Archive for maggio 2010

Carceriamo i froci: parola di Vescovo

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Monsignor Vincenzo Franco, vescovo Emerito di Otranto:

Ho letto di alcune critiche alla Santa Sede per la sua presa di posizione all'ONU in tema di depenalizzazione dell'omosessualità. Io ritengo che vada sempre usata misericordia e delicatezza, evitare le discriminazioni. Ma l'omosessualità, se tradotta in pratica, diventa una cosa contraria alla pubblica decenza e come tale ritengo opportuno che sia considerata penalmente rilevante.
Il che, tradotto in linguaggio corrente, equivale a dire grosso modo quanto sinteticamente riassunto nel titolo.
Singolare concetto di delicatezza e misericordia, nevvero?

Irresistibile

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Il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon:
Scioccato
L'Unione Europea ha sollecitato un'inchiesta accurata sul sanguinoso attacco alla flotta umanitaria e ha esortato Israele a consentire il libero fluire degli aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza.
Alfredo Mantica, sottosegretario italiano agli esteri:
Questa vicenda si può classificare come una voluta provocazione: aveva un fine preciso, politico. [...] Possiamo discutere sulla reazione israeliana ma pensare che tutto avvenisse senza una reazione di una qualche natura era una dilettantesca interpretazione di chi ha provocato questa vicenda.
Ma perché sentiamo questo sfrenato bisogno di farci riconoscere?

Over me

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Eccolo, il motivo

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State a sentire cosa scrive Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, a Gianfranco Fini:

Caro Presidente, non finiremo mai di ringraziarla: il suo sostegno è stato di grande aiuto per la nostra faticosa e dolorosa ricerca di verità e giustizia per la morte di Stefano. Ma se non avesse visto quelle terribili foto di Stefano che hanno tolto il fiato alle coscienze di tutti, non avrebbe potuto mai comprendere le condizioni terribili in cui ha lasciato la vita. 'Morte naturale'! Non avrebbe potuto percepire la profonda falsità e ipocrisia della verità ufficiale.
Siamo cattolici e osservanti di fede, di idee moderate vicine al centrodestra. Ma non comprendiamo perché debba essere impedito, al cittadino che subisce un sopruso così grande dal potere dell'Autorità, di denunciarlo ed anche di provarlo registrandolo dal vivo, quando altrimenti mai sarebbe ascoltato, o peggio creduto. Confidiamo in lei affinché ciò che è stato consentito fare a noi non venga impedito ad altri. Francamente, non ne comprendiamo proprio il motivo.
Ammesso che fino ad oggi sia stato facile (e noi sappiamo bene che non lo è stato affatto), dopo l'approvazione del ddl intercettazioni sarà ancora più difficile (per non dire impossibile) che vicende come quella di Stefano Cucchi vengano alla luce, e le uniche verità che potranno emergere saranno quelle non sgradite al regime: le verità ufficiali, false e ipocrite, di cui parla Ilaria.
Come motivo mi pare più che sufficiente, o sbaglio?

Dal concepimento alla morte naturale

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Mentre in tutto il mondo infuriano le polemiche sulla piaga dei preti pedofili, dal Belgio arriva una notizia a dir poco raccapricciante: un sacerdote è accusato (da un suo collega, by the way, mica da un laicista qualsiasi) di aver abusato per dieci anni di alcune donne in coma.
Se la notizia venisse confermata sarebbe appena il caso di ricordare il celeberrimo adagio secondo il quale la dignità umana va tutelata dal concepimento alla morte naturale.
Oltre a rilevare che questa gente, quando ci si mette, ha un'inventiva inarrivabile.

Avanti il prossimo (26)

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Qualora non vi fosse chiaro, ve lo ripeto: nelle carceri italiane i detenuti vengono ammassati come animali, in aperta violazione della legge e senza alcun riguardo per le elementari norme di buon senso. Questa è una strage in piena regola: e chi ci governa continua a strafottersene.

  1. Pierpaolo Ciullo, 39 anni - 2 gennaio - carcere di Altamura, asfissia con gas;
  2. Celeste Frau, 62 anni - 4 gennaio - carcere Buoncammino di Cagliari, impiccagione;
  3. Antonio Tammaro, 28 anni - 7 gennaio - carcere di Sulmona, impiccagione;
  4. Giacomo Attolini, 49 anni - 8 gennaio - carcere di Verona, impiccagione;
  5. Abellativ Sirage Eddine, 27 anni - 14 gennaio - carcere di Massa, impiccagione;
  6. Mohamed El Aboubj, 25 anni - 16 gennaio - carcere S. Vittore di Milano, asfissia con gas;
  7. Ivano Volpi, 29 anni - 20 gennaio - carcere di Spoleto, impiccagione;
  8. Detenuto tunisino, 27 anni - 22 febbraio - carcere di Brescia, impiccagione;
  9. Vincenzo Balsamo, 40 anni - 23 febbraio - carcere di Fermo, impiccagione;
  10. Walid Aloui, 27 anni - 23 febbraio - carcere di Padova, impiccagione;
  11. Rocco Nania, 42 anni - 24 febbraio - carcere di Vibo Valentia, impiccagione;
  12. Roberto Giuliani, 47 anni - 25 febbraio - carcere di Rebibbia (Roma), impiccagione;
  13. Giuseppe Sorrentino, 35 anni - 7 marzo - carcere di Padova, impiccagione;
  14. Angelo Russo, 31 anni - 10 marzo - carcere di Poggioreale a Napoli, impiccagione;
  15. Detenuto italiano, 47 anni - 27 marzo - carcere di Reggio Emilia, asfissia on gas;
  16. Romano Iaria, 54 anni - 3 aprile - carcere di Sulmona, impiccagione;
  17. Carmine B., 39 anni - 7 aprile - casa circondariale di Benevento, impiccagione;
  18. Detenuto italiano, 40 anni - 11 aprile - casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, asfissia con gas;
  19. Daniele Bellante, 31 anni - 13 aprile - carcere di Rebibbia a Roma, impiccagione;
  20. Giuseppe Palumbo, 34 anni - 23 aprile - carcere di Firenze, impiccagione;
  21. Gianluca Protino, 34 anni - 26 aprile - carcere di Teramo, impiccagione;
  22. Eraldo De Magro, 57 anni - 6 maggio - carcere di Como, impiccagione;
  23. Vasiline Ivanov Kirilov, 33 anni - 8 maggio - carcere di San Vittore a Milano, impiccagione;
  24. Domenico Franzese, 45 anni - 16 maggio - carcere Cavadonna di Siracusa, impiccagione;
  25. Aldo Caselli, 44 anni - 20 maggio - carcere di Reggio Emilia, impiccagione;
  26. Detenuto extracomunitario, 30 anni - 29 maggio - carcere di Lecce, impiccagione.
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Grazie a Martina per la segnalazione.

