Un modello che funziona

La Conferenza (nazionale della famiglia) è si è conclusa così come iniziata: riaffermando il concetto di famiglia composta da un uomo e una donna che hanno progetti di procreazione. Il sottosegretario Eugenia Roccella ha ribadito che questa non è «un'ideologia» ma il rispetto per un modello tradizionale che funziona.


Vorrei, se mi è permesso, dire un paio di cose al sottosegretario al Ministero della Salute Roccella; al sindaco di Roma, il nostalgico Alemanno; al Ministro della Giustizia Alfano; al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla famiglia Carlo Giovanardi e a tutti i "titolati" che si sentono in dovere di pontificare su cosa la famiglia sia, o peggio su cosa la famiglia non sia. Essendo io il Ministro autoproclamato delle politiche familiari di casa mia, con delega al riassetto mattutino, e alla finanza da supermercato; ritengo di avere tutto il diritto non solo di esporre i miei dubbi, ma di puntare l'attenzione su poche questioni che a mio avviso stonano con l'affermazione "Modello che funziona". Le eccezioni qui formulate, partono dal presupposto giuridico che mi sono un po' rotta i coglioni di essere taggata nelle altrui definizioni, senza che nessuno si prenda la briga di sapere cosa ne pensi io e chiunque altro sia chiamato in causa (fatemi sapere se a qualcuno di voi è stato chiesto un parere in merito) e dalla normativa che permette a chiunque di aprire bocca e dare fiato.

Comincerei però con il notare che non viene espresso il concetto di sacralità e fondamento della famiglia del matrimonio. Mi concedo il beneficio del dubbio sulla questione: si da semplicemente per scontato o forse qualcuno si è accorto che il matrimonio in termini statistici sta crollando?
Visto che però le medaglie hanno due facce, noto (oh gioia, oh gaudio), l'introduzione di un concetto "rivoluzionario": la volontà di procreazione di un uomo e una donna. Da cui, manco a dirlo, sono esclusi i gay (Marco, mettete l'anima in pace e non fracassarci i maroni, tuo figlio vincerà l'etichetta "famiglia" solo quando ti deciderai a far vivere a casa tua la sorella di tuo marito). "Famiglia composta da un uomo e una donna che hanno progetti di procreazione". Qualche anno fa dividevo la casa con degli amici. Io e N, che vivevamo sotto lo stesso tetto (regolari e autodenunciati aò, mica no), avevamo entrambi il progetto di procreare. Non assieme però. Sono certa che se il mio avvocato al posto di Francesco si fosse chiamato Niccolò, avremmo ottenuto lo status di "famiglia". I miei amici M&F, felicemente sposati che alla domanda "ma voi figli niente?" ti rispondono con un "manco pel cul", invece, no (ma solo perchè nemmeno il loro avvocato si chiama Niccolò). Nina, che per la gioia del fidanzato si muove tra stick di varia natura, conta dei giorni, osservazione del muco, e termometri digitali, non si sa. S, ha un figlio nato da poco senza nessuna volontà di avere un uomo accanto, non ha la tag "famiglia" manco lei. F, che ha un figlio che vive con la madre da cui è separato e che convive con la donna che ama con cui non ha nessuna intenzione di procreare, non rientra nella definizione di famiglia. L&R si sono sposati l'anno scorso, 70 anni lui e 60 e passa lei, ma non ho indagato sulla loro volontà di figliare, quindi non so se siano o meno degni di beneficiare dell'etichetta "famiglia". Ora o ammettiamo che questo modello è un po' sopravvalutato, o ci diciamo chiaramente che esistono più eccezioni che regole, oppure dobbiamo semplicemente rivedere il significato di "modello".. e qui possiamo passare anni a discutere visti i tempi delle le grosse teste che ci dovrebbero rappresentare, proporrei quindi di lasciare alle persone il sacrosanto diritto di sentirsi o meno una famiglia, e di vedere rispettata la loro scelta che, per inciso comporta oneri ed onori, doveri e diritti.
Per finire, a tutti quelli che pensano che Rossa Innaturale e i milioni di italiani che non rientrano nella definizione data, ma vivono in una situazione di amore, rispetto, gestione delle esigenze proprie e del partner (ed eventualmente della prole naturale o legittima o legale), e sentitevi liberi di aggiungere le parole che preferite; non rientrino nella definizione di famiglia, mi sento di esprimere il mio pensiero con una sonora risata (che non si traduce in un volgarissimo baciateci il cool, solo per rispetto a metil).

ps. alle stralunate, stroboscopiche, strabilianti, strabocchevoli, stracotte, str.. strane dichiarazioni del nostro sindaco vintage, scelgo di non rispondere... aspetto la rettifica, o cambio residenza.

Questo post è stato pubblicato il 11 novembre 2010 in ,,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

7 Responses to “Un modello che funziona”

  1. "la volontà di procreazione di un uomo e una donna. Da cui, manco a dirlo, sono esclusi i gay (Marco, mettete l'anima in pace e non fracassarci i maroni, tuo figlio vincerà l'etichetta "famiglia" solo quando ti deciderai a far vivere a casa tua la sorella di tuo marito)"

    Rossa, non aspetto che l'etichetta di famiglia mi venga assegnata dal governo italiano, grazie a Dio ho lasciato il vostro paese 13 anni fa.... Figurati! Fanno ancora fatica a definire mignotte le mignotte e papponi i papponi! Li chiamano col termine generico di 'ministri'.... Chi ha tempo di aspettare che raggiungano un accordo sulla definizione di famiglia? Lascia che ci chiamino 'modelli', poi se siamo modelli da seguire o no, poco me ne frega....
    Qui in UK siamo famiglia a livello giuridico, sociale e costituzionale! Eugenia Roccella puo' venire quando vuole a baciarmi il culo, e anche quello di mio figlio.... Prima che gli cambi il pannolino..... ;0)

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  2. Che dire.....
    qualcuno vuole che lo Stato Italiano diventi Stato Vaticano!

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  3. Stefano, siamo sicuri che non sia già troppo tardi?

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  4. Nel mio caso "tipo" abbiamo 2 possibilità:
    - se consideriamo "un uomo e una donna che hanno progetti di procreazione" allora in questo caso io e Lui rientriamo nel modello di famiglia standard, quello tradizionale (e che cuulo, aggiungerei!)
    - se invece il fatto che suddetto proggetto per ora è rimasto tale e non è stato realizzato (leggi non riusciamo ancora a procreare nonostante l'impegno e la buona e santissima volontà!, se ciò risulta essere una discriminante bè...allora siamo indiscutibilmente e inesorabilmente OUT!
    Dipende da come il modello viene interpretato. E già questo fa ridere. Ma tanto.

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  5. scappare lontano, in un paese moderno, suggerire il bhutan

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  6. Esseri preistorici e retrogradi, da non votare mai più.

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