Archive for luglio 2011

Persone normali

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Meno male, non è passata l'aggravante dell'omofobia. Tutti sperano di avere figli che stanno dalla parte giusta, questo è un augurio che facciamo a tutti, non era giusto aumentare le pene per quelli che si sentono anche un pò disturbati da certe manifestazioni, persone normali che a volte si lasciano scappare qualche parola in senso anche bonario.
Io non lo so, se le persone normali sono quelle che dice Bossi: però se è così io non voglio averci niente a che fare.
E adesso, se volete, datemi pure del disadattato.

Generatore automatico di giustificazioni per aver preso in affitto un appartamento

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Istruzioni: fare refresh per ottenere una nuova giustificazione per aver preso in affitto un appartamento

E dove troverei il tempo?

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Lì capimmo che a "mi tradisci?" non si risponde "e dove troverei il tempo?", perché è risposta che non dà alcuna garanzia.
Superlativo Malvino.

Per stare in Italia bisogna essere meglio degli italiani

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La novità è che per evitare di essere espulsi gli immigrati dovranno superare un test in cui verrà chiesto loro come funzionano il parlamento e il governo, cosa sono le regioni e cosa dice la costituzione.
Cioè, in buona sostanza, un esame che una bella fetta di italiani sarebbe assolutamente incapace di affrontare.
Ora, per carità, non è che io auspichi l'esilio per i nostri concittadini che ignorano cosa sia un sistema elettorale e se ne strafregano di cosa significhi un voto di fiducia: però il fatto che costoro riescano a sopravvivere lo stesso, e talora costituiscano perfino delle risorse economiche per il paese, dovrebbe indurre ad adoperare un minimo di indulgenza anche nei confronti di quelli che vengono da fuori; i quali, invece, saranno obbligati ad imparare nozioni che noialtri possiamo permetterci allegramente di ignorare.
Per stare in Italia, insomma, bisognerà essere meglio degli italiani.
A me, sinceramente, pare un po' troppo.

Tale e quale a chi lo prende in giro perché è basso

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Mutatis mutandis, insultare degli esseri umani disgraziati e disperati dando loro non dei poco di buono, dei ladri, dei delinquenti, ma proprio dei disgraziati e dei disperati, è un po' come insultare Brunetta perché è basso.
Mi sono già pronunciato negativamente su quelli che attaccano il ministro della pubblica amministrazione prendendolo in giro per la sua altezza: l'occasione di oggi mi è gradita per rilevare che lui, da parte sua, mi pare tale e quale a loro.

Cittadini uguali agli altri

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Fabrizio Cicchitto, 26 luglio 2011:

Nel merito noi non abbiamo nessun atteggiamento omofobo e la nostra posizione di fondo è quella di considerare i gay come dei cittadini uguali agli altri e proprio per questo contestiamo ogni trattamento giuridico specifico e differenziato che come tale ammetterebbe e accentuerebbe una diversità, sostanzialmente incostituzionale.
Fabrizio Cicchitto, 8 marzo 2011:
Ci auguriamo vivamente che domani al Senato sul Disegno di legge sulle quote rosa si trovi una soluzione positiva, così come del resto sostenuto da autorevoli senatrici che hanno dato un contributo molto significativo.
Ne consegue, volendo seguire il ragionamento di Chicchitto, che le donne non sono dei cittadini uguali agli altri?

Macchianera Blog Awards

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Puntuale come ogni anno, Macchianera organizza l'ormai celeberrimo Blog Awards, anche se dall'anno scorso l'attendibilità del concorso è stata gravemente minata dal fatto che lo scrivente si sia aggiudicato il premio per il blog rivelazione del 2010.
A partire da subito, e fino al 2 settembre, andando a questo indirizzo sarà possibile esprimere le vostre candidature nelle varie categorie di blog, e successivamente si passerà alla votazione tra i blog che hanno ricevuto più candidature.
Va da sé che se vorrete candidare Metilparaben nella categoria/e che più vi aggrada/no ve ne sarò eternamente grato.
Saluti.

L'omofobia e la mistificazione della "discriminazione al contrario"

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L'argomentazione più significativa con cui la maggioranza ha affossato la legge sull'omofobia in parlamento è più o meno questa: se prevedessimo delle aggravanti per i reati commessi ai danni degli omosessuali si verrebbe a creare una categoria di persone privilegiate rispetto agli altri, col risultato che anziché combattere una discriminazione finiremmo per creare una "discriminazione al contrario".
Argomento suggestivo, se non fosse del tutto infondato.
Perché nessuno si è mai sognato di immaginare, neppure nelle sue fantasie più surreali, che un reato qualsiasi debba essere considerato più grave se viene commesso nei confronti di un gay: quello che si è chiesto è che un reato venga considerato più grave se è ispirato da omofobia.
Il che, abbiate pazienza, è tutta un'altra cosa: un conto è dire -questa sì che sarebbe una "discriminazione al contrario", e difatti nessuno si è mai sognato di ipotizzarla- che rubare il portafoglio sull'autobus a un omosessuale dovrebbe essere considerato più grave grave che portarlo via a un altro; un altro è chiedere -e la legge si occupava proprio di questo- che un delitto venga giudicato con maggiore severità se la sua motivazione è l'odio nei confronti degli omosessuali in quanto tali.
La differenza non è difficile da capire, vero? Anche perché si tratta, mutatis mutandis, dello stesso principio che sta alla base dell'aggravante per odio razziale, tuttora in vigore nel nostro ordinamento.
Eppure la favola della "discriminazione al contrario" continua ad imperversare, come se fosse sostenuta da un minimo di logica, quando è fin troppo evidente che non ne ha neanche un po'.
Non si tratta certo di una novità: come al solito ci prendono per scemi mescolando le parole, mistificandole, cambiandone il senso e piegandole a quello che fa più comodo a loro; e molti di quelli che non sono toccati dalla questione in prima persona glielo lasciano fare, accontentandosi di spiegazioni superficiali e tirando i remi in barca un giorno sì e un giorno no, perché spaccare il capello in quattro è un po' una fatica, mentre sorbettarsi senza fiatare quattro cazzate messe in croce è senz'altro più comodo.
Poi, alla fine, verrà il giorno in cui quelle quattro cazzate conterranno qualcosa che danneggerà direttamente anche loro: e allora se ne accorgeranno, quant'è brutto doversele ingoiare senza battere ciglio anche se non vogliono dire niente.
Ma forse, a quel punto, sarà davvero troppo tardi.

