Da via Craxi a via Craxi, senza passare per il via


Dal Garzanti online:

Via
avv.
Usato in senso assoluto, sottintendendo il verbo andare o simili, per indicare rapidità d'azione o per esprimere un ordine perentorio: via di lì!
Ancora dal Garzanti online:

Via
s.f.
Striscia più o meno larga di terreno, artificialmente delimitata e spianata, che collega tra loro diversi punti di un centro abitato o diversi abitati, e consente il traffico; strada.
La locuzione "via Craxi", dunque, può intendersi in due modi diversi: quello in cui il "via" deve considerarsi avverbio (1993) e quello in cui la stessa parola si deve invece interpretare come sostantivo (2009).

Personalmente, non ho condiviso né condivido la collocazione su alcuna delle due estremità: né quella forcaiola e beceramente giustizialista di quindici anni fa, né quella ottusamente revisionista di oggi. Sarebbe probabilmente il caso di attestarsi, una volta ogni tanto, su una posizione intermedia che consenta un minimo (dico un minimo, mica tanto) di riflessione, ossia, per dirlo con una parola, che permetta di capire: vincendo la tentazione di spostarsi dall'avverbio al sostantivo con eccessiva (ed in quanto tale, per definizione, sospetta) disinvoltura.

O se preferite, già che ci siamo, senza passare per il via.

Questo post è stato pubblicato il 02 gennaio 2010 in ,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

9 Responses to “Da via Craxi a via Craxi, senza passare per il via”

  1. http://www.agi.it/iphone/notizie/201001022253-cro-rom0135-irlanda_la_blasfemia_e_reato_atei_sfidano_nuova_legge

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  2. io a Craxi gli intitolerei un carcere. Al massimo.

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  3. ho qualche perplessità. il mio giudizio sul craxi politico, per quel che può interessare, è negativo, è quello che ha rubato anche i punti di contingenza ed ha fatto esplodere il debito pubblico (ricordate la mlano da bere? loro mangiavano a quattro palmenti e le briciole che cadevano dalla mensa accontentavano anche i sudditi), ma non si possono liquidare sentenze della cassazione come giustizialismo, secondo me.

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  4. condannare un ladro e pretendere che paghi con il carcere quando previsto non vedo cosa abbia di giustizialista.
    Lanciargli monetine e imprechi all'uscita da uno dei più cari alberghi della capitale dove ha risieduto per anni (e la gente lì sotto sapeva bene ormai come faceva a pagarselo) non credo abbia niente del forcaiolo e meno che meno del giustizialista. Con uno come Craxi o De Lorenzo, o De Mita, o Poggiolini quale sarebbe secondo te il modo corretto di agire o esprimersi?
    Buon anno a tutti eh!! :-)

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  5. La posizione "antigiustizialista" dei radicali mi ha sempre lasciato perplesso e raccoglie consensi unicamente dalle parti di berlusconi. Vorrei che metil, così acuto, mi spiegasse cosa intende precisamente. Cosa c'è di becero o estremista nel pretendere, nel desiderare che chi abbia commesso reati gravissimi contro la pubblica amministrazione e si sia personalmente arricchito (si parla di decine e centinaia di miliardi di lire inguattati all'estero, oltre a quelli spesi a profusione in italia nella vita lussuosa) sia isolato politicamente, e paghi il conto dal punto di vista giudiziario? Secondo me e la maggior parte dei tuoi altrimenti convinti lettori non c'è da essere terzisti qui, non esiste una terza via che non sia quella della convenienza politica, dell'indulgenza che vorrebbe essere a questo punto plenaria (l'ha fatto lui, ok, ma anche io in parte, quindi siamo tutti innocenti). Ti prego, spiegaci il tuo punto.

    enrigoletto

    ps Giustizialista sarebbe al massimo chi volesse far fuori qualunque politico sulla base del solo sospetto trapelato da indagini della magistratura (e anche qui, è la posizione normale in qualunque altro paese del mondo).

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  6. anche a me da fastidio quando i radicali usano con orrore la parola 'giustizialista' (che sarebbe "colui che vuole giustizia" e solo in Italia poteva essere un insulto..).

    Ogni volta che c'è una storia di corruzione che riguarda chessò, il capo del governo o i suoi compari, i radicali sono subito lì a dire che è il sistema e non il singolo corrotto. D'accordo, ma quel sistema è retto e corrotto da singole persone che hanno nomi e cognomi (e avvocati) che usano (purtroppo) la stessa retorica del garantismo dei radicali.
    Quanti furbi (del calcio, della finanza, della politica) abbiamo sentito in questi anni strillare "sono il nuovo Enzo Tortora!!"
    Ecco, i radicali non hanno fatto nulla per distinguersi da questo garantismo paraculo.

