Come si dice, il problema è a monte

Su un fatto siamo tutti d'accordo: nei paesi normali una vicenda come quella del decreto "interpretativo" sulle liste elettorali non potrebbe mai accadere. E' altrettanto evidente, però, che se in quegli stessi paesi, per qualche imponderabile ragione, dovesse mai verificarsi un simile scempio, non ci sarebbe alcun bisogno di manifestazioni, sit-in o presidi: un'alzata d'ingegno del genere, infatti, verrebbe severamente sanzionata dagli elettori, che punirebbero chi l'ha concepita negandogli massicciamente il proprio consenso alle urne e condannandolo irrimediabilmente ad una pesante sconfitta.

Il fatto che dalle nostre parti, invece, si sia costretti a disperarsi, a mobilitarsi e a scendere in piazza dipende proprio dalla percezione (ahimè, esatta) del fatto che quella sanzione probabilmente non ci sarà (se non da parte di una quota assai ridotta dei cittadini), e che gli autori del misfatto finiranno per essere giustificati, anziché condannati, dal proprio elettorato.

Se questo è vero, si desume chiaramente che il problema della democrazia nel nostro paese va ben oltre la figura e le imprese di Silvio Berlusconi, o meglio le precede logicamente e temporalmente, perché riguarda la totale assenza, in una quota assai significativa della popolazione, della benché minima cultura della legalità, la completa indifferenza dei cittadini nei confronti delle regole e della necessità di rispettarle, la scarsa (per non dire nulla) consapevolezza da parte degli elettori del potere e della responsabilità che sono stati loro attribuiti con il diritto di voto.

Parteciperò, per quanto mi sarà possibile, alle manifestazioni che saranno indette per testimoniare l'indignazione e lo sdegno (che condivido pienamente) nei confronti di questo schifo; ma lo farò con la convinzione che il vero problema non sta nel decreto interpretativo in sé, e tantomeno nella figura di chi lo ha posto in essere insieme a tante altre simili iniziative, ma viene prima ed è assai più grave: la situazione che stiamo vivendo testimonia il completo fallimento di un'intera classe politica, che in sessant'anni non è stata capace di costruire ed accompagnare la nascita di autentici cittadini, oppure (che è più probabile) non ha voluto farlo.

Ecco, mi pare che parliamo di questo, noi radicali, quando usiamo la parola "regime".

Questo post è stato pubblicato il 07 marzo 2010 in ,,,,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

14 Responses to “Come si dice, il problema è a monte”

  1. se le prossime elezioni andranno come tu pensi (e come, onestamente, penso anch'io) semplicemente gli italiani dimostreranno una volta di piu' che preferiscono essere sudditi piuttosto che cittadini.

    Penso al trattamento riservato dagli elettori spagnoli al governo in carica (e dato per sicuro vincitore) nel momento in cui quel governo ha cercato in tutti i modi di ingannare l'opinione pubblica sulla strage avvenuta all'Atocha. Hanno dimostrato di non voler concedere a nessuno il diritto di prenderli in giro.

    Una lezione di dignita' per i milioni di cortigiani che sono tanti dei nostri bravi connazionali.

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  2. aho, metilparaben, ma se sono d'accordo con tutto quello che scrivi, significa che sono radicale? un radicale in sonno?? comincio a preoccuparmi, perche' da mesi ti leggo e ancora non trovo niente su cui dissentire per cui 1) sono il tuo avatar 2) sono radicale, boh, che mi dici?

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  3. A proposito di regime,
    Tg2 Servizio sull'Aquila: i cittadini forzano il centro storico e cominciano a spalare via le macerie. Il servizio chiude con l'intervista ad una signora che dice "Io sono pro Bertolaso, perchè ha fatto tanto per l'Aquila e noi ci fidiamo di lui"
    Si commenta da solo....

    Skumbino

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  4. Io non sono radicale. Però condivido (e lo penso e lo dichiaro da molto tempo) quanto scrivi. Spero non mi sia richiesto di "cambiare partito".

    il più Cattivo

    Un Sorriso

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  5. [OT] http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Cronache/Padova-detenuto-suicida-carcere/07-03-2010/1-A_000088049.shtml

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  6. Il problema non è nel decreto..... ma nella testa di tutti noi, che diamo per scontato che queste cose accadano, a destra come a sinistra, e le accettiamo passivamente nascondendoci dietro un superficiale quanto cinico "così fan tutti!"
    dopodichè corriamo subito appresso al prossimo condono, inseguiamo l'amico dottore p...er evitare la fila alle analisi, cerchiamo il tecnico locale per facilitare una nostra pratica, telefoniamo all'amico vigile per farci togliere la multa, telefoniamo al parente professore per l'ammissione all'esame....
    è ora di dire basta agli uni e togliere gli alibi agli altri (a voi la scelta su chi sono gli uni e gli altri)

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  7. Avete mai sentito parlare di mafia 'ndrangheta e camorra e voto di scambio?
    Ecco la spiegazione del perchè certi "signori" sono al governo.