La pole position della sfiga

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Visto che oggi il parlamento ha ritenuto incostituzionale l'aggravante per omofobia nei reati penali, e dato che invece, a suo tempo, non è stato considerato incostituzionale anche l'articolo 3 della legge 205/1993, a norma del quale "Per i reati punibili con pena diversa da quella dell’ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l’attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità, la pena è aumentata fino alla metà", si può desumere che gli omosessuali meritano di essere tutelati perfino meno degli stranieri e dei credenti in religioni diverse dal cattolicesimo, che dalle nostre parti se la passano di merda già per conto loro.
Se ne desume che oggi è successo più o meno questo: nell'avvincente guerra tra disgraziati che ormai caratterizza a tutti i livelli il nostro sventurato paese, il parlamento ha ufficialmente attribuito ai gay la pole position assoluta della sfiga.
E poi non si dica che nessuno li tiene in considerazione, eh?

Meglio Borghezio

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Sapete una cosa? Tra Mario Borghezio, che ha se non altro l'onestà intellettuale per rivendicare le sue idee anche quando coincidono con quelle di un terrorista assassino, e gli altri, che più o meno esplicitamente quelle posizioni le hanno sempre sostenute, e adesso sfidano ogni logica bollandole come aberranti farneticazioni, io scelgo tutta la vita Borghezio.
Per contrappormi a lui, naturalmente, ché quelle idee le trovo aberranti.
Però, dovendo prendermi una sassata in testa, preferisco un lanciatore che non nasconda la mano.

La bibbia laica a corrente alternata

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In Italia succede una cosa curiosa.
Ultimamente, specie tra i militanti e i simpatizzanti di svariati partiti dell'opposizione, è in gran voga una sorta di idolatria della Costituzione che in genere si manifesta con slogan del tipo "la Costituzione non si tocca", "giù le mani dalla Costituzione", "la Costituzione è la nostra bibbia laica" e via discorrendo.
Ebbene, ho avuto come l'impressione che commentando la vicenda di Breivik e del suo sanguinoso attentato ad Oslo molte di quelle stesse persone abbiano avuto modo di esibire una scintillante attitudine forcaiola, a sua volta estrinsecata in adagi come "metterlo in carcere e buttare via la chiave", "ventuno anni sono una pena ridicola", "marcisca in galera fino alla fine dei suoi giorni".
Ora, fatta salva la circostanza che la pena di Breivik dovrà essere erogata dallo stato norvegese, e che quindi la discussione sulla sua congruità ci riguarda solo in linea di principio, mi permetterei di ricordare agli scalmanati di cui sopra che la Costituzione repubblicana, quella che loro stessi hanno trasformato in un totem, al secondo comma dell'articolo 27 recita testualmente così:

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Il che equivale a dire, in italiano, che la detenzione non è una sorta di risarcimento alle vittime e ai loro cari, né tantomeno una vendetta, ma una misura con la quale si cerca di recuperare al vivere civile un individuo che ha commesso un delitto: e pertanto che locuzioni come "marcire in carcere" sono contrarie alla nostra Costituzione; la stessa Costituzione di cui costoro si riempiono la bocca un giorno sì e un giorno no come se si trattasse di un'ostia consacrata.
A meno che -ma in questo caso ce lo dicano chiaramente- non la si debba considerare una "bibbia laica" solo quando fa comodo alla loro retorica.

L'aggiornamento in tempo reale del PdL

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Ho prelevato lo screenshot che vedete qua sopra direttamente dalla homepage del sito del Popolo della Libertà pochi minuti fa, vale a dire alle ore 19:30 del 25 luglio 2011, momento in cui era ormai noto a chiunque che con l'attentato di Oslo gli islamici non c'entravano niente; eppure i nostri amici del PdL hanno pensato bene di lasciare in bella vista un comunicato del loro capodelegazione nel PPE Mario Mauro, che recita testualmente così:

Solidarietà nei confronti del popolo norvegese e del partito laburista norvegese costretto a subire la logica dell'odio e del pregiudizio. Il fondamentalismo di matrice islamica rimane uno dei pericoli più concreti del nostro tempo è l'ideologia forte più pericolosa dopo i totalitarismi.
Lo dico sempre, io, che internet è bello perché è costantemente aggiornato.

Update: stranamente, alle ore 19:55 il comunicato è stato rimosso dalla homepage. Che dite, gli mando una fatturina per il servizio?

Minerva, le priorità della vita e la rimozione del pensiero della morte nella nostra società

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Buongiorno a tutti. Minerva oggi non riesce davvero ad aggiungere il punto esclamativo ai suoi saluti introduttivi come fa abitualmente. La sua mente, infatti, sta mettendo insieme le tessere di un mosaico su un tema non proprio leggero – il pensiero della morte e la sua concezione nella nostra società – col quale che ci piaccia o meno prima o poi dovremmo fare i conti.
Eppure l'argomento, se affrontato in modo adeguato, potrebbe addirittura aiutarci a vivere meglio, in modo più consapevole e quindi potenzialmente felice. Forse proprio per tale ragione viene relegato da politica e media sempre in un 'altrove' distante dalle nostre vite quotidiane...
Ma andiamo con ordine.

Viviamo in una società che sta progressivamente rimuovendo il pensiero e la presenza della morte dal proprio orizzonte cognitivo. Come scrive Norbert Elias, tale sottrazione del suo pensiero alla mente e della sua visione allo sguardo avviene per il tramite di diverse strategie: ai bambini non viene fatta vedere la persona morente, non esistono quasi riti e prassi che l'accompagnino alla fine o che sostengano i suoi cari nell'accudirla, i luoghi stessi in cui l'evento accade sono spazi appositi a parte da quelli quotidiani in cui s'è svolta la vita – talvolta in strutture ospedaliere pur quando non v'è più alcuna terapia con la quale intervenire. E il corpo della persona morta – il cadavere – parimenti viene sottratto allo sguardo e al contatto, vuoi per ragioni igieniche, ma vuoi anche per allontanare qualcosa che 'non è più' da coloro che 'sono ancora'.