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  7. Il sistema tangentizio esisteva prima dell'era craxiana e non è certo scomparso dopo.
    Come Craxi, anche gli altri segretari di partito "non potevano non sapere" a quali fonti si abbeverasse la loro baracca. I proventi derivanti dal tesseramento e dalla vendita di salamelle alle feste dell'Avanti, dell'Unità e dell'Amicizia non bastavano certo a spiegare gli ingenti patrimoni immobiliari e gli stuoli di funzionari.
    In proposito i radicali (mai neppure sfiorati da un'accusa per tangenti) avevano sollecitato la magistratura ad addebitare ai responsabili delle forze politiche – complici di un furto sistematico, di spartizioni concordate – l'imputazione di associazione per delinquere , ma nessun PM ha mai osato tanto.

    E poi ci sono sempre state le ruberie canoniche, non perseguibili. La volontà espressa dalla stragrande maggioranza degli elettori di abolire il finanziamento pubblico dei partiti (referendum radicale contro il quale si erano schierate tutte le altre forze politiche) è stata bellamente disattesa attraveso l'introduzione di nuove leggi; ora il finanziamento è attuato attraverso il cosiddetto "rimborso elettorale": cifre iperboliche, clamorosamente superiori a quelle spese in propaganda e informazione. I leghisti, che durante tangentopoli agitavano il cappio in parlamento, si sono distinti nella definizione di questo meccanismo di ladrocinio legalizzato.

    I cappi e i lanci di monetine a Craxi (quasi lui fosse stato il creatore e l'unico diabolico architetto-gestore del sistema) hanno creato la giusta atmosfera per mandare in frantumi il PSI e la DC, senza che nulla nella sostanza, nel modus operandi dei "nuovi" partiti, cambiasse.
    Mastella e consorte (con seguito di parenti, amici e parenti degli amici) sono campioni senza vergogna nella pratica clientelare e nell'occupazione lucrosa di poltrone e sgabelli, ma non è che gli altri siano da meno. QUASI tutti, dipietristi e rifondaroli compresi (per citare i più "puri" e i più "duri") rivendicano la fetta della torta loro spettante in base al manuale Cencelli, strumento mai mandato in soffitta: posti nelle ASL e nei consigli di amministrazione di una varietà infinita di enti utili e inutili, consulenze. incarichi professionali.
    Non è servita la fine di Craxi, non basterà la fine di Berlusconi a rendere decente la politica italiana. Serve la fine della mafia partitocratica, che non a caso talora va a braccetto con la mafia ufficiale, o la favorisce oggettivamente.

    Per la cronaca:
    • Pannella aveva invitato Craxi ad andare in carcere, non in Tunisia, e a scoperchiare in occasione del processo tutti gli altarini. Ecco, se Craxi avesse seguito quel consiglio si meriterebbe, forse, l'intitolazione di piazza Duomo.
    • Non sono i radicali ad attribuire il titolo di novello Tortora a politici, penalmente colpevoli o innocenti che siano, di sicuro esperti in bassa cucina. Quella di Tortora fu una battaglia limpida e coraggiosa per il diritto di tutti a una giustizia giusta.

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  8. Quella dei radicali è una storia di tutto rispetto, sottolineavo come però questi non hanno reagito o non hanno provato a distinguersi mentre gli avvocati o lacchè di Papi (o di altri) usavano (ovviamente storpiandola per i loro comodi) gli stessi 'temi' o tormentoni dei radicali (contro giudici o stampa per esempio).

    Tra i due carrozzoni clientelari quello di Craxi-Silvio è il più pericoloso (anche per l'ottusità razzista e classista che incarna), e quindi dare un colpo al cerchio e uno alla botte non mi rincuora.

    Saluti, e ancora complimenti per il blog

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  9. Anonimo, non ci sono due carrozzoni, ma uno solo con due vagoni, che viaggia lungo percorsi fallimentari alternando i conduttori.
    Anch'io preferisco uno dei due vagoni, perché è più facile trovarci anche qualcuno preoccupato di costruire progetti politici, in mezzo a una marea di persone essenzialmente occupate dalla gestione fine a se stessa del potere, spesso in comunione cementata da scambi di interessi con le personalità eminenti dell'altro vagone. Ma è una pia illusione credere che ne possa uscire qualcosa di davvero positivo senza cambiare treno e rotta.
    Pure al tempo di tangentopoli c'erano tanti spontanei manifestanti in strada, convinti di vivere una rivoluzione e che la politica sarebbe uscita rigenerata dall'operato della magistratura – si è visto. Chi pensa sia sufficiente far cadere questa o quella testa per migliorare le cose si sbaglia di grosso, oggi come ieri. Cambiare tutto per non cambiare nulla, la storia può ripetersi, ogni volta in forme peggiorative. Nuovi Berlusconi e nuovi D'Alema, facce note o inaspettate, sono dietro l'angolo pronte a prendere il testimone, il timone del carrozzone riverniciato.

    I radicali non sono "contro i magistrati", sono contrari agli orientamenti controriformistici di coloro che guidano la magistratura associata, divisi in correnti che rispecchiano il sistema partitocratico rispettandone gli stessi criteri spartitori.
    Dietro la cortina di acerrime diatribe, la classe dirigente – in politica, nella magistratura, nei mass media – è unita nella difesa dei rispettivi privilegi castali e nel disprezzo dell'interesse generale dei cittadini.

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