Quando il papa ti incasina le strade

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La foto che vedete qua sopra è stata scattata da chi vi scrive pochi minuti fa nel bel mezzo di Via Merulana, la strada del centro di Roma che unisce la Basilica di San Giovanni in Laterano con quella di Santa Maria Maggiore.
Il signore in cima al braccio meccanico sta piazzando sull'albero uno degli innumerevoli megafoni che giovedì prossimo diffonderanno nell'etere canti e preghiere mentre il Santo Padre percorrerà la strada tra le due basiliche in occasione del Corpus Domini.
Come potete immaginare, la conseguenza di tale operazione, ripetuta su ogni albero (o quasi) ed effettuata alle cinque di pomeriggio del venerdì, è un caos infernale di clacson, ingorghi e bestemmie: le quali ultime, sia detto per inciso, mal si addicono alla santità della ricorrenza che si va preparando con tanta solerzia (non che me ne freghi granché, ma il contrasto è assai singolare anche sul piano strettamente estetico).
Domanda: perché queste cose non vengono fatte di notte, o la mattina presto, o perlomeno nei giorni festivi? Perché per preparare una festa religiosa si blocca una strada sulla quale devono passare tutti, devoti e non, per giunta in un giorno lavorativo?
Se il tizio col motorino che mi ha tagliato la strada e che io non avevo notato a causa del camion che impediva la visuale non avesse frenato all'ultimo momento e mi fosse finito sotto le ruote, a chi si sarebbe rivolto per chiedere i danni?
A me o al Papa (*)?
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(*) N.B. Qualcuno ha voluto interpretare alla lettera il titolo e l'ultima frasedel post, rimproverandomi del fatto che me la prenderei col papa, il quale non c'entra niente. E' ovvio che in questo caso quando parlo del papa mi riferisco agli organizzatori della processione (è una figura retorica, anche se non so bene quale: se qualcuno la conosce, me lo dica): so bene da solo (grazie tante, Emanue') che non è certo il papa a fornire le direttive pratiche per installare i megafoni, ma qualche oscuro impiegato della curia e/o del comune: sui quali, comunque, incombe la responsabilità di controllare come operano i loro incaricati in modo da non arrecare disturbo ai cittadini. Vorrei vedere se avessero organizzato così una festa islamica, che succedeva. Scusate per la precisazione pleonastica, ma a volte pare ci voglia anche questo.

Guardi che chiamo i vigili

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di Benedetta Jasmine Guetta
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Il venerdì a Milano, in piazza Quinto Alpini, c'è il mercato: da brava foodblogger, vado sempre lì in bicicletta a rifornirmi di frutta e verdura.
Ogni venerdì mi scandalizzo per la situazione del parcheggio in zona: macchine parcheggiate in doppia/tripla fila, sulla sede stradale, sui passi carrabili, sulla pista ciclabile, sulle discesine per portatori di handicap... non c'è striscia pedonale, gialla o di altro colore che tenga.
Così tutti i venerdì, da cittadina insopportabile quale certamente sono, chiamo i vigili perchè venga fatta giustizia, e una pronta vendetta si abbatta sui suv delle milanesi annoiate che frequentano la zona.
Oggi però ero seriamente in dubbio: che fare in una situazione come quella che vedete nella foto qua sopra?
E' tutto così meta-reale (mi si passi il neologismo)! Insomma, dovevo chiamare i vigili per dire che un'automobile della... polizia(!) parcheggiata contromano mi impediva il passaggio sulla pista ciclabile?
Alla fine, ho risolto di non telefonare, e proseguire sul mio insidioso percorso tra automobili, pavè e rotaie del tram. Tuttavia, a voi dovevo proprio raccontarla, questa storia!

P.S. se avete simili avventure da raccontare sarei felice di leggerle nei commenti: si sa che "mal comune mezzo gaudio"...

Chiedete scusa a Daniele

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Non prima di aver imparato a leggere, s'intende.
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P.S. Sorvolo sulle considerazioni generali (che pure ci starebbero tutte) relative all'informazione "mainstream" e al fatto che secondo alcun sarebbe più affidabile dei blog. Lasciamo perdere.

You were only waiting for this moment to be free

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Manovrina anti-congelamento

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Accordo
Vi sembrava incredibile che in Italia fossimo riusciti a imporre il congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, senza che si cercasse di fare una manovrina sotto il tavolo?
E infatti, come potete vedere da questo prezioso documento (che potete trovare anche a questo link, comunicato n. 26), per i prefetti in tutta Italia è stato approvato, meno di 20 giorni fa, un aumento pari a 630 euro al mese.
Il congelamento degli stipendi è stato quindi annullato, se non ampiamente superato.
I prefetti, secondo questo documento, sarebbero di poco sotto i 90.000 euro l'anno, e quindi non destinatari del taglio del 10% dello stipendio.
Da questa crisi, quindi, c'è di sicuro qualcuno che ci ha guadagnato.

Supplizio a pagamento

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Quando ti costringono a pagare per poterti sottoporre a un supplizio in ragione del quale dovresti essere pagato, significa che qualcosa non va.

Generatore automatico di pallonate di Berlusconi

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Istruzioni: fare refresh per ottenere una nuova pallonata

L'idiozia continua

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Che strano: dopo un provvedimento così intelligente...

It'll soon shake your windows and rattle your walls

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Detto da un laziale

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Daniele De Rossi sulla "tessera del tifoso":

Sono contrario, non mi piacciono le schedature. In alcuni casi viste le ultime vicende forse servirebbe anche la tessera del poliziotto.
Detto da un laziale: magari ce ne fossero, come questo.

Massì, buttiamo un po' di benzina sul fuoco

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Gente perbene a candidatura unica

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La democrazia del futuro: semplice, fruibile, veloce.
Forse questo è lo slogan del candidato sindaco di Ribera, ridente cittadina dell'Agrigentano di 20.000 abitanti, che in pratica è il candidato unico alle elezioni che si terranno il 30 e il 31 maggio.
Sì, ragazzi, avete capito bene. Per una serie di giochetti dell'ultimo minuto, Carmelo Pace (Udc), è candidato sindaco contro un altro dell'Udc, Lillo Smeraglia, suo "migliore amico" (proprio a detta di Pace). Voi direte: vabbè, l'amicizia un giorno c'è, il giorno dopo non c'è più, soprattutto quando si tratta di raccattare voti. Però i parenti restano: e fa impressione leggere nella lista di appoggio al grande oppositore Smeraglia la moglie, la mamma e il cognato dell'altro candidato, Pace.
Perché tutto questo casino di liste, che evidentemente avrebbe attratto l'attenzione anche da fuori Agrigento? Pace voleva proprio essere sicuro di vincere, e anziché rimettersi al dettato della legge, che prevede che il candidato unico, per poter essere eletto, deve ottenere il 50+1 degli aventi diritto al voto che effettivamente si recano alle urne, ha preferito avvalersi del candidato fantoccio. Lo ammette lui stesso nel video che vedete sopra. Vi prego di ascoltare l'intervista, perché è un incredibile esempio di mistificazione della realtà (cui siamo abituati ad assistere da un po' di tempo a questa parte).
Se volete vedere chi sta lanciando il proprio grido di allarme, guardate qui.
Comunque, non preoccupatevi per il povero candidato unico: è nipote dell'on. Ruvolo (deputato e vice-segretario regionale Udc) e appoggiato dal deputato regionale Udc Totò Cascio, che è modestamente indagato per mafia (ma non chiedetegli che ne pensa, perché potrebbe rispondevi come ha fatto con questo giornalista - non sono scene degne di un paese civile).
Il candidato unico Pace ha ragione: "per risollevare Ribera c'è bisogno di gente perbene".
Buon lavoro.

