Una volta, a un presidio per l'abrogazione della legge 40 sulla fecondazione assistita, eravamo in otto o nove.
In un'altra circostanza andò decisamente meglio, perché mentre raccoglievamo le firme per il testamento biologico si formò un capannello di una quindicina di persone.
Il massimo, tanto che ancora se ne parla coi lucciconi, fu quando ci ritrovammo in trenta, davanti a Montecitorio, per segnalare che in molte regioni l'obiezione di coscienza stava di fatto vanificando l'applicazione della legge sull'aborto.
Poi un bel giorno uno esce di casa, trova una strada chiusa al traffico e scopre che il casino era dovuto al fatto che migliaia di esseri umani si erano accalcati cercando di comprare un televisore o un telefonino in offerta: e pensa che evidentemente ci sono un sacco di persone che ritengono assai appropriato starsene a casa se si cerca di togliere loro perfino il diritto di disporre del proprio corpo, ma si riversano nelle strade se qualcuno mette in vendita una lavatrice a prezzo stracciato.
L'inaugurazione di un nuovo centro commerciale mobilità molto di più del desiderio di autodeterminarsi, si direbbe: ma temo che non sia tutto qua.
Ho una gran paura che le due cose siano correlate: ho una gran paura che spingere la gente a comprare, comprare e comprare ancora non sia che un modo come un altro, probabilmente il più raffinato, per fare in modo che non pensi ad altro.
Soprattutto, purtroppo, alla libertà che le si toglie.
Archive for ottobre 2011
Non pensare, compra
Minerva comincia col riprendersi le parole (e vi invita a fare altrettanto)
Buongiorno a tutte/i!
Una delle ragioni per le quali Minerva è esasperata dai politici attualmente al potere è che l'immaginario mediocre, deprimente, disumano e patetico cui ci hanno sottoposto - e che continuano a tirare a inculcarci come modello di felicità, benessere e successo (ma per favore!) - si nutre di parole che costoro ci hanno rubato e delle quali fanno un uso perverso, ben distante dal loro significato originario.
Per quanto apparentemente questa potrebbe sembrarci cosa di poco conto, in realtà è attraverso le parole che diamo forma ai concetti e alle nostre esperienze. Ed è vero che la lingua cambia col tempo nell'uso quotidiano che ne fanno coloro che la parlano, ma quando il nuovo significato è frutto della scelta intenzionale di una corrente politica per mascherare i propri interessi e le proprie prospettive - fingendo che le cose siano come non sono - non va più tanto bene.
In un post molto agguerrito di alcuni mesi fa indicavo, ad esempio, il caso della parola 'libertà' in bocca a chi pretende di regolamentare questioni così private che investono la medesima gestione personale del nostro corpo - un evidente paradosso, nonché un abominio. E pensiamo parimenti a come è stata svalutata la dimensione di competenza, piacere, creazione e partecipazione alla costruzione del mondo e della comunità insita in tanta trattazione filosofica del concetto di 'lavoro', oggigiorno ormai percepito unicamente come un tragico soffocante distruttivo fardello - ancorché insicuro, precario, e potenzialmente
schiavistico - dopo il tempo del quale e l'alienazione che ci provoca comincia la nostra vera esistenza (se riusciamo ancora ad avere energia e fiato per viverla).
E vogliamo dire qualcosa di quel concetto meraviglioso che sarebbe contenuto nel termine 'amante' venuto invero ormai a indicare persone in ruoli affettivi precari, e comunque riprorevoli agli occhi dei più? E che dire delle parole 'vincere/vittoria', ormai inutilizzabili non tanto per via del motto, anche sottoscrivibile, erroneamente attribuito a De Coubertin, quanto per l'uso che ne fecero certi protagonisti della storia italiana al punto tale da convincere anche le generazioni a venire a provare una certa ritrosia nell'utilizzarle pure in situazione potenzialmente appropriate (con le mafie vogliamo partecipare, convivere, pareggiare o le vogliamo provare proprio a vincere?).
Benissimo. Abbiamo ora la possibilità di partecipare a un progetto collettivo per cominciare col riprenderci le parole, custodirle e difenderle: la Società Dante Alighieri, che sostiene la diffusione della lingua italiana, lancia il progetto "Adotta una parola", con il quale chiunque può candidarsi (volontariamente, ma anche senza alcuna spesa) a divenire custode per un anno di una parola a sua scelta della lingua italiana - impegnandosi a diffonderne il significato corretto e a segnalare alla società in oggetto gli usi errati (o perversi!) della medesima.
Non vi sembra questa una mirabile occasione - pur se non sta nel loro progetto, ma nel nostro di resistenza sì - per riprenderci, custodire e difendere altri immaginari e altre prospettive sulla vita, le relazioni, il mondo in cui viviamo associate al significato originario di quelle parole?
In sintesi, possiamo cominciare a cambiare le cose anche solo riappropriandoci della lingua che parliamo - imparando ad approfondire noi stessi i significati delle parole che usiamo e poi a difenderli da chi ne fa un uso distorto e cerca di mettere questi ultimi significati arbitrari e truffaldini nelle nostre teste: resistenza è anche questo.
Non vi sentite già dotati delle armi migliori - ovvero la scrittura, l'intelligenza e un po' di strategia? E, ciliegina sulla torta, lo facciamo all'interno del 'sistema', con i
suoi stessi strumenti (date un'occhiata ai credits della società...).
PS1: grazie a Giuliana per la segnalazione del progetto.
PS2: Grazie ad Ale e Giada per le utili conversazioni in merito a questo post.
PS3: il sito è sottodimensionato per le connessioni che sta ricevendo, quindi se incostraste intoppi nella scelta+adozione della parola, abbiate pazienza e riprovateci in altro momento. Sarà mica il dover ritentare più volte che può farci desistere, no? Forza! Riprendiamoci le parole! ;-)
Emergenza cacca
Stamattina ho avuto una terribile emergenza cacca.
Nel senso che me la sono fatta sotto sull'autobus.
Capirete, non ero preparato.
Cioè, per la verità la cacca mi scappa tutte le mattine alle otto in punto: e infatti quando si è verificato l'increscioso evento erano le otto e tre quarti passate.
Però, suvvia, mica pretenderete che uno se ne ricordi, no?
Con tutto quello che c'è da fare, volete che uno vada a pensare che di lì a poco, come accade puntualmente tutti i giorni alla stessa ora da trent'anni, dovrà cagare?
Ho ben altro per la testa, io.
