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Tutto Brunetta minuto per minuto

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Avete già visto il video in cui Renato Brunetta fornisce la sua versione sull'ormai celeberrima frase "questa è la peggiore Italia"? Sì?
Fa niente, guardatelo di nuovo insieme a me: e già che ci siete tenetevi aperto, in un'altra finestra, quest'altro video che documenta come sono effettivamente andate le cose.
Siamo pronti? Ok, partiamo con Brunetta:

Spieghiamo i fatti. Avevo appena finito il mio discorso alla giornata dell'innovazione al Testaccio, giovani e innovazione, quando una signora chiede di parlare, di pormi una domanda, le spiego "Sì, veloce però perché devo andare dal Presidente della Repubblica alla premiazione delle imprese che hanno vinto il premio sull'innovazione".
Quando capisco che la signora, arrivata sul palco, vuole parlare di precari, pubblica amministrazione, dico: "Scusi, l'argomento è troppo complicato e lungo, non ho il tempo per trattarlo".
L'avrà detto mentalmente tra sé e sé, perché nel video gira i tacchi indispettito e se ne va, dicendo soltanto "grazie, arrivederci, buongiorno, arrivederci".
A questo punto, circa un secondo dopo, pronuncia la fatidica frase: "Questa è la peggiore Italia, grazie".
Però, stranamente, nel video di spiegazione quella frase viene posizionata altrove.
Vediamo come va avanti il ministro.
Mentre scendo dal palco vengo insultato, "buffone, vai a lavorare", compare uno striscione e cominciano gli spintoni.
Detto che gli spintoni nel video non si vedono (ma la telecamera a un certo punto si sposta, ragion per cui potrebbero essere intervenuti proprio in quel momento), è comunque necessario fare un po' d'ordine.
Gli insulti ci sono, ma non quando Brunetta scende dal palco: arrivano dopo, mentre il ministro attraversa la sala per uscire, e sono molto successivi alla frase "Questa è la peggiore Italia"; frase che, come abbiamo appena visto, è stata già pronunciata da un pezzo.
E a questo punto dico: "Be', voi siete l'Italia peggiore".
Chiaro? Nella versione di Brunetta la sua frase è alla fine dell'episodio, mentre nel video si trova all'inizio.
Ricapitoliamo, vi va? Ecco quello che si vede nel video:
  1. la precaria cerca di parlare;
  2. Brunetta si volta indispettito e se ne va, dicendo "grazie, arrivederci, buongiorno, arrivederci";
  3. subito dopo il ministro aggiunge: "questa è la peggiore Italia, grazie".
  4. Brunetta attraversa la sala e a questo punto arrivano gli insulti.
Eccovi, invece, la versione di Brunetta:
  1. la precaria cerca di parlare;
  2. Brunetta le dice "scusi, l'argomento è troppo complicato e lungo, non ho il tempo per trattarlo";
  3. il ministro scenda dal palco e arrivano gli insulti;
  4. solo a questo punto Brunetta aggiunge: "questa è la peggiore Italia, grazie".
Vedete come può essere cruciale, una questione di secondi?

Una cosa ridicola

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Una cosa è sicura: se dopo la punizione tirata da Sneijder e visibilmente deviata dalla barriera l'arbitro avesse concesso il calcio d'angolo all'Olanda, la finale dei mondiali avrebbe conosciuto un corso diverso.
Ho detto diverso, sia chiaro, mica più favorevole all'Olanda: la quale, chissà, se Webb ci avesse visto giusto magari non avrebbe vinto lo stesso.
Ma non è questo, evidentemente, il punto.
Il punto è che mentre tutti gli spettatori che erano davanti alla televisione (13 milioni e rotti solo in Italia) hanno potuto vedere e rivedere fino alla nausea il (nettissimo) tocco di Fabregas che era sfuggito all'arbitro, a quest'ultimo non è stata concessa la stessa possibilità: e che quand'anche gli fosse stata concessa, il regolamento gli avrebbe impedito di tornare sulla propria decisione originaria; contro ogni logica, si direbbe, eppure tant'è.
Il punto, quello vero, è che mentre gli interessi economici che ruotano intorno al calcio si sono ingigantiti fino ad assumere dimensioni letteralmente abnormi le regole sono rimaste quelle di cinquant'anni fa, quando la "moviola" consisteva in un pezzo di pellicola laboriosamente incollato a mano e la parola "rallenty" indicava un filmato sfuocato visionabile a scatti tipo scatola magica.
Così, nell'epoca in cui un cittadino qualsiasi accende il computer perfino per decidere dove andare a mangiare la pizza, due fidanzati che vivono uno in Australia e l'altro in Svezia si possono vedere su Skype con un paio di webcam da poche decine di euro e la telemedicina consente perfino di operare un malato a centinaia di chilometri di distanza, il mirabolante mondo del calcio continua placidamente a rifiutare qualsiasi innovazione tecnologica come se si trattasse dell'opera di Satana, assegnando i propri titoli (e, ciò che più conta, i propri soldi) sulla base di criteri che potevano essere validi -ma neanche del tutto- al massimo negli anni '70.
A me, francamente, pare una cosa ridicola.

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