E in bocca al lupo a Gaetano Montalbano e a tutti i ragazzi che con lui stanno cercando di fare un po' di attirare un po' di attenzione per non rimanere nelle mani di questa gente.

A prescindere da tutto il resto

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Senza entrare nel merito della vicenda (cosa che magari farò nei prossimi giorni solo se ne avrò il tempo, perché la cosa è complessissima e implica tutta una serie di ragionamenti), una sola osservazione: sono convinto che da qualunque parte stiate, quando Frattini o chiunque altro vi viene a raccontare che i problemi politici del Medio Oriente non hanno alcuna relazione con quelli economici, e che bisogna tenere ben distinti il processo di pace e le questioni commerciali, dovreste sentirvi tutti presi per il culo.
Dopodiché, discutiamo pure del resto.

Disfattisti

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Ricapitoliamo, sennò va a finire che perdiamo il conto.
Dopo Roberto Saviano, che secondo Berlusconi sputtana il paese parlando della camorra, e Elio Germano, autore di dichiarazioni che Bondi ha definito inopportune, anche Ilaria D'Amico ha avvertito l'esigenza di esprimere un parere non proprio lusinghiero sul nostro paese.
Mentre mi chiedo, en passant, quale sarà l'autorevole esponente del governo che questa volta si prenderà la briga di produrre il rimbrotto d'ordinanza, vi rendo partecipi di una piccola riflessione: siete consapevoli del fatto che in genere sono i regimi, quelli che hanno l'accusa di disfattismo sempre pronta da sbattere in faccia a chiunque si permetta di esprimere un'opinione, vero?
No, perché se almeno lo sapete siamo un passo avanti.

All'idiozia non c'è limite

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Non so cosa ne pensiate voi, ma personalmente ritengo che far firmare a qualcuno un impegno scritto a non suicidarsi sia una delle stronzate più gigantesche che abbia mai letto.
E il guaio è che è vero.

Il Berlusconi di te stesso

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(ANSA) - ROMA, 26 MAG - "Con Internet puoi essere il Berlusconi di te stesso. Basta una linea telefonica, un computer portatile e il gioco è fatto, puoi parlare con tutto il mondo". Lo dice il brasiliano Fernando Morais, uno dei più famosi giornalisti sudamericani.
Devo essere sincero, non l'avevo mai vista sotto questa luce.
Quasi quasi chiudo il blog.

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Grazie a Tina per la segnalazione.

Un giorno di ordinaria corsia

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Ho ricevuto questa e-mail e la pubblico così come mi è arrivata, invitandovi a leggerla fino in fondo e a rifletterci con attenzione: qualora non vi fosse già successo di dover subire un'esperienza così umiliante, vi sarà utile a comprendere il punto al quale questo paese è arrivato. Abbraccio Roberta e la ringrazio per aver voluto condividere con noi la sua storia.

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Non senza difficoltà, decido di inviare copia della lettera spedita all'Ufficio Relazioni con il pubblico dell'Ospedale S.Anna di Torino. Per quanto piccola sia questa vicenda, è sempre dalle piccole cose che comincia il decadimento. Ma la verità è che non sono ancora riuscita a scrollarmi di dosso l'umiliazione, forse questo mi aiuterà.
Grazie.

Nella nostra città abbiamo certamente un centro di riferimento d’eccellenza per la diagnosi precoce e la terapia chirurgia dei tumori al seno e all’apparato genitale femminile. Concordo appieno con la presentazione ufficiale dell'Azienda Ospedaliera S. Anna di Torino. Anzi, aggiungo i miei elogi sinceri per la Cattedra C, ambulatorio al piano terra, che rappresenta non solo l’alta competenza specialistica nel trattamento diagnostico e l’eccellenza terapeutica, ma anche la rara capacità di tutto il personale nel relazionarsi umanamente con il paziente, facilitando così tutti gli aspetti di un rapporto necessariamente continuativo, come il mio, in un clima di fiducia e reciproca comprensione.
Fatta questa premessa, doverosa, tutto cambia quando si è costretti a un day hospital al primo piano di via Ventimiglia 3. Ometterò i nomi di tutti gli operatori incontrati, ne ricordo solo alcuni e non ritengo corretta l’informazione parziale.

Carta dei servizi – Standard di qualità - Carta di Accoglienza.
L'accoglienza all'ingresso in ospedale ed in reparto/ambulatorio da parte di personale qualificato.
Venerdì 14 maggio 2010 – h. 6.45.