Ogni evento della nostra esistenza è in qualche modo sempre inscritto nella – e condizionato dalla – nostra cultura, rispetto alla quale articoliamo il nostro specifico pensiero in base alle nostre uniche esperienze di vita. E nei diversi contesti in cui l'animale-uomo esprime la propria esistenza vi sono altrettanti modi in cui la questione viene affrontata: numerosissimi sono i rituali che accompagnano la persona nel trapasso offrendole un seppur illusorio sollievo, altrettante le forme di partecipazione della comunità al difficile momento che stanno affrontando i parenti della persona in oggetto, incalcolabile il numero di concezioni dell'evento della morte e pertanto anche delle relative relazioni con il cadavere – una volta accaduta – che può subire diversi tipi di trattamento per renderlo idoneo alla fase ulteriore cui accede con la morte in base alle credenze specifiche di ciascuna cultura (chi fosse interessato può leggere un bellissimo testo comparativo sull'argomento edito ormai una ventina d'anni orsono: “Celebrazioni della morte” di Huntington e Metcalf).

Da noi, invece, sembra proprio essere in atto una rimozione del pensiero della morte e una sostanziale assenza di modalità adeguate (sia collettive, sia individuali) nell'affrontarla. In sintesi, non vi è alcuna riflessione né presa di coscienza collettiva della cosa nella nostra società, bensì solo un'amplificazione mediatica e politica dell'evento sempre concepito però come 'stra-ordinario', ovvero legato a una estemporaneità che si nutre di stragi, di guerre, di simboli dello star-system o di crimini, atti di eroismo, fatalità.
Vero è che questi eventi 'fanno notizia', ma non avete la sensazione che il contraltare sia – da parte di quegli stessi media – l'evitazione al tempo stesso di qualsiasi discorso rispetto alla morte come 'evento quotidiano' di chiunque per malattie o per vecchiaia? Quando ci troviamo ad accudire qualcuno che sta concludendo la propria esistenza, non siamo forse completamente privi di qualsiasi ragguaglio – e potere – su cosa potremmo fare magari per alleviargli la sofferenza oppure su cosa dirgli per alleviargli la paura? Non siamo forse terribilmente e disperatamente soli in quel momento, come lo è la persona che ci sta lasciando?

Io sarò troppo riflessiva, ma non riesco a non legare tutto questo ad altri discorsi, che invero trovano ampio spazio nel discorso culturale contemporaneo proprio della nostra società – uno tra tutti il mito dell'eterna giovinezza e della non accettazione dello scorrere del tempo. Dove quest'ultimo, al contrario, viene combattuto strenuamente – nelle nostre menti e con ogni strategia a nostra disposizione – nel tentativo di controllarlo, addomesticarlo, cancellarlo addirittura: sospenderlo e rarefarlo al punto forse di sperare di rendere il presente assoluto, immutabile, eterno.
E se questo risponde a un'angoscia che ci attanaglia perché la morale laica non ha ancora elaborato soluzioni pacificanti alle nostre paure, su queste mi sembra parimenti agire un discorso politico che le alimenta così come alimenta soluzioni fasulle per distoglierci dalla realtà, convincendoci quasi che la morte – relegata quanto più possibile lontano da noi, dalla nostra esperienza quotidiana – non debba mai giungere a colpirci in prima persona.

Seguendo questa suggestione, alla fine ci illudiamo di una qualche eternità della condizione di 'giovani adulti', posticipiamo decisioni e scelte rimandandoli a un inderminato futuro in cui saremo liberi dal giogo del lavoro e della mancanza di tempo e, infine – a partire dall'annullare quella, che è la paura più grande – annulliamo progressivamente emozioni, sensazioni e sentimenti elementari – quelli che ci sono di stimolo e di reazione quando le condizioni ci sono avverse, che ci fanno andare avanti 'malgrado tutto', che ci fanno reagire all'ingiustizia, che ci fanno combattere per la nostra sopravvivenza.

Non provare più questi sentimenti e contemporaneamente avallare una concezione della vita in cui il pensiero dell'ineluttabilità della morte viene rimosso significa accettare di rimanere immersi (e sospesi) in un limbo di stasi, di non-vita, di attesa di un'esistenza che sarà sempre di là da venire – con scelte individuali e ricerca degli elementi della propria felicità personale che continuano a essere rimandati – e quindi abitare l'apatia, l'inazione, la sopportazione (già morti mentre ancora in vita).
Pensare al contrario alla morte, prendere sul serio coscienza che prima o poi ci accadrà, può significare invece riflettere sulle priorità della nostra esistenza, su ciò che ci potrebbe rendere felici e sul cominciare a costruircelo e reclamarlo (come nel caso di diritti che ci vengono negati).

Sarà forse anche per questa ragione che i nostri politici vogliono sottrarci la possibilità di mettere fine alle nostre esistenze quando non sono più tali ma solo stati vegetativi che si prolungano all'infinito?
Sarà forse perché riprendere il controllo della nostra morte – sottraendola a una non-vita – significa anche riprendere il controllo e il potere decisionale sulle nostre vite per renderle tali – sottraendole alla loro quotidiana 'mortificazione' e al loro quotidiano tentativo di annullamento dei nostri diritti e della nostra volontà – finché ancora respiriamo, camminiamo, proviamo sentimenti, abbiamo desideri e potremmo 'combattere' nella speranza di ottenerli?

