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Martone, la Cancellieri e il soldato Rossi

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Mettiamo che io voglia dire una cosa importante. Mettiamo che quella cosa abbia un fondamento di verità, o sia addirittura giusta, ma che contenga degli elementi un tantino sgradevoli, sfavorevoli, difficili da accettare per quelli che la ascoltano.
Ebbene, siccome quella cosa è importante, è evidente che terrò molto al fatto che le persone a cui la sto dicendo superino l'iniziale sensazione di disagio e arrivino a coglierne il senso: ragion per cui, mi sforzerò di utilizzare un linguaggio quanto più possibile rassicurante, e soprattutto eviterò di usare delle formule che possano suonare come denigratorie o irrisorie nei confronti dei miei interlocutori.
A quanto pare i membri del nostro governo ritengono importante, probabilmente a ragione, comunicare al paese che a volte i ragazzi italiani stazionano troppo a lungo nelle università, che il mercato del lavoro sta inevitabilmente cambiando e che a volte bisogna saper rischiare un po' di più per ottenere una maggiore soddisfazione dalla propria carriera professionale.
Stranamente, però, nel comunicare questi concetti -che con ogni evidenza contengono degli elementi potenzialmente difficili da digerire per chi si trova a doverli ascoltare- si guardano bene dall'adoperare la cautela che sarebbe necessaria: al contrario, finiscono spesso e volentieri per metterci sopra un bel carico, aggiungendo alle loro esternazioni delle frasette piccanti che sembrano fatte apposta per far incazzare i destinatari dei loro pareri.
Per dire che alcuni ragazzi dovrebbero riflettere sul troppo tempo trascorso all'università, ad esempio, non c'è alcun bisogno di aggiungere che quei ragazzi sono degli "sfigati"; così come per affermare che ci si deve rendere disponibili ad una maggiore mobilità per trovare un posto di lavoro non occorre affatto fare riferimento all'immagine beffarda di "mamma e papà".
Ripeto: probabilmente si tratta di concetti condivisibili. Ma a mio parere esprimerli senza sapersi trattenere dalla smania di ficcarci dentro quella sottile nota irridente non denota grande responsabilità, perché indispone inevitabilmente chi ascolta e finisce per rendere il proprio intervento non più un utile appello, ma un vero e proprio atto di vanità fine a se stesso.
Per comunicare al soldato Rossi che gli è morta la mamma, insomma, non occorre schierare il battaglione nel piazzale, ordinare a chi ha entrambi i genitori di fare un passo avanti e aspettare il malcapitato al varco gridandogli contro "Soldato Rossi, che cazzo fai?".
Credo sia meglio dirglielo con un minimo di delicatezza in più, o sbaglio?

I governi tecnici non esistono

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Joël Robuchon, il celeberrimo cuoco francese, prepara il purè di patate utilizzando un'enorme quantità di burro; alcuni esponenti della cucina moderna, invece, ne utilizzano pochissimo, e a volte usano soltanto un filo d'olio d'oliva.
Si tratta, in entrambi i casi, dell'opera di cuochi professionisti: vale a dire, per utilizzare un termine di grande attualità, di tecnici.
Da ciò si desume con una certa evidenza un significativo insegnamento: il fatto che una cosa venga fatta da qualcuno che è un esperto del campo, cioè un tecnico, non significa affatto che quello sia l'unico modo possibile per farla; altri esperti, cioè altri tecnici altrettanto validi, potrebbero essere convinti che quella cosa vada fatta in modo completamente diverso, senza per questo risultare meno efficace.
Il fatto è che negli ultimi tempi stanno cercando di convincerci che i provvedimenti del governo Monti, in quanto adottati da tecnici, siano gli unici potenzialmente in grado di fronteggiare la crisi; che non sia possibile, proprio perché sono dei tecnici a proporli, immaginarne di diversi; e che quindi quei provvedimenti siano ineludibili, col risultato che opporvisi rappresenta un atteggiamento semplicemente irresponsabile, e che solo chi si rassegni a condividerli possa essere considerato realmente interessato al bene comune.
Ebbene, io resto convinto che per ottenere lo stesso risultato esistano assai spesso, per non dire sempre, strade "tecniche" diverse; che la scelta tra queste strade consista proprio nella dimensione politica; che criticare un governo tecnico, di conseguenza, non equivalga automaticamente ad essere degli sfascisti, ma semplicemente ad avere un'opinione politica diversa.
Insomma, io credo che i governi tecnici non esistano: e che quelli che oggi si allineano con grande sfoggio di gravità alle decisioni di Monti non abbiano affatto il monopolio della responsabilità.
Tutto qua.