Con il mio compagno entro nel reparto di ginecologia, c’è ancora odore di notte, cerco qualcuno a cui chiedere informazioni. Sento un chiacchiericcio animato arrivare da una stanzetta, intravedo le uniformi da infermiere e busso.
“Vada in fondo adesso arriviamo”. La porta si richiude e noi troviamo la saletta d’attesa dove già altre persone aspettano.
Il tempo passa, il reparto si anima. Non succede niente per un bel po’. Verso le 8, 8.30 mi pare, chiamano la prima paziente. Quasi contemporaneamente arriva anche un’infermiera, ricorda un po’ le donne attempate di certi film americani dei primi anni ’60. Penso che è finalmente ora di fare l’ accettazione. Invece, piuttosto sgarbatamente, fa uscire gli accompagnatori delle pazienti. C’è un attimo di immobile silenzio in cui è evidente che tutti si chiedono la necessità di toni così scortesi invece di un semplice invito ad attendere fuori. Noi pazienti rimaniamo sole a pazientare. Dell’accettazione nessuna notizia. In questi giorni di esami pre-operatori mi è sembrato di fare più accettazioni che analisi, e oggi niente. Mi chiedo se sanno che sono qui, voglio dire, se sanno che sono veramente venuta qui stamattina, se sono arrivata. Provo a chiedere a un infermiera dalla faccia simpatica che passa di lì, mi ricorda Zoey nella serie Nurse Jackie. Dice velocemente qualcosa che non capisco e corre via a fare le mille cose di un reparto in pieno fermento. Chiamano, un po’ alla volta le donne in attesa vengono ricoverare. Arrivano anche le 10 del mattino e il mio compagno rientra con il permesso. Se ha un permesso sanno che sono qui, è già qualcosa.
Principi fondamentali della carta dei servizi
Rispetto dei diritti, della dignita' e della riservatezza: in nessun modo l'esigenza terapeutica e organizzativa, debbono compromettere il rispetto della dignità della persona malata, gli operatori devono instaurare una relazione col paziente tale da limitarne i disagi mettendolo in condizioni di esprimere i propri bisogni ed offrendo la massima riservatezza.
Sono circa le 11, 11.30, le altre pazienti sono state tutte ricoverate, la saletta d’attesa è piena di persone venuta per visite e/o esami, e io sono qui sempre meno paziente. Nessuno mi dà informazioni, alcune donne in attesa ore prima con me le vedo già sveglie dall’anestesia. Quindi fermo l’infermiera faccia simpatica e chiedo. “Di lei se ne sta occupando la mia collega”. Vado dalla collega donna anni ‘60 che è tutta la mattina che ciondola in corsia “E lei chi è?” ribatte. Le risposte non sono solo contrastanti, ma assumono toni duri, acidi, come se fossi un'ospite indesiderata che vuole a tutti i costi imbucarsi a festa. Così per il resto del tempo. Non riusciamo ad avere informazioni, a capire. Il mio compagno ed io cerchiamo di essere il più possibile garbati nel domandare, ma le risposte arrivano secche “Senta, non ci sono posti letto, io non posso farci proprio niente!”
Ma che vuol dire, ci chiediamo, ma c’è la possibilità che mi rimandino a casa? E aspettiamo ancora. “È la sala operatoria, se non la chiamano cosa vuole?”. Comincio a perdere la pazienza, sono nervosa, agitata, la mattina è passata e io non riesco più a stare seduta. Passeggio per la corsia. La rabbia mi sale, sono a digiuno da ieri e mi gira la testa, ho la bocca impastata e vorrei solo stendermi. Ma ho bisogno di muovermi. E cammino. Quando torno indietro verso la sala d’aspetto trovo il mio compagno appoggiato al muro con la faccia tesa. Si avvicina l’infermiera faccia simpatica con passo feroce “Adesso basta eh!” Quasi urla al mio compagno. Tutto subito non capisco cosa sta succedendo. Il mio compagno, campione di nervi saldi e buone maniere, risponde garbato “Basta cosa, mi scusi?” La discussione si accende, intuisco che veniamo rimproverati per le troppe domande. Adesso è troppo, se c’è una cosa che non sopporto è di venire aggredita. Io, che sono qui da stamattina alle 6.45 e nessuno si è degnato di dirmi una semplice e rivoluzionaria frase: “Mi spiace Signora, ci sarà da aspettare. Probabilmente tutta la mattina e anche più in là. Stia tranquilla, appena possibile la chiameremo”.
Capisco i tagli alla sanità che rendono ogni giorno un emergenza, sono certa che è faticosissimo. Ma non mi risulta che si possa tagliare anche la capacità di informare.
E invece la discussione prosegue con toni sempre più alti. Sembra quasi che sfoghino su di noi le loro frustrazioni. Sento le lacrime salire agli occhi e non riesco a fermarle, tremo di rabbia, sto per avere una crisi isterica, “La sua crisi se la faccia venire al piano di sopra cara signora! Sono loro che ci mettono più ricoveri di quanti possiamo sopportare!” Sopportare? Il mio compagno ha sempre toni bassi ma fermi, e spera in cuor suo, lo so, che l’atteggiamento sia contagioso. E invece arriva l’infermiera donna anni ’60 che fa la cosa più stupida che potesse fare, picchietta velocemente il suo dito indice sul mio torace ripetendo più volte “Lei cara signora.. lei...” Non ci vedo più. E urlo. “Non mi tocchi! Non mi tocchi!”.
Quello che succede dopo è un po’ confuso.
Ho lasciato il reparto. Sono in strada, davanti all’ospedale, sotto la pioggia. L’acqua mi bagna i capelli e il viso, e per la prima volta in quella mattina provo un sollievo immenso. Respiro.
Mi viene da ridere a pensare alle raccomandazioni dell’anestesista due giorni prima. Le ho parlato dei miei attacchi di panico, ormai rari per fortuna ma sempre latenti. È per questo che scelgo la totale. Si è raccomandata che arrivassi calma in ospedale per non creare problemi con l’anestesia, mi ha suggerito anche dieci gocce di lexotan sotto la lingua.
Il mio compagno mi raggiunge. Mi parla pacatamente, come se avessi undici anni, e mi sa che in quel momento sono qualcosa di simile. Non mi chiede di rientrare, ma racconta di aver parlato con il chirurgo che nel frattempo era stato chiamato dalla sala operatoria. Persona cortese, discussione civile. Quanta gente ha perso tempo e pazienza solo perché nessuno ha detto quella semplice e rivoluzionaria frase: “Mi spiace Signora, ci sarà da aspettare. Probabilmente tutta la mattina e anche più in là. Stia tranquilla, appena possibile la chiameremo”.
Principi fondamentali della carta dei servizi
Efficienza - Efficacia: il servizio pubblico deve essere erogato in modo da garantire un ottimale rapporto tra risorse impiegate, attività svolte e risultati ottenuti.
Torno in reparto. Leggo il giornale. Passa altro tempo. Non so più neanche che ore sono, credo le 12.30 forse. Mi chiamano. Entro in stanza. “Si spogli che adesso le porto il camice”. Torna subito. Mentre l’infermiera esce ne entra un'altra che dice “Ma non è ancora pronta? In sala l’aspettano”. Non dico niente. Non voglio più dire niente. Mi cambio così velocemente da fare invidia ad Arturo Brachetti. E aspetto. Faccio due chiacchiere con la ragazza nella stanza, siamo solo in due, anche se i letti sono quattro. Mi chiede com’è che mi ricoverano così tardi. Mancava il letto, mi faccio sfuggire. Lei mi dice che il letto in cui sono è libero dalle 10 del mattino.
Voglio dormire, è l’unica cosa che penso.
Mi portano in sala operatoria. Varcata quella soglia mi sembra di essere in paradiso. Sembra strano. Ma sono felice di aver lasciato il reparto, di aver chiuso fuori quell’inferno, di non poter essere raggiunta dalle infermiere. Qui è un altro mondo e l’attività è intensa.
Una ragazzina cerca con difficoltà una vena sul braccio, non la trova. La guardo, mi sa che è il suo primo giorno da tirocinante, è più pallida di me e ha quasi paura a picchiettare sulla pelle. Chiamano il mio nome. Sono qui. “Ma non è ancora pronta?” So che non dice a me. Qualcuno corre in soccorso della ragazzina pallida, l’aiuta, le spiega. Poi fa fare a lei. Mi infila finalmente l’ago/non ago sul dorso della mano destra. Il dolore è fortissimo e ci mette un sacco di tempo. Lo so, sta imparando, è una clinica universitaria, guardo Grey’s Anatomy, fai pure ragazzina. Non voglio lamentarmi. Accolgo questa sofferenza come espiazione per la scenata in reparto, adesso ho i sensi di colpa. Mi nutro di sensi di colpa, anche laddove non hanno nessun motivo di esistere, perché avevo ragione. Mentre l’operazione ago/non ago procede lentamente, un'altra ragazza mi chiede se voglio cambiare idea e fare la lombare. Ecco, penso, il tempismo è tutto in certi casi... Ovvio che il mio rifiuto è secco e definitivo. Una tirocinante al giorno è più che sufficiente.
Ma la ragazza insiste. Spiego che potrei replicare la mia scenata isterica di qualche ora prima, provi ad informarsi con il Dottore. Il Dottore spunta dal nulla come teletrasportato. Non ha assistito al mio “intervento” in corsia ma ha parlato con il mio compagno.
Già, è stato fra il “Non mi tocchi” e la pioggia sui capelli.
La ragazza-lombare molla l’osso, mi scuso con il Dottore per prima, in reparto. Sempre il solito senso di colpa. Il Dottore mi massaggia i piedi, sorride “Non si preoccupi” e torno a rilassarmi. Mi preparano. Mi addormento. Mi risveglio. Mi portano in stanza. Sono sveglia come un grillo. Chiacchiero con le due compagne di stanza e sento storie altrettanto assurde, mi viene quasi da pensare che a me è andata ancora bene. Il mio compagno racconta le battute che ha dovuto sentire mentre ero in sala operatoria. Siamo ben oltre la maleducazione.
Verso le 20 mi chiamano per la visita e le dimissioni. Due ragazze mi visitano, compilano e mi dimettono. Chiedo quali accortezze dovrò avere nei giorni a seguire. “Ma non ce l’ha un ginecologo?”. Non importa. Mica ho più la forza di discutere, voglio solo andare a casa. Nel corridoio mi rendo conto che ho ancora l’ago/non ago con tutti i suoi tubicini nella mano. Torno indietro. Me lo tolgono quasi sbuffando. Non voglio pensare che il loro stipendio arriva anche dalle mie tasse. Mi cambio. Chissà se posso togliere le calze anti-trombo? Non ho voglia di tornare indietro, chiedo a un infermiera che ha da poco iniziato il turno, mi dice di si. Torno a casa. La notte ho gli incubi, mi sveglio di continuo. La mattina ho la mano destra viola fino alle dita. Mi spoglio per farmi una doccia e mi accorgo di avere un altro livido, bello grosso, sul braccio destro all’altezza dell’ascella. Chissà che è successo.
Ripercorro la giornata in ospedale, e mi tornano in mente il film Brazil di Terry Gilliam e i racconti di Kafka, questo è stato.
Ho voglia di chiamare la mia vecchia amica che ora lavora al tg3 e raccontarle tutto. Sono arrabbiata. E sono stanca. Invece vado dal mio medico di base, che è anche un amico, mi ascolta, e diventa una belva. Il resto della conversazione si privilegia del segreto medico-paziente.
Principi fondamentali della carta dei servizi.
Partecipazione e informazione: è garantita la partecipazione del cittadino alla prestazione del servizio pubblico attraverso una corretta informazione, la possibilità di esprimere il proprio giudizio con questionari di gradimento, di formulare suggerimenti e inoltrare reclami.Inoltre l'Azienda in collaborazione con le associazioni di volontariato e di tutela dei diritti, concordera' iniziative volte a migliorare la qualità dell'assistenza.
Buon Lavoro.
Roberta