Così, inevitabilmente, ho dovuto affrontare l'emergenza.
E ho perso.
Maledetta natura, che ci si accanisce contro.
La tristezza della disperazione
Ogni volta che le cose si mettono male (ed è successo più di una volta) qualche esponente di spicco del PdL si affretta a sottolineare, con disarmante puntualità, che a questo governo non esiste alcuna reale alternativa.
E ogni volta, altrettanto puntualmente, mi si affaccia in mente l'immagine di uno che viene lasciato dalla moglie, e che indurla a restare gioca la carta della disperazione balbettando una cosa del tipo: "Ho capito, non mi sopporti più: però, per pietà, se non hai per le mani qualcosa di meglio rimani lo stesso con me?"
Ora, io sono perfettamente consapevole del fatto che una senza marito e senza nessun altro ci può pure stare, mentre un paese senza governo no: e so altrettanto bene che è proprio questo il punto in cui si aprono gli scenari del "dopo" possibile, con tanto di ipotesi di governo tecnico, elezioni anticipate, eventuale riforma della legge elettorale e via discorrendo.
Ciò non toglie che questi appelli a tenere in piedi la maggioranza solo perché non ce n'è un'altra finiscano sempre per evocarmi una tristezza infinita.
La tristezza della disperazione, si direbbe.
E scusate se è poco.
Ci rubano il tempo, e ce lo fanno pagare
Per preparare un'insalata bisogna prendere un cespo di lattuga fresca, tagliarlo a strisce in senso longitudinale (30 secondi), sciacquarlo sotto l'acqua (40 secondi), asciugarlo con un panno da cucina (40 secondi), metterlo in un contenitore (10 secondi), condirlo con un goccio d'olio, un pizzico di sale e -facoltativamente- una spruzzata d'aceto (20 secondi): in tutto fanno 140 secondi, diciamo tre minuti volendosi tenere larghi.
Per cucinare un sugo al pomodoro e basilico occorre sbucciare uno spicchio d'aglio (15 secondi), metterlo in una padella con un filo d'olio (15 secondi), aspettare che soffrigga (60 secondi), aprire un barattolo di polpa di pomodoro (5 secondi), buttarcelo dentro (1 secondo), salare (5 secondi), aspettare che si scaldi (240 secondi) e terminare la cottura dopo averci aggiunto qualche fogliolina di basilico: in tutto fanno 341 secondi, diciamo approssimativamente sei minuti.
Ebbene, voi credete davvero che tutti quelli che comprano l'insalata in busta già tagliata e lavata, o il sugo pomodoro e basilico già pronto nel vasetto, non abbiano tre o sei minuti liberi per ottenere lo stesso risultato in modo più genuino e spendendo la metà? Mi pare chiaro che la risposta è no.
Eppure nei supermercati le insalate in busta e i sughi pronti, oltre a tutta una serie di ulteriori prodotti simili che non sto ad elencare per brevità, vanno via come il pane; il che equivale a dire che le persone li comprano, strafottendosene di mangiare una cosa più buona ed economica, nonché di rilassarsi facendo una cosa semplice per loro stesse, in ragione della supposta necessità di risparmiare una manciatina di minuti.
Non sto parlando, badate, di un esercito di cretini: conosco un mucchio di individui intelligenti che comprano quotidianamente quella roba, e questo post non è in alcun modo un attacco alla loro libertà di scelta. Dico soltanto che a mio parere li stanno fregando, che stanno facendo loro il lavaggio del cervello, che li stanno scientificamente convincendo ad adottare comportamenti insensati.
Mi pare un'ottima metafora del tempo in cui viviamo: oltre a farci spendere il doppio ci raccontano che ci stanno facendo risparmiare tempo, mentre in realtà quel tempo ce lo rubano. Lo sottraggono a noi stessi, quel tempo, alle piccole cose che potremmo fare con gioia, e dopo avercelo portato via se lo fanno anche pagare, come se fosse loro. E magari, sotto sotto, ci suggeriscono che i minuti strappati al taglio dell'insalata o al soffritto dell'aglio potremmo sommarli, metterli via, unirli tutti insieme e infine dedicarli ad attività più costruttive e gratificanti.
Tipo uscire e comprare qualche altra cosa.
Possibilmente inutile, sennò poi magari finiamo per dedicarle del tempo.
Sarebbe giusto che cacciassero noi
Invece mi sa che hanno iniziato un tantino più tardi, e nonostante questo hanno pure finito.
Il bello è che ci facciamo anche girare i coglioni quando qualcuno propone l'ingresso in Europa, tanto per dirne una, della Turchia.
E invece, forse, sarebbe giusto che cacciassero noi.
Abbiamo perso la memoria, anzi la voglia di conservarla
Appena qualche mese fa lo accoglievano in pompa magna, con tanto di cavalli berberi, camionate di ragazze col corano e tenda beduina piazzata in mezzo a Villa Pamphili, sostenendo che fosse un punto di riferimento indispensabile per i rapporti col medio oriente.
Oggi ne festeggiano la morte come un passo fondamentale verso la libertà dei popoli, ironizzano sulla caduta del tiranno e celebrano la sua uccisione come se si trattasse di un gioioso accadimento paragonabile alla fioritura dei ciliegi.
Il bello è che sono le stesse persone: quelle che ci governano.
Il bello è che la cosiddetta opinione pubblica, eccezion fatta per il solito manipolo di rompicoglioni, sembra non cogliere il triplo salto mortale, nonostante il fatto che i telegiornali ne abbiamo dato ampiamente conto: oppure, più verosimilmente, non gliene frega più niente di coglierlo.
Quello che abbiamo smarrito non è la memoria, ma l'idea che è importante conservarla per evitare di diventare niente.
Cosa che invece, nell'indifferenza generale, ci sta accadendo.
Sent from my Blackberry®
I garantisti delle leggi speciali
Fatemi capire un po' come funziona: voi del governo, che fino a ieri vi siete atteggiati a garantisti blaterando contro le intercettazioni, le pubblicazioni di notizie sui giornali e la presunzione di innocenza fino al grado definitivo di giudizio, adesso volete approvare una legge che consentirebbe alle forze dell'ordine di mettere dentro la gente anche se non ha commesso alcun reato, semplicemente in base al sospetto che possa farlo in futuro?
Dico, vi rendete conto che da queste parti non abbiamo esattamente la sveglia al collo, sì?
Un minimo di decenza, perbacco.