Non c'è pericolo

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E non è tutto: Breivik rischia di scontare "solo" 21 anni in un carcere pulito, non sovraffollato, con la doccia in cella, nel quale probabilmente gli sarà consentito perfino di leggere dei libri, di essere portato tempestivamente in infermeria se non si sente bene, di lavorare e di fare sport.
Si chiama civiltà, e con ogni evidenza è l'unica strada da percorrere per fare in modo che i fondamentalismi, nessuno escluso, scompaiano dalla faccia del pianeta.
Si chiama civiltà, e non è gratis: costa sacrificio, abnegazione e una gran voglia di superare la rabbia, la vendetta, la violenza per farne qualcosa di utile, costruttivo, umano.
Si chiama civiltà, ma detto tra noi non è il caso che ve ne preoccupiate: finché vi capiterà di trovare l'avverbio "solo" scritto in quel modo sul sito web di uno dei quotidiani più venduti del paese, non c'è pericolo che ci dobbiate fare i conti.

Avete già fatto abbastanza danni

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Sarebbe troppo facile, adesso, prendersela con quelli che avevano frettolosamente assegnato all'Islam il monopolio del terrorismo e della violenza: anche perché sarebbero capaci di difendere le loro posizioni utilizzando con disinvoltura una contabilità comparativa dei morti che mi fa venire gli sforzi di stomaco solo ad immaginarla.
Il punto, evidentemente, è un altro.
Il punto è che i fondamentalismi sono tutti ugualmente terrificanti: e che scegliersene uno solo per soffiare benzina sul fuoco dell'intolleranza è un'operazione pericolosissima, perché equivale immancabilmente ad armare la mano di tutti gli altri.
Abbiate almeno la decenza di tacere, adesso: e di capire che prodursi in articolate distinzioni tra i carnefici significa inevitabilmente fare differenze anche tra i morti.
Siate responsabili, per una volta.
Avete già fatto abbastanza danni.
Sent from my Blackberry®

Il più grande torto che si possa fare alle donne

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Mi piacerebbe tanto sapere da quei geni che pensavano di risolvere il problema della violenza sulle donne sparpagliando per strada qualche militare, prendendosela con gli stranieri o inventando demenziali ordinanze proibizioniste, come intendano procedere in relazione agli abusi commessi in famiglia, che per inciso rappresentano la maggioranza dei casi.
Chissà, magari sono convinti che la cosa si possa risolvere piazzando una manciata di caporalmaggiori a presidiare le porte degli appartamenti, vietando la vendita del tavernello nei pressi dei condomini o aumentando ulteriormente la vigilanza alle frontiere; e non sono stati mai sfiorati dell'idea che questi scempi siano figli di un clima culturale tutto nostro, che loro stessi contribuiscono ad alimentare tutti i giorni a forza di battute sessiste buttate là come se niente fosse.
Perché è questo, che piaccia o no, il più grande torto che si possa fare alle donne: considerare i delitti che vengono commessi contro di loro un problema di ordine pubblico, anziché la punta dell'iceberg di una questione culturale radicata e drammatica che appartiene profondamente alla nostra cultura.
Roba che si risolve facendo la fatica di comprendere e cambiare, altro che sguinzagliando guardie.

Chi mette il culo sulla sabbia?

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E' davvero rassicurante verificare come la maggioranza alla guida del paese, di fronte all'evidenza del proprio disfacimento, reagisca con lucidità, capacità di autocritica e sagacia: basta al voto elettronico, si torni alle palline.
Adesso si tratta solo di stabilire chi prende la pallina con Gimondi, chi si accaparra quella con Baronchelli e chi mette il culo sulla sabbia per fare la pista.
Dopodiché siamo a posto.

Generatore automatico di irregolarità per annullare il voto su Papa

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Liberticidio di casta

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Mi rendo conto che la cosa potrà apparire un tantino impopolare, ma in linea di principio -e quindi al di là del merito specifico della questione- l'idea che il cambiamento dei rapporti di forza all'interno di una maggioranza -qualsiasi essa sia- possa giocarsi sulla decisione di arrestare o non arrestare una persona -di qualunque persona si tratti- non mi piace per niente.
Ciò premesso, mi permetterei di ricordare a Fabrizio Cicchitto, che ieri ha qualificato la decisione della Camera su Alfonso Papa come "un voto liberticida", che i deputati del partito a cui appartiene hanno appena approvato una legge sul testamento biologico che sottrae ogni libertà ad un numero incalcolabile di malati attuali e futuri.
Dobbiamo desumerne che il liberticidio, ammesso e non concesso che sia tale, merita di essere denunciato solo se riguarda un parlamentare?

Volendo ridurre tutto a una sintesi brutale

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Che poi la questione dell'omofobia, volendo ridurla ad una sintesi brutale, consiste più o meno in questi termini: c'è chi ritiene ragionevole discriminare gli esseri umani sulla scorta dell'utilizzo cui questi ultimi ritengono opportuno destinare alcune specifiche parti corporee, perlopiù appartenenti alle cosiddette zone intime.
In questo consiste, a quanto pare, la loro "morale alta": nell'informarsi accuratamente circa l'uso che gli altri fanno dei loro cazzi, dei loro culi, delle loro fiche, e nel far successivamente discendere notevoli conseguenze dalle diverse permutazioni con cui i predetti cazzi, culi e fiche interagiscono con analoghe parti corporee altrui.
Si tratta, ne converrete, di uno degli interessi più meschinamente insignificanti e morbosi che sia dato immaginare. Eppure costoro vi si dedicano con meticoloso scrupolo e indefesso zelo: osservando, valutando, catalogando e teorizzando che l'inserimento di una di quelle parti corporee in un'altra, o il loro reciproco strofinamento, o perfino il fatto che la porzione di corpo in questione venga toccata, accarezzata o baciata da qualcuno dotato di un organo identico anziché diverso siano inequivocabili segnali di cospicue lacune cognitive, caratteriali e perfino morali.
Non sono che una massa di guardoni ignoranti e superstiziosi, e si atteggiano a dispensatori di saggezza, maestri di spiritualità, depositari di trascendenza.
Smetterla di chiudervi in bagno a farvi le pippette e occuparvi di cose interessanti no, eh?