Cento di questi autogol

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Non vorrei aver capito male, ma a quanto pare Monsignor Crociata, segretario generale della CEI, ha voluto informarci del fatto che negli ultimi dieci anni i casi di preti pedofili per i quali è stato istruito un processo canonico sono stati soltanto cento, a riprova del fatto -secondo lui- che la pedofilia nella Chiesa costituisce un fenomeno sì preoccupante ("anche un solo caso è sempre di troppo"), ma tutto sommato circoscritto.
Sta di fatto, tuttavia, che quei dati potrebbero non contraddire affatto ciò che alcuni di noi vanno ripetendo da qualche anno, ma contrario avvalorarlo: i processi canonici istruiti contro i preti pedofili sono così pochi perché pochi sono stati i sacerdoti che hanno abusato di minori, oppure perché nella maggior parte dei casi si è preferito tacere, occultare, trasferire senza creare scandalo?
Io, personalmente, ho proprio questa sensazione: la fiera esibizione dei cento processi in dieci anni ha più l'aria di un disastroso autogol che quella di una geniale mossa difensiva.
A meno che, come capita spesso, non si preferisca far finta di non esserci capiti.

My love is vengeance that's never free

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If I shiver, please give me a blanket,
Keep me warm, let me wear your coat.

Che vuoi di più dalla vita?

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Elio Germano dopo la vittoria a Cannes:

No, Bondi non si è fatto vivo. Nessun messaggio, nessun augurio.
Certa gente ha tutte le fortune.

Caccia alle streghe

29 Commenti »

Siamo alle foto segnaletiche e alla denuncia alla forza pubblica.
Mancano solo i roghi, e poi siamo a posto.

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Grazie a Tina per la segnalazione.

Spesa improduttiva

2 Commenti »

Giulio Tremonti:
E' ora di ridurre effettivamente il peso della mano pubblica: [...] dovranno preoccuparsi solo i falsi invalidi e gli evasori.
Da quando ho letto questa dichiarazione mi sono chiesta: ma il ministro dell'economia ha dovuto aspettare il crack della Grecia e l'allarme Italia per decidere di farla finita con chi truffa lo stato? Sembrerebbe un po' ingenuo da parte di una persona accorta come Tremonti.
Il sospetto, allora, è ben più inquietante: non è che si ha l'intenzione di tagliare le indennità alle famiglie con persone disabili, facendo passare la manovra all'opinione pubblica come un repulisti di fannulloni e ciarlatani?
Se così fosse, consiglio a Tremonti di guardarsi questo video: capirebbe cosa significa accudire e amare una persona con disabilità. Al momento, come dice la mamma di Claudia, l'indennità di accompagnamento non copre neanche le spese, e con l'abbandono del lavoro per poterle stare accanto, riescono a sopravvivere solo grazie alla pensione del papà.
Ecco, Tremonti: cerchiamo di non fare preoccupare troppo i veri invalidi, che di preoccupazioni ne hanno già tante.

L'occasione fa l'uomo laico

Nessun commento »

liberostato2
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Grazie a Valentina Ascione per la segnalazione.

Stavolta nessuna rivolta

4 Commenti »

Chissà se anche in questo caso, come l'altra volta, ci sarà una rivolta popolare contro il benefattore.
Qualcosa mi dice di no.

Scusa, ma perché non usi Ubuntu anche a studio?