Un singolare concetto di attualità
Mi corre l'obbligo di segnalare al ministro Maroni che non sono le norme "attuali", che "non consentono di procedere al fermo o all'arresto di chi è solo sospettato di volere partecipare alle violenze", ma le norme normalmente vigenti in uno stato di diritto.
Se l'impossibilità di mettere in carcere uno che non ha fatto niente diventa un inconveniente passeggero legato all'attualità, il futuro si preannuncia decisamente nero.
Molto più nero dei black block.
Sindaco, per favore, la Nutella no
E alla fine, mentre maggioranza e opposizione si fregano le mani al pensiero di approvare leggi speciali, arriva quest'altro che proibisce i cortei per un mese.
Ci sarebbe da chiedersi, al di là del fatto che il provvedimento lede un diritto costituzionale dei cittadini, che senso abbia il limite temporale: cioè, o i cortei sono pericolosi sempre, oppure non sono pericolosi mai. Che dovrebbe cambiare, secondo Alemanno, tra un mese? Che i black block si stufino e si dedichino al Risiko? Che la crisi economica cessi di colpo e la prosperità torni a regnare nella capitale? Che le banche, i negozi, le automobili e tutti gli altri oggetti che i vandali sono soliti devastare vengano protetti da uno speciale scudo stellare tipo quello di Star Trek?
La verità, con ogni evidenza, è che tra un mese non succederà un bel niente. E quindi il provvedimento non mi pare altro che un castigo, del tutto simile a quelli i genitori più severi infliggono ai bambini quando hanno combinato qualche marachella: per un mese niente Playstation, e se fiatate ancora vi tolgo pure il Gameboy.
Non so, speriamo almeno che ci lasci la Nutella.
Disfattisti
A settembre del 2009 il peggio era passato.
A dicembre del 2009 i disfattisti che parlavano della crisi dovevano piantarla.
A febbraio 2010 ce la stavamo cavando meglio di tutti gli altri.
A giugno del 2010 la crisi era alle spalle.
A settembre del 2010 il governo aveva superato la crisi tenendo i conti in ordine.
A marzo del 2011 il governo era uscito dalla crisi compiendo una missione impossibile.
Oggi non ci sono i soldi per sostenere le imprese.
Come la mettiamo, adesso che il disfattista è diventato lui?
Illegale quanto loro
Ogni volta che qualcuno ha l'alzata d'ingegno di evocarle, mi viene in mente che le leggi speciali da un lato comprimono le libertà di tutti, e dall'altro riescono assai raramente a fermare le intemperanze di alcuni.
Rispondere ai black block suggerendo l'approvazione di una Legge Reale bis, a mio modesto parere, significa non solo ammettere la propria incapacità di gestire in modo efficace l'ordine pubblico, ma soprattutto accettare di battersi sul terreno dei propri avversari: quello in cui lo stato di diritto è considerato alla stregua di un trascurabile dettaglio e il fronte dello scontro si sposta sul piano della forza bruta.
Personalmente rimango convinto che un paese civile degno di questo nome dovrebbe rispondere alla violenza con il diritto, non imitare quelli che sta combattendo diventando illegale quanto loro.
Giuseppe Uva fu (anche) violentato?
Forse ricorderete la vicenda di Giuseppe Uva, il gruista 43enne morto "misteriosamente" nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Circolo di Varese a giugno del 2008 dopo essere stato fermato in stato di ebbrezza da una pattuglia dei carabinieri.
Ebbene, Luigi Manconi mi mette a parte di una novità agghiacciante: secondo la relazione preliminare dei tre periti incaricati dalla Procura, nella macchia rossastra che era stata trovata sui pantaloni del morto tra il cavallo e la zona anale, oltre al sangue, vi erano anche delle tracce di sperma; il che potrebbe suggerire la possibilità che Uva sia stato (anche) violentato.
Potete trovare a questo link tutti i particolari delle vicenda: per la paura, invece, provate a fare un salto in farmacia.
Anche se dubito fortemente che possa passarvi con un tranquillante.
Maroni si dissoci da Radio Padania
Durante la mattinata di domenica 16 ottobre un'ascoltatrice ha telefonato in diretta a Radio Padania dicendo: «Si ha paura che scappa il morto? Io questo non lo capisco, non ce ne frega niente che scappa il morto». Il conduttore di turno, Alfredo Lissoni, gli ha risposto con nuncuranza: «Lei ha ragione».
Chiediamo a Radio Padania, emittente ufficiale della Lega Nord (partito che in Italia esprime il Ministro degli Interni) di dissociarsi pubblicamente dall'affermazione del suo conduttore e di scusarsi immediatamente per quanto da lui sostenuto.
Chiediamo altresì al ministro degli Interni Roberto Maroni di dissociarsi pubblicamente da quanto sostenuto dalla radio del suo partito.
Alessandro Capriccioli, Metilparaben
Arianna Ciccone, Valigia Blu
Francesca Fornario, Duemilaundici
Alessandro Gilioli, Piovono Rane
Luca Sappino, LS
Daniele Sensi, l'Anticomunitarista
Sent from my Blackberry®
Provate con la Playstation
Quello che mi lascia perplesso non è tanto l'alzata d'ingegno di sfasciare tutto -il che, per qualunque motivo lo si faccia, sarebbe già di per sé contrario alla mia visione della lotta politica-, quanto il fatto che la devastazione duri il tempo di un pomeriggio e non sia finalizzata ad ottenere alcunché.
Volete innalzare barricate, mettere a ferro e fuoco la città, seminare il caos? Be', io sono convinto che i mezzi prefigurino i fini, e quindi penso che comunque non vi servirà a niente: però, perlomeno, scatenate l'inferno perché credete che vi serva a raggiungere un obiettivo, e abbiate la decenza di non smettere finché non lo ottenete.
Perché fare le rivoluzioni di due ore e mezza, sospese al calar della sera per togliersi il passamontagna e andarsi a mangiare una pizza, è davvero una cosa da gente piccola, mediocre e meschinella.
Date retta, provate con la Playstation.
Vi si addice di più.
Sent from my Blackberry®
Sperando di essere smentito
Avevo messo insieme una specie di invettiva sull'odierna alzata d'ingegno dei miei amici radicali: poi mi sono accorto di averla scritta per me, l'ho salvata nelle bozze e credo proprio che ce la lascerò.
A parte questo, resta il fatto che l'idea di presentarsi a votare alla prima chiama, come purtroppo mi capita sempre più spesso, non l'ho capita. Perché? Con quale scopo? In nome di cosa?
