Note a margine del cosiddetto "blocco dei talk show"



Da blogger, e quindi da narcisista fatto e finito, avverto sempre una punta di sorridente disappunto quando riscontro che un altro ha già scritto in modo pressoché perfetto quello che avrei voluto scrivere io. La persona in questione, nel caso specifico, è l'ottimo Francesco Costa (mica un radicale indottrinato come me, badate), che ha commentato così la vicenda del cosiddetto "blocco dei talk show" promosso dall'amico e compagno Marco Beltrandi:

La norma approvata dalla commissione di vigilanza sulla Rai (su iniziativa del deputato radicale Beltrandi) non "sospende" i talk show, non li "taglia", non li "oscura", tantomeno li "censura". La norma prevede invece una più esigente e rigida applicazione di una legge votata dal centrosinistra diversi anni fa e – a quel che mi risulta – tutt’altro che ripudiata: la par condicio. Ballarò, Annozero e compagnia potranno tranquillamente andare in onda, purché si preoccupino di ospitare in studio esponenti di tutti i partiti, garantendo loro parità di tempo e spazi. Se non vorranno strutturare così i loro programmi, potranno spostarli in un’altra fascia oraria e lasciare il prime time a tribune politiche che obbediscano a quei criteri. Lo scandalo semplicemente non c’è. Anzi, c’è: è nella norma approvata durante la stessa sessione col voto compatto di Pdl e Pd (unico contrario sempre il radicale Beltrandi, ma correggetemi se sbaglio) che prevede che i partiti che non hanno superato lo sbarramento del 4 per cento alle elezioni europee non siano rappresentati nelle tribune politiche e nei talk show di cui sopra. Una misura insensata, iniqua e scandalosa.
Non aggiungo altro, se non che sottoscrivo (scherzi a parte, senza alcun disappunto, ma anzi con una certa soddisfazione) il punto di vista di Francesco, segnalandovi che sul sito della Lista Bonino Pannella è disponibile un documento strutturato in domande e risposte sulla vicenda; mentre vi invito a leggerlo tutto, riporto qua sotto il penultimo paragrafo, a beneficio di coloro che (probabilmente senza essere adeguatamente informati) insistono a qualificare il provvedimento come un'iniziativa sostanzialmente giusta ma politicamente inopportuna, perché si tradurrebbe in un "regalo" alle reti di Berlusconi:

Mediaset e le altre tv private saranno invece libere?

No. La legge prevede che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni faccia un regolamento analogo a quello della Commissione di vigilanza.

Questo post è stato pubblicato il 12 febbraio 2010 in ,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

51 Responses to “Note a margine del cosiddetto "blocco dei talk show"”

  1. veramente possono partecipare soltanto i partiti che hanno superato il 4%? Non ci credo..

    RispondiElimina
  2. Quindi alla fine davvero non sono costretti ad invitare dei radicali? E' davvero così? Ancora? Io speravo che con questa cosa invece si. Non avevo capito niente. Uff uff uff.

    E' che la gente non conosce la proposta alternativa. Io parlo con tanta gente che dice di essere di destra o di sinistra e poi parlandoci invece dico ma dai no tu la pensi come me, sei più radicale che di destra o di sinistra, pensi! Solo che non sanno che esiste qualcosa di valido e reale nel mezzo!

    RispondiElimina
  3. che grande stratega beltrandi! ahahahaha ha fatto un favore a berlusconi e i radicali se lo sono presi in quel posto. complimenti!

    RispondiElimina
  4. Collettivo, vedo che non riesci a leggere neanche quando uno le cose te le mette sotto al naso...

    RispondiElimina
  5. manca la domanda: e il regolamento per le private sarà fatto? sarà applicato? e in caso venisse applicato e non rispettato, qual è la sanzione? se la sanzione è solo pecuniaria, è un problema per l'uomo più ricco d'italia pagare per monopolizzare l'informazione televisiva privata nei periodo precedente alle elezioni?