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  8. Amico, e cosa ne dici di quelli che le cose che oggi scrivi tu le urlavano inutilmente già quando i radicali andavano a braccetto con Berlusconi ed erano culo e camicia con costui?

    Quanta inascoltata minoranza erano quelli lì, allora?

    Oggi, solo oggi piangi?

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  9. Nel dopoguerra, a seguito dell'esperienza della Resistenza, si è verificata una strana concentrazione di uomini intelligenti e con il senso dello Stato, di cui i Costituenti sono una delle espressioni più alte.
    Così ci siamo illusi che gli italiani fossero maturi o per lo meno "brava gente".
    Le cose stanno diversamente; come disse B. "sono dei bambini di 12 anni neanche tanto bravi a scuola".

    P.S. quelli che mangiano i panini, vanno a puttane e si litigano il potere, appartengono alla classe politica che siccome non ha scritto la Costituzione, non la capisce e non sa cosa farsene.

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  10. siccome hai centrato in pieno il problema, prenderò questo post, lo stamperò, lo appenderò in classe o più timidamente lo lascerò sul tavolo della sala insegnanti oppure non farò nulla di tutto questo ma continuerò a coltivare il mio ennesimo giardino mentre tutto intorno manifestazioni e dichiarazioni e indignazioni...

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  11. La differenza tra un Caligola qualsiasi e questo Governo sta nel fatto che quest’ultimo, prima di tiranneggiare, si preoccupa di farcelo sapere, riportando l’abuso su un foglio di carta chiamato “decreto”. Così, tanto per salvare le apparenze.

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  12. Dalla Sardegna:
    libera rielaborazione del discorso del Segretario Regionale del PD, fatto il 6 marzo 2010. Pur cambiando i soggetti, il testo continua ad avere una sua coerenza e, aimè, attualità...

    “La lettura dei quotidiani nazionali e regionali non può che far emergere una notizia di apertura: la decisione della Segreteria Regionale del PD di varare un decreto “interpretativo” per lo Statuto Nazionale del PD e la decisione del Segretario Regionale Silvio Lai di firmarlo subito.
    E abbiamo sentimenti controversi. Da una parte l’arroganza della Segreteria Regionale del PD che forza le regole un'altra volta, come mai è stato nemmeno pensato di fare, dall’altra il Segretario Regionale Silvio Lai che decide di firmare.
    E non possiamo non ammettere che questa decisione ci mette tutti in difficoltà. La Segreteria Regionale del PD è in grave difficoltà per arrivare a forzare in questo modo la campagna elettorale e la mano del Segreterio Regionale del PD ma la situazione non che mettere a disagio anche il Pd che dovrà vedersela anche con una posizione meno vincolata e “istituzionale” degli altri partiti della coalizione del centro sinistra.
    Come Pd non possiamo che dare un giudizio di estrema gravita nell’approvazione “interpretativo” e restrittivo per lo Statuto Nazionale del PD che richiama in maniera quanto mai attuale la necessità di un appellarci alla Costituzione, al suo bilanciamento dei poteri, alle sue colonne regolatrici, come ieri hanno richiamato autorevoli esponenti politici nel ricordo di Enrico Berlinguer a 20 anni dalla sua scomparsa.
    Ma il nostro compito è attuare comportamenti quanto più lontani dal Pdl anche nella costruzione delle prossime amministrative, garantendo la massima partecipazione dei nostri elettori alle nostre scelte e alle nostre liste. Servono veri e propri cantieri di democrazia, aperti nei nostri circoli, che preparino con un dibattito attento e partecipato il nostro lavoro in vista delle amministrative.
    Serve un passo diverso che dobbiamo chiedere a noi stessi prima di tutto e alla pubblica opinione, perché giudichi quanto sia in pericolo il sistema democratico nel suo insieme quando viene vulnerato in questo modo.

    Il disastro della Segreteria Regionale del PD nella presentazione delle liste dimostra comunque difficoltà e divisioni interne.
    L’ho già detto in Segreteria Regionale questo giovedì: ciò che sta avvenendo nel Paese in questi ultimi giorni è un fatto importante. Indica debolezze e fragilità di una Segreteria Regionale del PD che è passata indenne da situazioni scabrose e politicamente rilevanti, dimostrando una capacità di insabbiare la realtà dei fatti mostruosa. Ciò che sta avvenendo è merito della maggioranza ma sta a noi avere la prontezza di riflessi di coglierla. Ci segnala che la compattezza granitica può essere messa in difficoltà di fronte alla pubblica opinione e alla libera stampa, che le divisioni interne e la prospettiva divide i leader di quel partito e che l’azione del Pd deve creare condizioni per valorizzarle senza andare a giocare solo di rimessa.”

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