Ho una gran paura che il ribaltamento del tavolo, la mossa imprevedibile, il cambio di direzione decisivo, che per tanti anni sono stati davvero corpo e sostanza della politica radicale, siano ormai diventati semplicemente guscio, gesto, maniera.
E che servano solo a disorientare gente già disorientata di suo, garantendo al paese nient'altro che un'arzigogolata argomentazione in più per spiegare la dinamica di ciò che si è fatto senza poter dar conto del fine, che appare sempre più impalpabile, astratto, contorto.
Spero -lo spero sul serio- di essere smentito da quello che leggerò nelle prossime ore.
L'assordante rumore dei clacson
Se siete in coda in automobile, il traffico è paralizzato e intorno non vedete che un muro di lamiere multicolori, c'è sicuramente qualcosa che non va nella gestione della città in cui vivete.
Nondimeno, mettervi rabbiosamente a suonare il clacson tutti insieme, o prendervi a cazzotti con quello della macchina accanto, o linciare i primi vigili urbani che vi capitano a tiro, o perfino andare a scovare il sindaco in persona, attaccargli un paio d'orecchie da somaro e mandarlo al confino in un'altra regione a calci nel culo non servirà a niente, se non avete in mente una soluzione alternativa per organizzare la circolazione stradale in modo più efficace.
Per carità, non dico che in determinate condizioni incazzarsi non sia comprensibile, legittimo, addirittura sacrosanto; e non voglio negare che quella rabbia costituisca un segnale inequivocabile del fatto che le cose vadano di merda: solo che non c'entra con la politica, quella rabbia, a meno che chi si indigna non abbia nel cassetto un'articolata -ancorché fantasiosa, audace, visionaria- proposta che consenta di organizzarle in modo diverso.
Altrimenti, ne converrete, resta solo il rumore assordante dei clacson.
E fare la coda in macchina diventa ancora peggio.
Scilipoti senza passare per il via
Il 20 maggio 2009 Berlusconi è uno che pretende l'impunità:
La garanzia dell'impunità è il vestito cucito su misura dal solerte ministro-sarto Alfano che strombazza il carcere duro e misure rigorose per chi delinque ma al contempo soffre di una grave e patologica forma d'amnesia verso il principale.Il 7 luglio 2011 Berlusconi è una persona perbene:
Il presidente Silvio Berlusconi è una persona perbene, è una persona che gli italiani dovrebbero ringraziare, ma lo dovrebbero ringraziare anche coloro i quali stanno dall'altra parte della barricata.Il 12 ottobre 2011 Berlusconi è uno che non fa quello che promette:
Berlusconi di qua, Berlusconi di là... Senta: io, quando feci la scelta che sappiamo, e che m'è costata cattiverie e insulti, decisi con il Cavaliere un certo tipo di percorso. Ora, visto che le cose non stanno andando come previsto, io entro nel dibattito che s'è sviluppato dentro la maggioranza, e sto, come dicono quelli che parlano bene, nella dialettica, e mi muovo, ascolto.Domani, chissà.
Putrefazione
Si disfano, si sfaldano, si sbriciolano.
Si decompongono, verrebbe da dire, non senza aggiungere che la decomposizione non è affatto un bello spettacolo, perfino se riguarda loro.
Ecco, a me viene da pensare che avrebbero potuto risparmiarcela, la diretta minuto per minuto della carcassa in putrefazione: non solo loro, naturalmente, ma anche i soliti noti della parte astrattamente opposta che hanno la responsabilità di averne agevolato l'ascesa con le loro scempiaggini, di averli tenuti dove sono a forza di dettare le loro fantomatiche ricette per il cambiamento, di aver recitato la parte degli strateghi politici senza essere capaci neppure di attraversare la strada sotto casa.
Grazie a tutti, davvero, per il disgusto.
Noi tagliamo i fondi, loro regalano i tablet
Mentre in Italia si continuano allegramente a tagliare i fondi destinati alla scuola pubblica, in India regalano un tablet con Android ad ogni studente.
Poi lamentiamoci che gli altri sono più bravi di noi e vengono a rubarci il lavoro.
Nobel per la pena di morte
Visto che oggi ricorre la nona giornata mondiale contro la pena di morte, colgo l'occasione per ricordare che negli Stati Uniti d'America del premio Nobel per la pace Barack Obama, leader mondiali dello stato di diritto e solerti esportatori della democrazia a suon di basi militari disseminate ovunque, dall'inizio dell'anno sono state praticate 37 esecuzioni capitali.
Poi qualcuno inizierà coni soliti distinguo, tipo che non è il paese nel suo complesso, ma alcuni dei singoli stati da cui è composto, a dover abrogare la pena di morte; la questione, tuttavia, resta bella aperta: prima di indispettirci per quello che succede nella Bielorussia del perfido Lukašenko, non sarebbe il caso di dire due paroline ai nostri amici yankee, ai quali diciamo di volerci ispirare un giorno sì e l'altro pure?
Think different
Ieri, in televisione, hanno mostrato il celeberrimo spot di Apple in cui comparivano immagini di Gandhi, Martin Luther King, Albert Einstein e via discorrendo, al termine del quale spuntava l'altrettanto famoso slogan "think different".
L'occasione mi è gradita per comunicarvi che secondo me i personaggi testè elencati pensavano certamente in modo diverso dagli altri: invece quelli che acquistano computer, dispositivi musicali e tablet venduti su scala planetaria in milioni di esemplari uno identico all'altro magari sì, ma non è detto.
E comunque, quand'anche fosse, non perché comprano quella roba là.
Steve, Piergiorgio, Stefano, Federico
Ci mancherebbe, non è che non sia d'accordo con l'idea di celebrare in pompa magna la scomparsa di Steve Jobs, che nel giro di qualche decennio ha davvero rivoluzionato il pianeta; però, ecco, mi piacerebbe vivere in un posto nel quale i giornali online dedichino un po' di spazio in più, e magari pure i messaggi dei lettori che scorrono in homepage per qualche ora, quando muore uno come Piergiorgio Welby, o Stefano Cucchi, o Federico Aldrovandi, tanto per fare tre esempi.
Perché sono convinto che se si parlasse come si deve di quelle morti si potrebbe cambiare non certo il mondo, per carità: ma forse l'Italia, un pochino, sì.
Le tue parole per ricordarlo
Esquilino
Ci sono cresciuto, in questo posto.
