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Meglio così

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Ieri sera, spinto dalla curiosità, ho deciso di dare un'occhiata al TG1.
Ebbene, dopo i prevedibili servizi sulla manovra del governo Monti, sulla situazione dell'euro e su un paio di fatti di cronaca, il telegiornale della prima televisione di stato ha ritenuto opportuno occuparsi, non senza un certo approfondimento, del momento d'oro di Jovanotti e dell'ingiusto arresto di Don Matteo nell'ultima puntata dell'omonima fiction.
Se ne deve dedurre, evidentemente, che ieri nel mondo non è successo nient'altro di interessante: finite le guerre, risolte le crisi, inerti i capi di stato, in panciolle gli eserciti.
Meglio così, no?

Piselli in prima serata

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La novità è che la RAI ha aperto un'inchiesta interna sulla questione della parola "profilattico", che sarebbe stata proibita ai conduttori durante la giornata mondiale contro l'AIDS.
A parte il fatto che l'operazione ha tutta l'aria di essere un blando sedativo per tutti quelli che non hanno digerito il diktat, il punto vero mi pare un altro: in presenza di una malattia grave come l'AIDS una televisione di stato che si rispetti non solo dovrebbe usarla, la parola "profilattico", ma dovrebbe trasmettere in prima serata dei filmati in cui si spieghi ai giovani come utilizzarlo, in modo esplicito e con l'aiuto di immagini inequivocabili.
Per i più inclini a scandalizzarsi, al limite, potrebbe essere previsto l'impiego di un fallo in plastica, anche se non vedo proprio a chi possa nuocere la visione di un pisello autentico.
Per le persone di buon senso, specie se vista in televisione durante un documentario, si tratterebbe semplicemente di una parte anatomica come un'altra.
Chi invece ci trovasse lo spunto per una morbosità diversa farebbe bene a farsi due domandine su se stesso, invece di inveire contro gli altri.

Come mai adesso non protestate?

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Come mai gli stessi che appena tre mesi fa si infuriarono, si stracciarono le vesti e gridarono allo sperpero del denaro pubblico per i 250 mila euro concordati da Rai Uno con Benigni per la partecipazione a Sanremo, adesso non mettono in piedi un'analoga gazzarra per la multa di identico importo inflitta dall'AgCom alla stessa Rai Uno in ragione della martellante presenza televisiva di Berlusconi?
Così, tanto per sapere.

Generatore automatico di palinsesti RAI conformi all'atto di indirizzo sul pluralismo del PdL

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Istruzioni: fare refresh per ottenere un nuovo palinsesto RAI conforme all'atto di indirizzo sul pluralismo del PdL

Contro il ddl (ma anche contro la disinformazione)

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Ecco la mia adesione allo sciopero contro il ddl intercettazioni: denuncio come l'informazione in tv oggi proprio non funzioni anche senza il ddl. Nel giorno dello sciopero, sul quale posso ritenermi d'accordo per tentare di svegliare le coscienze di quelli che al tema non si sono finora appassionati, sarebbe utile che i giornalisti facessero un po' di autoanalisi, soprattutto quelli televisivi, che hanno una maggiore responsabilità sulle loro spalle, visto che l'80% degli italiani si informa attraverso la tv.
Simone Sapienza ha monitorato i telegiornali di mercoledì, il giorno della manifestazione degli Aquilani a Roma. Poi non c'è da sorprendersi se sono incazzati neri.