No, che non sono entusiasta

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Un economista di 68 anni, un giurista di 59 anni, un avvocato di 57 anni, un ex presidente dell'ENEL di 73 anni, un economista di 59 anni, un professore di 75 anni, un fondatore di una comunità religiosa di 61 anni, una giurista di 63 anni, un diplomatico di 65 anni, una ex prefetta di 68 anni, una giurista di 63 anni, un ammiraglio di 67 anni, un banchiere di 57 anni, un dirigente pubblico di 59 anni, un medico di 64 anni, un'economista di 63 anni, un ingegnere di 58 anni, un rettore di 63 anni, un giurista di 56 anni.
Sessantatré anni di media, tre donne, grande presenza di cattolici ed esponenti delle più prestigiose università private italiane.
Ora, io spero sinceramente che questo esecutivo si comporti nel migliore dei modi possibili: però acclamarlo come il governo che ho sempre sognato, quello che può dare al paese la svolta di cui avrebbe bisogno, mi parrebbe un tantino grottesco.
Come dite? Ah, sì. Visto quello che c'era prima non è il caso di lamentarsi, eppoi adesso bisogna evitare il default, e basta altre pippe.
Be', sapete cosa? Gli esercizi di menopeggismo non mi sono mai riusciti granché bene, e non riesco proprio a immaginare come questa combriccola di stampo conservatore possa occuparsi di alcune delle vere emergenze democratiche del paese; le quali, per certi versi, sono ancora (e in certi casi molto) più preoccupanti dell'ipotesi di finire con le pezze al culo.
Questione di punti di vista, naturalmente.
Augurandomi di sbagliare, per ora mi tengo il mio.

La controriforma senza riforma

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Scorrendo i nomi del governo Monti, composto perlopiù da preti e banchieri, mi sorge il dubbio che questi fenomeni abbiano trovato ancora una volta il modo di farci sorbire una bella controriforma.
Non preceduta da alcuna riforma, stavolta, così si fa prima.

I garantisti delle leggi speciali

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Fatemi capire un po' come funziona: voi del governo, che fino a ieri vi siete atteggiati a garantisti blaterando contro le intercettazioni, le pubblicazioni di notizie sui giornali e la presunzione di innocenza fino al grado definitivo di giudizio, adesso volete approvare una legge che consentirebbe alle forze dell'ordine di mettere dentro la gente anche se non ha commesso alcun reato, semplicemente in base al sospetto che possa farlo in futuro?
Dico, vi rendete conto che da queste parti non abbiamo esattamente la sveglia al collo, sì?
Un minimo di decenza, perbacco.

Putrefazione

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Si disfano, si sfaldano, si sbriciolano.
Si decompongono, verrebbe da dire, non senza aggiungere che la decomposizione non è affatto un bello spettacolo, perfino se riguarda loro.
Ecco, a me viene da pensare che avrebbero potuto risparmiarcela, la diretta minuto per minuto della carcassa in putrefazione: non solo loro, naturalmente, ma anche i soliti noti della parte astrattamente opposta che hanno la responsabilità di averne agevolato l'ascesa con le loro scempiaggini, di averli tenuti dove sono a forza di dettare le loro fantomatiche ricette per il cambiamento, di aver recitato la parte degli strateghi politici senza essere capaci neppure di attraversare la strada sotto casa.
Grazie a tutti, davvero, per il disgusto.

Il governo dei sinonimi

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Colpa dei media. E poi, a seguire, totale faziosità politica, esautorazione delle prerogative nazionali e democratiche degli stati, radicalizzazione della vita politica, valutazioni effimere, opinioni autorevoli ma non libri sacri, declassamento mediatico, valutazioni dettate dai retroscena, giudizi non affidabili, ingerenze politiche, valutazioni molto discutibili.
Per la serie: governeranno pure maluccio, ma come lo usano loro, il dizionario dei sinonimi e dei contrari, non lo sa usare nessuno.

Né tantomeno pensate

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A quanto mi risulta siamo l'unico paese al mondo nel quale l'ufficio stampa del governo si occupa non solo delle dichiarazioni, ma perfino dei pensieri del premier.
Manca solo che ci somministrino qualche precisazione sui sogni erotici, e poi siamo a posto.

