Il fallimento del proibizionismo

Devo proprio dirvelo: in quarant'anni non mi è mai successo di riscontrare, in merito a qualsiasi altro argomento dello scibile umano, tanta ostinazione da parte dei governi nel perseguire una strada che alla prova dei fatti continua a rivelarsi sistematicamente fallimentare.

Su questo blog si è discettato più di una volta, con le consuete contrapposizioni, sull'eventualità di legalizzare il consumo della droga: nel corso di quei dibattiti i fautori del proibizionismo hanno avuto modo di illustrare ampiamente le loro ipotesi catastrofiste, prospettando le gravissime conseguenze che secondo loro si ricollegherebbero all'abbandono delle attuali politiche e al tentativo di percorrere la strada dell'antiproibizionismo.
E' proprio a costoro che oggi vorrei porre alcune semplici domande: siete davvero sicuri che andrebbe peggio di così? Cosa ci vuole, per convincervi che vale la pena di prendere in considerazione un punto di vista diverso? Non vi bastano, non dico per farvi cambiare idea, ma almeno per farvi balenare un dubbio, queste statistiche drammatiche? Non è sufficiente, per prendere atto che le politiche proibizioniste non funzionano, apprendere che un italiano su dieci (infanti compresi, s'intende, ché se riduciamo la base imponibile ai soli utenti potenziali la percentuale schizza ancora più in alto) fa uso di cocaina e pasticche?
Credetemi: non ho mai riscontrato, in tutta la mia vita, tanta ottusa ostinazione, applicata minuziosamente in modo cieco e preconcetto, senza alcuna considerazione per l'evidenza dei fatti.
L'evidenza -un'evidenza innegabile, se si applica un minimo di onestà intellettuale- è che il proibizionismo non funziona: e quando una cosa non funziona, scusatemi, significa che quella cosa va modificata.
Con coraggio, intelligenza e disponibilità a tentare nuove strade.
Oppure per ammettere che ci stiamo sbagliando vogliamo aspettare che gli italiani diventino tutti tossicodipendenti?

Questo post è stato pubblicato il 24 luglio 2009 in ,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

6 Responses to “Il fallimento del proibizionismo”

  1. "L'evidenza -un'evidenza innegabile, se si applica un minimo di onestà intellettuale- è che l'antiproibizionismo non funziona"

    Forse volevi dire "che il proibizionismo non funziona"

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  2. Bene, e quale sarebbe la meravigliosa soluzione? Metil, secondo te, la crescita nel consumo di droga è da imputare al proibizionismo ed all'innato senso di ribellione dei giovani verso tutto ciò che è negato? A me invece sembra, come ho già tentato miseramente di esprimere, che vi sia una situazione di lassismo familiare senza precedenti con le conseguenze del caso.

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  3. Il proibizionismo non ha effetto solo sui giovani e su quelli a cui la legge sta stretta. Quando ci fu il proibizionismo negli USA non erano certo i 15enni o gli anarchici a frequentare i locali o gestire le distillerie clandestine, bensì signori distinti e famiglie per bene.

    La legalizzazione delle droghe leggere (che non vuol dire ' commercio allo sbando', ma anzi commercio controllato!) è una soluzione non solo possibile ma anche implementata con successo altrove. L'unico limite è la paura, spesso insensata, che se si liberalizza 1 si finirà inevitabilmente a liberalizzare 100 e ommioddio la morale perché nessuno pensa ai bambini ecc. ecc.

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  4. I consumi aumentano? W IL PROIBIZIONISMO!!!!!!:-)
    Funziona eccome!!!!:)
    Non ditelo a Giovanardi, però: potrebbe renderlo illegale!!!!:)

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  5. Il proibizionismo funziona benissimo, dal punto di vista del proibizionista: gli consente di esercitare i propri istinti violenti con il plus di potersi ammantare di superiore moralità.

    In ogni caso, poi, il divieto riguarda sempre gli altri: perché il proibizionista o non è interessato all'oggetto proibito o è convinto di poter, nel caso, agevolmente aggirare la proibizione.

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