Visualizzazione post con etichetta Gabriella Carlucci. Mostra tutti i post

Appunti /7

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Il punto non è che Gabriella Carlucci abbia chiesto al comune di Margherita di Savoia, del quale è sindaco, un rimborso di 135 euro per un taxi che l'ha accompagnata da Fiumicino alla Camera, l'ha aspettata là sotto col tassametro che correva mentre lei recuperava dei documenti e poi l'ha portata a casa.
Il punto non è neanche che la Carlucci non solo non si sia scusata della faccenda, ma abbia addirittura sostenuto di non essere in torto raccontando tutta la storia come se fosse la cosa più normale del mondo.
Il punto, quello vero, è che nel 2010 5.641 elettori su 8.110 hanno votato Gabriella Carlucci per farla diventare Sindaco.
Di fronte a questo, ne converrete, tutto il resto è secondario.

Toh, è sparito il blog della Carlucci

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Forse Gabriella Carlucci, dopo aver lasciato il PdL, non sapeva cosa scrivere sul blog; oppure, tiro a indovinare, quello che aveva scritto prima strideva un tantino con la decisione assunta in questi giorni: sia come sia, sta di fatto che oggi il blog non c'è più, e al suo posto compare una laconica scritta recante il nome e il cognome della deputata appena approdata all'UdC.
Oppure sono io, che penso sempre male, e si tratta semplicemente di una coincidenza.
Bella grossa, per la verità, ma che volete: a volte succede.

Per sempre

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Ma chi la ama, e siamo tanti, siamo la stragrande maggioranza del Paese, la difenderà anche fisicamente, può contare su di noi oggi e per sempre.
(Gabriella Carlucci, uscita in queste ore dal PdL, a Silvio Berlusconi, 14 dicembre 2009)
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Grazie a Rosario d'Auria per la segnalazione.

L'esperta del web ha dimenticato di avere un blog

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Gabriella Carlucci, la stessa che fino a qualche mese fa si proponeva come esperta di internet suggerendo fantomatiche misure per l'abrogazione dell'anonimato in rete, lascia il PdL, senza peraltro avvertire alcuna necessità di comunicare la notizia sul suo blog, che risulta tuttora aggiornato all'11 maggio 2011.
Se questi sono i nostri "esperti" del web, c'è di che essere ottimisti sul futuro dei diritti digitali.

Milly Carlucci batte laicità uno a zero

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Togliere i crocifissi dalle aule in nome della laicità è una bestemmia intollerabile che mina le radici cristiane dell'occidente.
Anticipare il Corpus Domini di un giorno perché c'è uno spettacolo di Milly Carlucci, invece, tutto sommato è ammissibile.
Ne consegue, a occhio e croce, che Milly Carlucci è più importante della laicità.
Auguri.

Gabriella, l'esperta del web

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gabriella
Ora, io non dico che chi si occupa (o vorrebbe occuparsi) a livello politico di internet debba essere uno smanettone rotto a tutti i trucchi del mestiere: però, suvvia, se uno va su un blog e appena lo apre partono due video in contemporanea, con relativa psichedelica sovrapposizione di voci, rumori e perfino titoli, potrebbe mai pensare che si tratta del sito di una che si professa esperta della rete?

Delle due l'una: dare quattro lire a uno che ci capisca un minimo di html (magari non in nero, che è meglio), oppure occuparsi di altro. Sapete com'è, altrimenti finisce che non ti crede più nessuno.

Il ritorno al futuro di Gabriella Carlucci

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carlucci

Fare un giro sul blog di Gabriella Carlucci riserva sempre qualche singolare sorpresa. Ad esempio si può scoprire che la nostra sedicente esperta del web, in data 22 dicembre 2009, ha messo su un un bel post per annunciare che il 17, cioè 5 giorni prima, il Consiglio dei Ministri avrebbe presentato alcune iniziative contro la violenza su internet.
Si tratta di un dettaglio, evidentemente, che tuttavia ci aiuta a capire un fatto per niente secondario: uno dei deputati più attivi sul tema della libertà in rete (nel senso che la vuole sopprimere) è una tizia che ha compreso l'utilità di internet così a fondo da usare il proprio blog per dare conto di un fatto che è già successo da 5 giorni.
Capito come siamo messi?