Ho camminato su questi marciapiedi, poco più che che bambino, andando a giocare a pallone; ho bighellonato sotto i portici nelle domeniche di luglio, quando l'asfalto si attacca alle suole delle scarpe e a quindici anni non c'è granché da fare se non andarsene in giro con un amico a fumare qualche sigaretta di nascosto; ho visto i ragazzi del quartiere sparire uno alla volta, chi per cercare altrove qualcosa di meglio, chi per il peggio che aveva trovato e da cui non era più riuscito a venire fuori.
Ci torno spesso, in questo posto, e lo trovo cambiato.
Ci torno a piedi, all'ora di pranzo. Appoggio il cellulare sulla scrivania, scendo le scale, mi incammino verso Piazza Vittorio, mi lascio riempire dai profumi che allora non c'erano, guardo le facce lontane che lo popolano, sbircio negli androni dei palazzi, mi fermo davanti alle porte dei negozi, mi riempio le orecchie delle lingue sconosciute che mi risuonano intorno.
Ci sono cresciuto, in questo posto, e adesso mi godo la soddisfazione di camminarci da straniero.
Alla faccia vostra, difensori dell'identità, è bellissimo.
Tutti dentro
Ormai il disegno mi pare chiaro: più le carceri sono affollate, più gente dicono di voler sbattere in carcere.
Chissà, magari sognano che un bel giorno gli italiani siano tutti dentro, a contendersi con le unghie pochi millimetri quadrati di spazio, in modo da poter scorrazzare per l'intera penisola senza il fastidio di avere gente tra i coglioni.
E allora organizzare accanite corse in macchina sulla Salerno-Reggio Calabria deserta, far volare giocosamente gli aquiloni a Piazza Navona ascoltando l'eco dei propri passi sui sampietrini, sciare liberamente a Cortina su piste immacolate e senza code allo skylift.
Tutti dentro, finalmente.
E loro fuori, a godersi il silenzio.
Romanzo commissariale
Si può raccontare una storia(ccia) politica come quella dei debiti di Roma con un fotoromanzo? Noi siamo convinti di sì. E allora, siccome ne siamo convinti, l'abbiamo fatto.
Qua la prima puntata: condividete, bookmarkate, iscrivetevi al feed.
Perché nelle prossime, credetemi, ne vedrete delle belle.
Lo sapevate, che potranno rettificare?
Questa è una prova generale di quello che potrà accadere se il comma 29 dell'articolo 1 del DDL di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma "ammazzablog", dovesse entrare in vigore così com'è. Buona rettifica a tutti.
Alessandro Gilioli è un giornalista milanese che lavora all'Espresso, vive a Roma e tifa per l'Inter; Giulia Innocenzi è nata a Rimini, è bionda e ha lavorato ad Annozero; Luca Sappino è il più giovane di tutti, va in giro in bici e conduce una trasmissione alla radio; Vittorio Zambardino ha un blog che si chiama "Scene digitali", tifa per il Napoli e scrive delle cose molto interessanti su Facebook; Giuseppe Civati è consigliere regionale in Lombardia, è chiamato "Pippo" dagli amici e ha un blog in cui ha sostituito la "v" del suo cognome con una "w"; Guido Scorza fa l'avvocato, è un esperto di diritto delle nuove tecnologie e prende spesso l'aereo; Fabio Chiusi ha la barba, l'ho incontrato lo scorso week end a Riva del Garda e ha un blog che si chiama "Il nichilista"; Daniele Sensi vive ad Asti, ascolta Radio Padania per monitorare quello che dice ed è successo che gli abbiano rimosso dei filmati da YouTube; Luca Nicotra è il segretario dell'associazione "Agorà digitale", fa parte del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e usa Ubuntu; Arianna Ciccone è una donna davvero in gamba, organizza il Festival Internazionale del Giornalismo e stamattina ci ho parlato al telefono; Serena Prinza ha un blog sull'Unità, una volta è venuta a trovarmi al mare e vive a Milano; Luigi Bruschi ha i baffi, a volte mi invita a manifestazioni alle quali non riesco ad andare e ha un blog che si chiama "La città invisibile".
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Luca Nicotra mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
I Radicali Italiani non hanno nessun Comitato Nazionale. Lo sanno tutti che sono comandati dalla CIA. Ubuntu non esiste. E io non passo tutto il giorno davanti al computer! Luca Nicotra.
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Fabio Chiusi mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
Le scrivo per comunicarLe che, ai sensi dell'art. 1 comma 29 della legge "Alfano" sulle intercettazioni, ritengo Lei abbia scritto cose «lesive della mia dignità» e «contrarie alla verità». In particolare, secondo Lei io avrei «la barba». Il che è falso, dato che l'ho tagliata stamattina e che, in ogni caso, Lei non aveva alcun diritto di menzionare pubblicamente il nostro incontro a Riva del Garda in cui, effettivamente, avevo «la barba». Le impongo pertanto, ai termini della succitata legge, di procedere entro 48 ore alla rettifica di quanto scritto. Mi premuro anche di ricordarle che ciò deve avvenire con gli adeguati criteri di visibilità previsti dalla normativa. Augurandole che possa leggere questa mail entro due giorni e che dunque non sia costretto a sborsare 12.500 euro, La saluto. Cordialmente, Fabio Chiusi.
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Arianna Ciccone mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
Puoi rettificare per cortesia: non sono una donna, il festival del giornalismo di Perugia l'organizza Emilio Fede (oddio ma poi chiederà la rettifica della rettifica?) e io non ti conosco. Arianna Ciccone.
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Alessandro Gilioli mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
Gentile direttore del sito informatico "Metilparaben",
ai sensi dell'articolo 8 della Legge 8 febbraio 1948, n. 47 "Disposizioni sulla stampa e successive modifiche" La invito a pubblicare entro 48 ore dalla presente quanto segue, ricordandole che la mancata ottemperanza al presente invito importa una sanzione amministrativa fino a lire a 25.000.000.
Il Suo articolo datato 04/10/2011 e apparso sul sito informatico "Metilparaben" nel quale si scrive (testuale) «Alessandro Gilioli è un giornalista milanese che lavora a L'Espresso» contiene gravi affermazioni contrarie a verità e lesive della mia dignità.
1. Nell'articolo in questione il nome della testata è scritto «L'Espresso» mentre ormai da tempo il nome corretto è 'l'Espresso" con la "l" minuscola. L'alterazione del marchio comporta come Le è noto un grave danno d'immagine per il quale ci si riserva di adire anche in via civile qualora non venga pubblicata la presente rettifica.
