamo fatto. Abbiamo pure scritto catene di email e sensibilizzato quanto possibile (ok, non c'era Facebook e non tutti usavano la rete come accade oggi).
    Il punto, però, è che allora manifestavamo per liberare l'Afghanistan dal regime talebano che ignorava i pur minimi diritti umani, marciavamo in difesa delle donne che tu sai come sono considerate e trattate dai Talebani, speravamo di evitare che abbattessero i Buddha giganti di Bamijan, ecc. ecc. ecc.
    Adesso, indipendentemente dall'americanismo (che m'interessa meno), dovremmo - se ho capito bene - marciare per mandar via quelli che stanno lì in guerra contro i Talebani.
    Okay, si tratta di guerra e la guerra ci fa schifo a tutti.
    Okay, gli sporchi yankee hanno secondi fini.
    Ma pensiamo a noi: poichè non mi pare che i Talebani si facciano arginare dai cortei estero-locati, o non dovevamo marciare prima o non capisco il senso del corteo che mi suggerisci oggi.
    Mi spieghi?
    Grata.

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  10. Pouki, commenti critici se li sono cuccati anche post di Metil e degli altri titolari, tranquillo.

    Mi ha colpito negativamente soprattutto la virulenza nel ritratto della ragazza: la sua riduzione a tipico esemplare di un carattere sociologico, e la sentenza (non giuridica) senza appello che ne consegue mi lasciano basita. Essere una giovane americana bianca, di buona famiglia protestante, certo non è titolo di merito ma neppure di demerito. Fosse pure stronza e antipatica (non ho seguito il processo, non ne so niente), colpevole o innocente che sia, per ora ha la prospettiva di trascorrere un bel pezzo di vita in gattabuia; prenderla a bersaglio polemico mi sembra di cattivo gusto.

    È il caso di essere, tuttora, incazzati per il caso Cermis: dei militari USA, sicuramente colpevoli, sottratti al giudizio di un tribunale civile italiano grazie alla disgraziata norma di un patto tra Stati. Qui c'è un'imputata statunitense condannata a Perugia, si fosse trattato di una imputata perugina condannata a Dallas i suoi avrebbero tentato allo stesso modo di smuovere mari e monti e facilmente i media popolari italiani sarebbero stati innocentisti.
    Il senso dell'identità nazionale, che vedrei volentieri morto, in simili occasioni si risveglia in ogni Paese del mondo, come per difendere i propri in campo sportivo contro quei fetenti degli arbitri.

    Quanto agli stereotipi negativi sugli italiani, fondati su dati di realtà parziali assolutizzati, sono diffusi in ogni continente, a partire dall'Europa; il luogocomunismo anti-yankee anche.

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  11. Dunque, parto dal fondo.
    Io non l'ho mai messa sul personale, anzi, ho giudicato solo il post, non chi l'ha scritto. Mi sarebbe piaciuta una risposta dello stesso tipo, magari alcune precisazioni o un approfondimento dei punti per me oscuri; invece, sono divenuto l'avversario, con cui ci si batte e non confronta. Provvedo quindi a fare alcune precisazioni:
    il nick Lord of Chaos non è un roboante nomignolo e non ha alcuna connessione con gli argomenti del post o con i miei principi, ma è semplicemente lo username del mio account google, che viene usato di default nei commenti se si è già loggati in un altro servizio google.
    Non sono né esterofilo né pro-americano, e più che tra la platea italiana mi trovo meglio in galleria, o anche nei palchi, data la differente visuale - se mi è permessa la figura retorica. Trovo assurda buona parte della politica estera statunitense e, seppur più propenso alla comprensione, anche quella interna.
    Non volevo mostrare né astio né snobismo, e tantomeno porre un altolà settario e dogmatico. Figurarsi poi impedirti l'apparizione su un blog che NON è mio.
    Dall'intervento di metil mi è ora chiaro che "lo stile e la foga" del post sono caratteristici della tua personalità, e quindi posso sorvolare sull'ultimo commento. Vorrei però che ti sia chiaro che nel giudicarmi hai preso un bel granchio, come probabilmente l'ho preso io dopo aver letto di fretta il tuo post.

    A questo punto, vorrei farti alcune domande, sperando di riuscire pian piano a chiarire tutti gli argomenti da te affrontati nel post.
    Parli di manifestazioni per l'Afghanistan. La mia domanda è già stata posta da Allegra, a cui aggiungo solo il mio pensiero: come in Iraq, ormai l'invasione c'è stata e la conquista pure. Il successivo necessario passo può essere: una rivolta e/o il ritorno a una situazione simile a quella di 10 anni fa; l'insediamento di un governo "fantoccio"; o di un governo autonomo ma accettato da USA e ONU ecc... Sei d'accordo? Un corteo "contro" l'Afghanistan, a quale di queste opzioni potrebbe mirare?