Caos? Quale caos?

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La Bertolini dichiara che non mettere le mani nelle tasche degli italiani è nel DNA del centrodestra, e intanto Berlusconi rilancia sull'aumento dell'IVA, che però a parere della Brambilla porterebbe solo ad una contrazione dei consumi; Cicchitto e Quagliariello sbandierano l'inasprimento della lotta all'evasione, che tuttavia Berlusconi definisce un'iniziativa da "socialismo reale", mentre gli stessi personaggi che si battono ferocemente contro le intercettazioni ritenendole inaccettabili violazioni della loro privacy partoriscono l'idea di mettere online i redditi di tutti gli italiani e Capezzone trova il modo di sostenere che tutto ciò rappresenta "un'accelerazione liberale e riformatrice".
Hanno una bella faccia tosta, la stampa e l'opposizione di sinistra, a blaterare che il governo è nel caos, eh?

Un curioso concetto di alleati

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La novità, a giudicare dai cablogrammi di Wikileaks, è che il governo italiano avrebbe pagato mazzette ai talebani allo scopo di indurli ad evitare attacchi contro i nostri soldati.
Mazzette grazie alle quali, presumibilmente, i talebani compravano le armi necessarie ad attaccare i soldati degli altri.
Non c'è che dire, è un'accezione davvero singolare della parola "alleati".
E poi si lamentano se ci ridono dietro con la storia dei baffi neri e del mandolino.

Lo ha detto Berlusconi

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Le elezioni del 15 e 16 maggio sono elezioni amministrative, ma dobbiamo vincerle non solo per portare il buon governo nei comuni e nelle province, ma anche e soprattutto per confermare e rafforzare il nostro governo sul piano nazionale.
(...)
Vota e fai votare per il Popolo della Libertà: sceglierai così un buon sindaco e una buona amministrazione per la tua città, e con il tuo voto rafforzerai anche il nostro governo, che continuerà così a garantire a te, come a tutti gli italiani, la difesa dei tuoi interessi, dei tuoi diritti, della tua libertà.
Quelli che leggete qua sopra sono l'incipit e la conclusione del videomessaggio di Silvio Berlusconi per le elezioni amministrative.
L'incipit e la conclusione, dico, mica due passaggi incidentali qualsiasi; ed in entrambi, guarda caso, il messaggio cruciale è lo stesso: se vinciamo le elezioni amministrative il nostro governo nazionale verrà confermato e rafforzato.
Se la logica politica non è un'opinione, tuttavia, un'affermazione del genere ne implica necessariamente un'altra, che è il complemento ineludibile della prima e che recita più o meno così: se perdiamo le elezioni amministrative, il nostro governo nazionale verrà smentito e indebolito.
Berlusconi, ovviamente, si è guardato bene dall'esplicitare la seconda proposizione; essa, nondimeno, è venuta politicamente alla luce nell'istante esatto in cui è stata espressa la prima, prendendo corpo con altrettanta sostanza e identica forza: se è vero, come lo stesso premier ha sottolineato nel videomessaggio, che una vittoria avrebbe confermato e rafforzato il governo, non può non essere altrettanto vero, politicamente parlando, che una sconfitta lo avrebbe smentito e indebolito.
Ebbene, l'ipotesi inespressa è esattamente quella che si è verificata: il PdL ha perso le elezioni amministrative, e di conseguenza, stando a quanto espresso nel videomessaggio agli elettori, il governo nazionale ne esce molto più debole di prima.
Badate: non lo ha detto un blogger qualsiasi, né un esponente della sinistra che divora i bambini, e neppure un magistrato eversivo che vuole sovvertire il voto popolare, ma Silvio Berlusconi in persona; è lui che ha messo sul piatto delle elezioni amministrative la solidità e la credibilità del governo nazionale.
E' a causa delle sue stesse parole, non delle calunnie, delle menzogne e delle macchinazioni di cui parla sempre, che oggi il cavaliere dovrebbe dimettersi.

Quale governo, questo?