Metti una sera su Facebook

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Qualcuno le spieghi cos'è, per l'amor di Dio

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Dal sito di Gabriella Carlucci:

Leggo i molti commenti pervenuti alle mie parole e penso sia opportuno e doveroso dare risposte facendo anche alcune precisazioni. Spero perdonerete lo stile secco ma non penso che con i giri di parole si vada molto lontano.
Concordo.

Visto che vanno di moda le domande, ne faccio io qualcuna?
Per la verità le domande vanno di moda almeno da quando è stato inventato il punto interrogativo: comunque via, sono pronto!

Primo. Vogliamo una volta per tutta capire che le leggi, tutte le leggi, non sono fatte per punire le persone ma per evitare con le buone (e solo se necessario con le sanzioni) che certi comportamenti contrari all’interesse collettivo della società vengano tenuti?
Giusto!

Secondo. Se tutti fossero certi di rimanere impuniti per i propri comportamenti, riuscite a immaginare quanti reati verrebbero commessi anche da persone insospettabili?
Concordo anche con questo: mi inizia a venire il sospetto, però, che queste domande stiano preparando il terreno per arrivare da qualche parte. Andiamo avanti, forza, che sono curioso.

Terzo. Davvero ritenete che scrivere in rete o su un muro 'a morte Tizio', oppure 'Caio boia' abbia a che fare con la libertà di espressione? E ancora, pensate che serva a aumentare la democrazia?
Be', su "a morte Tizio" sono d'accordo anch'io: però, per la verità, se penso che Caio sia un boia, e se sono disposto a fornire gli elementi per suffragare la mia opinione, non vedo perché non dovrei essere libero di scriverlo. Fermo restando, naturalmente, che Caio deve essere messo nella condizione di replicare. C'è altro? Ah, sì, il ragionamento continua, leggiamo.

Quarto. Conoscete qualcuno che in Italia ha subito qualche ingiustizia per avere espresso la propria opinione? Gente incarcerata? Messa in manicomio? Uccisa? Mandata in esilio?
Su questo procederei con una certa cautela: in effetti credo che l'Italia sia piena zeppa di gente che ha subito ingiustizie per aver espresso la propria opinione; sta di fatto, tuttavia, che in genere chi pone in essere quelle ingiustizie non è del tutto favorevole a renderle note, anzi briga a destra e a manca per censurarle, seppellirle, non farle sapere in giro. Per cui la mia risposta è: a parte che ne conosco qualcuno, ammetto di non conoscerne molti altri, il che, se mi si consente, forma parte integrante dell'ingiustizia. Chiedere a Cucchi e a Bianzino per informazioni.

Quinto. Non pensate che magari qualcuno che scrive cose orribili in rete magari sia una persona mite nella vita reale? Forse solo qualcuno che si sente un po' solo e crede di questo modo di avere tanti amici e di diventare una specie di leader... Sarebbe giusto coinvolgere la polizia e la magistratura per fare irruzione a casa di uno così, di un povero infelice, stupidamente loquace ma innocuo?
Non per dire, ma veramente questo è ciò che sosteniamo noi: il Suo compagno di partito Schifani, invece, va a dire in giro che questi poveri infelici, stupidamente loquaci, che si sentono un po' soli e ambiscono a fare i leader sono peggio delle Brigate Rosse. Insomma, mettetevi un po' d'accordo tra voi, che ne dite?

Io francamente penso che ogni persona di buon senso (proviamo per un secondo a giudicare le idee e non la parte politica dalla quale provengono) non possa che rispondere a tutte queste domande allo stesso modo.
Mmm non per dire, ma ho provato prima a rispondere tutti sì, poi tutti no, ma in questo modo la cosa non sembra funzionare: a voler seguire il Suo ragionamento, per la precisione, ci vuole un "sì" per la prima, un "moltissimi" per la seconda, un "no" per la terza, un "no" per la quarta, un "sì" per la quinta. Quale sarebbe, 'sto stesso modo? E comunque, dove vuole arrivare, Onorevole?

