I centri sociali sono i figli del declino e del degrado. La fine del declino sanerà anche questo vulnus. Non ci sarà più spazio per corpi estranei, perché non ci saranno più pretesti e alibi, ma occasioni per tutti. Ovviamente i giovani avranno piena libertà di scegliere dove ritrovarsi. Ma atteggiamenti antagonisti e distruttivi non avranno più avallo istituzionale.Ora, non è che io sia un supporter scatenato dei centri sociali: li ho frequentati di tanto in tanto, in certi periodi con maggiore frequenza, in altri assai più raramente, incontrando alcune persone molto interessanti, altre impegnatissime a portare avanti fattivamente e pacificamente le idee in cui credevano, altre ancora dedite soprattutto a perdere tempo e a bivaccare senza una direzione precisa. Un po' di tutto, insomma, come del resto accade anche in altri ambienti assai meno discussi.
Però, anche ammettendo che per i centri sociali si abbia legittimamente poca simpatia, affermare che essi siano "figli del declino e del degrado", che rappresentino un "vulnus", che i loro frequentatori siano dei "corpi estranei" mi pare davvero troppo; così come mi sembra decisamente eccessiva l'affermazione secondo la quale gli atteggiamenti "antagonisti" debbano essere considerati tout court equiparabili a quelli "distruttivi", e al pari di questi ultimi considerati indegni di "avallo istituzionale".
Per come capisco l'italiano, insomma, il ministro Brunetta ha detto una cosa tanto semplice quanto agghiacciante: chi la pensa in modo radicalmente diverso dagli altri, a prescindere dal modo in cui persegue le proprie convinzioni, deve essere considerato un parassita senza diritto di cittadinanza, e come tale emarginato dalla società e isolato dalle istituzioni.
Ecco: il fatto che un ministro della Repubblica si produca in simili affermazioni, non l'esistenza dei centri sociali, mi pare un vulnus.