2. La definizione di «giornalista» , appare come una chiara e deliberata diminutio del ruolo dello scrivente nella società dell'informazione nonché una malevola ascrizione dello scrivente a una categoria notoriamente in crisi, tanto più che lo scrivente ha più volte sottolineato la necessità di abolire proprio l'Ordine dei Giornalisti. Altrettanto lesiva della dignità professionale è l'intenzionale omissione, nel Suo articolo, delle altre attività professionali dello scrivente, in particolare in riferimento a quella convegnistica e saggistica. Appare infine come una evidente denigrazione l'omissione non solo che lo scrivente è laureato, ma anche che ha seguito un corso bimestrale di biblioteconomia nel 1984 e un corso di sub nel '93.
3. Altrettanto lesivo della mia onorabilità è evidentemente l'uso del verbo «lavorare», il cui chiaro rimando alle arti meccaniche anziché a quelle liberali risulta oltre modo ingiurioso. Va inoltre sottolineato che la scelta del verbo allude palesemente al compenso ricevuto, quindi induce ingannevolmente il lettore a ritenere che la mia attività sia il semplice frutto di un mercimonio anziché una libera espressione intellettuale.
4. Gravemente oltraggiosa nelle intenzioni e negli effetti, oltre che menzognera, è infine la definizione di «milanese» non solo in quanto lo scrivente è residente da anni a Roma, ma soprattutto perché si tratta di una surrettizia circoscrizione della mia persona e della mia attività a una dimensione soltanto locale, con un'implicita venatura di tipo razzista (il direttore del sito informatico "Metilparaben" risulta infatti romano) e probabilmente anche un'allusione implicita ma chiarissima all'attuale momento di crisi delle squadre di calcio milanesi.
Intenda pubblicare senza omissioni quanto sopra sul sito informatico "Metilparaben" entro 48 ore dalla presente, nella stessa pagina e con le stesse caratteristiche tipografiche dell'articolo rettificando. Alessandro Gilioli.
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Giulia Innocenzi mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
Gentile direttore di Metilparaben,
Le scrivo per invitarla immediatamente a rettificare il postribolo di falsità che ha appena pubblicato sulla sua testata "blog". La mia dignità va preservata da tale macchinazione propagandistica. E' ben noto a tutti, infatti, che scrivere "è nata a Rimini", seguito immediatamente da "è bionda", vuole sottendere senza troppi giri di parole "è una ragazza di facili costumi". "Ha lavorato ad Annozero", infine, come ha già fatto notare il rispettabile direttore Belpietro, è un modo come un altro per dire "velina di sinistra".
La sollecito quindi a cancellare immediatamente dichiarazioni siffatte, che macchiano indelebilmente la reputazione della sottoscritta.
In fede. Giulia Innocenzi.
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Luca Sappino mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
Caro Alessandro, essendo noi cari amici questa mia mail è scritta con il dovuto affetto, anche se non ti posso nascondere una buona dose di stupore e dispiacere. Leggo sul tuo blog che io sarei "il più giovane di tutti", come ad intendere che non sia capace, abile, abbastanza esperto. Leggo poi che andrei "in giro in bici", cosa vera ma che - come ben sai - tenevo a mantenere privata, tutelando dal gossip e dalle invidie il rapporto affettivo che mi lega a questi quattro pezzi di ferro. E leggo inoltre che condurrei, "una trasmissione alla radio", senza che tu faccia riferimento alla testata, Ribalta, alla stazione che la manda in onda, Radio Popolare Roma, agli ascolti, oltre 35 milioni di ascoltatori unici, né alla tua collaborazione. Con affetto dunque, ma con la dovuta fermezza, supportato dalla normativa in materia (per cui ti ricordo rischi una multa ben salata), ti invito a rettificate con urgenza le imprecisioni e tutto ciò che, contrario alla verità, lede la mia dignità. Sicuro della tua buonafede, a presto. Luca Sappino.
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Serena Prinza mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
Gentile Alessandro Capriccioli, le chiedo di rettificare quando segue: io non ho nessun blog, sarebbe una cosa Assurda, e soprattutto non sull'Unità, ma su l'Unità ed in ogni caso pensavo che fossero loro a tenere un blog su di me. Inoltre io non credo di vivere a Milano, ma sono convinta di vivere ancora in una città in Campania, solo che da qualche anno ha la nebbia, i leghisti, gli aperitivi, le rotaie del tram e la madonnina. Circa una visita al mare, non ne so, del resto non ho segni di tintarella, quindi credo di non esserci stata, o se c'ero dormivo. Serena Prinza.
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Guido Scorza mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
Gentile responsabile del sito informatico "Metilparaben",
nelle ultime ore numerosi colleghi ed amici mi hanno rappresentato la pubblicazione da parte Sua di un articolo datato 4 ottobre 2011 - solo il Signore sa se tale data corrisponde al vero o è anch'essa apocrifa - che contiene riferimenti non veritieri e gravemente lesivi del mio onore e della mia reputazione.
1. Nell'articolo in questione, innanzitutto, Lei riferisce che io "farei" l'avvocato con ciò lasciando, evidentemente, intendere che tale mia attività si asvolta in assenza del relativo titolo o, peggio ancora, a tempo perso. Come avrebbe potuto agevolmente verificare collegandosi al sito del locale consiglio dell'ordine degli avvocati (ammesso che avesse saputo dove svolgo la mia professione stante l'assenza di un albo centralizzato!), per contro, io SONO avvocato ed esercito tale attività in modo stabile e continuativo.
2. Nello stesso articolo, inoltre, riferisce - in modo del tutto inutile in relazione al contenuto del suo pezzo - che io prenderei spesso l'aereo. Si tratta, anche in questo caso, di un'affermazione non veritiera giacché viaggio, ormai da anni, prevalentemente in treno ed in auto ed ho paura di volare. Tale riferimento, peraltro, rischia di ledere gravemente la mia dignità e credibilità giacché ho spesso declinato inviti ricevuti da colleghi, amici e donne a raggiungerli in località amene accessibili solo via aereo, riferendo, appunto di non essere in condizione di volare.
3. Egualmente gravemente lesiva della mia reputazione è l'aver circoscritto la mia area di competenza al solo diritto delle nuove tecnologie. Come è noto e come avrebbe, anche in questo caso, agevolmente potuto verificare sfogliando il mio profilo professionale sul mio blog - ammesso che ci avesse capito qualcosa - la mia esperienza e ben più a vasta ed abbraccia ambiti diversi dello scibile del sapere. La sua affermazione, pertanto, offre una rappresentazione parziale della mia identità professionale e rischia di pregiudicarmi importanti occasioni di lavoro.