    RispondiElimina
  6. Finalmente anche il Capricciolaus ha preso posizione. Rischiavi di essere messo nella lista dei "polemicisti" :-)

    RispondiElimina
  7. Certo che a uno che si firma "collettivo" , il concetto stesso di "legalità" è difficile da afferrare. L'AGCOM dovrà applicare il regolamento approvato anche alle TV private. Queste non si adegueranno? Ci saranno condanne e multe. Certo, forse avverranno a babbo morto, postume. Certo, collettivo. Questo è il problema di chi - come i radicali - si confronta e si batte in modo legale per affermare i propri diritti. Certo Collettivo, che è molto neglio avere quanlcuno "dei nostri" in RAI, che fa campagna a nostro favore e in spregio alle leggi, ma questi sono metodi staliniani. Cose che vanno bene per chi si firma "collettivo", non per i radicali.

    RispondiElimina
  8. ma mica dico che il 4% non sia stata una porcata... ma posso dire che strategicamente è stato un disastro? hai voglia a fare le faq adesso...

    RispondiElimina
  9. senti il nick non c'entra niente con la politica, è perché sono loggato così, non ne farei un elemento di discussione.

    RispondiElimina
  10. d'accordo, vuoi parlare del merito delle cose che ho detto a contorno del tuo nick?

    RispondiElimina
  11. Non so se ho capito bene: ad ogni singola puntata di ogni trasmissione devono essere invitati tutti i partiti? Mi parrebbe un'applicazione un po' farisea della legge. Si potrebbe fare un po' nell'una puntata e un po' nell'altra, senza snaturare la motivazione dell'esistenza della data trasmissione.

    Il riferimento alle tribune politiche americane mostra una certa dose di non conoscenza dei fatti, per non dire consapevole tranello. I candidati, per esempio delle primarie, quando sono ancora tanti, vengono spessissimo invitati singolarmente per rispondere alle domande di un'intervista. Stesso discorso per i candidati presidente, tanto che sono rimaste celeberrime due interviste a Sarah Palin a pochissimi mesi dalle elezioni finali. Che le tribune politiche americane funzionino esattamente come descritto nel documento strutturato in domande e risposte è decisamente rispondente alla realtà, oltre che corretto: le tribune politiche; ed infatti sarebbe giustissimo che lo stesso valesse per le tribune politiche italiane, cosa che peraltro nessuno ha mai voluto mettere in discussione. Ma se mi trovate però una legge, od una semplice prassi, che costringa i talk show americani ad invitare tutti i candidati ogni volta vi do un bel premio. Rimandati tutti a settembre in cultura liberale americani (quasi quasi ne sa di più Veltroni ...).

    RispondiElimina
  12. @Collettivo: Le sanzioni per le private sono quelle previste dalla legge sulla par condicio: sanzioni pecuniarie, ingiuntive e obblighi di messa in onda di riparazioni. A parte questo, però, il tuo non mi pare un argomento: la strategia è un conto, dire che siccome nelle private potrebbero fare come gli pare allora anche la RAI deve fare altrettanto con il benestare di tutti è un altro paio di maniche. Illegalità contro illegalità: no, grazie.

    RispondiElimina
  13. cosa devo dire? che se la legge è a vantaggio del più forte, non è un pregio essere per la legalità. e
    fare un regolamento per tutti, oggi, con questa situazione, va a vantaggio del più forte...

    RispondiElimina
  14. @Collettivo: quello che chiami ilpiù forte è il più forte proprio grazie ad una gestione disastrosa del sistema dell'informazione che è stata portata avanti per decenni con il benestare di tutti i partiti, tranne i radicali. Se Berlusconi non fosse intervenuto in un sistema radiotelevisivo afflitto dalla piaga della lottizzazione, oggi non avrebbe il predominio che ha. Allora che si fa: insistiamo nell'errore o attraversiamo le acque e proviamo a mettere in piedi un sistema diverso?

    RispondiElimina
  15. se vogliamo mettere tutto sul piano della legalità, accettiamo il voto democratico che ha portato legalmente la soglia del 4% e tutti zitti. se vogliamo andare oltre invece, discutiamone...

    RispondiElimina
  16. E quello che stiamo facendo, mi pare: sto confutando le tue idee, e quindi discutendo. O Sbaglio? :-)

    RispondiElimina
  17. Ok, mi sembra di capire che è ammessa la distribuzione dei candidati in più puntate, anche col regolamento appena votato. Che già mi sembra sensato, se è effettivamente così.
    Resta il fatto che negli USA le cose non stanno come si è voluto far credere.