    Altro dubbio. Hai vissuto 20 anni negli USA, se ho ben capito. Quello che non ho capito è la tua opinione nei riguardi dei media americani. Ammetto di non conoscere bene l'argomento, ma rispetto alla qualità dell'informazione in Italia ho sempre ritenuto gli usa un "paradiso". Sbaglio?

    Ancora: nomignoli e stereotipi ci sono ovunque. Negli USA questo ha un valore differente? Non succede lo stesso nei nostri giornali quando si parla di stranieri? E in tanti altri stati occidentali?

    Ci dobbiamo risvegliare tutti quanti e stenderci la mano, di nuovo, attraverso valichi, oceani, e catene rocciose, unendoci dietro a un solo stendardo che si opponga a tutto questo schifo: a parte l'apprezzata poesia, ci credi davvero?

    E ultimo ma non meno importante... Seghe sbiadite i Guns 'n roses? Motiva motiva!! :)

    Spero di non essere nuovamente frainteso...

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  12. Ok-grazie mille per i nuovi commenti--rispondo ancora. Ad Allegra, Serena e Lord of Chaos.
    +++++++++++++++++++++++
    Allegra dear, sì, d’accordo, le donne, i talebani e i Buddha… Però 'ste cose bisogna farle non a cavolo di cane, ma per bene 1) cercando di capire innanzitutto come ci si è arrivati a questo stato di cose disastroso; 2) e proponendo dunque soluzioni di pacificazione internazionale costruite su questa indagine preliminare. Tu lo sai bene che i talebani vennero letteralmente concepiti e assemblati dai servizi Pakistani (ISI) con l’ausilio imprescindibile della CIA intorno al 1994. Tra questi bastardi che gettavano l’acido in faccia alle donne, vi era, ad esmpio, il famoso e temuto Hekhmatyar—remember? Uno dei principali esponenti foraggiati copiosamente dagli americani, che sapevano benissimo chi era e quello che stavano facendo. Senoncché sono poi tornati alla carica in modo virulento con la nuova campagna dell’ottobre 2001 (post-9/11) strombazzando con la voce di Laura Bush che loro, gli USA, andavano a fare il culo a Bin Laden & taleban Co. “anche per salvare le donne”... Cioè una sfrontatezza indescrivibile—avresti dovute vederle le femministe americane all’epoca: pochissime che si azzardarono a fiatare. Io non mi raccapezzavo—mi prendevo a schiaffi “ma sto sognando o cosa…?” Tu dici “Okay, gli sporchi yankee hanno secondi fini” –beh non è cosa da niente, non è esattamente un dettaglio secondario; li stanno ammazzando loro i bambini sì o no? (L’americanismo non ti interssa dici tu; vabbè—ma qual’è la Potenza militarmente più attiva, la più armata, la più bellicosa? Ti dovrebbe interessare eccome). Perché non cominciamo a far casino denunciando questo semplice fatto (I bambini uccisi), senza dover ancora avanzare complessi piani di intervento volti a pacificare una regione la cui mappa geopolitica è probabilmnete tra le più complesse. Cortei, infomazione, battage, usiamo tutti i mezzi, diamoci da fare, insomma. Perché cmq chi è di questi che si fa arginare dai cortei? Berlusconi, Il Vaticano? Noi facciamo quello che possiamo.