Alla luce di tali considerazioni, ai sensi dell'articolo 8 della Legge 8 febbraio 1948, n. 47 "Disposizioni sulla stampa e successive modifiche", La invito a pubblicare entro 48 ore dal ricevimento della presente (sono cacchi suoi come computare il decorso di tale termine) quanto precede nella stessa pagina e con le stesse caratteristiche tipografiche dell'articolo rettificando, ricordandole che la mancata ottemperanza al presente invito importa una sanzione amministrativa fino a lire a 25.000.000 (da versarsi in euro e, dunque, 12.500€).
Cordiali saluti, Guido Scorza.
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Giuseppe Civati mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
Non mi capacito, dott. Metilparaben, della sua nota gravemente lesiva pubblicata in data odierna.
Il fatto che Lei scriva lesivamente che il sottoscritto è consigliere regionale della Lombardia senza specificare la forza politica è gravemente lesivo della mia onorabilità e potrebbe far pensare a una mia personale iniziativa, volta a solleticare il sentimento della cosiddetta antipolitica (gravemente lesiva) e la rivolta contro le istituzioni (lese anch'esse), guidata da quel signore con le scarpe scamosciate che non cito, per paura di un'ulteriore rettifica, gravemente lesiva della mia onorabilità.
Che poi Lei noti che ho adottato la "w" al posto della "v", è una considerazione che si poteva certamente risparmiare, perché, limitandosi a notare il cambio di consonante, Lei induce a pensare che si tratti di un gioco futile, gravemente lesivo, il gioco, e anche il futile. Stavo per scrivere "lesiwo" ma ciò avrebbe dato adito ad ulteriori sue variazioni sul tema, ulteriormente lesive.
Da ultimo, non essendo lei mio amico, se non nell'accezione lesiva del termine, non capisco come possa servirsi dell'espressione "Pippo", gravemente lesiva della mia onorabilità e di quella dei miei amici, che si stanno attrezzando e la sommergeranno di rettifiche, causando un grave danno al Pil in un momento in cui il Paese è in ginocchio ed è lesivo a se stesso. Giuseppe Civati.
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Vittorio Zambardino mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
At nome mio cliente dottor Zambardino vittorio nato napoli 1-12-1951 invitiamola at norma vigenti leggi at partire da ore 12,10 del 4 ottobre 2011 et entro termine tassativo di ore 48 voler rettificare quanto segue: Zambardino Vittorio benché nato Napoli non vive più colà da anni 34 et ogni associazione del nome del mio cliente con detta lurida città rappresenta tentativo diffamatorio.
La presente per rettifica salvo ulteriore azione su piano penale et civile.
Distinti saluti.
Avvocato Piscioni Armando, Napoli.
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Daniele Sensi mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
L'attribuzione di vaneggianti residenze astigiane appare evidentemente tesa a suggerire surrettiziamente la discendenza padana del sottoscritto, alludendo a possibili prossimità etnoculturali con i corregionali Roberto Cota e Mario Borghezio, peraltro esponendolo, in particolare là dove si scrive che il sottoscritto ascolterebbe Radio Padania “per monitorare quello che dice”, a pericolose ritorsioni da parte delle temutissime camicie verdi.
Tendenziosa e destituita di fondamento appare anche l'affermazione secondo la quale il sottoscritto sarebbe incorso nella scure censoria di YouTube, affermazione calunniosa e diffamatoria il cui scopo è quello di attribuire al sottoscritto un comportamento contrario alle norme comunitarie della piattaforma, norme che tutelano "i membri di un gruppo protetto in base a razza o origine etnica", con chiaro
riferimento ai popoli padani.
Concedendole tuttavia il beneficio della buonafede, convinto che Lei intendesse in realtà riferirsi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il sottoscritto porge i più distinti saluti. Daniele Sensi.
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Luigi Bruschi mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:
Gentile Metil Paraben,
innanzitutto lasci che Le esprima una mia personale convinzione: ai tempi del buon Alessandro Capriccioli come gestore del blog, fatti incresciosi di questo tipo non sarebbero mai accaduti. Da quando Lei ha assunto la conduzione del sito, la verità di opinione –che ha giustamente sostituito la vetusta libertà di opinione- ha subìto un serio contraccolpo (prova ne è il numero di rettifiche che le piovono addosso tutti i santi giorni). Ciò premesso, La invito a rettificare entro i termini di legge previsti quanto da Lei riportato riguardo alla mia persona.
In primo luogo, dal momento che io porto fieramente non solo i baffi ma anche la mosca (non al naso, ma sotto il mento), ne consegue che la descrizione fisica da Lei fatta, oltre ad essere oggettivamente parziale, è da considerarsi a tutti gli effetti lesiva della mia immagine, perlomeno quella del volto.
In secondo luogo, il Suo dar conto di miei inviti a manifestazioni cui Lei dice di non riuscire a partecipare appare indiscutibilmente allusivo, oltre a non rendere minimamente giustizia, peraltro, al carattere di eleganza e squisita moralità che caratterizza le manifestazioni che organizzo. In ogni caso -visto che si rincorrono in tal senso voci prive di fondamento- ci tengo a precisare che non ho mai, e dico mai, invitato alcun ospite che si sia poi rifiutato di partecipare alle mie manifestazioni. A riprova di ciò, aggiungo che convivo stabilmente con un ospite fisso dei miei eventi, che può testimoniare a mio favore l'indiscusso successo di tutti i miei inviti.
Tutto ciò è l'unica verità sui fatti in questione, come ribadirò stasera da Bruno Vespa.
Suo, Luigi Bruschi.
P.S. Se cortesemente volesse indicarmi quale tra Metil e Paraben è il nome e quale il cognome (l'ho cercata sull'elenco telefonico di Roma, ma senza fortuna), gradirei inviarLe la presente notifica anche via posta ordinaria (raccomandata assicurata con ricevuta di ritorno a carico del destinatario), non riponendo alcuna fiducia nei mezzi comunicativi telematici.
Ecco cosa stanno cercando di fare
Supponiamo che un bel giorno io scriva sul blog che l'assessore Taldeitali è un corrotto, e immaginiamo che costui -com'è ragionevole ipotizzare- si senta danneggiato dalla mia affermazione: in base alla legislazione vigente l'assessore può portarmi davanti a un giudice, il quale mi chiederà in base a quali elementi ho scritto quello che ho scritto, e quindi stabilirà se ho detto la verità o se mi sono inventato tutto; nel qual caso, giustamente, verrò condannato ad un massimo di tre anni di carcere, nonché ad un cospicuo risarcimento del danno che ho procurato al malcapitato con le mie frottole.