    RispondiElimina
  18. http://www.radioradicale.it/exagora/pannella-silvio-forse-dovro-votare-contro-di-te

    RispondiElimina
  19. @paolo: leggi qui:

    http://tinyurl.com/yac8gse

    @comitato: appunto. meglio mantenere i propri orticelli in RAI, fino a che non ce li toccano, che battersi per il diritto di ogni cittadino ad essere informato in maniera equa in campagna elettorale. Sono scelte. I radicali sono di un'altra pasta

    RispondiElimina
  20. NicPic, è lì che ho letto. Ed è lì che ho letto alcune leggende su un fantomatico sistema americano che non è mai esistito (più precisamente, nella pagina che mi segnali si sono prese le tribune politiche americane come esempio di un sistema che sarebbe così per ogni trasmissione americana, compresi talk show, cosa che non è affatto vera viste le numerosissime interviste individuali che vengono fatte a candidati o vice vari a ridosso di ogni elezione presidenziale o primaria).

    Siccome ho rispetto dei radicali, e anche stima, mi aspetto che qualcuno, anche solo qui, ammetta di aver preso, o di aver dato credito ad una cantonata. Se poi vogliamo continuare a dire che la norma votata in commissione sia fatta a pennello sul sistema americano facciamolo pure, contenti voi ...

    RispondiElimina
  21. Devo ammettere mio malgrado (sono radicale) che rileggere il link riportato da collettivo è un vero pugno nello stomaco...

    RispondiElimina
  22. "A Berlusconi dico anche che ormai ci restano pochi giorni per difendere e vincere questi referendum liberali e liberisti. Silvio deve scegliere, una
    volta per tutte, tra noi e gli amici del giaguaro. Deve tornare ad essere il leader della Grande riforma all’americana nel nostro paese”.
    Marco Pannella

    annamo bene

    RispondiElimina
  23. come è evidente, è Berlusconi che ha tradito le promesse di riforma liberale che aveva fatto neui primi anni novanta. Pannella invece, è ancora su quelle posizioni, quindi? dove sta lo scoop?

    RispondiElimina
  24. @paolo il link era per rispondere alla tua prima domanda. Sul parallelo con gli USA, non era evidentemente da prendere alla lettera come stai facendo.

    RispondiElimina
  25. Personalmente trovo che le "promesse liberali" di berlusconi fossero del tutto inverosimili già nel 94: solo pannella sembrava crederci. Sicuramente invece era già evidente il gigantesco conflitto d'interessi, il razzismo della lega, l'estraneità allo spirito della democrazia e della legalità, l'infausto sdoganamento dei postfascisti. Era evidente da subito.
    Mi sembra che la storia dei successivi 15 anni sia stata eloquente in proposito.

    RispondiElimina
  26. Il 28 marzo, in attesa di sapere come e' andata a finire, analizzeremo quali sono state le conseguenze di questa decisione. Tenenedo conto che, se la Bonino perde nel Lazio, viene a cadere anche la piu` piccola speranza che il PD diventi quello che Pannella aveva auspicato gia` negli anni ottanta, si poteva evitare di dare a Emma anche questa gatta da pelare. Considerando che la polverini ha una forte attrattiva anche a sinistra, e che l'elettore medio e` molto grossolano nelle valutazioni politiche, quanti voti si perderanno se Annozero alla fine non andasse in onda per un mese? C'è chi non ritiene un passaggio decisivo quello che si gioca nel lazio (e per certi versi anche in puglia), come domenica pomeriggio ho avuto modo di intendere. Sara`questa una delle ragioni che ha portato a sottovalutare tutta la vicenda?

    RispondiElimina
  27. Ti rispondo con quanto ha dichiarato poco fa al programma satirico Tg4 Gasparri "Bisogna evitare trasmissioni faziose!"

    RispondiElimina
  28. NicPic
    "Sul parallelo con gli USA, non era evidentemente da prendere alla lettera come stai facendo."

