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Il partito del fare come gli pare

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Succede che ci sono le elezioni e l'incaricato di un partito deve presentare le liste entro un termine perentorio come tutti gli altri: però se ne strafotte, esce dal tribunale con le firme in mano e poi torna con tre quarti d'ora di ritardo quando ha finito di fare i suoi comodi che non si è ben capito (o forse si è capito benissimo) quali siano, e quando alla fine non gli permettono di rientrare biascica una serie di giustificazioni sconnesse dalle quali l'unica cosa che si capisce è che meno si capisce, meglio è; allora, siccome quel partito è potente e come tutti i potenti si crede al di sopra della legge, invece di ammettere l'errore e rassegnarsi il suo leader prende su, si incazza e fa un comizio, pretende di avere ragione a dispetto di qualsiasi regola, se la prende con la burocrazia rivendicando la facoltà di infischiarsene dei termini e confondendo il diritto con l'arbitrio, si mette a sbraitare a destra e a manca con un'arroganza che lèvati, minaccia che non smetterà di fare casino finché non gli daranno ragione e blatera che è stato violato il diritto dei cittadini a votare i loro rappresentanti senza peraltro aggiungere che quel diritto l'ha violato proprio il suo delegato presentandosi in ritardo per completare chissà quali manovre; poi, visto che ha fatto trenta, decide di fare trentuno e dà pure degli squadristi a quelli che invece hanno seguito le regole.

Niente da dire, il PdL è proprio il partito del fare. Come gli pare.

Parcheggio di regime

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La foto che vedete qua sopra è stata scattata da chi vi scrive lo scorso venerdì 29 maggio a Roma, città in cui vivo, all'ingresso di Palazzo Grazioli che si affaccia sull'omonima piazza.

Si tratta, per chi non lo sapesse, di un palazzo storico situato in centro, con un ingresso a Via del Plebiscito e un altro, dalla parte opposta, a Piazza Grazioli, acquistato nel 2008 da Silvio Berlusconi, che l'ha scelto per porvi la sua residenza romana.
Come potete notare dalla foto, intorno all'ingresso del palazzo sono collocati una serie di parcheggi per automobili con striscia bianca: ciò equivale a dire, norme alla mano, che quei parcheggi dovrebbero essere liberamente utilizzabili da chiunque abbia la fortuna di trovarli liberi, a differenza di quelli con striscia blu, per i quali occorre pagare un canone orario, e di quelli con striscia gialla, che sono normalmente riservati, sulla base delle indicazioni fornite da apposita segnaletica verticale, a svariate categorie di automobilisti (disabili, dipendenti di determinati uffici pubblici e via discorrendo).
Orbene, venerdì scorso, verso le sette di sera, mi trovavo in centro e cercavo di parcheggiare la mia auto allo scopo di potermi recare a una mostra; giunto a Piazza Grazioli, e avendo individuato i due posti liberi con striscia bianca che vedete nella foto, peraltro in assenza di qualsiasi segnaletica verticale che prescrivesse particolari restrizioni, mi apprestavo a parcheggiarvi la mia automobile, quando uno dei carabinieri di scorta muniti di mitragliatore che stazionano abitualmente sotto il palazzo si avvicinava e mi comunicava, per la verità con una certa cortesia, che in quei posti non era possibile posteggiare.
Facevo prontamente notare che la striscia era bianca, non gialla, e che quindi non capivo per quale motivo il parcheggio dovesse essermi vietato, sottolineando che non c'era (come voi stessi potete agevolmente riscontrare) alcun cartello che fornisse diverse indicazioni: a quel punto il carabiniere, visibilmente imbarazzato, mi rispondeva che la responsabilità era del Comune, il quale non aveva ancora provveduto a porre in loco la segnaletica opportuna, e precisava di essere in possesso di una lista nominativa di persone cui il parcheggio in quel posto era consentito.
Si trattava, evidentemente, di un abuso bello e buono, contro il quale avrei potuto insistere, parcheggiando lo stesso la macchina e aspettando con curiosità (e con il gusto per la polemica che ho sempre coltivato) il corso degli eventi: da un lato, però, l'imbarazzo del carabiniere mi aveva suscitato una certa tenerezza (stai a vedere che si becca un cazziatone lui che non c'entra niente, ho pensato), e dall'altro, lo confesso, non avevo la minima voglia di mettermi a discutere, magari per ore, nella prima mezza giornata libera che mi ero concesso da mesi.
Così me ne sono andato, non senza aver prima immortalato col telefonino i parcheggi incriminati, ripromettendomi tra me e me di denunciare la cosa sul blog non appena possibile.
E' quello che faccio oggi, con questo post, nel quale vi propongo un paio di interrogativi.
Siamo tornati ai manzoniani tempi di Don Rodrigo, nei quali ai potenti era consentito ogni arbitrio in barba alle leggi e ai diritti dei cittadini?
Viviamo in un'epoca in cui costoro (i potenti) si possono permettere di appropriarsi impunemente di un bene pubblico, apertamente e senza alcun ritegno, ponendo a difesa del proprio abuso non già degli sgherri all'uopo stipendiati, ma addirittura coloro che sarebbero teoricamente preposti a vigilare sull'osservanza delle regole?
Siamo dei cittadini, oppure dei sudditi?
A voi la risposta.

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