26 Commenti »

E' da un sacco di tempo che volevo raccontarvi questa cosa, ma fino ad oggi me n'ero sempre dimenticato: l'immagine che vedete qua sotto è lo screenshot di alcune delle pagine web alle quali i commercialisti come me scaricano il software che serve per fare tutte le cose che devono fare.
Mentre vi comunico che tutte le altre pagine sono esattamente identiche, e che la situazione è la stessa da una decina d'anni a questa parte, vi invito a notare la finezza della quarta colonna: non facevano prima a non mettercela affatto?
Poi, volendolo fortemente, magari installando una macchina virtuale, smanettando, tribolando e perdendo un sacco di tempo, può darsi pure che si riesca a far funzionare questa roba anche su Linux: però, eccezioni a parte, i commercialisti non sono propriamente degli smanettoni, e tra parentesi non vedo perché dovrebbero diventarlo.
Non si può dire che l'utilizzo del software libero venga incoraggiato, o sbaglio?

Linux

La crisi non esiste

1 Commento »

La crisi è un'invenzione.

Purtroppo noi Italiani siamo ormai abituati a credere alle bugie.

Galatea

Get Your bags together

6 Commenti »

Così, perché mi andava.

Che effetto vi fa?

28 Commenti »

Mi piacerebbe poter contattare ad uno ad uno i cittadini europei che non possiedono un computer, o che ce l'hanno ma dovrebbero cambiarlo perché è diventato un po' vecchiotto, e sono costretti a rinunciare perché non possono permetterselo.
Sarebbe davvero interessante intervistarli tutti, quei cittadini, e sapere cosa ne pensano del fatto che utilizzando i soldi delle loro tasse l'Ufficio di Presidenza del Parlamento Europeo abbia deciso di fornire a tutti gli europarlamentari un iPad nuovo di zecca, per una spesa complessiva di mezzo milione di euro.
Non potendolo fare, mi limito a chiederlo a voi: che effetto vi fa sapere che coi vostri soldi si regalano simili gadget a chi avrebbe denaro in abbondanza per comprarseli da solo?

Manco a farlo apposta

4 Commenti »

Problemi di audio, poi un indicativo presente che si trasforma in passato prossimo: inconvenienti che possono capitare, quando ci si occupa di televisione.
Come dite? In quale trasmissione è accaduto? Al TG1.
Quando si dice che uno è sfortunato e gliene succede una dopo l'altra, eh?

Ahmed, che non sa fare le rovesciate

17 Commenti »

Al parco, fumo una sigaretta e guardo i miei figli che giocano a pallone insieme ai loro amici.
Uno di loro si chiama Ahmed, è un po' cicciottello e qualche volta lo prendono allegramente in giro, come succede fra ragazzi, perché non è esattamente il Milito della situazione.
Ebbene, sapete cosa mi fa imbestialire? In questo paese un mucchio di gente cerca ostinatamente di insegnare ai miei figli e ai loro compagni che Ahmed dovrebbe essere preso in giro, e possibilmente emarginato, non perché non sa giocare a pallone, ma perché è un islamico del cazzo che sta cercando di minare irrimediabilmente le fondamenta della nostrà civiltà.
E sapete perché questa cosa mi manda in bestia? Non soltanto perché, com'è evidente, si tratta di una panzana bella e buona utilizzata strumentalmente per seminare odio fra le persone; ma anche, e direi soprattutto, perché quella bugia sottrae ad Ahmed il diritto di farsi prendere per il culo per un motivo normale, cioè il fatto di non saper fare le rovesciate, e gli consegna in cambio una ragione per odiare, e per essere odiato, che alla sua età è assolutamente insostenibile.
Ciò che questa gente sta facendo non è soltanto una quotidiana e incessante campagna di incitamento all'odio razziale, ma anche una violenza psicologica cinica e spietata ai danni di bambini che dovrebbero avere ben altre cose di cui occuparsi.
Ricordiamocene, la prossima volta che uno di questi fenomeni verrà a parlarci dei diritti dell'infanzia.
Inviato dal dispositivo wireless BlackBerry®

23 maggio 1992

1 Commento »

Come ogni anno.

Renata, così è troppo facile

5 Commenti »

Sarà che sono un testone, ma insisto a pensare che dichiarare di voler combattere l'aborto senza pronunciare una sola volta la parola "contraccezione" significhi semplicemente fare propaganda.
Se la Governatrice Polverini ha davvero a cuore la sorte delle donne costrette ad interrompere una gravidanza, perché non si occupa anche dei motivi per cui quelle gravidanze sono intervenute? Perché, oltre a ribadire l'obbligo di ricovero per chi utilizza la Ru486, non incentiva l'informazione sessuale nelle scuole? Perché non rende più facilmente accessibili i farmaci contraccettivi, compresa la pillola del giorno dopo che ancora oggi viene quotidianamente negata da un vero e proprio esercito di integralisti? Perché non destina risorse economiche al potenziamento dei consultori?
Niente. Basta occuparsi dell'aborto, cercando di renderlo il più difficile possibile, e il gioco è fatto: sulla contraccezione, neppure una parola.
Se lo lasci dire, Governatrice: è troppo facile fare gli antiabortisti in questo modo.

Come Trilussa

6 Commenti »

Ormai s'è capito: a forza di divieti e sanzioni stanno cercando di fare in modo che il primo che s'azzarderà a scrivere quattro parole in fila intervallandole con qualche nome e qualche cognome si ritrovi con un bel vivamaria di processi a carico; e che dopo il primo, il secondo e magari il terzo, a tutti quelli che vengono dopo passi del tutto la voglia di rompere i coglioni.
Dovessero farcela, non avremo che da scegliere: o dedicarci al modellismo, oppure imparare a fare come Trilussa, che denunciava la corruzione dei politici, il fanatismo dei gerarchi e gli intrallazzi dei potenti utilizzando allusioni, metafore e sottintesi, in modo da poter dire tutto dando la sensazione di non aver detto nulla.
Che ne dite, siete pronti a cimentarvi con le rime?

La Verità che stava in fonno ar pozzo
Una vorta strillò: - Correte, gente,
Chè l’acqua m’è arivata ar gargarozzo! -
La folla corse subbito
Co’ le corde e le scale: ma un Pretozzo
Trovò ch’era un affare sconveniente.
- Prima de falla uscì - dice - bisogna
Che je mettemo quarche cosa addosso
Perchè senza camicia è ‘na vergogna!
Coprimola un po’ tutti: io, come prete,
Je posso dà’ er treppizzi, ar resto poi
Ce penserete voi...

- M’assoccio volentieri a la proposta
- Disse un Ministro ch’approvò l’idea. -
Pe’ conto mio je cedo la livrea
Che Dio lo sa l’inchini che me costa;
Ma ormai solo la giacca
È l’abbito ch’attacca. -

Bastò la mossa; ognuno,
Chi più chi meno, je buttò una cosa
Pe’ vedè’ de coprilla un po’ per uno;
E er pozzo in un baleno se riempì:
Da la camicia bianca d’una sposa
A la corvatta rossa d’un tribbuno,
Da un fracche aristocratico a un cheppì.