    Io personalmente modificherei questa frase: il paragone, più che non essere da prendere alla lettera, non c'azzecca proprio un fico secco con il voto in commissione. Negli USA, sotto elezioni, le tribune politiche restano tribune politiche, e i programmi di approfondimento restano programmi di approfondimento. Quindi mi si poteva citare anche la prassi in Guatemala, se tanto noi non vogliamo prendere tutto alla lettera.

    Sarebbe ovviamente lungo stare ad analizzare tutte le differenze, per esempio sul fatto che i giornalisti americani sanno autogestirsi quando intervistano un politico, facendogli domande scomode se necessario, senza che ci sia il bisogno di regole scritte o sanzioni alla porta. Ciò non modifica però la realtà: che un Santoro, una Annunziata o un Vespa negli USA non sarebbero mai e poi mai obbligati a cambiare il proprio format nei termini che la regola approvata in commissione vuole implementare. E questo non vuole assolutamente dire che tale regola non sia corretta, ma solo che essa non è quello che non è: uno scimmiottamento degli americani.

    RispondiElimina
  29. Grazie a Paolo De Gregorio che, nello spirito del radicale autentico, protegge gli ignoranti come me dalla disinformatija che viene praticata anche su questo blog.

    Allo stesso modo, grazie a Fabio che alle 13:37 ci ricorda che nel 1994, quando Marco Pannella andava a braccetto con il Berlusca, "era già evidente il gigantesco conflitto d'interessi, il razzismo della lega, l'estraneità allo spirito della democrazia e della legalità, l'infausto sdoganamento dei postfascisti".

    RispondiElimina
  30. Ecco, finalmente ho trovato la parte cruciale: "le trasmissioni di informazione, con l’eccezione dei notiziari, a partire dal decorrere del termine ultimo per la presentazione delle candidature, sono disciplinate dalle regole proprie della comunicazione politica (art. 6, comma 4)".

    (mia enfasi; si badi che il tutto sta nel definire comunicazione politica invece che informazione qualunque cosa che non sia un Tg)

    Questo vuole dire, mi pare di capire, che un Santoro (ma se volessi essere rigoroso dovrei dire anche La Domenica sportiva) non può fare una trasmissione interamente dedicata alla mafia, eventualmente senza nemmeno invitare politici per sentire il loro parere, senza che al contempo non imbastisca anche una (o mezza) tribuna politica elettorale all'interno del suo programma. Quindi la norma votata in Vigilanza non è affatto una applicazione della par condicio, ma una sua specifica interpretazione della stessa, che fa sì che le redazioni giornalistiche perdano sostanzialmente la loro libertà editoriale, essendogli impedito di informare su qualsiasi fatto di cronaca senza stravolgere la propria scaletta, inserendo una tribunetta in trasmissione.

    Dire che questo abbia anche lontanamente a che fare con la libertà di informazione e regolamentazione della stessa in stile americano è come dire che il Vaticano si ispira all'illuminismo. Altro che da "non prendere alla lettera".

    Se ho capito bene, ovviamente.

    P.S.: gradirei che il prossimo che mi risponda mi contraddica usando un argomento dialettico, se possibile.

    RispondiElimina
  31. Hara-Kiri
    E' una forma di suicidio della tradizione giapponese. Regolata da un preciso cerimoniale , consiste nello squarciarsi il ventre da sinistra verso destra,sotto gli occhi di un amico al quale è affidato il compito di provvedere successivamente alla decapitazione del suicida per non prolungarne l'agonia.

    RispondiElimina
  32. Ascoltate l'opinione di Furio Colombo.
    (Anche gli altri interventi, se ne avete tempo e voglia, sono interessanti).

    RispondiElimina
  33. Pannella a Radio Radicale, dopo la puntata di Anno Zero: scandalo? Sì, di verità. Sulle squadre RaiSet di regime.

    da leggere per chi sa cogliere il senso....

    http://www.radicali.it/view.php?id=152928

    RispondiElimina
  34. Forse bisognerebbe parlarne più nel particolare dopo la cancellazione della trasmissione in ricordo di Vittorio Bachelet.
    http://tinyurl.com/ye6r5aq

    «No. La legge prevede che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni faccia un regolamento analogo a quello della Commissione di vigilanza».