Per risolvere tutti questi problemi a mio avviso basterebbe imporre l'obbligo di firmare le proprie idee. Se le si vogliono diffondere in rete.
Cioè, tutta questa rincorsa per dire che ci si deve firmare? Oddio, qualcuno le dica che l'apologia di Tartaglia e gli insulti a Berlusconi sono stati fatti su Facebook. Facebook, capito? Il social network, mi spiego? Quella cosa bianca e blu in cui il 99% delle persone si firma con nome e cognome, mette la foto, indica la scuola che ha frequentato, dichiara il lavoro che fa, precisa il nome della fidanzata, della moglie, dei figli, dei fratelli, mette in bella mostra i piatti preferiti. Facebook, Onorevole, Facebook!

Possibile che non si trovi un assistente che le faccia vedere dieci minuti di che si tratta?

Facebook, come Radio Parolaccia, mostra la faccia oscura del paese [di Luca Nicotra]

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Stavo per scrivere quattro righe di (critico) commento all'articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere di oggi. Poi mi sono ricordato che il mio amico e compagno Luca Nicotra, segretario dell'Associazione radicale Agorà Digitale, aveva già provveduto ieri ad affrontare la vicenda in modo egregio. Vi propongo qui di seguito il suo post, che condivido lettera per lettera.

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Internet non è il far west. Anche sul web esistono delle leggi, e se verrà accertato che qualcuno ha commesso un reato, inneggiando contro Berlusconi o in qualsiasi altro modo, è giusto che sia perseguito. Dai tribunali.

La censura di Stato evocata da molti esponenti di governo e maggioranza è un'altra cosa. È la volontà chiudere gli spazi di libertà che Internet ha messo a disposizione di ogni cittadino, dipingendo la rete come un luogo frequentato da criminali e squilibrati, un luogo oscuro da cui proteggersi.

Questa può essere un'immagine tranquillizzante per spiegare la violenza di certe esternazioni, ma è terribilmente falsa. Perchè noi radicali i messaggi che oggi si leggono sulle bacheche di Facebook e del web li conosciamo bene. Sono gli stessi che si ascoltavano negli anni '80 o '90 a Radio Parolaccia, quando aprimmo i microfoni di Radio Radicale senza filtro 24 ore su 24. Un esperimento che consentì di ascoltare la voce di un'Italia che strepita, urla, minaccia, impreca e bestemmia e che oggi Internet permette di replicare su base permanente e per un numero di cittadini sempre maggiore. Un paese orrendo, ma che esiste e non si può cancellare, e di cui invece sarebbe utile cercare di comprendere le cause.

Nel frattempo agli onororevoli D'Alia, Carlucci, Maroni, Ronchi e quanti altri in queste ore stanno inneggiando alla censura in rete è bene ribadire che la libertà si esercita nei casi limite. Quelli più sgradevoli o ripugnanti. Non ci sono direttori responsabili sui social network o sulle bacheche e se qualcuno commette dei reati, a maggior ragione lì dove la privacy è praticamente assente, la responsabilita personale resta. Ma per questo c'è la magistratura. Altrimenti chi decide quali frasi sono da considerarsi oltre il limite accettabile? La Carlucci? Maroni?

Che c'entra Facebook con l'anonimato?

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Era prevedibile, ahimè, che l'aggressione al premier scatenasse tutta una serie di iniziative tese a comprimere ulteriormente la libertà e i diritti dei cittadini.

Una delle più leste a cogliere la palla al balzo è stata l'Onorevole Gabriella Carlucci, che per rilanciare il suo progetto di azzerare il diritto alla privacy delle persone eliminando l'anonimato in rete ha partorito la brillante idea di prendere come spunto la prevedibile (e deprecabile, per quanto può valere la mia opinione) nascita dei gruppi Facebook inneggianti al pazzo che ha ferito Berlusconi.