Ora, le carceri italiane pullulano di poveri cristi che languono in cella in attesa di giudizio, e nei tribunali giacciono a prendere polvere i fascicoli di milioni di italiani che aspettano di ottenere quanto loro dovuto in conseguenza di un danno subito: però l'assessore Taldeitali è un potente, ed essendo un potente non può mica aspettare i tempi della giustizia -probabilmente determinati anche dall'incapacità o dalla malafede del partito a cui appartiene, sia detto per inciso- come fanno i comuni mortali. No, perbacco: lui, l'assessore, è un pezzo grosso, e quindi deve avere soddisfazione subito; e già che c'è l'occasione gli è assai gradita per ottenerla senza che un giudice ficchi il naso nella faccenda e decida se l'affermazione dalla quale si sente offeso è una bugia, vale a dire indipendentemente dal fatto che quella soddisfazione la meriti oppure no.
Per venire incontro a questa comprensibile esigenza, i compagnucci dell'assessore stanno cercando di introdurre una norma che gli consentirà di mandarmi una bella mail, invitandomi a rettificare quello che ho scritto, con l'avvertenza che se non provvedo entro 48 ore mi becco una una multa che può arrivare fino a 12.500 euro. Così, semplicemente perché l'assessore si è fatto girare i coglioni, mi ha invitato a pubblicare la sua rettifica e io non l'ho cagato, a prescindere dal fatto che io possa provare in modo incontrovertibile la veridicità di ciò che ho scritto.
Ebbene, siccome io non sono il titolare di una testata giornalistica, ma un semplice blogger, può darsi che i 12.500 della sanzione non li abbia: oppure che li abbia, ma che mi servano per destinarli ad altre finalità quali pagare l'affitto, fare la spesa, mettere la benzina nella macchina e via discorrendo.
Ne consegue che se una norma del genere verrà introdotta mi guarderò bene dallo scrivere che l'assessore Taldeitali è un corrotto, anche nel caso in cui sia venuto in possesso di elementi schiaccianti che lo dimostrano.
Se questo è vero per un caso così lineare e lampante, figurarsi esprimere un'opinione basata su un ragionamento, su un punto di vista, sull'interpretazione di una serie di fatti: dovrò tenermele tutte per me, quelle opinioni, onde evitare di venire subissato dalle richieste di rettifica di centinaia di assessori, parlamentari, sottosegretari e ministri indispettiti, a ciascuna delle quali potrebbe corrispondere una multa pesantissima.
Ecco, questo è quello che stanno cercando di fare: silenziare tutta l'informazione e la critica indipendente, vale a dire quella che non possono controllare, intimidendo a suon di sanzioni chi se ne occupa, indipendentemente dal fatto che sia accuratamente documentata o completamente campata in aria.
Dite la verità: vi pare un'alzata d'ingegno vagamente compatibile con l'idea astratta di un paese libero?
Metilparaben miglior blog politico 2011
Diciamoci la verità: aver vinto il premio come miglior blog politico del 2011 al Blogfest di Riva del Garda mi ha sorpreso un po'; anche perché gli altri concorrenti della categoria -Vendola, Grillo, Renzi, Casini, Di Pietro, l'amico Civati e via discorrendo- erano tutte persone che di politica si occupano ai livelli che contano, sia pure con risultati che spesso e volentieri -fatte le dovute eccezioni, tipo l'ultimo che ho citato- mi entusiasmano poco e niente.
Sorpresa a parte, però, 'sto premio me lo prendo volentieri, anche perché sono convinto che nel suo piccolo possa far riflettere: specie in un momento come questo, nel quale ai blogger si sta cercando di tappare la bocca per l'ennesima volta con un provvedimento degno dei regimi con la erre maiuscola.
Grazie a tutti, quindi: ma adesso rimbocchiamoci le maniche per fare in modo che l'anno prossimo un blogger come me possa concorrere di nuovo ad un premio così.
Il che, ne converrete, sarà possibile solo se nel frattempo non ci avranno fatto smettere di scrivere.
Come passa il tempo
La fuga è veloce: mi metto le scarpe che sono già in strada. Che bella giornata, non bado alla gente che guarda sconvolta: ormai ci sono abituato, sono vaccinato, sono controllato. Si pensa ormai addirittura in giro: è chiaro che sono drogato.
Non importa se la vita sarà breve: vogliamo godere.
Siamo solo noi, che tra demonio e santità è lo stesso: basta che ci sia posto.
Voglio una vita maleducata, di quelle vite fatte, fatte così.
Fantasie, fantasie che volano libere, fantasie che a volte fan ridere, fantasie che credono alle favole.
C'è chi dice no! C'è chi dice no! Io sono un uomo!
Liberi, liberi siamo noi, però liberi da che cosa? Chissà cos'è.Qua sopra potete leggere alcuni memorabili versi, risalenti a qualche anno fa, dello stesso personaggio che in questi giorni ha fatto chiudere un sito di satira perché lo prendeva in giro.
Come passa il tempo, eh?
E voi, non rettificate?
Che poi, a ben guardare, quelli che vorrebbero imporre ai blogger l'obbligo della rettifica sono più o meno gli stessi che negli ultimi quindici anni hanno detto cose del tipo "Sono pronto a vendere le mie aziende, ad andare anche oltre il blind trust americano", o "Bossi, un disastro, una mente contorta e dissociata, un incidente della democrazia italiana, uno sfasciacarrozze con il quale non mi siederò mai più allo stesso tavolo", oppure "La Fininvest è espressione di una esasperazione dittatoriale che trova le sue matrici in Craxi e nella P2", o anche "Speriamo che il presidente Mubarak continui, come ha sempre fatto, a governare il suo paese con saggezza e con lungimiranza", o ancora "Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino", oppure "Il mio stipendio è il minimo", o anche "Adesso diranno che io offendo il Parlamento ma questa è la pura verità: le assemblee pletoriche sono assolutamente inutile e controproducenti", o infine (perché mi sono rotto, mica perché la lista è finita) "Il governo ha completamente risolto il problema dei rifiuti".
Che dite, volete darci il buon esempio e rettificare pure voi? Magari entro due giorni, con le stesse caratteristiche grafiche e la stessa visibilità della notizia originale, se possibile.
Grazie.
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