    Cioè non è stato ancora fatto?
    Lo sbarramento del 4% è una porcata ma una cosa positiva c'è...non vedrò più la Santanchè con i suoi deliri mentali a pomeriggio 5!

    RispondiElimina
  35. Ma la Rosy di che si indigna? E' 10 anni che c'e` questa legge, e sono 10 anni che la difendono. Sono ridicoli. Questa vicenda c'entra poco e niente con il regolamento approvato in commissione di vigilanza l'altro giorno. Mi pare evidente che A Sua Immagine non e' un programma d'informazione.

    RispondiElimina
  36. Non voglio erto giustificare la Bindi, ma credo che si indigni per un motivo umano e personale dato che Bachelet venne ucciso con sette colpi di pistola davanti a lei che era la sua assistente.

    RispondiElimina
  37. Scusate ucciso dalle Brigate Rosse.
    Ironia verifica parola ducesor

    RispondiElimina
  38. @ Paolo de gregorio
    Non credo sia esattamente come dici.
    I programmi di informazione, non sono la stessa cosa dei programmi di INTRATTENIMENTO.
    Quindi potremmo vedere tutto il PDL al completo ospiti di scherzi a parte,tanto per dirne una delle tante trasmissioni Trash con un grande audience.
    Potrebbero fare delle battutine simpatiche e nessuno potrebbe gridare allo scandalo.
    Per il nuovo testo con il resoconto sommario della seduta, potete leggere questo
    http://tinyurl.com/yd3epan

    RispondiElimina
  39. La capisco, ma questa legge fu approvata quando lei era ministro del governo. Bastava dire che applicarla in maniera cosi` letterale, senza un minimo di buon senso, era quantomeno stupido.

    RispondiElimina
  40. @ Poldo e Mattia


    Può darsi che io abbia capito male, ma se non ho capito male le cose stanno così: la legge, votata dal Parlamento, che in Italia e a casa mia è ancora sovrano se qualche commissario non ha nel frattempo cambiato la Costituzione, dice che per le trasmissioni di informazione valgono un certo set di regole, e per le trasmissioni di comunicazione politica ne valgono altre (e specifica a grandi linee quali esse siano). La Commissione, con un balzo che a me sembra illegale, ha riscritto di fatto e surrettiziamente la legge, affermando che per le trasmissioni di informazione devono valere le regole che per la legge sono valide per le trasmissioni di comunicazione politica (e non quelle che per la legge sono valide per le trasmissioni di informazione).

    Dire poi che i Tg sono esenti da questa riscrittura illegale della legge vale come il due di picche, cioè non elimina il fatto che la legge dello Stato è stata cambiata di fatto da una commissione parlamentare, né elimina il fatto che la Commissione ha ridefinito la nozione di "informazione" e "comunicazione politica" per adattare la legge ad un'esigenza particolare.

    È come dire: la legge dice che per l'omicidio vale la pena X, per il furto vale la pena Y; nell'applicare la legge, la commissione parlamentare hic et nunc stabilisce che per il furto, ad esclusione del furto di banane, si applica la pena valida per i casi di omicidio.

    Mettetela come volete voi, se questo vuol dire ridefinire la lingua italiana a proprio uso e consumo per adattare la legge ai propri voleri (tipo, rendere "furto" e "omicidio" temporaneamente sinonimi), oppure cambiare direttamente la legge: la sostanza non cambia. E questo scatto, che se ho ragione tale è, a straviolgimento delle nostre regole democratiche tutto mi pare meno che qualcosa che si addica alla tradizione radicale.

    Io non sto esprimendo giudizi su un eventuale merito di una legge siffatta né sulle ingiustizie che l'applicazione della par condicio abbia comportato in passato (o sulla bontà stessa della sua formulazione). Sto parlando di regole repubblicane.

    Vorrei per l'ennesima volta che qualcuno mi spiegasse tecnicamente perché le cose starebbero diversamente da come vado affermando.

    RispondiElimina
  41. @ Già la normativa vigente da quando c'è la par condicio prevede che nel mese prima del voto non si invitino politici nei programmi di intrattenimento, per esempio anche a "Che tempo che fa", dove di quando in quando uno ne compare.