Ora, passi la diffusa abitudine di parlare senza informarsi; ma sollevare la questione dell'anonimato demonizzando l'unico posto della rete nel quale il 99% delle persone si logga indicando nome e cognome mi pare un'alzata d'ingegno pressoché incomprensibile, che potrebbe spiegarsi solo in due modi: o la Carlucci, quando affronta il tema della privacy in rete, non sa di cosa parla, o utilizza in modo strumentale la vicenda di ieri per dare un'altra stretta di vite -bella forte- alla libertà dei cittadini.

Oppure, com'è tristemente ipotizzabile, entrambe le cose.

Gabriella Carlucci 2.0

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Molti blogger, me compreso, si sono occupati spesso e volentieri delle dichiarazioni di Gabriella Carlucci, ricavandone copioso materiale per post più o meno esilaranti.
Fino ad ora, tuttavia, nessuno ha mai pensato di soffermarsi sulla scatola nella quale tali esternazioni sono collocate, vale a dire sul suo blog: si tratta di una carenza grave, giacché, come potrete riscontrare nel seguito di questo post, nel caso di specie il contenitore è non meno interessante del contenuto, e sembra quindi meritevole di essere esaminato anch'esso con una certa attenzione.

La prima immagine su cui vale la pena di soffermarsi è quella della testata, nella quale qualcuno ha pensato bene di piazzare la linguetta dei contatti proprio sopra a quella della homepage, in modo tale che per scegliere l'una o l'altra non è sufficiente il mouse, ma c'è bisogno di un attrezzo da orafo.

Ed eccoci al primo post, nel quale si rende doverosamente omaggio ai militari italiani caduti in Afghanistan: tutti tranne uno, evidentemente, ché l'immagine è più larga del consentito e nessuno ha avuto l'alzata d'ingegno di ridimensionarla.

Ma non è finita qua. Dopo pochi centimetri c'è un'altra celebrazione, quella di Mike Bongiorno, nella quale l'Onorevole realizza un piccolo capolavoro: le righe sono formattate come una poesia di Neruda e le etichette sono piazzate a mo' di graffito nel bel mezzo del post, il quale a sua volta sconfina nel titolo del post successivo, nascondendo dietro il calendario parte del testo e rendendolo quindi illeggibile. Che si tratti di un tocco di originalità? Chissà...


Anche il post successivo presenta qualche aspetto singolare: stavolta si va a capo in modo ancora diverso dal precedente, come in quelle poesie nelle quali è la forma del testo scritto, oltre che il suo contenuto, ad essere importante: questo testo, in particolare, guardato ruotando la testa sembra un pettine a cui manca qualche dente. Che intenda simboleggiare una moderna "scapigliatura"?

L'impaginazione, per la verità, non sembra il pezzo forte del blog nemmeno in altre sue parti: nel post che vedete qua sopra, ad esempio, il testo è allineato a sinistra, mentre in quello immediatamente successivo

è giustificato; che sia una declinazione dello spirito animatore della Casa delle Libertà (facciamo un po' come cazzo ci pare)? Oppure una libera espressione artistica della protagonista (che com'è noto si occupa di cultura da mane a sera)? Mah...

L'immagine che vedete qua sopra è invece un tipico esempio di "gigantismo del titolo": trattasi di una grave patologia che affligge i blogger, allorché si trovano in difficoltà nell'elaborare una minima sintesi di quello che scrivono (in alcuni casi, i più estremi, l'indecisione arriva a vette tali da costringere il malcapitato a rimettere nel titolo tutto il testo del post, così uno non si sbaglia e buonanotte).

Quest'altro post, invece,induce a chiedersi che relazione ci sia tra una sentenza della Cassazione e il logo di Explorer: non aiuta, per svelare il mistero, cliccare su quest'ultimo,

il che lascia intendere che la nostra amica abbia voluto concretizzare in questa forma arcana la sottile inquietudine che attanaglia l'uomo moderno quando si viene a trovare davanti al dubbio.