A chi dovrebbe essere dedicato il prossimo "cambia il vento"? A voi la parola

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Dopo D'Alema e Veltroni, ecco che gli ormai leggendari manifesti del PD con lo slogan "Cambia il vento" escono anche nella versione dedicata a Goffredo Bettini (foto courtesy: Civati).
A questo punto mi pare assolutamente ineludibile indire un concorso tra i lettori: se tanto mi dà tanto, a chi intitolereste il prossimo poster?
A voi la parola. Scatenatevi.

Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992

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Come ogni anno, per non dimenticare.

Una responsabilità storica

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Lo ripeto per l'ennesima volta, e poi pazienza se qualcuno si sarà stancato di leggere sempre la stessa solfa: personalmente sono convinto che fino a quando la politica -in modo particolare i sedicenti partiti di sinistra, e tra questi il più importante, vale a dire il PD- non si deciderà a battersi sul serio affinché ai gay vengano attribuiti senza riserve tutti i diritti che spettano agli altri, le aggressioni agli omosessuali continueranno allegramente sotto gli occhi di tutti.
Con ciò, evidentemente, non voglio dire che se domani fossero istituiti il matrimonio e l'adozione gay gli squadristi si dedicherebbero ad altre imprese a partire dal giorno dopo: ma che quei provvedimenti costituiscono il presupposto ineludibile per provocare un mutamento culturale che produrrebbe i suoi effetti nel giro di qualche decennio.
Finché ciò non avverrà, finché i vergognosi distinguo di questi progressisti della domenica non verranno messi da parte, finché quei diritti non verranno attribuiti a chi li reclama, quel mutamento non potrà neppure iniziare: e dunque la sinistra italiana -e nell'ambito della sinistra, lo ribadisco, il PD in particolare-, che sul tema dell'omosessualità continua a titubare in modo patetico sforzandosi in tutti i modi di non dire niente per non scontentare nessuno, è di fatto portatrice di una responsabilità storica.
Quella di non innescare un processo che nel corso dei prossimi anni potrebbe risollevare il nostro paese dal rivoltante medio evo in cui è precipitato.
Il resto sono chiacchiere, e pure fastidiose da ascoltare.

Generatore automatico di DDL sul testamento biologico ispirati all'indisponibilità della vita

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Non avete capito niente

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Sono brutti, malmessi. Hanno addosso vestiti da quattro soldi. A occhio e croce non se la passano per niente bene.
Però vanno in giro per il quartiere mano nella mano, e più o meno una volta a settimana si concedono una dolcetto alla pasticceria qua dietro.
Dev'essere il loro momento speciale. Quello che pregustano insieme per giorni. Il massimo che possono permettersi.
Mi capita di incrociarli, mentre mangiano quella pasta in mezzo alla strada: ed è uno spettacolo da cui viene fuori tanta gioia che uno deve fare un paio di passi indietro per non esserne travolto.
Anche oggi, mentre li guardavo, erano là: brutti, poveri, malvestiti.
E felici, perché era il loro momento speciale.
Poi leggo quello che vi raccontate per telefono, voi che fate man bassa di soldi e potere e cariche e macchine e barche e vestiti e zigomi di plastica e conti all'estero.
Leggo quello che vi dite: i vostri insulti, il vostro odio, le vostre maledizioni, il vostro rancore.
Siete sempre incazzati neri.
Sapete una cosa? Non avete capito niente.

Quando il popolo non conta più niente

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Non siete voi, quelli che si riempiono la bocca un giorno sì e l'altro pure con la parola "popolo"?
Non siete voi, quelli che "la volontà dei cittadini non può essere sovvertita"?
Date retta, siete penosi.

Accanto a un Magritte

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Un manifesto in cui lo slogan "Cambia il vento" è posizionato vicino al nome di Massimo D'Alema meriterebbe di essere incluso nelle più importanti mostre mondiali sul surrealismo.
Io, per esempio, lo vedrei benissimo appeso accanto a un Magritte.

Ministeri per tutti

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Gli amici di "Prossima Fermata Italia" hanno inventato un bel giochino: si può creare la targa del proprio ministero personalizzato, piazzarlo nella città che si preferisce e condividerlo su Facebook.
Quello che vedete qua sopra è il mio.
Abbiate pazienza, il fatto è che sono davvero un cialtrone.

Si assiste ad una sempre più accentuata esibizione del proprio corpo

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Alessandra mi segnala le parole con cui la diocesi commenta lo stupro di una quindicenne avvenuto durante la notte bianca di Fano:

Nel giorno in cui la Chiesa celebra solennemente il Corpus Domini (Corpo e Sangue di Cristo) presente nell'Eucaristia, la Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola esprime tutta la sua sofferenza e vergogna per l'atto di violenza a danno di una adolescente nel corso della Notte bianca nella città di Fano. Le prime parole sono per la famiglia della ragazza e per lei stessa: una qualsiasi forma di violenza, specie quella fisica, segna coscienza e cuore per sempre. Anche il tempo fatica a cancellarle.
La coincidenza con la solennità cristiana del Corpus Domini ci deve far riflettere sull'accellerata e pseudo emancipazione che le ragazze di oggi hanno acquisito rispetto alle loro coetanee di alcuni fa. Mentre si ribadisce la ferma condanna di quanto accaduto si assiste ad una sempre più accentuata esibizione del proprio corpo. Il corpo è un dono, il corpo è sacro. È un regalo grande che la vita ha fatto ad ogni persona e non può essere mai pensato come ostentazione di sé e tanto meno come oggetto.
Di qui un appello ai genitori: l'educazione all'affettività dei figli passa anche (e non solo) attraverso la propria testimonianza di padre e madre in casa, nel modo di parlare e crescere nell'amore, nella stessa modalità di vestirsi perché siamo consapevoli che tutto parla di noi (parlare, vestire, amare, crescere, servire, uso del denaro, dei beni propri e del posto dove si vive) e tutto diviene linguaggio.
Ai giovani invece che si sono macchiati di una ferita indelebile cosi forte, e alle loro famiglie, non si chiede solo un profondo e onesto esame di coscienza, ma si invita loro a guardare alle settimane, ai mesi e agli anni futuri, evitando di dimenticare troppo velocemente quanto accaduto. Unitamente al riconoscimento della colpa (che non può essere sufficiente) ci sia un serio, profondo, maturo cammino di recupero della propria identità di persone, del senso del dovere e del rispetto alla vita propria e altri, al valore del sacrificio, del denaro in tasca frutto di lavoro guadagnato con il sudore, in una società che ha attutito ogni desiderio perché tutto è facilmente reperibile imbarbarendo ogni istinto.
A questi giovani, rei di quanto compiuto, invitiamo a vivere un tempo molto prolungato al fianco di senza fissa dimora, servendo i pasti alla mensa dei poveri, in una casa per ragazzi e ragazze diversamente abili, imboccando chi non riesce a mangiare e facendo delle notti al fianco di ammalati in ospedale. Gesti quotidiani come questi, che i ragazzi non conoscono più, possono illuminare la coscienza, aiutando a ritrovare lo sfuocato senso di dignità umana che si deve ad ogni persona.
Abbiate pazienza se non aggiungo altro.
Quello che c'è basta e avanza.