    RispondiElimina
  42. @ Serena

    Forse non ci siamo capiti. Sempre che io non abbia inteso male, e sarei contento di essere smentito, questo dice (se presa alla lettera) la nuova norma: Fazio, in tutto il periodo pre elettorale, non può invitare nemmeno Bill Clinton o Bill Gates se poi non imbastisce subito dopo una tribuna elettorale tra candidati alle regionali. Però in compenso può liberamente invitare una ballerina e farla ballare.

    RispondiElimina
  43. @Paolo
    Non è così. Fazio, come ha già fatto in precedenza nel mese precedente un voto, non può invitare politici italiani.
    Programmi come Report, dove non ci sono mai politici a fare passerella e commenti sui servizi e sui temi prescelti dai conduttori, non devono cambiare nulla.

    RispondiElimina
  44. @ Serena

    La legge è cambiata di fatto. Fazio negli anni passati sottostava alle regole per "trasmissioni di informazione". Adesso è obbligato a sottostare alle regole di "comunicazione politica". Io ho riportato l'articolo:
    "le trasmissioni di informazione, con l’eccezione dei notiziari, a partire dal decorrere del termine ultimo per la presentazione delle candidature, sono disciplinate dalle regole proprie della comunicazione politica".
    (ma mi spiegate innanzitutto la base razionale di un simile scempio della ragione pensante umana? le banane sono pere solo perché uno lo dice?)

    Capito? Come fai a sostenere che a Fazio si applicheranno come è sempre stato le regole dell'informazione, se è scritto nero su bianco che vanno applicate le regole della comunicazione politica anche alle trasmissioni di informazione come la sua? Alle trasmissioni di informazione (quali che siano le notizie riportate) si applicano le regole della comunicazione politica, ovvero obbligo di invitare i candidati e obbligo di farli parlare per tempi uguali. Una redazione giornalistica, a meno che sia quello del Tg di turno, cessa di essere libera di informare liberamente, cessa di essere libera di fare un reportage su Haiti senza essere OBBLIGATA (essendo per definizione trasmissione di informazione) ad invitare i candidati alle regionali (dovendosi applicare la regola della comunicazione politica a qualsiasi trasmissione di informazione).

    Scusami Serena, però non torveresti un po' strano che le redazioni giornalistiche fossero in subbuglio per un qualcosa che è identico a come è sempre stato? Staremo a vedere che o la regola sarà disattesa, perché inapplicabile da parte del garante per manifesta illegalità, oppure tali trasmissioni chiudereanno o smetteranno tout court di informare su qualunque cosa.

    E ribadisco che se uno volesse prendere la nuova norma alla lettera, e se non lo si fa è solo per non passare tutti come emeriti cretini, dovremmo appplicare lo stesso principio alla Domenica sportiva: perché è chiaro che essa è una trasmissione di informazione e allora è obbligo che ad essa si applichino le regole della comunicazione politica.

    RispondiElimina
  45. Mi sa che Paolo De Gregorio ha ragione. Di fatti nessuno che interloquisca.

    Ho sentito stasera, giustappunto da Fazio, Giovanni Floris. Si è chiarito che Fazio non fa informazione (sette anni fa lo si stabilì, ha sottolineato il conduttore) e che invece Floris e Co la fanno. Per cui costoro se vogliono sentire un politico, ne devono portare in studio un'altra quarantina (tanti quanti sono i soggetti indicati dalla legge) e farli parlare tutti e tutti per la stessa durata.

    Più pianeta delle scimmie di così ...

    Diceva Floris: con questo sistema i partiti si impossessano di un involucro giornalistico di un certo appeal e lo utilizzano a fini propri. Pare che la cavolata verrà corretta proprio perché questo regolamento che sa di cemento va contro la legge. Speriamo.

    RispondiElimina
  46. Cicci!! Mettetela come volete.. dite pure che e' un atto di civilta'... paratevi il culo come piu' vi pare (che poi non c'e' niente di male a prendere un compagno radicale e tirargli le orecchie... mi sento radicale pure io)...
    In ogni caso e' una boiata immane.. Un'altra legge che limita la liberta' di espressione e di informazione... Una vergogna!!

    E se posso aggiungere una nota a margine.. In Italia siamo pieni di leggi su leggi e non se ne puo' piu'!!!