Il senso di indeterminata irrealtà aumenta se uno dà un'occhiata alla colonna laterale, nella quale, tra gli articoli recenti, figurano dei post che, com'è agevole riscontrare dall'immagine che segue, non sono stati ancora pubblicati:

Posto che l'effetto finale è tanto straniante da fare invidia a una pagina di Joyce, suggerirei di cambiare il nome del widget intitolandolo "articoli futuri": così, tanto per mantenere un minimo di coerenza logica e al contempo aprire uno spiraglio verso il domani.

Il quadro è completato dai pulsanti dei feed: come sarebbe, direte voi, mancano le immagini? Macché, ignoranti che non siete altro: si tratta di un modo come un altro per simboleggiare lo sradicamento dell'uomo moderno dalle proprie radici (cristiane, s'intende) e mettere in luce i disastri che il laicismo ha prodotto nella civiltà contemporanea.

La tag cloud rappresenta una vera e propria ciliegina sulla torta: osservandola, infatti, si deduce che la padrona del blog si chiama Gabriella Carlucci, che è del PdL e che ricopre la carica di Vice Presidente per la Commissione Bicamerale per l'Infanzia. Tutte cose che sapevamo già senza andare sul blog, direte voi: e i contenuti? Be', amici, adesso chiedete davvero troppo.

Nel concludere questa breve illustrazione mi corre l'obbligo di proporvi una riflessione altrettanto veloce: quello che avete appena visto è il blog del parlamentare che si sta occupando di mettere insieme una nuova legge su internet.

Ecco, fate un po' voi.

MetilparaNobel /8

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Anche l'ultima testa di serie ha passato il turno: una disinvoltissima Michela Vittoria Brambilla ha stracciato il povero Fausto Raciti, completando la rosa dei magnifici otto che si contenderanno la fase finale.

Siccome le ferie incombono, e vorrei completare il gioco prima che tutti partano, da oggi vi farò votare due volte per ogni puntata: una vera e propria overdose, dalla quale spero che riuscirete a riemergere sani e salvi.
Gli scontri in programma quest'oggi completano la parte superiore del tabellone, e sono di livello assoluto: da un lato Luca Volontè (che al primo turno ha faticato moltissimo per liberarsi della Santanchè) contro Gabriella Carlucci (una delle più in forma); dall'altro Silvio Berlusconi (già, da adesso gli tocca competere come tutti gli altri) di fronte a Sandro Bondi, che per ironia della sorte è senz'altro il suo suo seguace più fedele.
Non vi dico altro: votate, votate, votate; due volte, mi raccomando.
E godetevela, ché qua siamo nell'Olimpo.

MetilparaNobel /2

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Ci è mancato poco, amici, che la prima tappa del nostro torneo si concludesse con una clamorosa sorpresa: Luca Volontè, infatti, ha dovuto faticare (e rimontare) per spuntarla al fotofinish su una combattivissima Danielà Santanchè.

Ciò detto, è arrivato il momento di votare per determinare le sorti del secondo scontro, che si prospetta incerto e stimolante: da un lato Gabriella Carlucci, istituzionalmente votata alla censura di internet, e nel tempo libero impegnata a confutare alla sua maniera le tesi di alcuni scienziati ; dall'altro Carlo De Romanis, il candidato (trombato) del PDL alle europee, che durante la campagna elettorale ha pensato bene di affidare la distribuzione dei suoi "santini" ai posteggiatori abusivi della capitale, in modo da chiarire in modo inequivocabile quale fosse la sua posizione sui temi della legalità, del degrado urbano e dell'abusivismo.
Sarete voi, come sempre, a decidere chi passerà il turno.
La votazione si chiuderà alla mezzanotte di dopodomani: per cui, gente, rompete gli indugi e votate, votate, votate!
Staremo a vedere chi la spunta.

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