TG1 ore 20
5° servizio, dopo tutta la politica.
Enfasi del conduttore nell'annunciare la risposta del Governo sugli arretrati: “i contributi non versati verranno ridistribuiti in 10 anni”. Non viene spiegato che le tasse restano. La maggior parte del servizio è sugli scontri. Viene letto nel finale il comunicato di Manganelli: “scontri provocati da un area antagonista estranea ai terremotati”. Nessuna voce ai sindaci e alla richiesta di rinvio dell'inizio del pagamento delle tasse e per la zona franca.
TG2 ore 20.30
Servizio di apertura.
Sui titoli del tg rientra la dichiarazione di Letta: “Potranno pagare le tasse in 10 anni”. Ai manifestanti è data voce ma non per gli obiettivi. Chiedono solo di “non far morire la città” e “tempi certi per la ricostruzione”. Anche in questo tg il comunicato del Governo è risolutivo. La giornalista conclude che “la protesta non si è svolta invano” e legge il comunicato del Governo.
TG3 ore 19.00
Primi due servizi.
Ci sono le proposte degli aquilani. Non ci sono politici ed istituzioni, non c'è il comunicato del Governo, né quello della Questura.
TG4 ore 18.55
Non è nei titoli di apertura.
Viene solo letto all'interno del telegiornale questo testo a commento delle immagini degli scontri:
"L' opposizione sceglie la piazza. Oggi gente guidata da Antonio Di Pietro, gente venuta dall’Abruzzo (ndr. non si dice mai l'Aquila) per protestare contro i ritardi nella consegna delle case. Sono stati fronteggiati dalle forze dell’ordine. Ci sono stati purtroppo due contusi. Hanno forzato un blocco della polizia per avvicinarsi a Palazzo Grazioli (ndr. prima di tutto per arrivare davanti al Parlamento) dove il Presidente del consiglio ha i suoi uffici e dove oggi c'era il vertice. Le ferite dell’Abruzzo sono state quasi tutte sanate grazie agli impegni del governo e alla solidarietà di tutti. Protagonista delle gazzarre, mi spiace dirlo è sempre Di Pietro. Alla gente di Abruzzo esprimiamo solidarietà perché nei momenti del terremoto e del dopo terremoto sono intervenuti tutti, è intervenuto il governo, sono intervenuti anche paesi stranieri, è intervenuta anche la vostra solidarietà, a chi però [pausa] era oggi ad aggredire le forze dell’ordine noi diciamo no".
TG5 ore 20
2° servizio.
La conduttrice nel presentarla conclude: “E' di poco fa la notizia che il Governo ha deciso di diluire in 10 anni le tasse in sospeso”. Questo tg parla di “1 migliaio di manifestanti guidati dal comitato 3.32 considerato vicino alla sinistra radicale. Con loro anche la curia e altre associazioni” (ndr. non si fa cenno alle istituzioni locali). Le proposte espresse dai manifestanti intervistati sono solo soldi per la ricostruzione. Il servizio si conclude con la versione di Manganelli: “secondo la Questura c'erano infiltrati dei centri sociali”.
STUDIO APERTO ore 18.30
La notizia è dopo la cronaca nera e il servizio è quasi esclusivamente sugli scontri. La conduttrice conclude in studio che “il Governo sta valutando di posticipare il pagamento delle tasse”.
SKY tg24
4 servizi.
Ma anche qui non c'è spazio per il sindaco de L'Aquila, per le voci istituzionali o per parlare delle proposte specifiche della manifestazione.
Qui la versione originale della sua analisi.
I Radicali hanno ragione a denunciare il regime dell'informazione in Italia, che oltre al sistema spartitorio delle cariche in Rai, è degenerato anche per il conflitto di interessi e per il controllo da parte di pochi e potenti gruppi editoriali.
Questi signori dei tg, oggi, manifestano contro il ddl intercettazioni. Troppo facile denunciare i paletti che si vogliono mettere dall'esterno all'informazione, quando al suo interno ci sono muri interi che bisognerebbe abbattere.
Cominciamo la riforma da noi stessi. Solo dopo possiamo cercare di cambiare gli altri.

La RAI e i mondiali: questione di scelte

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Mi piacerebbe sapere se i costi complessivi sostenuti dalla RAI per realizzare trasmissioni del tenore di "Peccati", "L'ultima parola", "Porta a porta" ed altri simili capolavori siano inferiori o superiori a quanto sarebbe stato necessario per acquistare i diritti completi del primo mondiale africano della storia invece di doversi limitare a trasmetterne una partita al giorno. No, perché -indipendentemente dal fatto che a uno piaccia o non piaccia il calcio- mi pare che per un'azienda televisiva che si rispetti sia un tantino più importante seguire come si deve un evento del genere, piuttosto che investire quattrini per consentirci di sapere come la pensa Monica Setta sulla trasgressione. Con tutto il rispetto per la trasgressione.

Stasera pago io

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Una curiosità: lasciando stare Canale 5 che è una società privata, la multa inflitta a Rai 1 la paga Minzolini o la pagano i contribuenti con il canone?
Così, tanto per sapere.

