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Fisiologici un cazzo

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Apprendo con un certo disagio che il capo della polizia Antonio Manganelli considera episodi come il pestaggio di Stefano Gugliotta "fisiologici", ancorché riprovevoli.
Mentre sottolineo che la parola "fisiologico", in italiano, significa "proprio dell'organismo nelle sue normali funzioni vitali", "naturale", "non patologico", ricordo che stiamo parlando di alcuni individui reclutati per garantire l'incolumità dei cittadini che hanno avuto l'alzata d'ingegno di massacrare di botte un tizio che passava per strada.
Cosa ci possa essere di più "patologico" e meno "fisiologico" di questo, non riesco proprio a immaginarlo.

Fatela finita, vi dispiace?

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Ecco, quella finestrella è il ricordino che hanno lasciato a uno che non c'entrava niente, giustappunto mentre cercava di spiegare che non c'entrava niente, fermo restando che anche se ci fosse entrato qualcosa si sarebbe meritato un arresto e non una scarica di botte.
A qualcun altro, per la verità, è andata peggio: a qualcun altro (mica pochi, sapete?) hanno lasciato un ricordino di quelli indelebili (più che altro per i familiari, a onor del vero, perché per quanto ne so quando uno crepa i ricordi che gli restano lasciano il tempo che trovano).
Non riesco proprio a fare a meno di pensare, proprio non ci riesco, che quei ricordini potrebbero averli lasciati, o potrebbero lasciarli, ai nostri figli, ai miei: che potremmo essere noi, domani, a rammaricarci per quel momento di nervosismo, per quella parola di traverso, per quel niente da cui chissà come è venuta fuori una tragedia irreparabile.
Scusatevi pure, ci mancherebbe altro: però fate il piacere, piantatela.
Siete là per proteggerci, o magari per arrestarci.
Non per lasciarci le finestrelle tra i denti.

Il destino di Stefano e l'attenuante di stato

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Scarcerato Stefano Gullotta, il ragazzo massacrato di botte da un poliziotto e sbattuto in carcere dopo Roma-Inter. Elio Vito:

[Risultano a suo carico] denunce e segnalazioni per rapina, lesioni personali e guida in stato di alterazione psicofisca per sostanze stupefacenti.
Ucciso Stefano Cucchi dopo un pestaggio in carcere e abbandono in ospedale. Carlo Giovanardi:
Era in carcere perché era uno spacciatore abituale. La verità verrà fuori, e si capirà che è morto soprattutto perché era di 42 chili.
Ecco a voi due esempi di attenuanti di stato: se uno ha la fedina penale da lucidare, si merita pure le botte.
Badate bene: dalle stesse istituzioni che dovrebbero proteggerne l'incolumità, si intende.

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