Confusione? Ci pensa Calderoli!


E' da un po' che non si sentiva il parere di Roberto Calderoli. Il ministro per la semplificazione, nella sua intervista a La Stampa del 10 gennaio, non delude le nostre aspettative:

Nel Sud d’Italia la disoccupazione è al 18 per cento, il lavoro deve andare agli italiani che vogliono e possono farlo, non agli immigrati clandestini.
Benissimo Calderoli, tutti d'accordo che la piaga della disoccupazione al Sud è profonda. Il governo cosa sta facendo in merito? Qualche piano per lo sviluppo, che so, incentivi fiscali per gli imprenditori disposti a investire e a creare lavoro, nuovi centri di ricerca, un piano industriale... Al momento, non pervenuto.

La verità è che si ricorre ai clandestini perché quel lavoro, se fosse regolare, costerebbe troppo. E invece il lavoro o è regolare, o non è.
Sempre più d'accordo con lei, ministro: "il lavoro o è regolare, o non è". Le vittime, oltre agli italiani senza lavoro, sono gli sfruttati nei campi, senza alcuna sicurezza, trattati in condizioni di schiavitù, costretti a vivere in condizioni disumane. Anche qui, a chi attribuire la responsabilità del lavoro irregolare: ai clandestini, agli approfittatori che speculano, oppure al governo che ha lasciato che questa situazione fosse sotto l'esclusivo controllo della 'ndrangheta?

Se si accettano continue regolarizzazioni l’Italia diventerà tutta come Rosarno.
Come si affronta il fenomeno dell'immigrazione? Come tutti gli altri, cioè con la legalità, con delle leggi che regolino il fenomeno. Cosa fa il governo, invece? Propone leggi che costringono gli immigrati in procinto di andarsene a passare sei mesi nelle carceri italiane a spese del contribuente, non attua un programma di immigrazione a quote, fa prevalere l'una tantum sulla pianificazione, e anziché l'integrazione promuove la repulsione.

Ma quanto pensiamo di poter campare a questo modo?

Questo post è stato pubblicato il 12 gennaio 2010 in ,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

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