Non posizioni, ma lotte

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Ci impegniamo pubblicamente ad aiutare a nostro rischio e pericolo sul piano giudiziario tutte le persone che cercheranno di accedere all'eutanasia, incluse quelle forme di eutanasia che non sono legali in Italia e per le quali è necessario andare all'estero.
Qua il resto dell'intervista a Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, che ho fatto per il sito dell'Espresso.
Che ci sia un'alternativa al sondino di stato?

Un'impuntatura da decine di migliaia di euro

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Quelli della Lega assicurano che il costo iniziale dell'apertura dei ministeri al nord non supererà qualche decina di migliaia di euro.
Spiccioli? Forse, nel quadro generale, sì.
Cionondimeno, non posso fare a meno di pensare che con qualche decina di migliaia di euro si potrebbe rimettere a posto una scuola, ristrutturare un reparto ospedaliero, regalare la connessione internet e il computer ad un discreto numero di studenti bisognosi e meritevoli, potenziare l'attività di un consultorio, costruire un campo di calcio per i ragazzi di una periferia degradata.
Non vi sembrano tutte finalità un tantino più dignitose, rispetto alla soddisfazione di un'impuntatura?

Tutto quello che non voglio essere

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Google+ e le sue "cerchie" stanno cercando di farmi fare una cosa che non mi è mai riuscita in quarantadue (quasi quarantatré) anni di vita: distinguere tra gli amici, gli amici degli amici, i conoscenti, quelli che ho incontrato tre o quattro volte e quindi non sono semplici conoscenti ma neanche si può dire che siano amici, quelli che mi stanno simpatici, quelli che dicono cose interessanti, e magari quelle che un giorno o l'altro varrebbe la pena di invitarle a bere un aperitivo perché non si può mai dire.
Io le cerchie non le ho mai sapute fare, manco nella vita "normale": mi è successo di raccontare i cazzi miei a persone che avevo incontrato sì e no una volta, perché per qualche oscura ragione mi ispiravano fiducia; mi è capitato di essere riservato con gente che conoscevo da trent'anni, perché non mi pareva il momento giusto per vuotare il sacco; ho diviso il pane con dei quasi sconosciuti, ho passato giornate ad ascoltare le confidenze di qualcuno che avevo visto la prima volta mezz'ora prima, mi sono nascosto per mesi agli occhi di chi mi stava accanto da quando ero alto così.
Odio le caselle, detesto le definizioni, sono terrorizzato dai ruoli.
Le cerchie di Google+ sono una metafora straordinaria di tutto quello che non voglio essere.

Una persona perbene

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Domenico Scilipoti, 7 luglio 2011:

Il presidente Silvio Berlusconi è una persona perbene, è una persona che gli italiani dovrebbero ringraziare ma lo dovrebbero ringraziare anche coloro i quali stanno dall'altra parte della barricata.
Domenico Scilipoti, 3 ottobre 2008:
Berlusconi si lamenta delle lungaggini parlamentari, ossia delle regole di una democrazia parlamentare quale è ancora l’Italia, e invita al cambiamento. E allora venga in aula e dica al Paese come vuole trasformare l’attuale Repubblica in un vero e proprio Regno in cui lui e una cricca di amici decideranno ogni cosa senza che nessuno possa esprimere il proprio dissenso. Ci spieghi come vuole instaurare una vera dittatura in un paese ridotto a sua proprietà privata e dove infine anche le elezioni non avranno più ragion d'essere.
Domenico Scilipoti, 25 febbraio 2009:
In tempi non sospetti avevamo messo in guardia contro queste pericolose tentazioni, sempre più vicine alla realizzazione, buone solo ad avvantaggiare interessi e categorie produttive particolari. Oggi, purtroppo, ogni dibattito viene mortificato a vantaggio di posizioni quasi autoritarie.
Domenico Scilipoti, 6 maggio 2009:
Si coglie a piane mani la concezione autoritaria di questo Governo, che intende imporre unilateralmente la costruzione di centrali nucleari, con buona pace degli interessi delle Regioni e del territorio. Un sussulto del peggiore e più becero centralismo, che non vede, guarda caso, alcuna opposizione da parte dei fautori della decentramento e della responsabilizzazione amministrativa locale, ottimi e silenziosi compagni di merenda dell’On. Berlusconi.
Domenico Scilipoti, 13 maggio 2009:
Viviamo una situazione di dittatura democratica, imboniti dalle televisioni perdiamo di vista le cose importanti e lasciamo che la sovranità popolare venga annientata dal delirio di onnipotenza di pochi affaristi che si credono governanti.
Domenico Scilipoti, 20 maggio 2009
La garanzia dell'impunità è il vestito cucito su misura dal solerte ministro-sarto Alfano che strombazza il carcere duro e misure rigorose per chi delinque ma al contempo soffre di una grave e patologica forma d’amnesia verso il principale.
Domenico Scilipoti, 26 maggio 2009:
Consigliamo vivamente il premier Berlusconi di accelerare le procedure per un rapido trasferimento a Palazzo Venezia, luogo e residenza suggestiva che stimolerà future e fondamentali elucubrazioni sul decoro della città.
Domenico Scilipoti, 12 giugno 2009:
Non è pensabile che si aprano le porte di questi palazzi a chi, invece, governa un paese in cui non vengono rispettati i diritti umani. Proprio così, un paese dove vige il regime dittatoriale ed i diritti umani vengono completamente annullati, proprio come sta succedendo in Italia: ora capisco il perché dell'afflato tra Gheddafi e Berlusconi.
Domenico Scilipoti, 26 giugno 2009:
Mentre in Italia il presidente del Consiglio, già affaccendato in affari delicati quali presunti festini di dubbia natura e successive smentite, afferma il graduale superamento della crisi ed invita gli italiani a consumare, in diversi casi si rileva la disponibilità di nostri concittadini, costretti da situazioni di estrema indigenza e difficoltà, a privarsi di organi del proprio corpo.

