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Meglio io dopo un paio di birre

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Delle due l'una: o stabiliamo che ciascuno è libero di guidare nelle condizioni che preferisce finché non compie effettivamente qualche manovra rischiosa, e allora occorre mettere in soffitta gli etilometri, i test del capello e tutti le altre diavolerie del genere, oppure scegliamo -comprensibilmente- di evitare i principali fattori di rischio che potrebbero rendere un automobilista pericoloso, ma in tal caso è assai probabile che i novantenni -indipendentemente dal loro nome e cognome- si vedano rifiutato il rinnovo della patente, poiché anche i loro riflessi, sia pure per ragioni diverse dagli ubriachi, tendono ad essere un tantino appannati.
Perché in tutta onestà, a prescindere dal caso particolare della Hack che pure comprendo, credo di essere molto meno pericoloso io dopo aver bevuto un paio di birre rispetto a un novantenne medio del tutto sobrio.
Altrimenti mi sorge il sospetto che ad essere giudicato non sia semplicemente l'oggettivo grado di rischio che si ricollega ad una determinata condizione, ma il motivo per cui quella condizione si è determinata: vale a dire, in una parola, lo stile di vita degli individui.
Dopodiché, se gli anziani vogliono farsi esaminare ad uno ad uno per accertare che nel caso specifico i fattori di rischio esistano effettivamente, trovo giusto che possano farlo: ma se tanto mi dà tanto la stessa possibilità dovrebbe essere data a chi ha bevuto un bicchiere in più.
Insomma: se uno è pericoloso è pericoloso, a prescindere dal fatto che lo sia diventato perché si è sbronzato o perché è un po' in là con gli anni.
Trattare le due situazioni in modo differenziato per una questione di riguardo mi sembra, come dire, un tantino da stato etico.

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