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  13. Serena, sono tranquillo/”totally chill,” come dicono los gringos—non mi preoccupa la critica, naturalmente, ma il travisare quello che volevo veicolare. Tu scrivi “Mi ha colpito negativamente soprattutto la virulenza nel ritratto della ragazza”. No, no, no—ti sarai perfettamente accorta che la persona di A. Knox è un pretesto; finisce con lo scomparire completamente dall’arringa (che sia stronza, innocente, simpatica o vittima non è il punto). Lo dico: non mi interessa il suo caso in sé; né chi sia lei. Quello che voglio discutere è il punto di vista “supremacist” con cui i media americani aizzano le loro masse. È una tecnica standard, che in una paese endemicamente razzista come gli USA è da tempo soggetta a un continuo procedimento di sofisticazione. Questi sono gli aspetti per me interessanti. Questi sono il bersaglio, non la Knox—mi sembrava chiaro. Colpa mia per non essermi spiegato a dovere. Tu dici: “fosse trattato di una imputata perugina condannata a Dallas i suoi avrebbero tentato allo stesso modo di smuovere mari e monti e facilmente i media popolari italiani sarebbero stati innocentisti.” Scusami, ma che i nostri quotidiani sarebbero stati innocentisti è tutto da vedere—io non lo penso affatto. Mai un nostro senatore avrebbe gridato all’anti-italianismo degli americani (!?), o checchessia senza essersi studiato le carte con cura. Questo è per dire che questa regimentazione patriottica da noi (per fortuna) non esiste, mentre è sensibilissima nei meccanismi di controllo sociali americani. Tutto qui. Cermis e il caso Knox sono in questo senso due fattispecie dello stesso fenomeno propagandistico. E concludi: “Il senso dell'identità nazionale, che vedrei volentieri morto, in simili occasioni si risveglia in ogni Paese del mondo, come per difendere i propri in campo sportivo contro quei fetenti degli arbitri. Quanto agli stereotipi negativi sugli italiani, fondati su dati di realtà parziali assolutizzati, sono diffusi in ogni continente, a partire dall'Europa; il luogocomunismo anti-yankee anche. ” No, no, qui proprio ti sbagli—in America le cose vanno assai diversamente che nel resto dell’occidente. Se mettiamo tutto sullo stesso piano è propio finita. Ripeto quello che ho detto ad Allegra: L’opposizione all’imperialismo USA, che ha già fatto milioni di morti ammazzati, e che non sembra minimamente desideroso di arrestarsi (tanto per dirne una, stanno pazientemente accerchiando la Cina—già, in vista di che? Di conquistare il mercato degli involtini primavera?) deve essere inserito a pieno diritto nell’agenda di tutti i gruppi pacifisti. Non si può pensare che il loro razzismo, che fa da complemento a una politica di conquista assolutmente sfacciata—per chi vuole vederla—non è paragonabile, per dire, alle cazzate della Lega (che sì fa schifo, certo). Non ce l’abbiamo con la famigliola Johnson del Wisconsin, e nemmeno con i Knox (qualunque sia la verità del caso); ce l’abbiamo con la violenza e le ingiustizie perpetrate impunemente dall’establishment di Washington. Vorrei che si dicesse solo questo—semplice semplice— senza dover sentirsi dire (da un altro lettore) di essere una macchietta retrò filo-comunista—comunista a me che son anarchico? (Oh please…).

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  14. Caro Lord of Chaos,
    Si fa solo un pò di salubre sparring, niente inimicizia. Tu mi sei piaciuto subito, continuiamo, con amore. Il tuo monicker va benissimo, forse sei anarchico come me—stavo scherzando. Tu dici: “Non sono né esterofilo né pro-americano, e più che tra la platea italiana mi trovo meglio in galleria, o anche nei palchi, data la differente visuale - se mi è permessa la figura retorica. Trovo assurda buona parte della politica estera statunitense e, seppur più propenso alla comprensione, anche quella interna.” Ok, benissmo. Afganistan: i tuoi scrupoli sono anche i miei. Cosa proporre in sostituzione dell’orrore neo-colonialista in vigore in quella zona disperata è cosa difficile; se ne può parlare. Certo non possiamo trincerarci dietro quell’argomento tipico del potere (già usato in Irak, infatti) secondo cui il meglio che si può fare è dare altri 10, 20, 100 anni a questi stronzi al potere della “international community” per risolvere una causa già compromessa. Questo è arrendersi, questo è dargli carta bianca…Noi invece dobbiamo rompergli i coglioni tutti i santi i giorni e proporre qualcos’altro. Ora mi chiedete, giustamente, cosa? Ripeto: è una questione tecnica assai complicata che richede una lunga discussione. Io qui volevo semplicemente fare un quadro generale della nostra apatia sul fronte anti-imperialista. .

