Non una tetta, non un culo


Non guardo quasi più la televisione “in chiaro”, già da un sacco di tempo. Non mi piace, non mi informa, non migliora la mia cultura, non mi interessa. Non si tratta di snobismo di sinistra, ma, molto più semplicemente, del fatto che la tv via etere fa sempre più schifo. Con una sola eccezione: Rai 3, diretta negli ultimi sette anni, magistralmente, da Paolo Ruffini.

Gli altri canali, infatti, trasmettono TG che, quando non ignorano totalmente le notizie, le comunicano parziali e distorte (ieri il TG1, tanto per fare un esempio qualsiasi, ha diffuso i dati Istat relativi alla soddisfazione degli Italiani riguardo la propria condizione economica, concludendo che sono tutti felici e contenti come piace a Berlusconi l'ottimista, ma dimenticando di dire che i dati erano stati raccolti all’inizio della crisi che ci opprime da mesi). Oppure programmi di approfondimento come Matrix, che ieri mandava in onda (immagini di soli tette e culi, tanto per richiamare le coscienze alla “cul-tura”) lunghi servizi sui calendari che le ultime veline, letterine e letteronze hanno realizzato per l’anno nuovo, tentando senza vergogna di convincere i telespettatori che queste ragazze sono anche tanto intelligenti e che no, non si fanno fotografare nude per mettere in mostra le loro qualità più terrene.
Non voglio sembrare bacchettona, perché non lo sono, ma se c’è una cosa che mi fa girare le palle come due dischi rotanti è il tentativo tutto televisivo di farmi sentire imbecille.
A dispetto dell’evidente declino della Tv in chiaro, Rai 3 con Paolo Ruffini, negli ultimi sette anni, ha lanciato e sostenuto programmi quali: l’approfondimento politico di Ballarò con Giovanni Floris, le inchieste giornalistiche di Presa Diretta con Riccardo Iacona, le interviste (a Roberto Saviano sopra a tutti) di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, accompagnate dall’ironia e la satira di Luciana Littizzetto, Antonio Albanese, Aldo Giovanni e Giacomo, Antonio Cornacchione, la rappresentazione dei grandi misteri italiani di Blu Notte, con Carlo Lucarelli, che ha ripercorso la storia del terrorismo, delle stragi, della P2, della mafia (ieri puntata dedicata a Peppino Impastato, eroe ucciso a sassate in testa dalla mafia perché aveva osato combattere il boss Tano Badalamenti, detto il "padreterno", prendendolo per i fondelli – quello stesso Peppino Impastato a cui la nobile giunta leghista che governa la città di Bergamo, ha tolto la targa commemorativa che dava il nome alla biblioteca comunale: da Biblioteca Peppino Impastato a Biblioteca Comunale punto – chiaro il messaggio?), Glob con Bertolino, Parla Con Me con la Dandini (ieri c’era Neri Marcorè che volteggiava tra le diverse forme espressive che vedono a proprio agio solo i grandi “One Man Show”, cantava alla Luca Barbarossa, recitava un frammento dello spettacolo teatrale che porta in giro in questi mesi, imitava Daniele Capezzone, Antonio Di Pietro e Maurizio Gasparri talmente bene, che mentre lo guardavo pensavo: adesso non potrò più guardare questi qua senza pensare alla loro imitazione e sbudellarmi dal ridere). Ma ancora: Report di Milena Gabanelli, che con Ruffini è sceso dalle stelle del dopo mezzanotte alla prima serata, l’irriverenza intelligente di Blob ed Enrico Ghezzi, la mezz’ora di Lucia Annunziata, La Storia Siamo Noi con Gianni Minoli e chissà quante altre cose che voi saprete ricordare meglio di me. Ecco: la programmazione di Rai Tre negli anni di Paolo Ruffini mi ha fatto digitare 103 sul telecomando spesso e volentieri, mi ha informato, mi ha fatto sorridere ed imparare, mi ha costretto a riflettere. La buona notizia è che lo stesso effetto deve averlo fatto a tanti altri, perché la terza rete Rai, a fronte di costi bassissimi rispetto alla produzione dei programmi delle due reti ammiraglie, ha collezionato 3,5 – 4 milioni di telespettatori nelle prime serate. La cattiva notizia – stranota – è che Raitre e il suo talentuoso direttore non piacciono a Berlusconi (meglio predisposto verso la Tv delle tette e dei culi, già) e che probabilmente il prossimo CdA della Rai, siccome il Direttore Generale Masi vuole declassare Raitre da rete nazionale a rete regionale, provvederà a sostituire Ruffini con Di Bella o qualcun altro qualsiasi. Si parla anche di Giovanni Minoli, che è bravissimo e che ha scontato una lunga lontananza dal video dopo una famosa intervista a Berlusconi, per Mixer, nel corso della quale si era messo in testa la folle idea di fargli delle domande. Ho stima – e tanta – di Gianni Minoli, ma il pensiero che un giovane e brillante direttore sia sostituito con un altrettanto talentuoso direttore che, però, è ad un minuto dalla pensione, mi fa impazzire di rabbia e mi ricorda che in un recente e azzeccatissimo libricino dal titolo (perfetto) di “Non è un paese per giovani”, gli autori definiscono la generazione mia e di Ruffini “generazione rapinata”. Dalla precedente.
Poi scopro che Ruffini è sostenuto da Dario Franceschini, che ha perso il congresso del partito democratico, mentre Bersani, che lo ha vinto, “è orientato a sponsorizzare” Di Bella.
E allora, amici miei, mi viene proprio da vomitare.
Povero paese nostro...