Un lungo e commosso applauso

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Augusto Minzolini si esprime sulla vicenda del TG1 che usò la parola "assolto" invece di "prescritto" a proposito del processo a carico di David Mills:

Non mi scuso,
ecco, non avevo dubbi...
non mi devo scusare.
ci mancherebbe: anzi, magari c'è pure rimasto male perché non gli hanno detto bravo.
È successo per un'esigenza di sintesi
fra i tanti modi possibili di qualificare l'esigenza per cui è successo, "sintesi" mi pare il meno appropriato, ma lasciamo correre.
e comunque si usava quel termine solo nel titolo,
ah be', in tal caso...
il pezzo era corretto.
capito? il pezzo era corretto! e allora che andate cercando? tu, per esempio, sì, tu là in fondo: come ti chiami? Antonio? ecco, poniamo che uno scriva sul titolo di un giornale "Antonio è un ladro stupratore di bambini", ma che poi nel pezzo sia scritto a chiare lettere che Antonio è una persona mite e onesta che non ha mai fatto male a una mosca, ebbene, pensate che Antonio potrebbe mai aversela a male solo per quel titolo, anche se magari, dico così per dire, la locuzione "ladro stupratore di bambini" fosse stata usata due o tre volte di seguito? suvvia, non scherziamo, ché qua c'è gente che ha da fare e mica può perdere tempo con queste cazzate...
E già dall'edizione successiva abbiamo precisato,
già dall'edizione successiva? cioè, non dopo, che ne so, sei o sette edizioni? stupefacente, un esempio di giornalismo da premio Pulitzer.
precisazione peraltro subito apprezzata dal cdr del TG.
Roma - Stamattina verso le otto un lungo e commosso applauso ha salutato l'ingresso di Augusto Minzolini, autore della tempestiva precisazione già dall'edizione successiva, nella sala riunioni del cdr del TG. Nel tripudio generale i componenti del comitato hanno anche tentato di portare in trionfo il direttore, che però ha rifiutato: "Vi ringrazio ma basta perdere tempo, abbiamo da lavorare", avrebbe dichiarato ai suoi collaboratori, "la buona e corretta informazione non può aspettare".

Facciamo a chi urla più forte

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Vedere la gente che manifesta e si mobilita in 24 ore per difendere la libertà di informazione, che significa preservare il diritto dei cittadini di sapere e mantenere l'azione di controllo su chi detiene i poteri decisionali, è emozionante. Vedere la gente che fischia a una persona che ha il microfono in mano e il diritto di parola, impedendogli di fatto di parlare, è mortificante.
E' quello che è successo ieri dopo qualche frase pronunciata da Bruno Vespa, intervenuto a sorpresa nella piazza radunata contro la chiusura dei programmi di Bruno Vespa.
Certo, Vespa non sarà un trascinatore di popolo, e non è nemmeno una pecorella smarrita ("se continuate così non ha senso che io stia qui, ho gente che mi aspetta a cena"). Ma ciò non giustifica la piazza a fischiare mentre una persona sta parlando. Il dissenso si può e si deve esprimere. Ma lo si può fare solo se si è capito il messaggio contro cui si dissente.
E' bastato che Vespa ricordasse che "Zapatero e Sarkozy hanno distrutto la tv pubblica", perché i fischi gli piombassero addosso. C'è voluto il Presidente della federazione nazionale della stampa e Giovanni Floris per calmare gli animi (su bambini, fate i bravi, lasciatelo parlare, così andiamo tutti a casa con un bell'8 in condotta).
Preferisco fare mio l'invito di Santoro, pronunciato proprio ieri dal palco: "Io continuerò a difendere il diritto di Bruno Vespa di esprimersi, nonostante lui non difenda il mio".

L'acqua calda degli ipocriti

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Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Sono allibito. Non posso far finta di non aver letto quelle dichiarazioni deliranti. Parlero ' con il direttore artistico del Festival Gianmarco Mazzi per decidere il da farsi". Lo ha detto all'ADNKRONOS il direttore di Raiuno, Mauro Mazza, commentando le dichiarazioni sull'uso di droga rilasciate da Morgan in un'intervista a 'Max'.
Pare che in Rai abbiano scoperto l'acqua calda e ne siano anche allibiti: in televisione vi è più coca che culi... ed è tutto dire.
Mazza, Giovanardi, Gasparri e il Codacons - la lista è lunga - gridano allo scandalo indignati per il pessimo esempio che le esternazioni sul privato del cantante potrebbero avere sui giovani.
Bei tempi quelli in cui si cantava " Luca era gay e ora sta con lei".

Due pesi e due misure

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Li avrete associati anche voi, i due casi, visto che si sono verificati quasi contemporaneamente. Eppure ci ritorno: la Rai, mentre buttava fuori Paolo Ruffini da una gloriosa gestione di Raitre, confermava il contratto di quest’uomo, per il modico esborso di 1,6 milioni di euro l’anno. Mauro Mazza ha così commentato:

Vespa sarà anche strapagato, ma è un grandissimo pro­fessionista che assicura ascolti con una formula che regge da quindici an­ni. Uno dei marchi sicuri di RaiUno.
Due pesi e due misure, appunto.