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  15. Continuiamo; Lord of Chaos scrive: ““Altro dubbio. Hai vissuto 20 anni negli USA, se ho ben capito. Quello che non ho capito è la tua opinione nei riguardi dei media americani. Ammetto di non conoscere bene l'argomento, ma rispetto alla qualità dell'informazione in Italia ho sempre ritenuto gli usa un "paradiso". Sbaglio?” Oh YES, caro Chaos. Non hai colpa. Questa da quando son tornato la sento ripetutamente in TV, ovunque, specialmente dal PD quando va alla carica contro il potere mediatico del Cavaliere. C’abbiamo ‘sta cosa noi italiani che ci diamo sempre addosso, e generalmente lo facciamo con la routine del raffronto costante col “paradiso” USA—dici bene. È un mito, un mito dei più strafottutamente fasulli—ogni volta che vedo la maschera PD di turno, che sia la “oh-che-bella-e-intelligente- Concita dell’Unità”, Marino, o chi per loro, mi vien voglia di rotolarmi perterra e piangere istericamente…Non c’e informazione di regime più uniforme, controllata e appiattita di quella Americana; nelle classi di giornalismo è un “topic” da manuale: è in mano a una manciata di trust collusi potentissimi che dettano legge, e che formano, appunto, un quarto potere immenso e davvero impressionante. Tu dici: “Ancora: nomignoli e stereotipi ci sono ovunque. Negli USA questo ha un valore differente? Non succede lo stesso nei nostri giornali quando si parla di stranieri? E in tanti altri stati occidentali?” Secondo me no, come ho scritto a Serena. Del post citi: ‘Ci dobbiamo risvegliare tutti quanti e stenderci la mano, di nuovo, attraverso valichi, oceani, e catene rocciose, unendoci dietro a un solo stendardo che si opponga a tutto questo schifo: a parte l'apprezzata poesia, ci credi davvero?” Sì, ci voglio credere, davvero. Ci farò la figura del coglionazzo sentimentale (poetico, come dici tu sorridendo), ma è per questo che come te e gli altri prendo il tempo di scrivere e dialogare. Va fatto. Cerco di prenderla come il samurai (in pantofole della domenica, che sono)—la guerra è perduta, ma il bello è combatterla proprio perché è già persa. Cyrano, no? Anche quella, poesia…Ma sono sicuro che tu questo lo capisci bene. Ora veniamo alle cose serie: “E ultimo ma non meno importante... Seghe sbiadite i Guns 'n roses? Motiva motiva!! :)” Aaahh, le seghe sbiadite, sì, sì. Beh c’è che i Guns’ Roses sono, come dicono in America “washed-up”, cioè finiti, passé, oltre la china --patetici ruderi che tentano disperatamente di strapparsi un raggio dei riflettori dell’“Industry” pur di ritornare in qualche modo alla ribalta—un pò oggidì come la Whitney Houston o la Mariah Carey—old glories—, che pè campà si trovano costrette ad andarsi a sbattere sul palco di X factor (da Morgan e Facchinetti)—mi spiego? “Spero di non essere nuovamente frainteso...” Never, io t’ho capito subito. Un abbraccio

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  16. Bhè, davo per scontato si trattasse di sparring! Anche se devo ammettere di aver dovuto cercarne il significato - praticando aikido, non ho mai fatto sparring.. E, yes, che amore sia, però devo confessarti di essere troppo pragmatico per l'anarchia; spero non si spezzi il nostro bond... :)

    "I tuoi scrupoli sono anche i miei": e spero, e credo, che lo siano di tante altre persone. Sull'Afghanistan non ci sono molte possibili interpretazioni: lasciando il paese a sé stesso è inevitabile un pesante peggioramento, rispetto anche alla situazione pre-2001. Diverso il discorso iracheno, ma questo lo sappiamo tutti e due. Io, ripeto, ho sempre partecipato alle manifestazioni per la pace, ma negli ultimi anni in Italia pare quasi che manifestare sia inversamente proporzionale all'influenza politica.

    Poesia. Sì, ti capisco. Fin troppo. Però Cyrano non ha proprio quell'happy end che ci piacerebbe; e non bisogna dimenticare che trascina con sé un po' tutti - e qualcuno ci rimette pure le penne in guerra. Credo sia il "succo" del nostro confronto: vale la pena continuare a combattere, a sacrificarsi, anche quando poche sono le probabilità di riuscita? Poesia..

    Giusto per tornare di sfuggita al titolo del post: quanto influisce sui commenti d'oltreoceano il fatto che il nostro paese in quanto a giustizia non abbia per nulla una buona fama?

    Guns. bene, ho capito lo "sbiadite" - e mi era chiaro anche prima. Però per diventare seghe sbiadite si è già necessariamente seghe. E, per me, seghe non lo sono mai stati - pur essendo troppo giovane per averli visti dal vivo nel periodo d'oro...

    Scritto piuttosto di fretta, spero di aver detto tutto quel che avrei voluto..
    Ricambiando l'abbraccio
    Francesco (giusto perché non ti piace il mio nickname, eh!)

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  17. La bufala è quella dei negazionisti dell'11 Settembre

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  18. Un concentrato di banalità e luoghi comuni, come già stato fatto rilevare. Peccato, era un bel blog.

    G

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  19. Caro G, le opinioni espresse da Pouki possono essere discutibili (ed in effetti io stesso, non di rado, le discuto): tuttavia, a me pare che liquidarle sbrigativamente come banalità e luoghi comuni, anziché utilizzarle come spunti di riflessione (e ce ne sarebbe, da riflettere sul tema) sia un'operazione -questa sì- banale.
    Ragion per cui, di fronte al tuo "peccato, era un bel blog" mi sento costretto a risponderti: non leggerlo più, riusciremo a sopravvivere.

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  20. Lord, sono seghe sbiadite dai. Rispetto ai fasti del tempo. Rispetto alla band che erano.
    C'è solo Mr. Rose dei tempi che furono. E si sente a orecchio che quello non era Slash ma una sega sbiadita. Tocca puntualizzare l'ovvio? ;)

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  21. si e vero che siamo mafiosi, questo si sa, abbiamo anche silvio che il capo.

    però va detto che loro fanno le guerre per puro potere e controllo mondiale, e petrolio, ecc. per cui.

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