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Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio, 3 gennaio 2011:

Il nostro governo intende proseguire con la massima determinazione l'azione per difendere la libertà religiosa di tutte le fedi.
Daniela Santanché, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, 8 novembre 2009:
Maometto era un poligamo e un pedofilo.
Umberto Bossi, Ministro delle Riforme per il Federalismo, 2 dicembre 2009:
Qui i musulmani sbatteranno sempre le corna.
Roberto Calderoli, Ministro per la Semplificazione Normativa, 30 novembre 2009:
Dalla Svizzera giunge un segnale chiaro: sì ai campanili no ai minareti.
Roberto Castelli, vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, 19 settembre 2005:
Noi non siamo contro l'Islam, è l'Islam che è contro di noi.
Sandro Bondi, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, 5 aprile 2008:
Se persone di fede musulmana vogliono costruire una moschea lo facciano, ma lo facciano con i loro soldi: non capisco perché debba essere costruita con i soldi pubblici o con quelli della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
Alfredo Mantovano, Sottosegretario agli Interni, 13 ottobre 2009:
La questione va affrontata nel modo più equilibrato e oggettivo possibile, disegnando una mappa delle moschee in Italia e confidando sul fatto che non ne nascano di nuove.

E l'autorevolezza internazionale, dov'è finita?

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Ho la sgradevole sensazione che l'autorevolezza in campo internazionale conseguita dal nostro paese sotto la guida di questo governo, millantata con tanta insistenza da diventare quasi un mantra, si sia disintegrata alla prima prova un po' più severa del solito.
Per carità, magari sarebbe successo lo stesso anche agli altri: però, suvvia, da uno che blatera dalla mattina alla sera di essere un fuoriclasse senza precedenti sarebbe lecito aspettarsi un tantino di più, o sbaglio?

La smentita simultanea

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Perché perdere tempo a fare una dichiarazione e poi smentirla, quando puoi fare entrambe le cose in un colpo solo?

E' più di sinistra il cacciabombardiere F 35 Lightning II o l'Eurofighter?

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L'inchiesta di Altraecononomia sugli sprechi e i privilegi nel settore della difesa dal titolo intelligente di "Il caro armato", ci racconta che il Governo (quello di Berlusconi) sta partecipando al progetto internazionale per lo sviluppo del cacciabombardiere d'attacco F-35 Lightning II che, da qui al 2026 ci farà spendere 13 miliardi di euro (quelli nostri).
Tre-di-ci-mi-li-ar-di-di-euro-nos-tri!
Mentre ci muoiono la scuola, la sanità, la cultura...
A Tremonti che dice che la cultura non si mangia, forse potremmo chiedere se nei prossimi anni dovremo mangiarci qualche proiettile all'uranio impoverito.
Ai nostri, con i quali - ammettiamolo - ci divertiamo sempre molto di più, potremmo chiedere in termini di "realdalempolitik" e citando Gaber: è più di sinistra il cacciabombardiere F35 Lightning II (made in USA) o l'Eurofighter (made in UE)?
Resta in ogni caso il solito dubbio: non sarà che con queste spese militari giustificate dalle sempre più dolorose guerre al terrore vere e presunte, stiamo ancora una volta trainando il rilancio dell'economia USA?
(grazie a G.Z.)

Signore e signori, il regime

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Ricapitoliamo: se una fa le marchette in mezzo alla strada ed ha come clienti delle persone qualsiasi siamo di fronte a un'indecenza da perseguire con il massimo rigore; se invece c'è il sospetto che la prostituzione venga esercitata in casa e che i cosiddetti "utilizzatori finali" siano personaggi ben più importanti, allora perfino parlarne diventa un'indegna e antidemocratica "caccia all'uomo".
In altre parole, ai potenti dev'essere concesso senza fare un fiato ciò che è proibito ai comuni cittadini.
Questo, a casa mia, si chiama regime.

Tutto in una notte

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Silvio Berlusconi, Camera dei Deputati, 29 settembre 2010:

Entro dicembre pronto il progetto del Ponte sullo Stretto.
Silvio Berlusconi, Senato della Repubblica, 30 settembre 2010:
Per il ponte sullo Stretto i lavori sono già iniziati.
E poi c'è ancora chi dubita che sia il governo del fare.

Finiani determinanti per la maggioranza

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a comic strip!

Onore al merito

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Secondo un sondaggio pubblicato da Repubblica soltanto cinque ministri del governo Berlusconi hanno visto aumentare il loro gradimento in modo significativo da luglio a settembre del 2010: oltre a Tremonti (che probabilmente avrà anche beneficiato del geniale endorsement estivo di Bersani) si tratta di Angelino Alfano, Umberto Bossi, Mariastella Gelmini e Michela Vittoria Brambilla.
Poi dice che uno è preoccupato per le condizioni in cui versa l'opinione pubblica del paese.

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