Invece striscia

40 Commenti »

L'occasione dell'ennesimo crimine efferato mi è gradita (si fa per dire) per porvi una domandina facile facile: quante volte accade che una femminuccia faccia secco un maschietto a colpi di accetta (o con altri strumenti idonei ad essere utilizzati con equivalente brutalità) perché lui l'ha respinta (o per motivi analoghi)? E quante volte succede, invece, che a recitare il ruolo del carnefice sia l'uomo?
Ci sarà un rapporto di uno a mille, credo, se non a diecimila.
Eppure in giro c'è ancora più di un fenomeno che insiste a bollare il femminicidio sistematico, continuo ed evidentissimo che pervade la nostra società come una frottola messa in giro da qualche eccentrico rompicoglioni che non ha niente di meglio da fare.
E' buffo, non trovate? Ci atteggiamo a società aperta, liberale e paritaria, scagliamo anatemi contro i paesi nei quali le donne vengono segregate, schiavizzate, lapidate, ma al tempo stesso abbiamo elaborato un modo tutto nostro di continuare a sottometterle, a mortificarle, a brutalizzarle.
Si tratta semplicemente di un maschilismo diverso, tanto più pericoloso perché mimetizzato nella cronaca, mascherato da eccezione e ridotto al rango di episodio.
Invece striscia, e c'è davvero troppa gente che fa finta di non vederlo.

Ci toglieranno anche tutti gli altri

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E intanto, mentre il governo di questo sventurato paese si decompone come una carcassa lasciata al sole, in parlamento si consuma senza colpo ferire l'oltraggio definitivo al più importante dei diritti civili: quello di decidere sulla propria salute.
In nome di un "diritto alla vita" che assomiglia in modo sempre più inquietante ad una vera e propria tortura di stato, migliaia di malati rischiano di rimanere sepolti vivi nei propri corpi, condannati all'ergastolo senza aver commesso alcun reato, detenuti senza ora d'aria e senza bisogno di celle e secondini.
E' uno scempio in piena regola, tanto più indecente quanto più si cerca di rubricare la questione come secondaria, trascurabile, marginale rispetto ai problemi reali del paese: mentre la verità è che ci vogliono negare il diritto di decidere sulla nostra carne, sulla nostra sofferenza, sulla nostra vita.
Se lasciamo che ci tolgano questo, finiranno per portarci via anche tutti gli altri.

Magari ce l'aveva con Paperino

4 Commenti »

Forse non si riferiva neanche a me.
(Renato Brunetta, 7 luglio 2011)

Guardate quanti siamo

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Quello che leggete sopra è l'elenco (non esaustivo: chi non fosse stato incluso, circostanza di cui mi scuso in anticipo, è pregato di farmelo sapere e provvederò subito ad aggiungerlo) dei blog che ieri pomeriggio hanno trasmesso in diretta streaming "La notte della rete", per opporsi alla delibera con cui l'AgCom vorrebbe mettere il bavaglio al web.
Siamo tanti, e non ci va per niente di essere silenziati.
Non ve lo dimenticate mai.

A passeggio nella Notte della Rete con Wu Ming e l'ortolano di Gilioli

Continua a leggere... ->>> | 4 Commenti »

Ieri, durante la notte della rete, mentre Gilioli stava giustamente facendo notare che la battaglia per libertà della rete è importante sopratutto per i dummies - quindi per persone come me e come il suo ortolano - avevo davanti agli occhi l'immagine di un cetriolo gigante che si profilava all'orizzonte. E si sa che quando un ortolano incontra un cetriolo... Comunque, c'è stato un gran parlare di copyright, finchè qualcuno ha fatto notare (Guido Scorza in modo chiarissimo ed incisivo) quello che già era chiaro: il copyright non c'entra una mazza. Che tradotto in lingua madre si dice "ce la stanno a incartà".

Scongiurarla, oppure violarla

8 Commenti »

Anticipo le conclusioni dell'evento "La notte della rete", che ho contribuito ad organizzare ma al quale non sono intervenuto, e che probabilmente non riuscirò neppure a seguire fino in fondo, per lanciare un sassolino che riguarda il "dopo".
Nel caso non lo aveste capito, qualora la delibera dell'AgCom venisse davvero approvata nei termini che conosciamo (ripeto: potere di rimuovere contenuti o interi siti senza il vaglio del giudice e senza contraddittorio) nonostante quello che si è fatto per scongiurarla, ci resterebbe una sola strada: violarla, ripetutamente e quanto più apertamente possiamo, per verificare se dopo averla partorita questi fenomeni siano davvero nelle condizioni di applicarla.
Io, per quanto mi riguarda, sono pronto.

La notte della rete: diretta streaming

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Online video chat by Ustream

In tre parole

9 Commenti »

Menate e circonvoluzioni a parte, secondo me il Partito Democratico che si astiene nella votazione per la soppressione delle province è semplicemente penoso.
Avete presente, quando per dire tutto bastano tre parole?
Ecco.