Passata ‘na mezz’ora,
La Verità, che s’era già vestita,
S’arrampicò a la corda e sortì fôra:
Sortì fôra e cantò: - Fior de cicuta,
Ner modo che m’avete combinata
Purtroppo nun sarò riconosciuta!


(Trilussa, La Verità)

---
(Grazie a Gilioli per l'ispirazione)

"Noi" e "loro", ma loro meglio

6 Commenti »



Andrà così.
Approveranno una legge per il permesso di soggiorno a punti che obbligherà i migranti a studiare per esistere. Cosa non si sa ancora, per ora si è sentito parlare di lingua italiana e di Costituzione. Se mai ci riusciranno, avranno messo le condizioni per realizzare una superiorità intellettuale e civica, proprio mentre gli Italiani scivolano verso la peggiore decadenza culturale della propria storia. Proprio mentre si tagliano i fondi alla scuola, mentre si elegge al Consiglio regionale lombardo un pluribocciato figlio di papà, mentre l'etica si dissolve a livello di massa e si finanzia la cultura dei "Natale a Miami". Mentre c'è chi si batte per superare le distinzioni, per superare il "noi" e il "loro", il nostro Governo xenofobo calca il solco della distinzione sul piano della cultura, ponendo le basi per realizzare, di fatto, la nostra inferiorità e senza neanche rendersene conto. Perchè la maggior parte di noi, la lingua italiana la conosce a stento e la Costituzione, quando sa cosa sia, dice di volerne fare carta da culo (il plurale è per beneficenza). Ecco, mi piace pensare che saranno proprio loro, i nuovi arrivati, quelli che ci salveranno. Mi piace pensare che se questa ingiustizia passerà, saranno loro i primi paladini della Costituzione e che avranno gli strumenti culturali e linguistici per difenderla.
Sei "noi" e "loro" deve essere, quindi, loro saranno sicuramente meglio (e a me pare che già lo siano).

Consiglio dei Ministri n.94 del 20/05/2009 La Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica:
il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, alle ore 16,10 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente, Silvio Berlusconi.
Segretario, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Gianni Letta.
(...)
Il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di regolamento, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell’interno, inteso a stabilire i criteri e le modalità per la sottoscrizione, contestualmente alla presentazione della richiesta del permesso di soggiorno da parte dei cittadini stranieri, di un accordo di integrazione, articolato per crediti, da conseguire nel periodo di validità del permesso di soggiorno. Sul provvedimento verranno acquisiti i prescritti pareri.
(...)

Cerca che ti ricerca

5 Commenti »

Bleek, oggi anche su l'Unità

Abbia il coraggio

21 Commenti »

La notizia:

Decine di coppie italiane da qualche giorno vivono nel panico. Il centro di fecondazione assistita a Cipro al quale si erano rivolte per avere un figlio è stato chiuso improvvisamente dal ministero della Sanità locale il 14 maggio. E gli embrioni congelati che questi nostri connazionali avevano tanto faticosamente ottenuto sono ora sotto sequestro a Nicosia.
Eugenia Roccella, sottosegretaria alla salute:
Quando vanno all’estero devono sapere che possono andare incontro a incidenti del genere.
Silvio Viale, dirigente radicale:
Abbia il coraggio, Eugenia Roccella, di affermare che le coppie che si sono rivolte a Cipro hanno fatto qualcosa di illegale, ma non le prenda in giro. Si tratta di cinismo oltre misura. Ribadisca pure, senza ipocrisie, che queste donne non hanno alcun diritto di avere gravidanza proprie e che non possono rivolgersi all'estero per ottenere nell’Unione Europea quei trattamenti che la legge 40 vieta in Italia. Dimostri di sapere applicare con estremo cinismo ed ipocrisia una legge barbara che costringe centinaia di donne ad andare all'estero per potere aspirare ad una gravidanza. Se fosse convinta della bontà della propria legge, avrebbe annunciato la richiesta della lista delle ree al governo di Cipro, invece di schernire le coppie da lei costrette ad andare a Cipro, alle quali dovrebbe chiedere scusa.
Silvio è stato impeccabile: non ho da aggiungere neanche una parola.

Bulgarie

7 Commenti »

(ANSA) - ROMA, 21 MAG - Approfitto dell'occasione per fare "molti complimenti" al premier bulgaro "perché condivide con me il primo posto nel gradimento delle nostre popolazioni in Europa; in un momento di grande difficoltà per tutti i leader, Bojko e Silvio condividono un consenso del 63%". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nella conferenza stampa a Palazzo Chigi con il collega bulgaro Bojko Borisov. (ANSA).

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Grazie a Tina per la segnalazione.

So' arrivati li ammerigani

12 Commenti »

Non vogliamo che succeda niente che impedisca ai magistrati italiani di continuare a fare l'ottimo lavoro fatto finora.
Se addirittura sono costretti a scendere in campo gli americani, vuol dire che l'abbiamo fatta fuori dal vaso.

Non conoscevo l'iter

51 Commenti »

Gino Reali, vescovo della diocesi di Porto e Santa Rufina, al Pubblico Ministero durante la deposizione in merito al caso di Don Ruggero Conti:

Non ho informato il Vaticano e la Congregazione per la dottrina della fede perché non ritenevo sufficienti gli elementi raccolti e non ho denunciato i fatti all'autorità giudiziaria italiana perché non conoscevo l'iter da seguire.
Ricapitoliamo, che ne dite?
Tanto per cominciare, gli elementi che il vescovo non ritenne "sufficienti" consistevano nelle accuse esplicite di un altro sacerdote, nella testimonianza del responsabile dell'oratorio e, dulcis in fundo, nei racconti di diversi parrocchiani, molti dei quali andarono da lui per denunciare di aver subito direttamente degli abusi.
Ecco, secondo il vescovo questi riscontri non potevano considerarsi "sufficienti" per aprire un'istruttoria; il che conduce inevitabilmente a domandarsi quali possano essere, invece, degli elementi validi: non so, magari un filmato? Oppure una confessione scritta e autografata dall'accusato? Non è dato sapere.
La seconda parte, poi, è ancora più interessante: don Reali sostiene di non aver informato l'autorità giudiziaria perché non conosceva la procedura da seguire.
Immaginate la scena. Uno ha notizia di un terribile reato e si propone di denunciarlo: poi, però, si domanda se sia il caso di recarsi dai Carabinieri, oppure in una stazione di Polizia, o magari alla Procura della Repubblica; e inoltre si chiede se la segnalazione debba essere fatta a voce o per iscritto, e in tal caso se possa essere scritta a mano o se vada bene anche stampata con il computer, e per di più se debba essere fatta su foglio protocollo a righe o in formato A4 su carta bianca, e come se non bastasse se serva una marca da bollo, per non parlare del dilemma sugli orari di apertura al pubblico delle questure e della necessità di sapere se è meglio rivolgersi a un appuntato, o a un maresciallo, o a un ispettore, o a un commissario, o a un cancelliere o direttamente a un giudice; ragion per cui, stremato da tanti dubbi, decide di lasciar perdere e di non denunciare un cazzo.
Voi che ne dite, c'è bisogno di commentare?