RAI: Il cimitero degli elefanti

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Buone, anzi ottime notizie per chi ancora paga il canone Rai: sembra ormai sicuro che dal 2010 Maurizio Costanzo trascinerà le sue menbra sui canali della tv pubblica (?) per un programma in prima serata.

«Nessun ruolo direttivo: un programma a partire dal 2010. Sto studiando alcuni format e ne ho anche elaborato uno. Vorrei superare il talk show di costume, dato che i reality hanno fatto di persone sconosciute al trettanti fenomeni. Penso a un programma che si chiami Ognuno ha la sua storia».
Già immagino due commoventi ore in cui il racconto dell'ultimo costruttore valdostano di grolle dell'amicizia, ormai sull'orlo del tracollo, va ad intrecciarsi con le vicende strazianti del vincitore della lotteria di fine anno di Montecchio Maggiore, ormai ridotto sul lastrico a forza di scommettere sulle gare clandestine di "tiro del menhir dal viadotto autostradale". Ma ancora:
Compensi? «Ho chiesto un trattamento legato ai livelli medi di mercato. Nulla di grande. Anzi. Voglio un ingresso tranquillo, da professionista che ama il suo lavoro.
Attenzione alle frasi "Nulla di grande" e "trattamento legato ai livelli medi di mercato", traduco per i più distratti: Verrò pagato una vagonata di soldi ma forse questo è meglio non pubblicizzarlo troppo. Ed ecco la perla indiscussa:
Le pesa l’addio a Mediaset? «Non ragiono in termini di addii definitivi. Lascio comunque un presidio importante, mia moglie Maria De Filippi. Che resta (ride) la mia più importante creazione».
In breve: non solo affonderà le mani nel budget RAI, non ci risarcirà neanche dei danni culturali perpetuati negli anni dalla De Filippi, roba al cui confronto anche la Bignardi sembra un'intellettuale.. Secondo indiscrezioni non confermate, sembrerebbe che il nostro chiuderà l'ultima puntata facendosi abbattere in diretta niente popò di meno che da Mr Crocodile Dundee..

Breccia di informazione

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Incredibile tocco di stile Rai: "Il Papa andrà in vacanza con due gatti, poco meno di quei quattro gatti disposti ancora ad ascoltarlo".

Ma la Rai non era l'organo di comunicazione vaticana, dopo Radio Maria e Tele Pace? Complimenti a Roberto Balducci, autore di cotanta libertà che in italico suolo non si respirava dalla breccia di Porta Pia, e che siamo sicuri si gusterà i suoi momenti di gloria con l'ausilio della liquidazione.

Raiset, l'azienda di famiglia

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Ormai è ufficiale: per Berlusconi non esiste più nessuna differenza tra Rai e Mediaset. Non ha più senso parlare di Tv pubblica e commerciale. La Rai ormai non si può più definire nemmeno una Tv di Stato. Da quando ieri pomeriggio il Premier ha riunito a casa sua la maggioranza per discutere sulle nomine di Viale Mazzini, la Rai è diventata esattamente come Mediaset. Un'azienda a gestione familiare. E il capo famiglia ha deciso di spostare il direttore del Tg5, Clemente Mimun, che ora dovrà vigilare sull'informazione del Tg1. Per ora conviene così. Il capo ha fretta, dicono. 

Dopo aver piazzato i suoi soldati nei punti strategici, secondo la Repubblica, Berlusconi pare abbia ordinato ai suoi: "Adesso andate da Franceschini e fatevi dare i loro candidati". 
Qualcuno dall'opposizione si è detto scandalizzato. Non tanto perché è stato completamente ignorato il cda della Rai al quale spetta ufficialmente la decisione sulle nomine, ma perché è stata ignorata l'opinione dell'opposizione stessa. Tranquilli, amici, rimane sempre RaiTre. 
Il progetto "Raiset" ormai si è già messo in moto e non ci sarebbe molto da stupirsi se tra qualche mese la stessa giornalista la vediamo fare dei salti settimanali tra il Tg1 e il Tg5. Nel frattempo bisogna fare finta di niente. Come Italo Bocchino che, interpellato sul vertice di Palazzo Grazioli, ha detto: "Ma quale Rai, abbiamo parlato dell'Abruzzo"! 

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