Questo post è stato pubblicato il 07 novembre 2009 in ,,,,,,,,,,,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

10 Responses to “Non una tetta, non un culo”

  1. Non dimentichiamo "le storie", condotto da Corrado Augias dalle 12.45 fino alle 13.10. Un po' di cultura e di riflessione nell'orario storico delle casalinghe e dei finti telegiornali.

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  2. Hai scritto "hanno realizzato per l'hanno nuovo". :)

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  3. Allegra, il tuo fervido "patriottismo di rete" mi fa sorridere mestamente; purtroppo è condiviso da tanti, in buonissima fede.

    Il problema vero non è la sostituzione di un direttore dell'azienda TV di Stato nelle grazie di Franceschini con un altro nelle grazie di Bersani. Il nodo strutturale, vero e grave, è che per far carriera in RAI, servizio pubblico, un giornalista debba godere di una sponsorizzazione partitica.
    Avesse vinto Veltroni, in base alle leggi non scritte ma rigorosamente rispettate della spartizione partitocratica, sarebbe stato comunque il centrodestra a designare i reggitori di RAI 2 e il centrosinistra quelli di RAI 3, si tratta postazioni fisse appaltate ai due schieramenti. La definizione del comando della rete ammiraglia, RAI 1, spetta invece ai vincitori di turno: al TG1 certo non sarebbe andato Minzolini, ma qualcuno comunque pronto a raccogliere ogni fiato di papa, di cardinale e di vescovo, a tener conto del fatto che la Repubblica italiana è un protettorato vaticano. Tutto questo è da vomito.


    @ anonimo del commento 1: Corrado Augias non si sottrae alla pratica dell'autocensura. A Gianluigi Nuzzi, il bravissimo curatore di Vaticano SpA, ha espresso privatamente il proprio apprezzamento ma poi ha chiarito che mica poteva presentare il suo libro in TV. Scherziamo, un giornalista televisivo italiano, ancorché di rivendicata laicità, che abbia il coraggio di informare i cittadini sulla conduzione criminale delle ricchissime finanze vaticane? Per fortuna il libro sta vendendo bene, anche senza presentazioni e recensioni.

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  4. Condivido tutto Allegra, soprattutto lo schifo per l'indecoroso spettacolo di Matrix, che prendendo spunto da L'Infedele ha ribaltato la tesi dell'asservimento del corpo delle donne, nobilitandolo civettuosamente.
    Difendiamo ad ogni costo l'attuale linea di Rai3 (nel segno della continuità con Guglielmi), unica oasi di intelligenza (con La7) rimastaci: capito Bersani?
    zadigx

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  5. Ho il pessimismo di chi è convinto che se il sistema RAI non cambia la sua logica partitocratica sarà sempre così. Sporadicamente un buon personaggio (direttore o conduttore che sia) appare sulla scena e l'invidia o il desiderio di prenderne il posto mette in moto questo bel meccanismo che porta chiunque nell'azienda a pararsi per prima cosa il deretano. Fare il proprio mestiere e bene non conta. Sia ben chiaro che a me fa vomitare anche il fatto che RAI 3 sia da appaltare al centrosinistra.

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  6. Diciamo unica fonte di informazione RAI condotta con logiche di mestiere (che è già molto).
    Sana no, la rete 3 è stata partorita con le stesse malattie genetiche ereditarie delle altre due.

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  7. Non è l'unica brutta notizia: il neo direttore di Radio 2, in quota UDC, sopprime trasmissioni intelligenti come quelle di Taddia, Zucconi, Matteo Caccia, Sofri e Bordone per reality radiofonici e per cercare il pubblico delle casalinghe (forse quelle degli spot) con Tiberio Timperi. In questo modo manderanno tutto in vacca, inutilmente perchè internet continuerà ad informare chi vuole esserlo.
    Questo pensare che basti non parlare dei problemi per far sembrare che vengano risolti, anche quando il "problema" in realtà è il consumo critico e consapevole, l'interesse per l'innovazione, la gioia della condivisione, ecc. è disgustoso e avvilente.
    Guardando distrattamente un tg (per ora ho ancora il suono della radio) ho visto la solita parata di politici (compreso qualcuno di opposizione) e mi è venuto di dar pugni al muro e vomitare.

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  8. Cara Allegra ma tu non sei forse atea? Trovami un motivo razionale ateo per condannare il nudo(in realtà si tratta appena appena di semi-nudo) in televisione! Di solito gli atei-laicisti-liberali dicono che tutto ciò che è fatto senza violare il consenso di qualcuno è moralmente lecito, quindi allora perchè le donne che si spogliano offenderebbero secondo te la dignità della donna? Forse perchè il sesso per te è una cosa sporca e quindi il corpo è una cosa da nascondere? Per la laicità il nudo è sempre dignitoso quando chi si spoglia è consenziente o no? Mino

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  9. Caro Mino
    mi sa chhe non ci siamo capiti sul punto.
    Io NON condanno il nudo in tv in quanto tale.
    Io me la sono presa con la tv di bassa qualità.
    Io non ho parlato di offese alla "dignità della donna", ma del fatto che propinare la nudità come intelligenza (è quello che faceva il conduttore di Matrix) mi sembra offensivo dei telespettatori.
    Il titolo del post era provocatorio, Raitre è l'unico canale che sembra in grado di fare buona tv, mentre gli altri sono monotematici nel proporre esclusivamente la "cultura" delle letterine e letteronze.
    Ma potevo fare mille altri esempi:
    le trasmissioni terrificanti dei tronisti (che sono vestiti ma ugualmente vuoti), i pomeriggi con le famiglie che si insultano...

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