Un minimo di logica, please

23 Commenti »

Don Davide Pagliarani, Superiore della Fraternità San Pio X, sull'omosessualità:

Le leggi che colpiscono l'omofobia non solo operano una discriminazione al contrario, rendendo quasi normale una cosa abominevole che va contro natura, ma addirittura arrivano ad insidiare la continuazione della specie. L'atto sessuale è volto alla procreazione, alla fertilità e dunque leggi che tollerino l'omosessualità o la proteggano potenzialmente, sono crimini contro l'umanità. Una società di gay non ha futuro.
Faccio sommessamente notare che se tanto mi dà tanto lo stesso dovrebbe valere per le coppie sterili, per le persone che si uniscono in età non più fertile e perfino per i preti, che avendo fatto voto di castità non sono nelle condizioni di procreare.
Anche le leggi che favoriscono simili fattispecie sono crimini contro l'umanità? Evidentemente no.
E allora, scusate, perché mai dovrebbero essere tali quelle che conferiscano dignità giuridica alle unioni omosessuali?
E inoltre, tanto per portare avanti il ragionamento fino alle sue estreme conseguenze, pensate che in assenza di leggi che riconoscano le unioni omosessuali i gay deciderebbero di procreare? Oppure, com'è lecito attendersi, si limiterebbero a "non procreare" in silenzio anziché farlo alla luce del sole?
No, perché sapete com'è: sarebbe il caso, al di là della maggiore o minore carica di integralismo contenuta in quello che si dice, fare in modo che le proprie parole contengano appena un minimo di logica.
Altrimenti, come si diceva da piccoli, vale tutto.

La calamita Mou

5 Commenti »

Io non lo so, se tutte le chiacchiere sul passaggio di Mourihno al Real Madrid siano normali, ma probabilmente non importa: quello che conta è che ancora una volta, tanto per cambiare, tutti parlano dell'allenatore dell'Inter e nessuno fa un fiato sulla squadra.
Da appassionato di calcio, non credo che il portoghese sia un fenomeno dal punto di vista tecnico-tattico: ho visto decine di squadre giocare meglio dell'Inter, e in certi casi (lasciando da una parte le perdenti ma irresistibili, e a tratti poetiche, suggestioni zemaniane di quindici anni fa) quelle squadre vincevano anche, oltre a divertire chi le guardava.
Però bisogna ammettere una cosa: Mou è un fuoriclasse senza precedenti nell'arte di proteggere la squadra da qualsiasi critica, condizionamento, pressione; una calamita umana in piena regola, capace come nessun altro di attirare tutta l'attenzione su di sé e lasciar respirare quelli che dovranno andare in campo.
Forse no, il fatto che proprio in questi giorni Mourinho cavalchi alla grande le voci di un suo possibile passaggio al Real Madrid non è per niente normale: e probabilmente è proprio per questo, che lui è un fenomeno.

Avanti il prossimo (25)

1 Commento »

Stavolta l'Ansa parla di "ennesimo" suicidio.
E' ufficiale, stiamo perdendo il conto.

  1. Pierpaolo Ciullo, 39 anni - 2 gennaio - carcere di Altamura, asfissia con gas;
  2. Celeste Frau, 62 anni - 4 gennaio - carcere Buoncammino di Cagliari, impiccagione;
  3. Antonio Tammaro, 28 anni - 7 gennaio - carcere di Sulmona, impiccagione;
  4. Giacomo Attolini, 49 anni - 8 gennaio - carcere di Verona, impiccagione;
  5. Abellativ Sirage Eddine, 27 anni - 14 gennaio - carcere di Massa, impiccagione;
  6. Mohamed El Aboubj, 25 anni - 16 gennaio - carcere S. Vittore di Milano, asfissia con gas;
  7. Ivano Volpi, 29 anni - 20 gennaio - carcere di Spoleto, impiccagione;
  8. Detenuto tunisino, 27 anni - 22 febbraio - carcere di Brescia, impiccagione;
  9. Vincenzo Balsamo, 40 anni - 23 febbraio - carcere di Fermo, impiccagione;
  10. Walid Aloui, 27 anni - 23 febbraio - carcere di Padova, impiccagione;
  11. Rocco Nania, 42 anni - 24 febbraio - carcere di Vibo Valentia, impiccagione;
  12. Roberto Giuliani, 47 anni - 25 febbraio - carcere di Rebibbia (Roma), impiccagione;
  13. Giuseppe Sorrentino, 35 anni - 7 marzo - carcere di Padova, impiccagione;
  14. Angelo Russo, 31 anni - 10 marzo - carcere di Poggioreale a Napoli, impiccagione;
  15. Detenuto italiano, 47 anni - 27 marzo - carcere di Reggio Emilia, asfissia on gas;
  16. Romano Iaria, 54 anni - 3 aprile - carcere di Sulmona, impiccagione;
  17. Carmine B., 39 anni - 7 aprile - casa circondariale di Benevento, impiccagione;
  18. Detenuto italiano, 40 anni - 11 aprile - casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, asfissia con gas;
  19. Daniele Bellante, 31 anni - 13 aprile - carcere di Rebibbia a Roma, impiccagione;
  20. Giuseppe Palumbo, 34 anni - 23 aprile - carcere di Firenze, impiccagione;
  21. Gianluca Protino, 34 anni - 26 aprile - carcere di Teramo, impiccagione;
  22. Eraldo De Magro, 57 anni - 6 maggio - carcere di Como, impiccagione;
  23. Vasiline Ivanov Kirilov, 33 anni - 8 maggio - carcere di San Vittore a Milano, impiccagione;
  24. Domenico Franzese, 45 anni - 16 maggio - carcere Cavadonna di Siracusa, impiccagione;
  25. Aldo Caselli, 44 anni - 20 maggio - carcere di Reggio Emilia, impiccagione.
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Grazie a Giacomo per la segnalazione.

Malawi: la Chiesa chiama, il governo risponde

11 Commenti »

Ciò che colpisce, al di là della sentenza in sé, è l'accorato appello che nei giorni scorsi era stato rivolto al governo dalla Chiesa del Malawi, rappresentata nella circostanza dal reverendo Malani Ntonga, presidente della Fondazione Ecclesiastica per l'Integrità e la Democrazia:

Come membri del clero diciamo no all'omosessualità, e ci appelliamo al governo affinché non tolleri né accetti le istanze che consentirebbero agli omosessuali di mettere radici nel nostro paese.
Richiesta immediatamente accolta, a quanto pare.
E radici estirpate.

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