    RispondiElimina
  47. @ Paolo De Gregorio e altri

    Sulla questione "regolamento" nessuna testata tv ha avuto l'originale idea di intervistare (anche!) chi l'ha proposto, Marco Beltrandi. Sulla carta stampata, intervista a Beltrandi soltanto su un quotidiano, significativamente intitolato "Il clandestino". Buon giornalismo, al servizio dell'informazione? Già, lo stesso che impronta il quotidiano episcopale l'Avvenire, che riesce a parlare della situazione carceraria senza mai interpellare (neppure citare, per completa coerenza) le molteplici e costanti iniziative e proposte radicali in proposito.

    La posizione pro ha avuto spazio in AnnoZero (Emma Bonino, una contro cinque), non da Fazio, dove Floris ha tenuto concione per mezzora senza contraddittorio, proponendo la sua personale interpretazione del testo (per dirne una, non ci saranno mai e poi mai 40 partiti aventi diritto a uno spazio, viste le norme si arriverà, forse, a dieci, e mica tutti dovranno presenziare alla stessa trasmissione).

    Floris spesso fa commentare l'attualità dell'economia al ministro della Difesa La Russa, o no? Se l'attualità sono gli scontri tra immigrati a Milano, un servizio di Ballarò in argomento può ben essere commentato anche dai tre candidati della regione a cui appartiene Rosarno. Se, bontà sua, in quella puntata Floris volesse dedicare uno dei tre-quattro servizi a una questione calabrese o comunque meridionale a sua scelta, tenendo conto del fatto che nel mese prima del voto indubitabilmente il governo delle regioni è attualità politica, tanto meglio.

    La maggioranza degli italiani dichiara di orientarsi nel voto attraverso i programmi TV; è davvero così assurdo che Floris rinunci per quattro settimane ad alcuni degli attori politici, sempre gli stessi, della sua selezionata compagnia per permettere agli elettori di conoscere le facce di forze politiche solitamente ignorateP

    Dal sito di Emma Bonino:
    Il Regolamento attua la legge 28/2000 (cd legge par condicio), la quale distingue nettamente la disciplina dei programmi di comunicazione politica dai programmi di informazione
    È comunicazione politica (e quindi gli spazi tra i partiti vanno divisi paritariamente) ogni trasmissione in cui sia prevalente l’esposizione di posizioni e opinioni politiche. Cioè quelle in cui la presenza dei politici è prevalente sui servizi giornalistici.
    Sono programma di informazione i telegiornali e le trasmissioni a rilevante presentazione giornalistica (cioè quelle in cui se c’è un politico è solo perché funzionale, ad esempio, ad una inchiesta: modello Report).

    Il resto qui.

    RispondiElimina
  48. @ Serena

    Io non ho mai discusso nel merito delle trasmissioni in questione, se io le gradisca oppure no. Né se vorrei una legge diversa da quella attuale, che obbligasse la RAI ad una programmazione con un maggior numero di tribune politiche in prima serata. Potrei anche essere d'accordo nell'auspicare un cambiamento in tale direzione a livello legislativo, ma continuerei a non capire perché per fare questo si pensi che sia necessario presentarsi colla chiave inglese presso l'uscita secondaria di Ballarò ed imporre a Floris di invitare chi viene scelto dai partiti italiani.

    Se ho capito bene, secondo te la soluzione per "sanare" la condotta di certe trasmissioni, come quella di Floris, che non ti piace, non è quella di votare una nuova legge, ma quella di emanare regolamenti privi di copertura legale: perché tali sono, come conferma del resto la stessa Emma Bonino, la quale con la propria dichiarazione manifesta implicitamente la sua opposizione al regolarmente votato dal collega: allorquando definisce cosa sia una "trasmissione di comunicazione politica" in modo totalmente diverso da "qualunque trasmissione di informazione" (ad eccezione dei telegiornali) (art. 6 comma 4).