La notte della rete: trasmetti anche sul tuo blog la diretta streaming

38 Commenti »

Come vi ho già detto, questi fenomeni stanno cercando di ridurre il web al silenzio con una delibera che li metterebbe nelle condizioni di rimuovere contenuti dai siti internet a loro piacimento.
Per evitare che ciò accada un nutrito gruppo di cittadini, associazioni in difesa del web, blogger, politici, giornalisti, artisti ed esperti si è dato appuntamento oggi, alle 17:30, a Roma, per manifestare il proprio dissenso e spiegare a tutti che razza di scempio sta per essere perpetrato.
Chiunque abbia un blog o un sito web potrà trasmettere l'evento in diretta streaming, semplicemente copiando e incollando il codice qua sotto:

<object width="480" height="296" classid="clsid:d27cdb6e-ae6d-11cf-96b8-444553540000">  <param name="flashvars" value="cid=5753450&autoplay=false&style=ub5D1719:lcCD311B:ocffffff:ucffffff"/>  <param name="allowfullscreen" value="true"/>  <param name="allowscriptaccess" value="always"/>  <param name="src" value="http://www.ustream.tv/flash/viewer.swf"/>  <embed flashvars="cid=5753450&autoplay=false&style=ub5D1719:lcCD311B:ocffffff:ucffffff" width="480" height="296" allowfullscreen="true" allowscriptaccess="always" src="http://www.ustream.tv/flash/viewer.swf" type="application/x-shockwave-flash"></embed></object><br /><a href="http://www.ustream.tv/" style="padding: 2px 0px 4px; width: 400px; background: #ffffff; display: block; color: #000000; font-weight: normal; font-size: 10px; text-decoration: underline; text-align: center;" target="_blank">Online video chat by Ustream</a>

Vi invito a farlo, tutti, e a contattare i blogger che conoscete affinché lo facciano anche loro: non importa che scriviate di politica, o di cucina, o di informatica, o di qualsiasi altro argomento dello scibile umano.
Questi vogliono silenziarci, tutti.
Facciamo quello che possiamo per opporci.

Istruzioni:

Blogger: selezionare il codice su questo post e copiarlo; creare un nuovo post sul proprio blog, in alto a destra cliccare sulla linguetta "Modifica Html" e incollare il codice copiato.

Wordpress: selezionare il codice su questo post e copiarlo; creare un nuovo post sul proprio blog, in alto a destra cliccare sulla linguetta "HTML" e incollare il codice copiato.

Se volete contribuire preparando le istruzioni anche per altre piattaforme mi fareste un favore: scrivetemele nei commenti, o via mail, e io le metto.

Signore e signori, il regime

14 Commenti »

Sapete cosa potrebbe succedere, da dopodomani?
Potrebbe succedere che potranno chiudervi il blog, oppure rimuovere una quantità indeterminata di quello che ci avete messo dentro.
Potranno farlo se e nella misura in cui riterranno che i vostri contenuti abbiano violato il diritto d'autore.
Potranno farlo senza neanche convocarvi e sentire cosa avete da dire a vostra discolpa.
Potranno farlo con un provvedimento amministrativo, senza neppure l'intervento di un giudice.
In altre parole: voi scrivete una cosa e loro, zac, la tolgono.
Oppure ne tolgono un pezzo.
Oppure vi tolgono direttamente tutto il blog.
A loro discrezione.
A loro arbitrio.
Senza concedervi un cazzo di modo per difendervi.
Senza permettervi di eccepire qualcosa della serie ehi, facciamo una cosa, andiamo da uno imparziale e vediamo se è vero che ho fatto quello che dite.
Trovatemi un posto più civile dell'Iran dove un'idea del genere sarebbe non dico possibile, ma addirittura immaginabile, e vi cucino una cena che non ve la scordate più.
E poi lavo pure i piatti.

Vogliono fare di internet una grande televisione

3 Commenti »

Avete mai riflettuto attentamente sul vero scopo di questa gente?
Il diritto d'autore in sé e per sé, per come la vedo io, è solo un pretesto o un obiettivo intermedio, fate un po' voi; quello che stanno realmente cercando di fare è molto più ambizioso, e letteralmente terrificante: trasformare il web in una specie di gigantesca televisione, i cui contenuti verranno decisi unilateralmente dai soliti potenti, e relegare gli utenti di internet al ruolo di webspettatori, la cui unica alternativa possibile sia farsi piacere quello che vedono o cambiare canale.
E' questa, in realtà, la partita che stiamo combattendo: difendere un formidabile strumento di comunicazione a disposizione di tutti per evitare che lo trasformino in una scatola da piazzare in mezzo al salotto, tra un divano, un tavolinetto basso e un paio di poltroncine.
E poi, la sera, addormentarcisi davanti.

Io non voglio essere cancellato

26 Commenti »

In estrema sintesi sta succedendo questo: il 6 luglio l'AgCom voterà una delibera con cui si arrogherà il potere di oscurare siti internet stranieri e di rimuovere contenuti da quelli italiani, in modo arbitrario e senza il vaglio del giudice.
Siccome, con ogni evidenza, si tratta di una misura degna dei peggiori regimi, sarebbe il caso di rimboccarsi le maniche per evitare che venga approvata.
Cosa puoi fare:

  • se sei un blogger scrivi un post, usando il logo che vedi qua sopra e riportando tutti i link, e diffondilo più che puoi tra quelli che conosci;
  • vai alla pagina di Agorà Digitale in cui sono raccolti tutti i link, le iniziative e le proposte dei cittadini;
  • firma e diffondi la petizione sul sito di Avaaz;
  • partecipa e invita tutti i tuoi amici a "La notte della rete": 4 ore no-stop in cui si alterneranno cittadini e associazioni in difesa del web, politici, giornalisti, cantanti, esperti.
Mi sa che è ora di darsi da fare: altrimenti tra poco rischiamo di essere cancellati.
A me la prospettiva non piace per niente.
E a voi?

Fascismo analcolico

13 Commenti »

In ragione dei recenti, gravissimi episodi di violenza che hanno avuto luogo nella capitale, Gianni Alemanno firma un'ordinanza che proibisce la vendita di alcolici dopo le ventitré.
Secondo alcune indiscrezioni, invece, essere degli squadristi continuerà ad essere consentito anche di notte.

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