    Come si vede, io sto discutendo sulla legalità del regolamento varato in Commissione, e scusami la rudezza ma non è che mi può importare molto se a te (né a me) la conduzione di Floris non piaccia: perché questo non è un buon motivo per fare carta straccia di più di due secoli di cultura repubblicana (il potere legislativo è del Parlamento), né per farsi libero gioco della libertà di espressione e di informazione.
    Ricordo sui libri di storia, erano i re quelli che erano soliti proclamare che le pere da quel momento in avanti si sarebbero chiamate mele, rendendo possibile applicare alle pere le leggi delle mele.

    RispondiElimina
  49. @ Ho intrecciato due discorsi, in relazione comunque tra loro. Il primo principio basico, e superiore, da salvaguardare è il diritto all'informazione, in questo caso dei cittadini chiamati a votare con una qualche cognizione di causa. Senza il "conoscere per deliberare", con il filtro che favorisce alcuni contendenti e ne scarta altri, in Italia come in Russia, le elezioni non sono un gioco democratico.

    • C'è identità di interpretazione tra Bonino e Beltrandi, giuro.
    Quest'ultimo regolamento altro che illegale, è il primo a dare piena applicazione alla legge sulla par condicio, rispondendo a problemi reali discussi per anni in commissione.

    • Ricordo che il regolamento prevede le alternative:
    • La presenza dei politici è una "finestra" che occupa una parte del programma
    • Porta a Porta, Ballarò ecc. continuano invitando belle ragazze, sedicenti criminologi, soggetti sociali ecc. ma si spostano ad altro orario
    • Le trasmissioni proseguono nello stesso orario e giorno e in altre serate (in alternativa al serial di turno o ad altro) si organizzano trasmissioni con candidati e forze politiche (non la mattina alle sei o alle tre del pomeriggio).

    Qui oggi mi fermo su Metil, perché devo un po' lavorare e un po' occuparmi delle firme ;(

    RispondiElimina
  50. @ Serena
    "C'è identità di interpretazione tra Bonino e Beltrandi, giuro."

    Se le parole hanno ancora un significato, e sto cominciando a dubitarne qui, no!

    Bonino:
    "È comunicazione politica [...] ogni trasmissione in cui sia prevalente l’esposizione di posizioni e opinioni politiche".

    Regolamento studiato dal collega e approvato:
    "le trasmissioni di informazione, con l’eccezione dei notiziari, a partire dal decorrere del termine ultimo per la presentazione delle candidature, sono disciplinate dalle regole proprie della comunicazione politica (art. 6, comma 4)"

    Bonino e il regolamento sono d'accordo solo ed esclusivamente nel senso che le pere sono mele, e cioè nel senso che "comunicare" e "informare" sono sinonimi.

    RispondiElimina
  51. "Quest'ultimo regolamento altro che illegale, è il primo a dare piena applicazione alla legge sulla par condicio, rispondendo a problemi reali discussi per anni in commissione".

    E io non mi smuovo, perché non si può legittimamente dare applicazione ad una legge con un regolamento che prescriva che tutte le forme che non sono cubi sono sfere, perché si vuole trattare i coni come sfere. Non si capisce perché la legge debba prevedere delle regole per le trasmissioni di informazioni diverse dalle regole sulla comunicazione politica, se le trasmissioni di informazione per definizione (a parte ti tg) non esistono.

    Fuori dalla mia portata l'argomento sul diritto all'informazione: non era l'origine del mio cruccio, ma non mi pare di aver visto piazze gremite con candidati al microfono essere sequestrati in massa dalle forze dell'ordine (in realtà di comizi non ne vedo nemmeno uno da tempo). Per non dire del paradosso: per ovviare alla carenza di diritto di informazione noi prendiamo proprio le "trasmissioni di informazione", le battezziamo per decreto paralinguistico "comunicazione politica", e le facciamo diventare propaganda dei partiti. Poi a raccontare che il tal candidato dice frottole che non corrispondono alla realtà ci lasciamo Minzolini con i suoi editoriali, giusto? Oppure ci pensa qualcuno all'una di notte.

    E io che credevo che i partiti gli spazi dovessero ritaglarseli come i comuni mortali: macché, ci pensano i soldi delle tasse ad imbastirgli i palchi in prima serata... Il finanziamento pubblico al confronto è una merendina.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Poll

Powered by Blogger.

Popular Posts

Followers

Blog Archive

Subscribe

Labels

Sponsor

Random Post